Elly Schlein è l’ennesima enfant prodige che entra nel Pantheon Pd, dopo Madia, Picierno e Serracchiani: seguirà le loro orme?

(Antonio Murzio – true-news.it) – Elly Schlein, deputata dem, si è candidata alla segreteria del partito democratico. Molti sono entusiasti della ventata di novità che potrebbe portare, ma tutte le incendiarie del Pd hanno spento i loro ardori entrando a pieno titolo nella nomenclatura che criticavano.
La prima regola del Fight club è che non si parla del Fight Club. Seconda regola del Fight Club: non dovete parlare mai del Fight Club. Ecco, violate queste regole dell’immaginario club di combattimento del romanzo di Chuck Palahniuk, portato sul grande schermo da David Fincher, e sarà più semplice immergersi nel clima che regna nel Partito democratico. Qui bisogna parlare del Pd, possibilmente parlarne male, parlarne sempre, soprattutto se ti candidi alla segreteria come nel caso di Elly Schlein, che pur non avendo la tessera, ma essendo stata eletta deputata nelle fila dem, si è sentita in diritto di correre per prendere la guida del partito.
Schlein candidata al Pantheon delle promesse Pd
L’ex vicepresidente dell’Emilia Romagna, apparsa sulla scena nel 2013 con #Occupypd, il movimento di indignati nato dopo l’affossamento della candidatura di Romano Prodi alla presidenza della Repubblica ad opera dei 101 franchi tiratori, è l’ennesima enfant prodige (enfant inteso non in senso anagrafico visto che ha 37 anni, ma come volto nuovo) destinata ad entrare nel Pantheon femminile del partito.
E a rimanerci nei decenni a venire.
Perché la Schlein può starne certa; magari non conquisterà la segreteria del Pd, sicuramente ha già conquistato un posto accanto ad altre tre esponenti dem che, partite come grandi promesse di cambiamento e portatrici di aria nuova nel partito, hanno inciso più sulle proprie sorti personali che su quelle del Pd.
Madia prima di Schlein
La storia comincia nel 2008 quando l’allora segretario Walter Veltroni sceglie una “candidata di rottura” come capolista del partito a Roma per le elezioni alla Camera.
Lei si chiama Marianna Madia, da Montecitorio da allora non è più andata via e diventerà anche ministra della pubblica amministrazione nei governi Renzi e Gentiloni.
Al momento della sua prima elezione, Madia dichiarò orgogliosamente di portare in dote la sua inesperienza, ma i giornali preferirono puntare solo sul suo viso da madonna preraffaellita (Vanity Fair) o da “vergine botticelliana” (più o meno tutti gli altri). Solo Il Fatto si interessò alla sua tesi di dottorato, che risultava uguale in molti passaggi ad altri documenti.
Lei denunciò ma perse la causa.
Il vento del cambiamento
Cosa aveva fatto la Madia per entrare così prepotentemente nel cuore di Veltroni? Le malelingue parlarono di lei come una raccomandata, dato che era stata la fidanzata del figlio del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nelle cui mani avrebbe giurato come ministro; la giovane promessa si difese dicendo che all’epoca della sua relazione con l’importante erede, Napolitano era solo un importante esponente del Pci.
Nel 2013, alla sua seconda legislatura, ecco entrare la Madia a pieno titolo nel Fight Club Pd: “Nel Pd a livello nazionale ho visto piccole e mediocri filiere di potere. A livello locale, e parlo di Roma, facendo le primarie dei parlamentari ho visto, non ho paura a dirlo, delle vere e proprie piccole associazioni a delinquere sul territorio”. Veltroniana di ferro, Madia diventerà dalemiana, lettiana, bersaniana e infine renziana.
Picierno, una Schlein demitiana
Il 2008 vide nascere un’altra stella in casa Pd: Pina Picierno. Di un comune della provincia di Caserta, Teano, alle elezioni di quell’anno entra a far parte della Camera dei deputati. Il 9 dicembre 2013 diventa membro della segreteria nazionale del Partito Democratico, Nell’aprile del 2014 viene candidata al Parlamento europeo come capolista del Partito Democratico ed è eletta. Si ricandida alle Elezioni europee del 2019 con il PD nella circoscrizione dell’Italia Meridionale e oggi è vicepresidente del Parlamento europeo.
Picierno, che si è laureata con una tesi di laurea sul linguaggio di Ciriaco De Mita, arriva dalla Margherita ma parla da veltroniana. «C’è una nuova generazione di italiani chiede un paese più aperto e più dinamico; chiede mobilità e non chiusura in corporativismi; chiede legalità e non furbizia; chiede, ancora, più investimento nella conoscenza come volano per lo sviluppo della nostra Terra».
Walter Veltroni, nel 2007, nomina Pina Picierno responsabile nazionale dei Giovani. Ex demitiana, dunque, poi ex veltroniana, si avvicina ad Areadem e a Dario Franceschini. Le piace andare ospite in tv e proprio a Ballarò su Raitre dice che con ottanta euro «una famiglia ci fa la spesa due settimane» in difesa di un provvedimento del governo Renzi, di cui è diventata fedelissima, tanto che lo stesso l’ha cooptata in segreteria e poi candidata alle europee.
