Apprendiamo dai giornali che domenica si terrà una kermesse al Monk di Roma (dal sito del Monk: uno “spazio trasversale che riconosce l’importanza della condivisione: tanti percorsi che si incontrano e si intrecciano per generare nuova linfa”: praticamente il programma del Pd) dove Elly Schlein […]

(DI DANIELA RANIERI – Il Fatto Quotidiano) – Apprendiamo dai giornali che domenica si terrà una kermesse al Monk di Roma (dal sito del Monk: uno “spazio trasversale che riconosce l’importanza della condivisione: tanti percorsi che si incontrano e si intrecciano per generare nuova linfa”: praticamente il programma del Pd) dove Elly Schlein formalizzerà la sua candidatura alla guida del Pd, a cui non è iscritta, e dal cui parterre si capirà chi sta con lei e chi invece, assentandosi, con Bonaccini. Il Pd si è ridotto al punto di dover riporre tutte le sue speranze in mano a queste due figure (le altre possibili, De Micheli, Nardella, Ricci, sono chiaramente carne da primarie). Perché? Quali sono le visioni della società e del mondo di Bonaccini e Schlein?
Di Bonaccini si sa ch, dopo una gavetta nella sinistra e un’affermazione renzian-contundente, è diventato presidente di Regione, o, detto in modo sbarazzino, “governatore” (una di quelle parole, insieme a “premier”, usate per designare figure che nel nostro ordinamento non esistono e a cui pian piano ci si abitua, così quando introducono di soppiatto la norma che istituisce il referente di quella parola nessuno se ne accorge), che è favorevole all’autonomia differenziata (esattamente come i leghisti) e che parla ancora della sua vittoria sulla leghista Bergonzoni in Emilia-Romagna come fosse la battaglia di Stalingrado.
Di Schlein si sa che è la vice di Bonaccini e che con la sua lista Coraggiosa, incentrata sui diritti civili e la transizione ecologica, ha contribuito a battere Bergonzoni. L’attuale, altisonante e grottesco “percorso costituente” del Pd, che lo porterà al Congresso che lo porterà alle primarie etc., è in realtà una grande campagna di marketing: stanno temporeggiando per testare i prodotti da immettere sul mercato. Non avendo visioni del mondo da discutere, il partito che si era messo a pelle d’orso sotto la fantomatica agenda Draghi (uno dei feticci fantasy di questa finta sinistra insieme a “governabilità”, “democrazia decidente” etc.) ha solo facce da proporre. Le correnti punteranno sul cavallo ritenuto vincente, cercando di capire quale delle due strategie abbia più presa: un partito-Regione da affidare all’efficiente “governatore” hipster di mezza età abilissimo nella pratica del selfie, o un partito-Monk, trasversale e linfatico, da affidare alla pasionaria dell’identità fluida e non binaria. La valorizzazione della individualità-differenza è in effetti molto di moda e il Pd potrebbe montarci sopra. Il marketing incoraggia questa finta liberazione, non certo per migliorare la società e aumentare il rispetto delle diversità, bensì per monetizzarle. Per il mercato e per la politica neoliberista, sposi felici, siamo tutti uguali non perché ciò sia democratico, ma perché il denaro “costringe le cose contrarie a baciarsi” (Marx). Se siamo tutti individui e uguali, nessuno ha coscienza di appartenere a una collettività e tantomeno a una classe. Gli individui liberati sono tutti dei senza classe. E chi tutela le classi subalterne, chiaramente attaccate da un governo di destra che toglie il pane di bocca ai poveracci e favorisce ogni genere di parassiti, in un mondo che si pretende senza classi, ma abitato solo da individui fluidi? Può farlo il Pd, avendo varato il Jobs Act e messo zizzania tra lavoratori (togliendo garanzie a tutti, non dandole a chi non le aveva) senza mai intaccare gli attuali rapporti di forza? Inoltre i media padronali da anni lavorano a rinominare “populismo” qualunque eventuale insorgenza popolare, in chiave anti-M5S, e il Pd si è imbellettato di fronte ai potentati internazionali come anti-populista, agile, ideologicamente slavato e inoffensivo. Ultimamente, dopo la pestilenza renziana, si è fatto pure accecare dal “moderatismo” di Calenda (l’unione non si è concretizzata perché Calenda ha scaricato Letta, non per insorgente decenza), il quale Calenda adesso, da leader serio e moderato, non si fa alcun problema a mettersi a disposizione della postfascista Meloni. Il Pd non è un partito (tantomeno di massa), ma un’associazione culturale d’élite che cerca di captare quel che va di più nella società in un dato momento per tradurlo in voti. Lungi dal capire che è stato per ciò che è diventato un apparato incistato dal potere, odiato dal suo elettorato storico (lavoratori dipendenti, operai, giovani precari, percettori di Rdc, contro cui votò) e governato da narcisismi contrapposti detti correnti, si dedica al rebranding lanciando due nuovi prodotti e cambiando logo. Il sindaco di Bologna Matteo Lepore ha proposto di rinominare il Pd “Partito democratico e del lavoro” (il cui acronimo sarebbe PaDeL, come il gioco simil-tennis che va tanto di moda presso i detentori di partita Iva in pausa pranzo), come se l’industria delle automobili inquinanti da domani decidesse di chiamarsi “industria dei motori e dell’aria pulita” e automaticamente lo diventasse.
