Troppa saliva e poca memoria

Troppa saliva e poca memoria

(Gaetano Pedullà – lanotiziagiornale.it) – Il nuovo sport nazionale, dopo quello internazionale dove vince chi porta più armi a Zelensky, è la gara a chi giustifica meglio Santa Giorgia da Kiev, patrona delle retromarce e delle bugie agli elettori. Nei talk show si aggirano dei campioni olimpici della specialità, secondo i quali la premier non aveva scelta nel cancellare il Superbonus, perché sfascia i conti dello Stato.

Ovviamente la poverina non poteva sapere quanto costa, perché sta in Parlamento solo da 17 anni, e quindi non è detto che abbia imparato a leggerne gli atti, mentre la Manovra che lei stessa ha approvato a dicembre scorso chissà chi gliel’ha scritta. Perciò, a chi fa notare la collezione di giravolte – dal Pos al Mes, dal contante alle accise – si obietta che la priorità sono i saldi di bilancio, e dunque gli impegni presi con i mercati e l’Europa.

Alla faccia del Caciocavallo, per dirla con Totò, anche se pare che fosse proprio la leader di Fratelli d’Italia a dire in campagna elettorale che la pacchia in Europa è finita, e prima dei vincoli di Bruxelles vengono gli italiani. Per questo FdI non ha votato nemmeno il Recovery Fund che ci ha portato oltre 200 miliardi, restando l’unico partito all’opposizione di Draghi.

Tutte storie ormai archiviate, perché adesso la Meloni regna, e le lingue dei giornalisti sanno ravanare bene dove c’è il potere. Quindi, non c’è alcuna contraddizione tra le promesse elettorali e quello che sta facendo la Meloni. E se qualcuno dice il contrario, ha di certo le allucinazioni. Una brutta malattia, tutto il contrario della memoria corta e dell’incontinenza di saliva.

1 reply

  1. E ORA?- Viviana Vivarelli

    Ieri è successa una cosa tragica: Putin è uscito dal patto che impediva una guerra nucleare e che era in vigore da dieci anni.
    Dai e dai, la follia americana ed europea hanno ottenuto il risultato peggiore. Ora la guerra nucleare è vicina.
    Nel 1970 le massime potenze avevano firmato un PATTO DI NON PROLIFERAZIONE NUCLEARE, un trattato che si basa su tre principi: disarmo, non proliferazione di armi nucleari e uso pacifico del nucleare.
    Il trattato fu sottoscritto da Stati Uniti, Regno Unito e Unione Sovietica il 1º luglio 1968 ed entrò in vigore il 5 marzo 1970. Francia e Cina (che possiedono armi nucleari) vi aderirono nel 1992 mentre la Corea del Nord lo sottoscrisse nel 1985 ma, sospettata di costruire ordigni atomici e rifiutando ispezioni, si ritirò definitivamente dal trattato nel 2003.
    Nel 1970 l’arsenale atomico mondiale contava più di 38 000 testate nucleari e, dopo un picco di 69 440 ordigni nucleari toccato nel 1986 a causa della politica di deterrenza reciproca formulata dalla teoria della distruzione mutua assicurata (MAD), ha cominciato a calare raggiungendo l’attuale quota di circa 23 000 testate nucleari.

    Dopo la fine della guerra fredda il TNP cominciò a mostrare i suoi limiti: il numero in relativa riduzione degli ordigni nucleari si è associato a un crescente numero di Paesi che oggi si stima siano in grado di produrre la bomba atomica; secondo Mohamed El Baradei, direttore dello AIEA, sono più di 40.
    La conferenza di revisione del 2005 fu un fallimento, ma nel 2010 i 189 stati membri del trattato sono riusciti ad adottare, per via consensuale, un documento finale che fissa obiettivi di progressivo disarmo fino alla successiva conferenza di revisione, prevista per l’anno 2015.
    Ieri, nel discorso sullo stato della nazione, Putin ha detto che sospenderà l’applicazione dell’accordo che fu firmato a Praga l’8 aprile del 2010 dagli allora presidenti Usa Barack Obama e russo Dmitri Medvedev.
    E ora?

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