Lieve arretramento per Lega e FI, poco sopra l’8%. Avs è al 6%.Gradimento a quota 41: per la presidente del Consiglio è il più basso dall’insediamento nel 2022

(di Nando Pagnoncelli – corriere.it) – Anche il mese di febbraio ha visto eventi tali da essere non solo dirompenti, come li avevamo definiti il mese scorso a proposito dell’avvio della presidenza Trump, ma forse sconvolgenti. In senso proprio: sembra essere messo in discussione l’assetto dell’Occidente nel suo insieme. Il ritorno alla logica delle sfere di influenza è evidente. E l’Europa deve immediatamente rivedere posizioni, comportamenti, modalità di decisione. Cambia, altrettanto profondamente, il modo di rapportarsi. Non più il mondo felpato della diplomazia, ma il mondo «immediato» dei social, incarnato plasticamente da Elon Musk. In tutto questo, per il governo e per la premier Giorgia Meloni, ci sono ricadute non indifferenti, che richiedono scelte complicate: basti pensare al rapporto complesso con Trump (da un lato la vicinanza espressa anche nel recente incontro dei Conservatori, dall’altro la difesa delle autonomie di scelta del Paese, come evidenziato dalla ruvida polemica innescata da Andrea Stroppa, referente in Italia di Musk, su Starlink) e alla necessità di interloquire con Paesi europei (nel cui novero sembra rientrare il Regno Unito) che stanno evidentemente ponendo le basi, almeno per il tema Difesa europea, per la creazione di un gruppo di Paesi che faccia da traino superando il peso dell’unanimità richiesta dalle decisioni della Ue e dal conseguente rischio di veti.
Sul piano interno la situazione sembra meno complessa, anche se alcuni elementi vanno sottolineati, dalla vicenda Delmastro a quella della ministra Santanchè, fino al caso Paragon e alle intercettazioni di diversi personaggi pubblici. Da aggiungere anche la lunga intervista che Marina Berlusconi ha rilasciato a Il Foglio, con una importante ricaduta culturale e politica.
Gli orientamenti degli elettori, in questo complesso panorama, segnalano cambiamenti in linea di massima contenuti, ma tuttavia utili a evidenziare qualche possibile tendenza.
Nelle intenzioni di voto è da segnalare il calo di Fratelli d’Italia (oggi al 27%, con una riduzione dello 0,8%). In piccolo calo anche Lega e Forza Italia, entrambe appena sopra l’8 %. Nell’opposizione si segnala un rafforzamento, anch’esso contenuto ma apprezzabile, del Movimento 5 Stelle, oggi stimato al 13,2%, in crescita dello 0,7% rispetto allo scorso mese. Il posizionamento nettamente autonomo di Giuseppe Conte nei confronti delle altre forze di opposizione sembra essere il motivo di questa piccola crescita. Per il resto solo variazioni non significative, di pochi decimali, con il Pd che scende al 22,6%, registrando un leggero calo (-0,2%) e Avs che risale al 6%. Cresce invece, come detto, in maniera significativa l’area dell’incertezza e dell’astensione, oggi al 46,5%, il dato più alto registrato negli anni recenti. E segnale di un distacco che sembra divenire sempre più preoccupante.
Guardando alle valutazioni dell’esecutivo, il governo si conferma stabilissimo: il solito indice di gradimento (la percentuale di valutazioni positive su chi si esprime, esclusi i non sa) è oggi al 41, come il mese scorso. La premier Meloni segnala invece un arretramento: oggi il suo gradimento è al 41, esattamente come il governo, con un calo di 2 punti rispetto a gennaio. È il livello più basso dall’insediamento dell’esecutivo. Il calo probabilmente è da correlare alle difficoltà di posizionamento nello scenario internazionale cui accennavamo in apertura. E dall’altro lato è probabile che i distinguo sempre più evidenti tra gli alleati di governo rendano meno solida la percezione della capacità di tenere con mano ferma le redini del governo e della maggioranza, garantendo la necessaria coesione. È inoltre da sottolineare come le valutazioni negative sulla premier, oltre che naturalmente tra le forze di opposizione, sono assai elevate tra gli astensionisti, che aumentano ulteriormente. Segnale di una crescita della disillusione.
Infine, i leader: crescono, di poco, solo quelli dell’opposizione e in particolare delle forze minori. Segno anche questo di qualche difficoltà della maggioranza. E Antonio Tajani, pur rimanendo stabilmente al primo posto, registra un ulteriore piccolo calo, perdendo 6 punti in un anno. Le difficoltà attuali di collocazione nel panorama internazionale da un lato e dall’altro la necessità di rivedere in qualche modo il posizionamento di FI, almeno alla luce delle posizioni prese da Marina Berlusconi nell’intervista citata, sembrano rendere conto di questa difficoltà.
In conclusione, emergono alcuni segnali di relativo «rallentamento» dell’esecutivo e della maggioranza, in un contesto globale in frenetica evoluzione. Aspettiamo le prossime rilevazioni (e i probabili prossimi ulteriori «sconvolgimenti») per capire se è un fenomeno destinato a consolidarsi o meno.
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Io sto’ giro, nella disperazione cosmica, vado a votare o Movimento o Fratoianni.
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Ahhh,,pagnottelli,per la pagnotta si fa queste valutazioni?
Embhèèè… ma quando mi chiedi qualcosa anche a me?
E’ una vita che non mi chiedete nulla…possibile sono così sfortunato?
Insomma metti insieme tue valutazioni e poi dici che sono invece dei cittadini?
Però noto tutte le volte che sommovimenti importanti non ce ne sono …nonostante la cazzate che che il governo fa …non si muove una paglia…. in sostanza tutto come prima ,cambiamento dell’1 per cento che non serve a nulla…però il tutto serve per indirizzare le pecore verso una strada ormai nota ….immodificabilità delle cose!
Poi scrivere per il corrierino dei piccoli è una garanzia dei dati …hahahaha!
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trapani sarebbe solidamente al primo posto tra i leader nel gradimento popolare. Più del pdc? Ma a chi lo chiedono
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Tajani
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I sondaggi di Pagnoncelli sono i più affidabili. Diversamente dagli altri istituti che lo danno oltre il 30%, qui FdI è al 27% e in calo. E’ impensabile che con un quadro socio-economico così critico (i dazi ci daranno la mazzata finale), le promesse tradite e il fallimento sui migranti, FdI sia sopra il 30%. Meloni è in fase calante e con il peggioramento della crisi economica, il suo consenso è destinato a scendere ulteriormente.
Visto l’aumento degli astensionisti, è possibile che la crescita del M5S sia dovuta al calo di FdI: ciò che perde il partito della premier lo guadagna quello di Conte.
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