Errori, promesse tradite, tracotanza, assenza d’intuito: Usa&C. hanno gestito il dopo-Guerra fredda e i rapporti con Mosca creando il caos ovunque e poi chiamandolo “ordine basato sulle regole” […]
(DI BARBARA SPINELLI – Il Fatto Quotidiano) – Si stanno pagando con decine di migliaia di morti in Ucraina gli errori, le promesse tradite, la tracotanza, l’assenza di intuito e di capacità di penetrazione con cui l’Occidente ha gestito, sotto la guida di sei amministrazioni Usa, il dopo Guerra fredda e i rapporti con la Russia.
Guida priva di sagacia, che negli ultimi trentaquattro anni ha creato caos ovunque e l’ha chiamato “ordine basato sulle regole”, rules-based international order – le regole essendo quelle statunitensi.
La Russia di Putin ha invaso l’Ucraina, ma la storia di questa violenza illegale ha radici in un passato sistematicamente occultato da chi, a Washington e in Europa, vede solo il segmento ucraino di un trentennio disastroso, che le amministrazioni Usa narrano come lotta del bene contro il male – come fantasticata ripetizione della guerra contro Hitler o favola di Cappuccetto Rosso, secondo il Papa. Qui in Occidente il bene, lì i barbari dell’inciviltà. Qui la potenza Usa, disperatamente ansiosa di apparire vincitrice della guerra fredda e unico egemone nel pianeta, lì gli Stati e popoli che quest’egemonia la rigettano perché rivelatasi incapace di produrre stabilità e convivenze incruente. È toccato a un europeo, il responsabile della politica estera Ue, Josep Borrell, impersonare la hybris atlantista con le parole più demenziali: “L’Europa è un giardino. Il resto del mondo è una giungla, e la giungla può invadere il giardino”. Quale giardino? Quantomeno incongruo sproloquiare su giardini con la Francia di Macron sull’orlo dell’insurrezione popolare, l’Italia di Meloni che vuol abolire il reato di tortura (ma è vietato dalla Convenzione Onu contro la tortura del 1984), la Polonia affamata di guerra nucleare, le guardie costiere libiche pagate dall’Ue che sparano sulla nave Ocean Viking per rimandare in Libia, in campi mortiferi, 80 migranti in fuga verso l’aiuola europea che ci fa tanto feroci.
A queste demenze siamo arrivati – accompagnate all’invio di armi sempre più offensive, uranio impoverito compreso – e c’è ancora chi parla, serio, di ritorno della guerra fredda. Non è guerra fredda quella che uccide l’Ucraina, ma esercitazione in guerre calde tra potenze atomiche. La Guerra fredda fu violenta e bugiarda, ma mai mancò la capacità di negoziare, di scansare la catastrofe, di aprire epoche di distensione, di Ostpolitik e di disarmo.
Oggi niente chiaroscuro, è tutto nero. A più riprese si è sfiorata la pace, tra Mosca e Kiev, e ogni volta Washington e Londra hanno messo il veto e imposto il proseguimento della guerra a un’Ucraina trattata al tempo stesso come eroe e vassallo. È accaduto una prima volta il 5 marzo ’22, subito dopo l’invasione, come rivelato lo scorso 4 febbraio dall’ex premier israeliano Naftali Bennett: Putin “capiva totalmente le costrizioni politiche di Zelensky e non chiedeva più il disarmo dell’Ucraina”, Zelensky era pronto a seppellire l’adesione alla Nato (impegno iscritto nella Costituzione dal 2019). Ma venne il veto di Boris Johnson e poi di Biden (l’obiettivo secondo Bennett era “distruggere Putin” – smash Putin). Lo stesso è successo dopo la proposta di tregua in 12 punti (la pace appare solo come prospettiva) avanzata il 24 febbraio da Pechino: prima ancora di conoscere le reazioni di Zelensky e i risultati della visita di Xi Jinping a Mosca, Washington respingeva non solo la pace ma anche il cessate il fuoco.
