Dopo aver sofferto pesantemente durante la pandemia, il settore dell’aviazione civile è tornato a mietere profitti dai viaggi turistici. A volare però sono sempre i più agiati. Risultato: non solo i viaggi costano sempre di più, ma è scoppiata la bolla delle offerte “premium”

(DI IL COMITATO EDITORIALE DEL FT – ilfattoquotidiano.it) – Una delle previsioni più azzardate fatte durante i giorni più bui del Covid era quella per cui i viaggi aerei non sarebbero mai più tornati come prima. Si diceva che dopo che i dirigenti avevano scoperto che era perfettamente possibile fare le loro riunioni internazionali su Zoom, i viaggi d’affari da cui molte compagnie aeree traevano la maggior parte dei loro introiti si sarebbero estinti. Le aziende avrebbero cominciato a rifiutarsi di pagare costosi biglietti aerei e stanze d’albergo per i loro manager. I voli business sono crollati per due anni, centinaia di aerei sono rimasti parcheggiati nel deserto dell’Arizona e molte compagnie aeree sono rimaste in vita solo grazie ai sostegni pubblici.
L’ultimo anno ha smentito le previsioni. Il numero mensile di passeggeri aerei è praticamente tornato ai livelli pre-pandemici, ma la domanda si sta riprendendo più velocemente nel segmento premium, quello legato non ai viaggi d’affari (business) ma al turismo di lusso. Carsten Spohr, capo di Lufthansa, ha dichiarato di aver ricevuto un volume inedito di richieste di espandere la prima classe, da tempo in declino. Air France-KLM afferma che i viaggiatori di alto livello nel tempo libero stanno più che compensando la riduzione dei viaggi aziendali. Il mese scorso i tre maggiori vettori statunitensi hanno dichiarato agli investitori che i passeggeri sono desiderosi di prenotare i posti in prima classe.
La ripresa non riguarda solo la prima classe e la business class. Questa settimana la compagnia low-cost Ryanair ha concluso un accordo per l’acquisto di 300 aerei Boeing. Con una domanda quasi superiore all’offerta, a causa di un arretrato di nuovi aerei. Inoltre, l’aumento dei costi del lavoro e del carburante stanno facendo aumentare le tariffe aeree a un tasso doppio rispetto all’inflazione. La lotta delle compagnie aeree e degli aeroporti per far fronte a questa impennata ha portato lo scorso anno a ritardi, cancellazioni e a un calo del livello di soddisfazione dei clienti. Ma questo, a sua volta, potrebbe spingere i clienti della classe media ad aggiornare i loro posti in cerca di un’esperienza migliore, in alcuni casi anche a costo di accorciare la durata dei viaggi.
Un fattore che spinge la voglia di viaggiare è il “revenge travel” (viaggio di rivincita), ovvero l’esigenza di recuperare i viaggi persi, finanziati con i risparmi accumulati durante il blocco. C’è poi il “bleisure”, la tendenza crescente di chi viaggia ancora per lavoro ad aggiungere il tempo libero e a portare con sé i partner.
I ricchi sembrano particolarmente presi dalla mentalità post-Covid del “si vive una volta sola” (acronimo inglese: “yolo”). Spendere soldi in beni ed esperienze oggi perché il domani sarà incerto. Lo stesso fenomeno si riflette nell’aumento di auto, orologi e borse di lusso. La francese LVMH è recentemente diventata la prima azienda europea da 500 miliardi di dollari e il suo fondatore Bernard Arnault ha superato Elon Musk e Jeff Bezos come persona più ricca del mondo. In effetti, i super-ricchi non hanno mai rinunciato a viaggiare durante la pandemia, provocando un boom nel settore dei jet privati.
Alcune compagnie aeree ora prevedono per il futuro un incremento permanente dei viaggi in prima e business class, anche per il turismo. Ed è comprensibile che Lufthansa, Qantas e Etihad e gli altri si stiano affrettando a espandere il più possibile la loro offerta premium, visto che i posti vengono venduti a un prezzo significativamente più alto rispetto a quelli della classe economica, con opzioni che includono letti extra-large e televisori in ultra hd.
Tuttavia, sul lungo termine è una scommessa è incerta. Negli Stati Uniti il boom del lusso sta già rallentando e la voglia di “viaggiare per vendetta” dovrebbe diminuire proporzionalmente all’assottigliarsi dei risparmi accumulati nell’era Covid. Inoltre, la preoccupazione per l’inquinamento dei voli aerei potrebbe tornare in primo piano nelle scente pubbliche e private. Alcuni operatori del settore ammettono anche che, dopo 40 anni di calo delle tariffe, nessuno sa bene cosa significhi oggi l’aumento dei prezzi dei biglietti per la domanda futura, né dove sia il limite massimo.
La storia del settore del trasporto aereo insegna che quando la domanda cresce alla fine l’offerta si adegua e i profitti vengono schiacciati. In questo momento i ritardi accumulati nella consegna dei nuovi aerei stanno rallentando questo processo, ma la lista degli ordini futuri sono già pieni. A marzo Spohr di Lufthansa ha detto che i rendimenti attuali sono “troppo buoni” per non approfittarne. Dopo l’esperienza quasi mortale vissuta durante il Covid, le compagnie aeree ora stanno facendo questo: godersi i guadagni esorbitanti finché durano.
© 2023 The Financial Times Ltd
Traduzione di Riccardo Antoniucci