Grazie Raf
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Partito Democratico e del Lavoro… ovvero PaDeL? O direttamente PDL?
Quando si dice cadere dalla PaDeL alla brace…
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Grandissima Ranieri! 5 giorni ininterotti di applausi.
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Pericolosissimi tutt’e due. Se vanno avanti s arà un’ulteriore grave disgrazia per questo nostro martoriato paese.Bravissima Ranieri !
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Carolina????
Sulla Schlelin sei tutti noi!
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Articolo irritante per quanto è prevenuto.
La Schlein non ha ancora aperto bocca ma l’ayatollah Ranieri già la boccia, mettendo dentro la sua fatwa financo (cit.) il locale dove la probabile candidata riunirà i suoi. No, la Schlein proprio non le piace.
Provo allora a dare una risposta alla finta domanda che la giornalista ci pone:
“e chi tutela le classi subalterne, chiaramente attaccate da un governo di destra che toglie il pane di bocca ai poveracci e favorisce ogni genere di parassiti, in un mondo che si pretende senza classi, ma abitato solo da individui fluidi?”.
Ma Giuseppe Conte, naturalmente!
Lui si, non fluido.
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Buongiorno. La Sua irritazione è suggello di garanzia DOCG.
Da applausi con ola. Aria pura in una cappa di smog.
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Manu, felice di avere allietato la sua ennesima triste giornata.
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Triste non sono io ma il PD (e i suoi post, semmai)
Giudicherò Schlein nei fatti e non ora, ma la serie di persone con sciarpetta e gilettino firmati che facevano da scenografia non mi fanno sperare per povertà e giustizia sociale del paese: Conosco quella tipologia di persone e la loro cipria
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Ci pensa Nordio …. d’accordo con il PD sulla Severino… facile facile passerà…
Evvai grandi galantuomini… aaaah…. vogliono la collaborazione con il m5s …. vi state allontanando sempre più..rifondare che?
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Quando sarà che non sentirò più parlare o scrivere PD,faro bisboccia.
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Grande Ranieri.
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GENTE COME BONACCINI O LA SCHLEIN NON Mi RAPPRESENTANO NESSUNA IDEA DI SINISTRA- Viviana Vivarelli.
Bisognerebbe conoscere la storia e distinguere il comunismo all’italiana, di Berlinguer, dal comunismo sovietico. Bisognerebbe ricordare che per la sua idea di sinistra Berlinguer fu malvisto dall’Unione Sovietica tanto che fu considerato un apostata e un traditore.
Nel suo mondo ideale non c’era nessuna dittatura e nessuna nomenclatura al comando, al contrario si allargava la democrazia ai cittadini, si tenevano presenti i bisogni e le aspirazioni popolari, si mantenevano pubblici i settori indispensabili come l’acqua, la luce, il gas, i trasporti, la scuola…si accettava una democrazia dell’alternanza, e, soprattutto, si puntava molto sulla moralizzazione del Paese e sull’etica del partito.