Subito prima della visita a Mosca di Xi, tanto per mettere le cose in chiaro, la Corte penale internazionale emetteva il 17 marzo un mandato di arresto nei confronti di Putin per crimini di guerra. Washington ha applaudito, anche se una legge autorizza il presidente a usare la forza ogni qualvolta un americano è incolpato dalla Corte. Difficile trattare con chi hai appena definito un criminale. Negare l’esistenza di una guerra per procura in Ucraina cozza contro il ripetersi di veti opposti alle tregue e l’evidente interesse Usa a demolire Putin.
Qualcosa però sta accadendo fuori dal piccolo recinto Nato. Qualcosa di planetario che il conflitto dissigilla. Due terzi dell’umanità sono contro guerra e sanzioni. L’egemone ha clamorosamente fallito in Afghanistan, dopo vent’anni di guerra. Ha fallito in Iraq, Libia, Siria. Ha partorito mostri come lo Stato Islamico. Da oltre mezzo secolo ignora l’occupazione illegale della Palestina e accetta la “clandestinità” dell’atomica israeliana. Gli Stati Uniti sono più che mai egemonici dunque vittoriosi nell’Ue, ma collassano nel Sud globale: un territorio sempre più ostile all’interventismo Usa, più rassicurato da Cina e Russia. È il “momento Suez” degli Stati Uniti, dicono alcuni, evocando il fiasco di Londra, Parigi e Tel Aviv quando sfidarono Nasser occupando militarmente il canale egiziano nel 1956.
Il passato occultato da governi e giornali mainstream, in Occidente, sta già passando da quando è entrato in scena, con forza inattesa e formidabile, il nuovo attivismo di Pechino: prima con il piano di tregua in Ucraina, il 24 febbraio, seguito dalla visita di Xi a Mosca il 20 marzo; poi con la riconciliazione fra Iran e Arabia Saudita patrocinata da Xi, il 10 marzo. La riconciliazione scompiglia radicalmente il Medio Oriente allargato. Rassicura Assad in Siria, spunta i piani bellici israeliani, facilita la pace in Yemen, tranquillizza lo Stato afghano, che teme nuovi interventi Usa di “regime change”. A Iran e Arabia Saudita è stata prospettata l’adesione al gruppo non allineato dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica): una vistosa promozione.
È consigliabile la lettura del rapporto pubblicato il 20 febbraio dal ministero degli Esteri cinese, intitolato “L’egemonia Usa e i suoi pericoli”. Si parla di una quintupla egemonia, sempre più destabilizzante: egemonia politica (esportazioni della democrazia che “producono caos e disastri in Eurasia, Africa del Nord, Asia occidentale”), militare (uso sfrenato della forza), economica (egemonia del dollaro, politiche predatorie), tecnologica, culturale.
Il piano cinese sull’Ucraina è vago, certo. Volutamente vago. Ma letto assieme al testo sull’egemonia Usa diventa una forma di empowerment, di coscienza della propria forza condizionante. Il primo punto dovrebbe piacere a Kiev e a Mosca, visto che difende la sovrana integrità territoriale di tutti gli Stati Onu, e si accoppia a esigenze precise: applicazione non selettiva della legge internazionale (punto 1); architettura di una sicurezza europea senza espansioni delle alleanze militari (punto 2); neutralità delle operazioni umanitarie (punto 5), fine delle sanzioni unilaterali (punto 10).
Tra le righe, quel che si legge è un’alternativa al disordine causato dal suprematismo Usa. Inutile temere il passaggio dall’unipolarismo al multipolarismo: sta già succedendo, benvenuti nella realtà. I Brics contestano anche l’uso politico del dollaro. Gli scambi tra Cina, Russia, Arabia Saudita e Iran non avverranno più in dollari. È l’inevitabile trauma che viviamo. È la conferma solenne che oltre il giardino c’è ben più di una giungla.
Brava Spinelli ! Ne abbiamo piu che abbastanza di questi guerrafondai che pensano di essere i padroni dei mondi altrui ” out of my garden” le guerre le fanno a casa altrui con il permesso di poveri servi sciocchi !
