Quando sono gli ucraini stessi, magari collegati da Kiev alle nostre televisioni, a parlare della lotta per la loro vita e per la loro libertà, quando sono loro a chiederci armi per poterla continuare in prima persona […]

(TOMASO MONTANARI – Il Fatto Quotidiano) – Quando sono gli ucraini stessi, magari collegati da Kiev alle nostre televisioni, a parlare della lotta per la loro vita e per la loro libertà, quando sono loro a chiederci armi per poterla continuare in prima persona, allora, la parola “Resistenza” ha un significato chiaro, profondo, morale. Che merita solo rispetto, solidarietà, dolore per la loro sorte terribile.
Ma quando a esaltare l’eroismo di questa Resistenza, pestando su tutta la tastiera della retorica, sono i maschi di mezza età della politica e del giornalismo italiani, il significato è tutto un altro. C’è qualcosa di imbarazzante, di penoso, in questo militarismo da divano, in questa passione da giocatori di Risiko. Perché sappiamo tutti benissimo che chi resiste all’aggressione scellerata di Putin non chiede solo missili e mitraglie: chiede soprattutto la no fly zone, gli aerei. E sappiamo anche che tutto questo non possiamo darglielo, perché il rischio di un conflitto nucleare, fatale per l’umanità, aumenterebbe esponenzialmente.
È tutto qua il cinismo di un Occidente che ha usato l’Ucraina come una scacchiera per una lunga partita con Putin, pur sapendo benissimo che quando questi avrebbe preso la scacchiera, non avremmo potuto salvare gli scacchi, cioè i corpi degli uomini e delle donne ucraini.
Arrivati a questo punto, l’unica posizione morale per noi occidentali è la più forte pressione possibile per un cessate il fuoco immediato, per un tavolo della pace dove Ucraina e Russia trovino un accordo. Un accordo che sarebbe comunque meglio della continuazione di questa carneficina senza senso.
Soffiare invece sul fuoco della Resistenza ucraina significa mettere nel conto migliaia (e in prospettiva centinaia di migliaia) di morti di resistenti ucraini: e significa sperare di mettere Putin nell’angolo, il che potrebbe avere esiti dirompenti per l’Ucraina stessa. Non è realismo: è avventurismo con la pelle degli altri. Oppure, ancora peggio, è un diverso, cinico, realismo: quello di chi si augura che l’Ucraina diventi una sorta di Afghanistan in cui intrappolare Putin. Un esito forse desiderato in qualche cancelleria occidentale: ma il cui prezzo in vite umane sarebbe spaventoso, e i cui rischi sistemici incalcolabili.
È tutta qua la menzogna del confronto con la Resistenza italiana contro i nazifascisti tra il 1943 e il 1945: allora c’era una concreta prospettiva di vittoria, non un vano massacro. I partigiani combattevano contro un nemico che si stava ritirando (non avanzando, come oggi in Ucraina) perché incalzato dagli Alleati, nel cuore di un conflitto mondiale. Oggi gli Alleati non arriveranno: perché Putin – a differenza di Hitler – l’atomica ce l’ha.
E questo cambia tutto. Nel 1965, don Lorenzo Milani scriveva (nel suo discorso in difesa dell’obiezione di coscienza) che, di fronte alla minaccia nucleare, “siamo dunque tragicamente nel reale. Allora la guerra difensiva non esiste più. Allora non esiste più una ‘guerra giusta’ né per la Chiesa né per la Costituzione”. E, nel 2020, papa Francesco dice, in Fratelli tutti, che di fronte “allo sviluppo delle armi atomiche, chimiche, biologiche”, “non possiamo più pensare alla guerra come soluzione, dato che i rischi probabilmente saranno sempre superiori all’ipotetica utilità che le si attribuisce. Davanti a tale realtà, oggi è molto difficile sostenere i criteri razionali maturati in altri secoli per parlare di una possibile ‘guerra giusta’”.
Posizioni per nulla utopiste, anzi realiste: ma irrise dai molti che, in queste ore, inneggiano invece ai nuovi partigiani ucraini. Significativamente, il paragone con la guerra di Liberazione viene oggi rigettato da chi quell’esperienza fondante l’ha sempre difesa e studiata (per esempio Marco Revelli) e invece entusiasticamente propalato da ex comunisti, operaisti, esponenti di Lotta Continua che dopo essere passati al conservatorismo più codino, all’occidentalismo fanatico, spesso all’anti-antifascismo “militante”, riscoprono oggi, da anziani, la retorica resistenziale e il fascino delle armi: usate da altri, ovviamente.
