Ferragni e no

(Massimo Gramellini – corriere.it) – Dopo avere letto la centesima accusa di banalità rivolta al monologo della Ferragni – per lo più da parte di persone che, come me, ammettevano di averlo soltanto orecchiato – ho preso una decisione rivoluzionaria: sono andato su Raiplay ad ascoltare il monologo della Ferragni. Al netto dell’interpretazione impacciata, si tratta di una sorta di selfie verbale in cui, parlando di sé tra sé e sé, l’imprenditrice digitale più famosa d’Italia finisce per rivolgersi alle tante giovani donne che vorrebbero assomigliarle. Le ha invitate a fare pace con le proprie insicurezze. E ha ricordato loro che, quando una cosa ti fa paura, significa che è quella giusta da fare.

Lo aveva già detto Jung
, anche se non a Sanremo e senza che nessuno commentasse il suo vestito. Soprattutto lo dicono in continuazione decine di intellettuali, sia pure in modo non sempre altrettanto comprensibile. Ma in un paese di pregiudizi e puzze sotto il naso come il nostro, la rispettabilità di un ragionamento dipende dal pedigree del ragionatore. Certo, qualcuno troverà poco credibile che la Ferragni possa condividere i disagi di persone meno dotate e meno privilegiate di lei. E, se si fosse lasciata aiutare da un autore televisivo, avrebbe reso più efficace la narrazione inserendo qualche aneddoto. Ma le critiche al suo monologo sono la conferma che il mondo, almeno in Italia, si divide ancora tra chi comunica per arrivare a tutti e chi pensa che arrivare a tutti renda banale qualsiasi comunicazione.

6 replies

  1. Gramellini Gramellini, la smetti di fare il demente?
    Addirittura scomodare Jung per una letterina da quinta elementare di una miliardaria senza arte ma con parte influente in questa Società di m…a.
    È Imbarazzante.

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  2. J.J. TIRELLI
    Vedere gente, povera e miserabile nel profondo, di ogni ceto sociale, in adorazione di questi squallidi miti di carta pesta, le cui grottesche apparizioni costano alla comunità milioni di euro, non solo è vomitevole, ma criminale. Personaggi da suburra al guinzaglio del Sistema Bestia che hanno la spudoratezza di spacciarsi per coscienziosi intellettuali, per filosofi, per maestri di vita, mentre sono incantatori di imbecilli, serpenti velenosi, squallide comparse di uno spettacolo osceno e delirante, psicopatici che hanno fatto della loro patologia un business, lucrando sull’ignoranza delle masse, sul loro vuoto spirituale, facendo leva sui lati peggiori e peggiori istinti delle persone, sdoganando perversioni per diritti, e permissivismo per libertà.
    In questo modo la Bestia fa cassa sull’ottusità generale della gente.. la quale, senza rendersene conto, si sta scavando la fossa dove sotterrerà il futuro dei suoi figli.
    Intanto, la fuori, oltre questa fogna mediatica, il mondo va a puttane, povertà e disoccupazione avanzano inarrestabili, la salute diventa privilegio, mentre la felicità lascia il posto al dolore, e la pace, ancora una volta, si arrende difronte alla paura e alla guerra

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  3. “[…] il mondo, almeno in Italia, si divide ancora tra chi comunica per arrivare a tutti e chi pensa che arrivare a tutti renda banale qualsiasi comunicazione.”

    Laddove io avrei concluso aggiungendo invece “… e quindi vogliono dire qualcosa tout court”.

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  4. Piero Angela arrivava a tutti ma non era banale. Così come non lo è la sua allieva Gallavotti, e non lo sono milioni di altre italiane e italiani, e come non lo è, per limitarsi al cast sanremese, Francesca Fagnani. Se avessero affidato il monologo a lei, avrebbe avuto avuto un altro spessore, e la Rai non avrebbe dovuto pagare gli extra a un autore. Inzuppare drammi umani nella melassa glitterata del proprio ego come ha fatto la Ferragni significa buttare tutto in vacca e sortire l’effetto opposto a quello dichiarato, ché quello reale era fare ascolti “alla boia di un giuda” (cit.).

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  5. Non ho avuto modo di ascoltarla. E andare su raiplay lo considero una perdita di tempo. Ne ho tanto a disposizione ma… perdere anche un solo minuto per la Ferragni mi sembra un inutile spreco.

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  6. “E ha ricordato loro che, quando una cosa ti fa paura, significa che è quella giusta da fare. Lo aveva già detto Jung,”

    Ma davvero Jung ha detto un’imbecillità del genere?

    E ha specificato pure il livello? Attraversare sul filo le cascate del Niagara rientra nella categoria o in quel caso è meglio evitare e tenersi i problemi interiori?

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