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Dicono che i proprietari del nostro debito pubblico ci obbligano a seguire la loro volonta per cui possiamo solo ubbidire.
E allora ben venga una guerra se serve a ridarci la nostra liberta di rifiutarla a favore della pace!
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Avrei dei forti e seri dubbi che una guerra possa risolvere i debiti già contratti dalla seconda guerra mondiale! Il piano Marshall non è mai stato un regalo ! Mail totale asservimento che ancora paghiamo carissimo ! I primi a saltare per aria sono le bombe atomiche in Italia ! Lei magari potrebbe scambiarle per fuochi d artificio ! Si vede che non sa cosa é la guerra , beata ignoranza !!!
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Penso che lei non abbia capito molto di quello che ho scritto.
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Hai una fede incrollabile nell’uomo.
Complimenti.
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Ps . Per chiarirsi le idee dovrebbe arruolarsi e andare sul campo con i suo ” bootson the ground”cosi darà un prezzo al debito !
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Barbara,ma ci portano la Coca-Cola,la cioccolata(novi no americana) e il cinema 🤦🏻♂️: i Mentana boys
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Buongiorno. Propongo una diversa diversa delle strategie della classe dirigente Usa di questi decenni.
LA NATO CONTRO GLI USA, L’EUROPA, LA CINA, IL MONDO
12 Ottobre 2022 Redazione La http://www.Pekoranera.it
di Manlio Lo Presti
Come ha più volte ripetuto Luttwak, gli Usa sono una struttura commerciale controllata e governa una decina di aziende planetarie, quasi tutte americane. E’ stato un errore non evidenziare la dichiarazione del politologo americano e, anzi, è stata volutamente ignorata.
Per questi colossi, e da tempo, anche l’America risulta sempre meno funzionale all’espansione ed unificazione del mercato mondiale. Non a caso gli Usa sono il terreno di una pluridecennale guerra civile permanente, disseminata da sparatorie, povertà per milioni di umani che dormono sotto i piloni dei cavalcavia, disoccupazione, collassi finanziari pilotati, ecc. ecc.
Il ristretto gruppo di giganti aziendali mondiali sta tentando l’eliminazione delle barriere sociali, culturali, nazionali, commerciali, linguistiche: utilizzando la forza militare e l’aggressività della Nato. Lo spostamento strategico della Nato è iniziato quando il precedente presidente Trump interruppe il pagamento delle quote alla struttura. Il blocco arrivò (https://www.truenumbers.it/nato-trump-grillo/ ed https://www.agenzianova.com/a/0/2712547/2019-11-28/finestra-sul-mondo-usa-trump-intende-ridurre-contributo-finanziario-alla-nato) per dissensi della presidenza con la Nato, che ora sono comprensibili alla luce delle sue scelte operative, delle sue numerose ingerenze contro la Russia, della sua espansione ad est e con la fornitura a valanga di armi all’Ucraina (https://www.lindipendente.online/2022/02/23/lenorme-flusso-di-denaro-con-cui-loccidente-ha-finanziato-lucraina/).
Un altro blocco fu quello ai fondi destinati all’Oms (https://www.corriere.it/esteri/20_aprile_15/donald-trump-blocca-fondi-all-oms-mette-sua-firma-assegni-inviati-70-milioni-americani-a7174228-7edf-11ea-a4e3-847238ee431e.shtml). Con il senno di poi, adesso comprendiamo questa mossa, alla luce degli immensi guadagni – oltre 100 miliardi di euro con la tassazione al 3% in Olanda – e dopo aver vissuto la gestione mondiale, opaca e disastrosa, della cosiddetta pandemia, per la quale furono impiantati numerosi laboratori americani in Ucraina e Cina.
La dottrina politica mondiale della presidenza Trump prevedeva rapporti privilegiati con la Russia, per tentare uno stritolamento della Cina (vero nemico degli USA sui mercati mondiali, in particolare in Africa). In questa ottica, l’Europa restava indenne da contraccolpi, perché geopoliticamente irrilevante all’interno di una forte tensione con la Cina.
