Non basta spedire i carri armati: bisogna considerare i tempi di consegna, il terreno e le capacità di manovra con fanteria e aviazione. Se il cancelliere Scholz credeva di poter continuare a traccheggiare sulla questione dell’invio di carri armati Leopard […]

(DI FABIO MINI – Il Fatto Quotidiano) – Se il cancelliere Scholz credeva di poter continuare a traccheggiare sulla questione dell’invio di carri armati Leopard all’Ucraina, condizionandolo all’invio americano dei propri carri Abrams, si è sbagliato. Il presidente Biden ha raccolto l’implicita sfida non solo promettendo altri miliardi di dollari, ma autorizzando l’invio di 20-50 carri Abrams e chiedendo agli alleati europei di fare la loro parte. L’apparente convinzione generale negli Usa e nella Nato è che una massa consistente di almeno 300 carri occidentali, come richiesto da Kiev, consentirebbe di riconquistare i territori occupati e annessi dalla Russia. La valutazione non è sbagliata, ma la realizzazione dipende molto da quanti mezzi verranno effettivamente consegnati, dai tempi di consegna, dalla capacità di usarli non solo come mezzi singoli ma come elementi di forze corazzate e meccanizzate tra loro cooperanti, dalle condizioni del terreno, dalla copertura aerea, dalla disponibilità di artiglierie di sostegno, dal rifornimento di carburanti e munizioni e, non ultimo, dalla disponibilità di fanterie in grado di mantenere le posizioni riconquistate.
Finora si hanno notizie della cessione di 12 carri inglesi, 17 americani, un centinaio di carri Leopard tedeschi da parte della Polonia e qualche carro Stridsvagn-122 (versione del Leopard) dalla Svezia.
L’inverno, la primavera e l’offensiva
I tempi di consegna variano da uno a sei mesi e oltre. Kiev chiede le forniture con insistenza crescente nella previsione che la Russia sia in procinto di attaccare in forze. La stagione invernale non favorisce le manovre militari, ma ne consente la preparazione. La stagione primaverile è storicamente la meno adatta per i movimenti corazzati in Ucraina e Russia, ma proprio per questo un attacco potrebbe sfruttare la sorpresa. L’Ucraina non è in grado di assicurare la superiorità aerea e soltanto in parte la difesa contraerea e contro missili.
La logistica dei rifornimenti e del personale è l’aspetto più sensibile. I consumi di munizioni e carburanti di una armata corazzata sono altissimi. Inoltre, un esercito proiettato in avanti e a oriente del Dniepr allunga il braccio dei rifornimenti e rende vulnerabili i centri logistici sia avanzati che arretrati. Meno importante è il problema delle parti di ricambio visto che in questa guerra gli ucraini non si sono preoccupati di riparare i mezzi danneggiati o inefficienti.
I mezzi “usa e getta”: niente riparazioni
Di fatto, i carri armati ucraini, come altri equipaggiamenti forniti dall’Occidente, sembrano essere articoli “monouso”: usa e getta. Anche gli uomini, di entrambe le parti, sembrano avere lo stesso destino. E le riserve sono scarse. Per quanto riguarda l’impiego dei mezzi, gli ucraini hanno già previsto di mandare uomini ad addestrarsi sui carri Challenger inglesi, sugli Abrams americani e sui Leopard tedeschi. Se anche l’Italia manderà i carri Ariete e la Francia, dopo gli AMX10 leggeri, manderà i Leclerc, l’Ucraina disporrà di sei linee di carri diversi che si aggiungono a quelle dei mezzi ex sovietici: un incubo per qualsiasi nazione che pensi seriamente alla logistica, ma evidentemente non per l’Ucraina che in dieci mesi di guerra ha visto affluire armamenti e veicoli di 160 tipi diversi, ha consumato tutto il proprio arsenale e sta esaurendo anche i mezzi graziosamente ma non gratuitamente forniti dai committenti della guerra.
