Il ministero della Difesa russo ha annunciato ieri che 11 italiani sarebbero morti negli scontri con le truppe di Mosca. Da quanto si capisce leggendo lo scarno comunicato, si tratterebbe di giovani che si sono arruolati in una specie di milizia volontaria, allo scopo di difendere Kiev.

(Maurizio Belpietro – laverita.info) – Che degli italiani abbiano raggiunto l’Ucraina per combattere contro l’armata di Vladimir Putin non sorprende: nei primi giorni del conflitto alcuni giornali avevano addirittura intervistato dei ragazzi in partenza per il fronte, motivati dall’ambizione di sostenere un Paese invaso da una superpotenza. Gli intervistati parlavano di portare aiuti a un popolo sotto le bombe, ma si capiva dalle prime risposte che erano pronti a imbracciare le armi.

Del resto, fonti dell’antiterrorismo italiano già dal mese scorso parlavano di circa una decina di connazionali impegnati nei combattimenti al fianco delle forze ucraine e di altri sette schierati in Donbass con quelle russe. La notizia diffusa dal ministero della Difesa di Mosca, pur non fornendo nomi che consentano di identificare chi siano i caduti e se davvero si tratti di italiani, tuttavia conferma l’esistenza di una sorta di brigata internazionale che in Ucraina si è arruolata al fianco delle truppe fedeli a Volodymyr Zelensky. E a questo proposito va aggiunta una voce raccolta da alcuni inviati nei giorni scorsi e riguardante l’assedio all’acciaieria Azofstal di Mariupol. Nei sotterranei in cui sarebbero asserragliate alcune migliaia di civili, insieme con i soldati appartenenti ai marines ucraini e al battaglione Azov, vi sarebbero anche combattenti stranieri.

Sarebbe questa la ragione per cui Putin l’altro giorno avrebbe ordinato al proprio ministro della Difesa di non espugnare con le bombe quell’ultimo bastione di resistenza. Alla base della decisione, oltre alla volontà di limitare le perdite russe, ci sarebbe l’ambizione di poter costringere alla resa i combattenti, per poi esibirli in tv. E siccome tra le forze asserragliate nei sotterranei ci potrebbero essere degli stranieri, lo zar russo vorrebbe in tal modo provare l’intervento diretto di potenze estere nel conflitto. Già qualche giorno fa, le televisioni di Mosca hanno mostrato due cittadini inglesi, ma da quanto si capisce, nelle file delle truppe che combattono contro i carri armati non ci sarebbero solo sudditi di sua Maestà bensì, oltre a italiani, francesi e canadesi, anche diversi americani. E non sempre si tratterebbe di giovani accorsi come volontari per difendere la libertà, ma anche di militari e addestratori inviati in gran segreto a sostegno delle truppe di Kiev. In pratica, Mosca vorrebbe dimostrare che sul terreno non sarebbero schierati giovani che, come ai tempi della guerra di Spagna, si sono arruolati in nome degli ideali, ma anche soldati di Paesi esteri, cercando quindi di provare il coinvolgimento nella guerra di altri stati.

Il comunicato del ministero della Difesa russo, a proposito dei caduti italiani, parla di mercenari, ma si capisce che l’uso dispregiativo del termine implica altro, e cioè la convinzione che non sia casuale la presenza straniera fra i militari ucraini. Certo, a volte i soldati inviati al fronte da Paesi esteri lasciano la divisa del proprio stato per indossare quella di organizzazioni paramilitari. Li chiamano contractor, ma è difficile che ufficiali addestrati per anni a combattere su diversi fronti poi passino da un esercito regolare a uno irregolare. Più facile pensare che in questo modo qualche Paese cerchi di non lasciare tracce della propria presenza nel conflitto. È evidente, tuttavia, che se venisse provata la presenza di militari stranieri in Ucraina, il conflitto rischierebbe di allargarsi, diventando ancor più pericoloso di quanto già non sia.

Per quanto ci riguarda, fin dal primo giorno, ovvero da quando il governo ha annunciato l’intenzione di assecondare la decisione degli Stati Uniti e di altri Paesi europei di inviare armi all’esercito di Kiev, abbiamo pensato che questo ci avrebbe trascinato in una guerra. E oggi siamo esattamente a questo punto. Si può fare finta di nulla, nascondersi dietro alle parole, pensare che l’allargamento dello scontro al massimo si possa estendere alle sanzioni economiche. Ma così non è. Noi siamo in guerra, perché stiamo rifornendo l’arsenale ucraino con nuove armi e non con sistemi difensivi, ma con mezzi offensivi. Nei nostri porti attraccano portaerei di altri Stati che offrono appoggio alla resistenza ucraina, per non parlare poi delle basi militari divenute tappa intermedia per velivoli o convogli carichi di armi. Non so e non credo che in Ucraina ci siano soldati italiani: mi auguro di no. Ma il messaggio inviato da Mosca a noi e ad altri Paesi è chiaro: state combattendo contro di noi. Qualcuno, un governo o un Parlamento o anche un presidente della Repubblica, invece di dispensare semini inutili in ricordo del 25 Aprile, anniversario di un conflitto che devastò il Paese, dovrebbe avere il coraggio di spiegarlo a tutti gli italiani, evitando di nascondersi dietro la retorica. La nostra Costituzione ripudia la guerra, ma noi la stiamo facendo. Visto che il popolo è sovrano, sarebbe ora di informarlo, invece di chiedere agli italiani di abbassare i caloriferi.