Sulla stampa tira aria di regime

Mai come ora un’informazione pluralista è fondamentale. E non si può rinunciare a quella poca che resta.

(di Gaetano Pedullà – lanotiziagiornale.it) – Con la nomina del nuovo Ad della Rai, arrivata ieri, e la probabile occupazione di tutti i palinsesti della tv pubblica con conduttori e autori fiancheggiatori delle destre, è possibile che gli italiani se la bevano ancora la favola del governo che sta con le piccole imprese, le partite Iva, i professionisti e chi aspetta gli aiuti promessi in campagna elettorale.

La stessa versione – che ci propinano ogni santo giorno le reti Mediaset e molti quotidiani – fa passare per statisti dei perfetti Robin Hood al contrario, come Salvini che vuole togliere il superbollo sulle auto da oltre centomila euro, dopo aver portato via col Reddito di cittadinanza quel poco che serviva a milioni di persone per sopravvivere appena.

Illuderci che il bianco per nero richiede però una narrazione quanto più possibile unica, cancellando le poche voci scomode, come sappiamo anche noi della Notizia, vista la fatwa che ci ha tirato addosso tanto Cologno quanto Viale Mazzini.

Solo così si può far passare, a scanso del ridicolo, che gli studenti universitari in tenda per protestare contro il caro-affitti siano degli agit-prop della sinistra, invece che dei ragazzi ancora capaci di protestare per il sacrosanto diritto allo studio.

Per questo, mai come ora un’informazione pluralista è fondamentale. E non si può rinunciare a quella poca che resta. Dunque, c’è da augurarsi che sia solo un’illazione la voce per cui rischia di chiudere Report. Ma con l’aria di regime che tira, teniamo a portata di mano le tende degli studenti, che potranno ancora servire davanti alle antenne di Saxa Rubra.

3 replies

  1. Solo gli imbecilli possono pensare che un AD non sinistrato possa cambiare tutto. Gli imbecilli non sanno che l’AD può proporre le nomime, ma a decidere è il CdA dove il partito di maggioranza relativa non e’ rappresentato
    Quattro membri del CdA sono stati eletti dal parlamento, quello uscito dalle elezioni del 2018, e sono stati proposti uno da forza Italia, uno dalla lega, uno dal PD e uno dai cinque stelle. Poi ci sono. Uno scelto dal governo Draghi e uno eletto dai dipendenti. Dopo le dimissioni di Fuertes, il governo Meloni sceglierà un nuovo consigliere che, nel corso dell’assemblea degli azionisti, verrà proposto al CdA come AD e sarà il CdA a decidere. Capiremo da quel voto se i sinistrati si comporteranno, come al solito loro: se non comandano loro fanno casino.

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