Il panzer non è un trattore
L’addestramento di singoli equipaggi ai nuovi carri è una cosa da fare, ma non la più importante. Far funzionare un carro è abbastanza semplice, ma non è un trattore agricolo. Per farlo muovere a 70 chilometri all’ora e farlo sparare in movimento ha bisogno di un equipaggio ben addestrato anche su carri dotati di sistemi avanzati di tiro che in teoria sparano da soli. In teoria. Passando dal funzionamento del carro singolo a quello di un reparto, la semplicità si perde ed entra in gioco l’aritmetica della guerra. Condurre un semplice attacco di plotone (tre carri) è già più complesso e condurre un attacco di battaglione (31 carri) richiede elevate capacità di comando e logistiche. Con 300 carri armati, l’Ucraina potrebbe armare dieci battaglioni in grado di attaccare su non più di tre direttrici nel solo Donbass. Contro un nemico in difesa dotato di armi controcarro e carri sostenuti da artiglierie e aerei, come il fronte russo che l’Ucraina presume di sfondare, si perderebbero almeno due terzi della forza.
In uno scontro frontale perdite del 50 per cento
In un combattimento d’incontro tra forze corazzate paritetiche (come un’eventuale controffensiva ucraina in Donbass) il tasso di perdite per entrambi è di oltre il 50%. Nel caso di eventuale manovra difensiva nei riguardi di un attacco russo, la massa dei carri ucraini dovrebbe bloccare l’avanzata avversaria perdendo gran parte della sua capacità dinamica e dovrebbe ricorrere a contrattacchi locali sui fianchi del nemico. La manovra potrebbe aver successo nel senso di non cedere altro terreno all’avversario, ma di certo non per recuperare quello già perduto. Passando dall’aritmetica elementare alle teorie dei giochi e della complessità applicate alla guerra, l’incremento di masse corazzate nel conflitto, se da un lato consente di continuare a “giocare” dall’altro porta all’innalzamento del livello di scontro e all’allargamento del conflitto. In ogni caso, considerare la battaglia convenzionale corazzata come risolutiva della guerra fino al punto da permettere la vittoria ucraina sulla Russia è un macroscopico errore di valutazione. Troppo grossolano per essere attribuito a un qualsiasi Stato Maggiore, ma non del tutto peregrino in termini politici.
L’urgenza manifestata da Kiev, oltre alla preoccupazione per la minaccia russa, rivela una situazione di crisi interna confermata dalle prime purghe e una crescente diffidenza nel sostegno occidentale. Il capo della Cia, William Burns, ha già ventilato a Kiev la possibile flessione degli aiuti americani a partire dal prossimo agosto e forse ha rivolto qualche sollecitazione in materia di lotta alla corruzione. Sono all’orizzonte le elezioni americane e senza risultati concreti dell’Ucraina sul fronte militare e della correttezza di governo, la leadership democratica potrebbe essere in difficoltà. Perciò, la cessione di carri armati all’Ucraina non sembra finalizzata alla distruzione reciproca dell’esercito ucraino e delle forze russe in Donbass, anche se proprio questo sarà l’effetto visibile e scontato.
Il conflitto per procura: i veri obiettivi
Per gli Stati Uniti è il mezzo per mettere alla prova la capacità ucraina di riguadagnare terreno e sedersi da vincitori a un eventuale tavolo negoziale. È il mezzo per indurre i Paesi europei e Nato a sottostare alle direttive Usa e trascinarli in guerra. È la prova che nella guerra per procura dichiarata dagli Stati Uniti e la Nato contro la Russia il vero proxy non è l’Ucraina, ma l’intera Europa. È la prova che l’Amministrazione democratica si vuole presentare alle elezioni del 2024 non soltanto con il vanto (tutto da verificare) di aver difeso l’Ucraina e “depotenziato” la Russia, ma con il merito di aver definitivamente assoggettato l’Europa ai voleri e interessi americani anche in vista del confronto strategico con la Cina.
