Il confronto con l’Europa è disarmante: stipendi insufficienti e tempi di carriera più lunghi

(Cristina D’Amicis – today.it) – Plauso al governo Meloni per aver pensato alla ricerca, introducendo nell’ultimo decreto PA un aumento del compenso fino al 30% per i ricercatori che vincono finanziamenti di ricerca importanti, come i progetti Gant Horizon e Marie Curie. La decisione – ha dichiarato la premier – è stata presa per “riportare in Italia i ricercatori scappati all’estero, perché noi vogliamo che gli italiani abbiano la possibilità di trovare qui le condizioni migliori per lavorare”.
Peccato però che stiamo parlando solo di ricercatori di alto profilo mentre si dovrebbe fare qualcosa anche per sostenere chi decide di intraprendere questa strada, oggi lunga e tortuosa. Prima di far tornare i cervelli in Italia bisognerebbe evitarne la fuga, riqualificare l’intero percorso partendo dal basso per ridare dignità alla ricerca italiana. Le attuali condizioni retributive e di lavoro, infatti, sono totalmente inadeguate e distanti anni luce dagli standard europei. Andiamo per ordine.
Ricercatori in fuga, il piano Meloni non basta
La fuga di cervelli all’estero è un problema noto da tempo per il quale negli anni si è fatto davvero poco. Partiamo dagli stipendi. Prima di diventare ricercatore bisogna fare il dottorato: durante questi tre anni lo stipendio minimo ammonta a 1.195 euro netti al mese, troppo poco visto il costo della vita. E pensare che fino a qualche mese (luglio 2022) fa prendevano anche meno, 800 euro al mese. Lo stipendio di un ricercatore, invece, si aggira tra i 1.400 e i 1.900 euro al mese. Se poi si diventa professore associato si guadagnano circa 2.300 euro al mese che diventano 4.000 quando si diventa professore ordinario.
La vita dei dottorandi, con meno di 1.200 euro al mese (situazione in cui si ritrova circa l’80%), è frustrante: pochi lussi e tanto lavoro (con una quasi totale assenza di tutele). Solo l’affitto nelle città universitarie porta via più del 30% della borsa. Secondo un recentissimo sondaggio Adi – Associazione dottorandi e dottori di ricerca in Italia, il 54% degli intervistati (oltre 5mila, pari al 12% totale) non riesce a risparmiare nulla e si limita a spese strettamente necessarie. Da qui il malessere, con effetti psicologici negativi soprattutto per le donne: a fronte del 37,2% di dottorandi che sentono spesso o sempre 3 o più fattori di malessere su 6, tra le dottorande la percentuale sale al 46,7%. E così dopo il Phd, questo il nome del dottorato oltre i confini, molti ricercatori italiani fuggono all’estero: nell’ultimo decennio solo negli Stati Uniti sono stati assunti 3mila docenti universitari italiani.
Il confronto con l’Europa
Neanche a dirlo, il confronto degli stipendi dei ricercatori italiani con il resto del mondo è disarmante, così come quello con il resto d’Europa. Mettendo insieme costo della vita e valore delle borse per tornare in linea con Francia, Spagna e Germania sarebbe necessario un aumento della borsa a 1.500 euro al mese, sostiene l’Adi sottolineando che il divario con Olanda e Danimarca è molto più ampio.
Secondo un’indagine dei ricercatori dell’Università di Berkeley uno junior professor in Bavaria guadagna in media 52.689 euro mentre un ‘lecturer’ inglese 49.168 euro, a fronte dei 28.256 euro di un corrispondente italiano; l’associate professor tedesco 70.333 euro, quello inglese 69.835, mentre quello italiano 40.988; il professore di ruolo tedesco 82.627 euro, quello inglese 91.973, mentre quello italiano 57.178 euro.
Da segnalare che la remunerazione dei colleghi transalpini beneficia di una quota variabile che non esiste per gli italiani e che prende in considerazione il numero dei figli e la città in cui si lavora, per tenere conto anche del costo della vita. Questa quota è stabilita per legge in Francia mentre può essere negoziata in Germania e nel Regno Unito, dove in media è pari al 20% dello stipendio base.

Conclusioni
Fare il ricercatore in Italia è una missione, soprattutto per il sesso femminile visto che tra i due sessi esiste una differenza retributiva di circa 300 euro, mentre all’estero non si superano i 200 euro. Da considerare poi che nel nostro Paese i tempi per fare carriera sono molto più lunghi rispetto alla media europea.