La presidenza Biden ha percorso la strada opposta, appoggiando l’espansione della Nato ad est per tentare la demolizione della Russia. Il risultato è l’alleanza Cina-Russia. Storicamente, la Cina non ha avuto rapporti scorrevoli con la Russia, ma il pragmatismo le ha fatto cambiare strada. Il sostegno alla Russia consente alla Cina di rafforzare la sua capacità di resistenza alla Nato: un crollo della Russia la renderebbe isolata ed esposta all’aggressione degli USA-NATO.
Lo spostamento Nato-centrico della presidenza Biden è mirato alla conquista d’importanti giacimenti metalliferi nell’est Europa, in Ucraina in particolare, ed all’accaparramento del petrolio iraniano. In questa ottica si comprende l’attuale insorgere “casuale”, e proprio adesso, di una riedizione ben sperimentata della “rivoluzione colorata”: costituita dai presunti disordini di piazza contro l’imposizione del velo, raffigurata con l’ennesimo slogan del taglio della ciocca rapidamente accolto dalle comunità immigrazioniste, buoniste, politicamente corrette, plurisex, globaliste di mezzo mondo, inconsapevoli (forse) di essere i servi sciocchi del potere mondiale.
Alla luce di queste riflessioni, in termini semplici e senza nascondersi nella fuffa dispersiva dei dibattiti politici da avanspettacolo, si comprende il cambio di rotta dell’attuale amministrazione americana. Gli Usa stanno perseguendo strategie che riflettono ed obbediscono alle linee operative della Nato, a sua volta teleguidata dai colossi finanziari e commerciali mondiali di estrazione USA, orientati ad un tracollo dell’Europa per bruciare il terreno alla Russia da sterminare e spezzettare in vari Stati, per poi passare alla distruzione della Cina e al suo frazionamento. Confucianamente, la Cina lo ha capito subito seguita dall’India e da un numero crescente di Stati africani ed asiatici. Di particolare interesse sarà la creazione di un circuito monetario e finanziario alternativo al dollaro e alla rete Swift. Il mondo sta andando verso altri equilibri. La Storia ha dato ragione ad Eisenhower.
FONTE: https://www.lapekoranera.it/2022/10/12/la-nato-contro-gli-usa-leuropa-la-cina-il-mondo/
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LA LENTEZZA RUSSO-CINESE E LA FRENESIA ANGLOAMERICANA
26 Febbraio 2023 Redazione La http://www.Pekoranera.it Cina, LA LENTEZZA RUSSO-CINESE E LA FRENESIA ANGLOAMERICANA, Russia
di Manlio Lo Presti (scrittore esperto di sistemi finanziari)
Non mi pare di aver avuto notizia né di aver letto tanti bollettini medici o psichiatrici contro Xi Jinping quanto quelli contro Putin. Le squadre di tecnologi, prevalentemente anglosassoni, della sovversione sociale e della guerra psichica hanno capito che tale strada non conduce da nessuna parte, con i cinesi che li guarderebbero come dei seleniti con le orecchie a trombetta. La Cina possiede un’alta impermeabilità in quanto dispone 1) di una rete internet propria; 2) di una avionica militare molto avanzata e pressoché sconosciuta agli angloamericani, contrariamente alle arroganti dichiarazioni Nato, Nsa, Pentagono, Rand Corp. ecc.; 3) di una politica di espansione mondiale costruita sulla realizzazione rapida di infrastrutture nei Paesi contattati, in genere ricchi di materie prime e/o di un interessante posizionamento strategico.
Mentre la Russia è una realtà molto vicina al pensiero europeo, la Cina mostra numerose diversità che la rendono totalmente impermeabile a certe “provocazioni” occidentali. Per capire il comportamento dei Cinesi sono di aiuto le analisi geopolitiche, quelle economiche, le coreografiche rappresentazioni che vanno sotto la definizione di “via della seta”, ma non bastano.