Berlinguer aveva un’idea molto precisa della libertà come liberazione umana da ogni forma di oppressione e di sfruttamento, un ideale capace di proiettarsi nel futuro oltre il comunismo scientifico.
Io credo che le idee di democrazia diretta di Gianroberto gli sarebbero piaciute ma che nel Partito democratico di oggi e in persone come Bonaccini o la Schlein o Letta non avrebbe trovato nulla della sinistra che lui sognava e avrebbe avuto orrore delle contaminazioni che simili personaggi presentano in ordine al neoliberismo, all’atlantismo, alla guerra, alla verticalità del partito, alle privatizzazioni, alle collusioni clandestine e poco chiare con i partiti opposti, al crollo dell’etica e del senso di giustizia sociale.
Il suo era un socialismo reale, un «nuovo socialismo» e dunque una nuova gerarchia di valori, con al centro l’uomo e il lavoro umano, molto sensibile ai diritti dei giovani e delle donne, un ideale aperto a quelle che sono le virtù più alte della persona: la solidarietà, l’uguaglianza, la libertà, la giustizia, tutti valori che il partito che è disceso da lui sembra aver dimenticato.
In 38 anni dalla sua morte, il partito che più doveva rappresentare la sinistra in Italia si è degradato, ha cambiato aspetto, si è inquinato, al punto che oggi non rappresenta più il popolo, i poveri, il lavoro, non è più l’alfiere dei lavoratori e dei deboli e tantomeno dei giovani e delle donne, ma è diventato ‘un’altra destra’, che non combatte più i vizi e gli abusi del capitalismo ma ci cammina a braccetto.
Oggi una sinistra forte e rivoluzionaria in Italia non è rappresentata da nessuno, visto che i partitini residui di sx o non superano la soglia o si associano al Pd, usufruendo degli stessi privilegi.
Il nuovo M5S di Conte non ha più nulla di innovativo ed è molto moderato e ben inserito nelle strutture istituzionali tradizionali, accettandole in pieno, avendo abbandonato le riforme sostanziali di Casaleggio, mentre il Pd è un partito geneticamente modificato, colluso col capitalismo, che ha rinnegato qualunque idea di sinistra e si è staccato dalla sua base popolare.
Il succedersi di personaggi come Prodi, Monti, Renzi, Draghi, Letta… che non hanno mai avuto nulla di sinistra, mostra un crollo verticale irreversibile.
La sinistra oggi, come reale opposizione di sistema, può identificarsi solo in un allargamento della democrazia, non nel senso di quella dittatura del proletariato che ha generato solo delle dittature reali, ma come sovranità esercitata direttamente dal popolo senza intermediari, come è stato realizzato in Svizzera dal 1921. Gianroberto lo aveva capito e voleva realizzare una terza via per restituire il potere ai cittadini ma l’ideale di una democrazia allargata, che tanto era piaciuta agli elettori, è rientrato nel moderatismo diplomatico e conciliante di Conte, che ha messo da parte ogni aspirazione di democrazia diretta per tornare nell’alveo tradizionale di un parlamentarismo che non deriva dal popolo ma sta sopra il popolo in modo verticistico e staccato.
Malgrado questo moderatismo, il sistema neoliberista ha visto nel lavoro di Conte a favore dei cittadini un tale pericolo da contrastarlo con ogni sua forza, favorito da un apparato mediatico univoco e menzognero. E in questo attacco assoluto e concentrico il Pd si è messo dalla parte del capitale, contro ogni tentativo di democratizzazione del Paese.
A questo punto, che a capo della Regione Emilia Romagna ci vada il Bonaccini amico di Salvini o l’atlantista Schlein, amica delle privatizzazioni, non fa più nessuna differenza.
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Con bonaccini i pidioti si rimettono nelle mani del bombassa bisogna vedere se gli elettori continueranno ad essere italioti🤔
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Triste non sono io ma il PD (e i suoi post, semmai)
Giudicherò Schlein nei fatti e non ora, ma la serie di persone con sciarpetta e gilettino firmati che facevano da scenografia non mi fanno sperare per povertà e giustizia sociale del paese: Conosco quella tipologia di persone e la loro cipria
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