Per la Nato e l’Europa è il mezzo per rafforzare il nucleo bellicista e isolare gli Stati più restii a sostenere la guerra. Per la Gran Bretagna è il mezzo per frantumare la coesione europea ed esercitare la leadership in tutto il Nord a partire dalla Polonia fino al Baltico, alla Scandinavia e all’Artico. Per Francia e Germania è la rinuncia a un qualsiasi ruolo di leadership europea e per l’Italia è la conferma della vocazione alla resa. Incondizionata.
Penso che l’ “addestramento” non sia un problema: immagino che sul territorio ucraino ormai operino direttamente un gran numero di soggetti “esteri” che possono tranquillamente sostituire i combattenti del posto ed altri ne verranno forniti assieme ai carri.
I tempi, però, a quanto pare saranno lunghi, alcuni carri verranno catturati con soddisfazione dei Russi che metteranno subito all’ opera i loro ingegneri: ovviamente non per questa guerra ma per… la prossima…
Immagino che Biden stia più che altro prendendo tempo per cercare di tamponare la situazione in Patria e organizzare “primavere” in quel di Mosca. Sarebbe un bel colpo (per l’ Impero) sostituire Putin con un simil-Eltsin, destabilizzare l’ Europa ulteriormente e circondare la Cina: vedremo.
Paradigmatico il tentativo tedesco di sottrarsi alla rovina. Nonostante il Governo sia “di sinistra”, con una robusta aggiunta di Verdi (Esteri compresi), Scholz ha pateticamente tentato una ribellione. Subito è stato richiamato all’ ordine: se è impossibile per la Germania, figurarsi per noi, ultima ruota del carro.
Purtroppo questi sono i fatti, il resto chiacchiere.
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Il conflitto per procura: i veri obiettivi
Per gli Stati Uniti è il mezzo per mettere alla prova la capacità ucraina di riguadagnare terreno e sedersi da vincitori a un eventuale tavolo negoziale. È il mezzo per indurre i Paesi europei e Nato a sottostare alle direttive Usa e trascinarli in guerra. È la prova che nella guerra per procura dichiarata dagli Stati Uniti e la Nato contro la Russia il vero proxy non è l’Ucraina, ma l’intera Europa. È la prova che l’Amministrazione democratica si vuole presentare alle elezioni del 2024 non soltanto con il vanto (tutto da verificare) di aver difeso l’Ucraina e “depotenziato” la Russia, ma con il merito di aver definitivamente assoggettato l’Europa ai voleri e interessi americani anche in vista del confronto strategico con la Cina.
Per la Nato e l’Europa è il mezzo per rafforzare il nucleo bellicista e isolare gli Stati più restii a sostenere la guerra. Per la Gran Bretagna è il mezzo per frantumare la coesione europea ed esercitare la leadership in tutto il Nord a partire dalla Polonia fino al Baltico, alla Scandinavia e all’Artico. Per Francia e Germania è la rinuncia a un qualsiasi ruolo di leadership europea e per l’Italia è la conferma della vocazione alla resa. Incondizionata…
TRAGICAMENTE VERO
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BRUNO FUSCO
PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI
Ormai, l’informazione del cazzo che abbiamo in Italia, da 58° posto nella classifica sulla libertà di stampa, è a senso unico, questo da sempre, sia chiaro, quindi, non mi scandalizza più niente, rari sono i giornali veramente liberi, che insistono a scrivere senza dover leccare il culo del padrone di turno, uno su tutti Il Fatto Quotidiano.
Confindustria edita il Sole 24 ore; RCS MediaGroup di Urbano Cairo stampa il Corriere della Sera, il gruppo Gedi, holding finanziaria olandese, controllata dalla famiglia Agnelli, pubblica La Stampa e Repubblica, il Gruppo Caltagirone stampa il Mattino e il Messaggero, Angelucci, quello delle cliniche private che ha solo la licenzia media e quindi parlamentare della Lega, stampa Libero e il Tempo, Berlusconi controlla il Giornale e altre centinaia di testate editoriali, e questa è solo la parte “cartacea/digitale”, per non parlare delle televisioni che sono le corazzate vere e il braccio “armato” per distruggere ogni nemico che minacci gli interessi di queste stesse persone che editano i giornali.
