I giovani subiranno un destino di cui sono stati solo comparse

(Massimo Cacciari – lastampa.it) – Danno fiato alle trombe propagandisti e ideologhi, blogger di ogni risma, influencer da strapazzo – ma perché, in un salto d’epoca come quello che attraversiamo, che ha o potrebbe assumere timbri apocalittici, tace la voce dei più giovani? Nessun movimento, non una organizzazione di qualche tipo, non un giornale, cartaceo o online che sia, non una manifestazione indetta da loro in prima persona, a rivendicare il fatto, nudo e crudo, incontestabile, che il futuro, piaccia o no, dovrà appartenere alla generazione che ora vive nella scuola, nell’università o inizia, per lo più maltrattata e precaria, la propria carriera lavorativa.
Non è stato sempre così in epoche analoghe, anzi: è avvenuto spesso l’opposto. Fuori dalle sedi tradizionali del potere politico e accademico, nascevano movimenti che, magari a volte con l’arroganza che è giusto si trovi in uno spirito giovane, cercavano di elaborare un proprio, autonomo punto di vista critico sullo stato delle cose. Si formavano gruppi di studio, si organizzavano corsi alternativi. Non solo ’68, fenomeni analoghi erano sempre avvenuti alla vigilia delle grandi crisi nella società europea. E guarda i disastri combinati, dirà l’amico benpensante. Meglio così, già di confusione ce n’è abbastanza. E di ragioni di aver paura anche. Farla ancora crescere con indignazione e contestazione, con le “assemblee discutidore” di cui i giovani sono soltanto capaci, serve a togliere il sonno, non a risolvere i problemi. E così sia – i giovani subiranno un destino di cui non saranno stati che comparse legate da relazioni puramente virtuali, un destino di cui ignorano le cause, poiché proprio il “conoscere per cause”, il conoscere che detesta l’immagine fugace, la propaganda, l’ideologia, sembra oggi il nemico numero uno.
Assistiamo – poiché così è: oggi assistiamo e basta – a eventi che oltrepassano di anni luce la dimensione semplicemente militare o politica. Eventi che decideranno non soltanto su conflitti e equilibri inter-statuali, ma della nostra civiltà. Una direzione politica può essere modificata anche rapidamente. È formata di parole che mutano di significato e di altre che si possono combinare. Una lingua no, è una struttura forte. E io credo che la politica dell’Occidente stia ormai parlando un’altra lingua rispetto a quella che sembrava avere appreso dopo la tragica lezione della seconda Grande Guerra. Certo, non era una lingua costruita “more geometrico”, una lingua inventata, aveva in sé storie e esperienze diverse, attingeva alla tradizione illuministica come a quella cristiana. Ma era viva. E parlava a persone concrete, non a individui astratti. A loro diceva che un ordine mondiale è concepibile solo in termini federalistici, in base a “foedera” tra soggetti politici reali, non sognando macro-imperi universali. A loro diceva che la guerra intra-occidentale andava bandita per sempre, dopo che essa aveva condotto per due volte l’intero pianeta al disastro. Ma affermava anche che se in un conflitto manca il riconoscimento dello stesso nemico, se questo è demonizzato come il barbaro, la guerra si trasforma necessariamente in guerra di sterminio e rende possibile solo armistizi, non la pace. In quella lingua antica, che non si deve più insegnare ai giovani, si diceva che i principi del nostro diritto escludevano la rappresaglia su civili in risposta anche al più tremendo atto terroristico. Si riconosceva, immagina un po’, anche il diritto di un popolo a vivere su una propria terra.
Mi capita di leggere Il lamento della pace di Erasmo. Nelle retoriche correnti vien spesso fuori il suo nome come grande rappresentante di quell’umanesimo di cui l’Occidente si vanta. È caratteristico dei nostri politici chiacchierare a vanvera sulle nostre glorie passate. Ma qui c’è scritto: fino a quando Cristo non varrà nulla per i cristiani? Fino a quando il nome di cristiano non avrà nulla a che fare con i suoi atti? Fino a quando si massacreranno tra loro? E se anche le loro guerre contro i Turchi, necessarie magari, saranno condotte in modo infame, senza misericordia alcuna, allora saranno peggio degli stessi Turchi e si meriteranno l’ira di Dio. Sembra un fatto evidente: la cristianità ha fallito come collante fondamentale dello spirito dell’Occidente. Vecchia storia? Sì – ma ancora peggio è fallito l’illuminato razionalista, che cincischia tra avaro buonsenso e realismo cinico.
