(di Tommaso Rodano – Il Fatto Quotidiano) – Poi sono arrivati il naufragio di Titolo V – la trasmissione a cui il direttore aveva affidato il rilancio dell’approfondimento politico di Rai3 –, e la gestione inqualificabile del caso Morra. Eppure la poltrona di Franco Di Mare – una lunga carriera prima da inviato di guerra, poi da conduttore salottiero – non si tocca e nemmeno vacilla. L’amministratore delegato Fabrizio Salini sembra appoggiarlo in qualsiasi decisione. Se Di Mare ha un problema con l’ospitata di Nicola Morra, chiama Salini e la fa saltare. Se ha una faida in corso con Bianca Berlinguer chiama Salini e l’ad non fa mancare il suo appoggio.

L’accanimento di Di Mare su Mauro Corona sembra un pretesto per regolare un vecchio conto con la Berlinguer, che deve risalire a un’epoca che precede di molto la recente scalata ai vertici di Viale Mazzini del giornalista napoletano.

Dopo la stagione dell’innamoramento renziano – un virus collettivo in Rai – Di Mare è passato con straordinaria naturalezza sotto l’ombrello dei Cinque Stelle: ha eccellenti rapporti con Luigi Di Maio e Vincenzo Spadafora (molto meno caloroso invece il rapporto con Rocco Casalino e quindi con Giuseppe Conte).

Si pensava fosse il “bambacione” che si faceva segnalare dall’ordine dei giornalisti per l’incredibile marchetta di sette minuti alla Fater, l’azienda produttrice di pannolini e detersivi (correva l’anno 2011). Invece Di Mare, altro che ingenuo, è un giornalista di relazione e quindi un uomo di potere. Uno di quelli a cui è concesso di fare il direttore di rete e di condurre una trasmissione (Frontiere), nonostante sia vietato da una circolare approvata in epoca Gubitosi.

Gaffe dopo gaffe, paradossalmente, Di Mare diventa più forte. Al punto che l’uomo dei Pampers non ha alcuna paura di fare a braccio di ferro con Berlinguer, che in Rai è un’istituzione – potente – da più di trent’anni.