Capire i cinesi è un’altra impresa. La chiave di lettura è fondata sulla profonda conoscenza del pensiero confuciano e della manifestazione di un “pensiero laterale” che richiama quello formalizzato da Edward De Bono, ma totalmente diverso nei suoi meccanismi interni. La forma mentis cinese è stratificata da labirinti mentali in gran parte estranei alla nostra maniera di ragionare linearmente convinti che sia la retta la distanza più breve fra due punti. Per il pensiero cinese non è così. Il maoismo, intriso di praxeologia trasformazionale della Realtà che si manifesta sbagliata e da correggere laddove non coincide con l’ideologia, non è riuscito a scalzare il pensiero laterale confuciano frammisto alle riflessioni dello Zen e del Taoismo. Non si tratta di trasformare il mondo e la realtà con la Prassi, ma di ricercare le condizioni che inducono a questa trasformazione! L’insieme dei processi di induzione al mutamento ha una sua espressione: il WU WEI, la finta immobilità e inazione del pensiero Zen.
Tutto quanto appena descritto aiuta ad inserire in un contesto maggiormente intelligibile la presenza recente di un documento intitolato “US Hegemony and Its Perils” con data 2023-02-20 alle ore 16:28. Autore il M.F.A. – Ministry of Foreign Affairs of the People’s Republic of China, che lo colloca all’interno di un elenco di documenti disponibili in questa pagina: (https://www.fmprc.gov.cn/mfa_eng/wjbxw/ ). Appare come un compitino diligente e con un inglese corretto ma privo di qualsiasi emozione o enfasi. Una vera e propria vetrinetta.
Il significato del documento non è nel testo che afferma concetti illustrati da tempo, ma nel modo in cui lo fa conoscere. Il Ministero degli Esteri cinese lo diffonde come un segnale. Il 20 febbraio 2023, appare qui: https://www.fmprc.gov.cn/mfa_eng/wjbxw/202302/t20230220_11027664.html . La sua valenza non ha i crismi ufficiali delle dichiarazioni in sedi internazionali come l’Onu, la Ue, Washington, ecc. Non può averla perché, se emesso con la sola firma cinese, potrebbe sembrare un passo in avanti asincrono rispetto alla sequenza di dichiarazioni congiunte Russia-Cina fin ora diffuse. Pubblicarlo come un comunicato di servizio all’interno del sito di un Ministero, per quanto importante, riveste un significato ben diverso, sia pure con contenuti interessanti ma ampiamente conosciuti.
La Cina e tutti i Paesi del mondo sono osservati e spiati dai Paesi vicini, amici, nemici, concorrenti. Quindi a queste realtà si possono comunicare alcune cose inserite in luoghi sottotono ma visibili. E il gioco è fatto. Poi le agenzie cinesi sparse per il pianeta cominciano a tracciare tutti i soggetti che diffondono rapidamente il messaggio individuando i centri propulsori ai quali dare i prossimi messaggi. Parlare ad Atene perché Sparta intenda. Non è causale quindi che tale documento sia stato sparato e diffuso a macchinetta sui vari canali di un certo Mark Zuckerberg. Coloro che lo fanno hanno interesse ad alzare il livello di paura e di tensione nei lettori del pezzo di carta. Lo scopo? Creare paura che fa dimenticare la necessità di valutare le circostanze che fanno nascere una notizia.
Nel modo più orientale possibile, la Cina ha detto ma non ha detto. Ha parlato ma non ha parlato. Non ha minimamente infranto il patto di cooperazione di coordinazione con la Russia. Qualcuno continua ad affermare che i cinesi non si stanno sbilanciando in difesa della Russia. Ma la mancanza di enfasi cinematografica con cui siamo abituati con la grancassa mediatica americana, non appartiene alla Cina che si muove in modo felpato. Sarebbe un errore interpretare questa lentezza operativa come un distinguo dalla Russia. È un errore pensarlo, come stanno facendo negli USA. Ancora sono tanti quelli che non comprendono che, ad una maggiore fretta degli Usa alla rapida conclusione del conflitto ucraino, la Russia risponde con la tecnica del rallentamento, del dissanguamento dei territori bersaglio, del prolungamento per anni delle operazioni militari (https://www.agenzianova.com/news/xi-jinping-a-putin-la-cina-e-pronta-a-incrementare-la-cooperazione-strategica-con-la-russia/ ).