Riassumendo: i ricercatori in Italia sono sottopagati rispetto ai colleghi europei, sono frustrati perché non riescono a essere indipendenti economicamente, non hanno tutele e devono aspettare molti più anni per fare carriera. Tutto questo perché l’Italia non riconosce ancora la ricerca come un vero lavoro. Di fronte a questa innegabile evidenza, possiamo biasimare i 30enni che fuggono all’estero (togliendo ricchezza al nostro Paese) per cercare di costruirsi un futuro?
Categorie:Cronaca, Interno, Politica, Scuola e Università
“Prima di diventare ricercatore bisogna fare il dottorato: durante questi tre anni lo stipendio minimo ammonta a 1.195 euro netti al mese”.
Ah ah ah!
Lo sempre detto al “village id0it” che avrebbe fatto bene a venire a fare il bidello con me. Ma lui Gnente… ahahah…
"Mi piace""Mi piace"
Cioé? Chettirridi?
"Mi piace""Mi piace"
In un paese di corrotti, ladri ed evasori la ricerca non serve a niente. Il popolo ha il calcio, istagram, netflix e tiktok, perché dovrebbe farsi fumare il cervello appresso alla scienza?
"Mi piace""Mi piace"
Ahahahahaha
Stai pur certo che guadagni più te che me.
Noi abbiamo le pezze al cubo.
Ma guadagnarsi da vivere studiando gli elementi presenti qui non ha prezzo,per tutto il resto c’è Mastercard.
E tu sei uno dei 4/5 svegli, ho detto tutto.
Quello che non capisco ancora è cosa ci facciano qui Jonny Dio e Carlgen.
Studia da loro,è un opportunità di crescita che non capita spesso.
Ho finito con il troll topic,non mi interessi più. Adesso stiamo approfondendo quelli che “tra lavoro,bar e tv non ho avuto tempo ma adesso che sono in pensione salverò il mondo dai fascisti,dalla NATO,dalle big pharma,dai cacciatori e dai neoliberisti”.
Ahahahahhahahahahaha
"Mi piace""Mi piace"
Un successone la tua vita, insomma (permetti?):
BUUUUUHAHAHAHAH!
PS: caspita, non sei caduto nel tranello Ho è perché sei abituato a fare di questi errori che non hai corretto “Lo sempre detto”?
https://infosannio.com/2023/03/14/altro-che-farfalla/
Ahahahahah…
"Mi piace""Mi piace"
Un successone la tua vita, insomma (permetti?):
BUUUUUHAHAHAHAH!
PS: caspita, non sei caduto nel tranello Ho è perché sei abituato a fare di questi errori che non hai corretto “Lo sempre detto”?
Ahahahahah…
"Mi piace""Mi piace"
Poi mi spiegherai cosa vuo dire “E tu sei uno dei QUATTRO QUINTI svegli, ho detto tutto.”.
Ah ah ah!
"Mi piace""Mi piace"
Articolo concettualmente sbagliato. I ricercatori non scappano a causa delle condizioni economiche, ma perché per avere un posto devono leccare orefizi anali a profusione, mentre all’estero, essendo mediamente Seri e preparati, sono felici di averli.
"Mi piace""Mi piace"
Fra i due sessi esiste una differenza retributiva di 300 euro? Anche questa affermazione è abbastanza dura da capire. La borsa è uguale ovviamente
"Mi piace"Piace a 1 persona
Non c’è un numero giusto. Complimenti (si fa per dire) per l’articolo scritto sul “sentito dire…”.
"Mi piace""Mi piace"
Non c’è differenza di “stipendio”. Le borse sono uguali, anzi di questi tempi le donne sono numericamente di più.
Ma siamo in Italia e l’ organizzazione del lavoro ( poca) – oltre al nepotismo ed al … politicismo – è quella che conta. E chi ha voglia di crescere, quindi anche di guadagnare, dopo un po’ si stufa e se ne va. Magari a lavorare in una multinazionale estera, dove guadagna più del triplo. vi siete mai chiesti come mai così pochi stranieri ( che non provengano dal Terzo Mondo) frequentano ed insegnano nelle nostre Università e quei pochi che ci “passano” se ne scappano presto mentre noi “regaliamo” laureati urbi et orbi?
Non sono sempre i “migliori” quelli che rimangono, e lo vediamo: tutto sommato il lavoro è … comodo … e anche premiato socialmente (vuoi mettere per un genitore un po’ … semplice… dire che il figliolo o la figliola fanno i ricercatori all’ Università?…)
"Mi piace""Mi piace"