La carta acquisti che esclude i poveri

(CHIARA SARACENO – lastampa.it) – Una carta acquisti di 382 euro massimo per compensare i costi dell’inflazione destinata “ai più indigenti”, cioè, con un Isee massimo di 15 mila euro, quindi ben più alto di quello previsto oggi per il Reddito di cittadinanza e in futuro per l’assegno di inclusione. Sarà utilizzabile solo per acquistare beni alimentari di prima necessità. Ma non potranno fruirne le famiglie, più povere, che prendono il Reddito di cittadinanza e neppure quelle in cui vi sia un componente che prende la Naspi, o l’indennità di disoccupazione per i co.co.pro, o la cassa integrazione, anche se con Isee inferiore ai 15 mila euro.

A parte la confusione tra sussidi assistenziali e indennità assicurative, il governo rafforza ulteriormente il suo approccio alla povertà basato su una distinzione tra “poveri meritevoli” e “poveri immeritevoli”, introducendo una gerarchia anche tra i primi.

Se, infatti, considera le famiglie con minorenni, o disabili, o ultrasessantenni le uniche meritevoli di continuare a ricevere il Reddito di cittadinanza fino a dicembre, e poi il nuovo assegno di inclusione, escludendole da una misura destinata a garantire un adeguato livello di consumi alimentari anche a chi ha un Isee modesto, ma sensibilmente più alto di quello dei percettori del Reddito di cittadinanza (che non è stato neppure parzialmente adeguato al tasso di inflazione), evidentemente considera il loro diritto ad un livello di consumi adeguato ai bisogni meno meritevole di quello di chi è meno povero di loro.

Lo stesso vale per le famiglie in cui ci sia un percettore di Naspi o DisColl, ovvero un disoccupato che fruisce di una indennità assicurativa, o un lavoratore in Cassa integrazione, anche se in povertà.

Evidentemente il governo li considera altrettanto poco meritevoli degli assistiti La carta acquisti, quindi, non è destinata ai più indigenti. Nella frammentazione degli istituti di contrasto alla povertà avviata da questo governo, contro ogni principio di universalismo e di parità di risorse a parità di bisogno, sarà accessibile solo alle famiglie a reddito modesto, ma non abbastanza povere da ricevere il Reddito, o senza i requisiti di residenza per accedervi, e senza disoccupati al proprio interno.

È un indubbio aiuto per molti, ma che rischia di creare ulteriori divisioni e iniquità in un settore che avrebbe invece bisogno di maggiore universalismo e trasparenza nei criteri di accesso e distribuzione delle risorse, tanto più quando si tratta di bisogni e beni essenziali.

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1 reply

  1. Grazie del bellissimo articolo. Si parla di poveri come se fossero la rovina dei ricchi. Si parla dei poveri e si dimentica quanto quadagna un deputato un assessore un politico. Quanto costano alla società non sono più pochi sono tanti fra pensionati e attivi, tra premier e consiglieri fra gettone di presenza e viaggi. Si dimentica che c’è un limite ad ogni ingiustizia, abbiamo tante esempi del passato un popolo affamato può trovare la sua giustizia in tanti modi.

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