Russia e Cina sanno benissimo che gli Usa e gli inglesi non sono in grado di controllare la tenuta sociale del fronte interno e la aggressività delle opposizioni politiche interne ed internazionali in presenza di un conflitto prolungato. Non vogliono più ripetere la vergogna di dover correre sui tetti delle ambasciate, per fuggire assieme ai collaborazionisti con gli elicotteri militari (cfr Vietnam, Filippine, Corea, Afghanistan, ecc.). La geopolitica russo-cinese è quella del lento stritolamento del boa constrictor, con buona pace dei notiziari occidentali che spacciano questa lentezza per inadeguatezza militare. Io non ne sarei così sicuro.
La Cina sa benissimo che la coalizione con la Russia scongiura la possibilità che, al verificarsi di un improbabile crollo russo, gli angloamericani possano lanciarsi contro la Cina rimasta da sola.
Pensiamoci!
FONTE: https://www.lapekoranera.it/2023/02/26/la-lentezza-russo-cinese-e-la-frenesia-angloamericana/
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@manlio l p
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👏👏👏👏👏👏😁😁👏👏👏👏
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La Cina fa rosicare l’Occidente, eccome se lo fa rosicare!
E tuttavia, il cattolicissimo presidente Joe Biden dovrà rassegnarsi.
Per ora potrà sfogare la sua sinofobia abbattendo aquiloni, nel timore che siano spie cinesi intente a carpire i segreti di come si possano sempre fare le guerre, ma mai in casa propria.
Potrà sanzionare tutto ciò ciò che sia transitato in Cina, potrà perfino proibire il consumo di mandorle.
Alla fine, tuttavia, dovra farsene una ragione: in un prossimo futuro anche il Papa sarà cinese!
Già oggi i cattolici cinesi ammontano ad oltre cinquanta milioni.
Si calcola che fra qualche decennio supereranno i quattocento milioni.
Naturalmente un solo cattolico cinese ne vale almeno mille occidentali, perché essere cattolici in Cina non vuol dire essere stati battezzati in virtù di una antica consuetudine locale e familiare, alla quale è difficile sottrarsi, ma vuol dire aver voluto esserlo davvero. E’ come decidere di essere astemi all’interno di una birreria…
L’Occidente che si dibatte tra la presunzione di essere la parte migliore del mondo e l’angoscia del suo ineluttabile declino, perderà anche il suo antico primato religioso.
Dal balcone di San Pietro, dopo la fumata bianca, risuoneranno forti e chiare le seguenti parole:
«Annuntio vobis gaudium magnum:habemus Papam.
Eminentissimum ac Reverendissimum Dominum, Sanctæ Romanæ Ecclesiæ Cardinalem Xium Lium Pium Tikum Tokum
qui sibi nomen imposuit MAO!”
Un grande applauso di due miliardi di cinesi, tutti rigorosamente comunisti, saluteranno il nuovo Santo Padle.
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Tutto bene, condivido, ma “perché essere cattolici in Cina non vuol dire essere stati battezzati in virtù di una antica consuetudine locale e familiare, alla quale è difficile sottrarsi, ma vuol dire aver voluto esserlo davvero.”?
Tutto ciò, se avesse un valore, e non ce l’ha per nulla dal punto di vista di quello che conta veramente, varrebbe per i primi cristiani cinesi, ma la generazione successiva si è trovata nelle stesse consuetudini familiari, un po’ meno antiche di quelle occidentali ma altrettanto imposte, alle quali i neonati si sarebbero difficilmente potuti sottrarre, a meno che non fossero dei @Serpe o dei @Jolly (sic) Dio in erba, ché a loro non la si fa.
Ben venga un Papa cinese allora: chissà, a proposito, che un retaggio confuciano, ma ancor di più lao-tzuiano, non porti un po’ di saggezza in più (non ci vuole poi molto…), attualmente alquanto carente.
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