Intanto l’Europa ha forse definitivamente perduto la possibilità di respirare con due polmoni, come speravano Paolo VI e Wojtyla: una volta caduto il socialismo reale, così pensavano, l’Europa avrebbe finalmente potuto essere Occidente e Eurasia insieme. Speranza crollata. Per colpa di Putin? Lui solo l’Anticristo? Piace crederlo? Bene, lasciamolo credere. L’effetto non cambia: senza una relazione vitale con il suo Oriente l’Europa non potrà mai essere una potenza politica globale, né dal punto di vista demografico, né per le risorse energetiche disponibili, né sotto il profilo economico, produttivo, tecnologico. Questo la politica estera americana l’ha sempre saputo con matematica esattezza. Ed è riuscita a impedirlo. Se ne possono bene capire le ragioni. Molto meno perché l’Europa abbia prima abbandonato e poi addirittura combattuto quella strategia, che era stata di tutti i suoi più grandi leader socialdemocratici e cristiano-popolari, strategia del tutto corrispondente ai suoi interessi fondamentali. In essa si rifletteva anche la speranza dei più grandi Papi. Laddove il Concilio Vaticano poneva la complementarietà tra Chiesa d’Oriente e Chiesa romana, oggi s’erge una muraglia cinese. Kafka racconta che la muraglia cinese era piena di buchi e passaggi franati; speriamo ne sia rimasto qualcuno e ci si possa ancora incontrare.
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Articolo che ho letto con grande piacere. Questo si LUCIDO e distaccato, nonostante Cacciari non lo sia spesso. Ce n’è per tutti, com’è giusto che sia.
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Uh, la vecchia carriolina muta è proprio ossessionata da me! Un abbraccio fortissimo.
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La cristianità che si è concretizzata come realtà politica in Europa, cioè come status, modo di concepire l’ esistenza, concezione della società dedizione anche al bene comune , ma ha inevitabilmente una sua appendice nell’ ortodonzia russa ,nella suo umanesimo espresso così bene nella sua magnifica letteratura. Io sono agnostico e non ho un rapporto acritico con le religioni ,anzi. Però, insieme a tutte le mostruosità generate dal nostro continente, vi è anche del buono ,direi del magnifico . Cosa facciamo per prendere il bambino e non buttarlo con l’ acqua sporca ? Mettiamo da parte i rancori messici in testa dallo Jaco otelliano interessato Usa e rimettiamo su un rapporto costruttivo con la Russia.
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Sarò crudo.
I giovani di oggi sono drogati di TikTok, si ammazzano si s3ghe su Onlyfans, sprecano le loro risorse in merce usa e getta senza valore. Devono solo apparire, di essere non frega nulla a nessuno.
Sfogano la loro vitalità scrollando uno schermo pieno di roba totalmente inutile (e ben controllata), che li tiene ben lontani da un pensiero critico, non solo da una rivoluzione.
Sono oggettivamente impossibitati a ragionare del loro futuro. Sono spacciati.
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Caro Nick è da un pezzo che i vecchi governanti hanno dimenticato i giovani e il loro futuro.
Già ai miei tempi di De Michelis le discoteche erano la distrazione dei giovani,,,quale futuro quindi?
Poi vennero i telefonini…. quale futuro?
Il berlusconismo non è morto continua……con gli eredi.
In TV si vedono di quelle cose che uno si chiede ,dopo essersi guardato allo specchio, e svuotate le tasche del nulla… ma dove sto vivendo?
La realtà quotidiana che cozza contro la propaganda a cui non si può reagire!
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Verissimo. Infatti sia la nostra generazione che quella internedia quale futuro hanno?
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Ancora ad aspettare che il futuro te lo costruisca qualcun altro? Siamo messi maluccio…
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Io il futuro me lo sono costruito da solo. Non mi ha dato niente nessuno.
Offro lavoro ai giovani (ben pagato, divertente e stimolante) scrivono cose nel curriculum che sono vere… forse nei loro sogni. Si fanno vivi con l’Iphone da 1500€ vestiti come grandi manager, influencer o fotomodelle. Vengono due volte, chiedono un anticipo, mi salutano con “la prossima settimana ho un impegno, dai ci vediamo” e spariscono lasciando il lavoro a metà.
Sconosciuti, figli di amici, parenti di primo grado, la musica è la stessa.
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Caro McGyver, è vero.
Conosco una tipa che era una specie di Che in gonnella ai tempi del lockdown.
Da quando l’hanno rimosso è tornata a frequentare i peggio posti tipo Ibiza e merd..glia varia.
Pensa che adesso sta ad un rave, a 40 anni suonati.
Della pollitica gliene frega niente più.
E questa era una che si impegnava. Sieeeeeeeeeeeee.
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