Scrivo questo, non solo per l’umiliazione che subisce la libertà di stampa grazie a questi personaggi squallidi, che hanno conflitti d’interessi esagerati e mani in ogni scatola dove succhiare soldi pubblici, e qui il paragone con Matteo Messina Denaro, la mafia e i suoi interessi sparsi in ogni dove, non mi pare sbagliato, ma quando gli interessi sono così intrecciati, anche l’industria di armi e forniture di materiale bellico, rientra nella sfera d’interessi di questi editori, ergo, leggere qualcosa che parli di pace e di disarmo diventa raro persino da leggere su Famiglia Cristiana!
Ora, se Facebook non limitasse i post contro gli americani guarrafondai e contro ogni scritto che analizzi le cause di questa guerra tra Russia e Ucraina, o meglio, tra Russia e America, così com’è successo per ogni post che approfondiva la questione Covid e vaccini, si potrebbe dire che i social siano ancora un “luogo” dove la libertà di parola è possibile, ovviamente non parlo di post alla cazzo senza un minimo di riscontro, ma di post anche di personaggi forniti di fonti a cui l’algoritmo ha impedito e impedisce una diffusione soddisfacente, spesso inserendo finestre sotto i post che riportano ad una “verità” altra da contrapporre a quella del post.
Questo è il mondo dei media e dei social, almeno in occidente, non resta che sperare nelle organizzazioni alternative che sappiano spingere la gente a scendere per strada, a fare scioperi e manifestazioni, per far sentire la voce dei cittadini contro questa guerra, e tante altre guerre, e contro le armi, come quelle che questo governo inutile ha deciso di fornire fino al 2024 all’Ucraina; è compito di chi è stato votato organizzare queste manifestazioni, parlo anche dei sindacati e non solo dei politici, ma anche di studenti, operai, disoccupati, università, scendiamo in piazza, cazzo! Bisogna appropriarsi delle piazze e gridare il nostro malessere, troppo comodo che ogni categoria scioperi per sé e del prossimo me ne fotto, siamo tutti sulla stessa barca, e quando una guerra si allarga oltre ogni immaginazione, tutti saremo coinvolti, come se già non bastasse il coinvolgimento attuale con materie prime che mancano, così i medicinali, e l’inflazione che distrugge ogni potere d’acquisto, e questi giornali di merda che parlano di sanzioni alla Russia che stanno funzionando, che bisogna armare l’Ucraina ancora di più, e più la armi più devi produrre armi…, basta, avete rotto il cazzo! Chi ha il potere di smuovere le masse lo faccia adesso, prima che sia troppo tardi, e ho finito.
Anzi no, voglio aggiungere una cosa: al Festival di Sanremo, sarebbe bello e coraggioso se al posti di Zelensky venissero invitate le donne dell’Iran a parlare della loro condizione e delle violenze che subiscono dal regime iraniano, questa sarebbe una RAI con le palle!
Se leggete questo post vuol dire che l’algoritmo di facebook si è fatto una risata, beato lui!
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Povera Ucraina… messa di mezzo in un conflitto per procura.
Non hanno uomini(esercito) sono impreparati e non hanno mezzi..ma pur bisogna andare avanti perchè lo vuole l’America.
Un presidente nato in TVV finirà in TVV… mi ricorda un certo B.
Gli Ucraini quando si accorgeranno che si stanno sparando sui piedi?
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Sono pochi gli ucraini che hanno capito. Purtroppo non sono in condizioni economiche per andare via verso le zone liberate. Il restante popolo se l’è cercata votandoli e facendo i collaborazionisti
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siamo nel racconto di Orwell mentre viviamo in un Truman Show
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Il finale dell’articolo è strepitoso.
Comunque quello che sorprende in questa storia è la totale assenza di schiena dritta da parte della Francia. Avrebbe avuto un’ottima occasione per distinguersi come fulcro di un’opposizione all’asse anglo-americano, e invece niente. Macron nullo. De Gaulle, ovunque sia, non sarà contento.
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Ecco, Macron. Hai detto tutto…
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