Le presenze in tv di Pina Picierno si diradano dopo che, ospite di Agorà, aveva accusato la Cgil di pagare i manifestanti e la Camusso di essere stata eletta segretaria del sindacato con tessere false.
Criticare il Pd porta bene
«Voglio un Pd che non sia una bocciofila. Un partito che sia forte sul territorio; un partito di idee, dove i circoli devono comunicare tra loro, magari via computer. Così i giovani aiutano i più anziani». Era il 2009 e un’altra enfant prodige che sognava di cambiare il Partito Democratico si affacciava sulla ribalta nazionale. Era Debora Serracchiani, una giovane dirigente fino ad allora sconosciuta.
In tredici minuti di intervento durante un’assemblea dei circoli di partito Serracchiani fu molto critica con la dirigenza del Pd. A guidare i dem era Dario Franceschini, oggi è vicepresidente del partito e capogruppo alla Camera dal 2021.
Nel Fight Club all’incontrario del Pd, parlare male del Pd porta bene.
Qualcuno, prima o poi, dovrebbe spiegarmi come cazzo si fa a laurearsi con una tesi sul linguaggio di De Mita
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Ancora a parlare di questa,di quello,del trombato del PD?
Ma quando un partito non si rifonda non sui personaggi ,ma sui programmi.,.. è un partito finito !
Attendiamo sulla sponda del fiume !
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Eddai però, paragonarla a Picierno e Madia che sembrano, anzi, sono come 2 veline di Berlusconi anche no. Sulla Serracchiani quello chr c’era da dire già si è detto………
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Serracchiani, mi guardi………………..le sembra che io sia uno che vota Pd?
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A parte la Madia, ma le altre…
…SONO BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, SONO BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, SONO BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, SONO BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, SONO BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, SONO BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, SONO BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, SONO BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE, BRUTTE.
Sia fuori che dentro.
E la SCHWAIN non è meglio delle antenate.
E pensare che la Picierno è vicepresidente del parlamento europeo (grazie al linguaggio di De Mida?) fa capire come è messa male l’Europa.
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Mah, va be’! Mo Picierno è brutta! O meglio, sarà brutta dentro, ma fuori…
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In fondo qualcosa del mondo cerca sempre la sua somiglianza e qui, a similitudini tra i passamano degli scranni e le formulazioni europee vi è un feeling LONTANISSIMO FALLA REALTÀ ITALIANA, che non riuscirà mai a stare al pari con le richieste dei tecnocrati Europei, come se imporre uno standard funzionale fosse magicamente anche facile arrivarci di punto in bianco e senza danni enormi e gravi distorsioni al nostro sistema di base che era costituito da un tessuto di piccole e medie imprese , artigiani e grande imprenditoria. Comunque a parte questo,(pinzillacchere, ha detto qualcuno) , la nuova dinamica politica destra- sinistra è a parti rovesciate , rispetto ai governi che da D’Alema in poi aveva tenuto la destra all’opposizione, mentre Il caro B. Stava giocando nell’ombra dei suoi passi felpati di lince siberiana; ma oggi non ha più lo slancio degli anni giovanili e inciampa un passo dopo l’altro..
Italia viva che ormai, per sopravvivere si è gettata a peso morto sulla laguna blu, dicendo di essere d’accordo e di appoggiare le linee dei ministeri del governo Meloni, ha un che di sinistro, per l’appunto. Avendo letto i giornali per una vita e da una vita, non è difficile seguire il discorso ma sinceramente si resta sempre di stucco di fronte a quel muro di guerra fredda che ha forgiato vite, caratteri , luoghi comuni e scelte ben mirate ad appoggiare chi gli Stati Uniti, Nato, chi l’orso Russo senza sapere, magari, cosa poteva significare e cosa poteva implicare, oggi in modo diverso da allora, appoggiare l’unione sovietica che si estende fino all’altro versante del globo: dalle provincie più ad ovest, al mar Baltico, attraverso il medio oriente, e sopra i grandi paesi asiatici e la Cina, rispetto all’America, con i suoi miti, i suoi film e la sua Hollywood, che ha dato tanto prendendosi di più (.) E nel contempo cercare di risolvere contemporaneamente i nostri problemi interni, sempre più fuori bordata fino ad oggi, era post covid; le persone sono state allontanate dal lavoro, dai familiari e dai propri defunti e ciò ha educato parte della popolazione a porsi con ossequio mascherine e a dire sissignore a diktat a nome e per nome di uno stato a se eticamente equivalente.
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Mai vista la SAchlein come “incendiaria”: è semplicemente una privilegiata in carriera che si attacca alb treno che passa al momento.
A meno che non intendiamo come “incendiario” Matteo Richetti…
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Donna senza carisma che dalla sua non ha nemmeno il bell’aspetto.
Circa le idee, non mi pare che dica cose nuove che già altri non abbiano sfruttato.
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