Anche qui sta la truffa delle parole in guerra: i più scalmanati sostenitori occidentali del riarmo della Resistenza ucraina non sono davvero i migliori alleati della sopravvivenza dell’Ucraina.
Categorie:Cronaca, Editoriali, Interno, Politica
Condivido il pensiero di Montanari.
Aggiungo la novità di oggi riguardo la guerra: sembra che dal Medio Oriente possa arrivare un certo numero di “volontari” a supporto di Putin, quasi certamente siriani, da quel che mi è parso di capire. Parliamo, se confermato, di combattenti esperti di guerra urbana, quella combattuta per l’appunto nelle città della Siria, casa per casa.
Sarà una carneficina, da entrambe le parti.
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Qualche cancelleria occidentale, caro Tomaso Montanari ha fatto centro.
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Tutto giusto. Ma mi assale un dubbio:avendo Putin capito che facendo il pazzo e anche solo minacciandoci con l’atomica può fare quello che c..,.vuole, tu Montanari ci assicuri che Cedendo adesso Putin non lo farà di nuovo in un’altra parte?
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“avendo Putin capito che facendo il pazzo…”
a parte che sono i media a dargli del pazzo
come la mettiamo con la Korea del Nord?
facciamo una guerra preventiva?
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per i nostri smemorati “embeded”
https://www.lastampa.it/esteri/2008/01/31/news/in-iraq-un-milione-di-vittime-civili-1.37113553
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Ma la vada a fare a Putin questa predica ipocrita per il “cessate il fuoco immediato”. E’ lui che ha iniziato la guerra e la continua minacciando persino chiunque volesse aiutare gli aggrediti con lo spauracchio atomico. Trovo profondamente immorale e cinico questo voler indurre gli aggrediti alla resa. Il “coraggio uno non se lo può dare” diceva don Abbondio per giustificare la propria ignavia e la paura che aveva di fronte ai bravi e a don Rodrigo; tanto da scagliarsi contro la povera Lucia vittima di un sopruso. Non dico che si debbano impugnare le armi e andare in Ucraina a difendere i suoi eroici abitanti. Ma che si voglia pure impedire di aiutarli e pretendere la loro resa mi sembra disumano se non una malcelata volontà di spianare la strada all’aggressore. Almeno stessero zitti questi presuntuosi pseudogiornalisti emuli dell’avvocaticchio – azzeccagarbugli che preferiva difendere il potente arrogante piuttosto che il povero Renzo. Ah che buon conoscitore dell’animo umano era il Manzoni!!
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Lei estrapola una frase e dopo averla condita con qualche nozione che ricorda a malapena dei Promessi Sposi dei tempi delle medie, giunge alla conclusione che Montanari voglia una resa incondizionata a Putin.
Praticamente: o non ha capito niente di quel che vuol dire l’autore dell’articolo oppure l’immorale e cinica è lei che comodamente seduta sulla sua sedia a dondolo fomenta gli animi sperando che qualcuno impartisca una tremenda lezione all’aggressore gridando “armiamoci e partite”.
Costi quel che costi… Alla pelle degli altri.
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diciamo che Putin ha preso a modello gli “occidentali” con le guerre preventive
Lui ha preventivato che l’Ucrania sarebbe diventata paese Nato, e gli avrebbero installato i missili “preventivi” in giardino
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Travaglio ha descritto ben 3 “esercitazioni” USA in Ucraina nel 2021, con tanto di nomi ‘aulici’ delle operazioni…
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É propio certa che gli Ucraini volessero la guerra ? Non sarà forse solo il piano di 2 pazzi scatenati !? Quando si pestano delle merde … armatevi e partite.. etc.
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Ma perché non ci si vuole rassegnare al fatto che gli ucraini preferiscono morire piuttosto che consegnarsi al killer mafioso?!?
Il discorso potrebbe tranquillamente essere rovesciato: chi auspica la resa degli ucraini, prenda il passaporto russo e la residenza a Vladivostok, e si renda conto della differenza.
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Nessuno auspica la “resa degli Ucraini”…. Semmai, tutti vorremmo che l’Ucraina e gli Ucraini siano ancora esistenti al mondo, alla fine (si spera presto!) di questa maledetta guerra. Ci sono degli Ucraini che preferiscono morire piuttosto che vivere sotto Putin, come ricordi tu (a parte che Putin non penso che voglia “annettere” l’Ucraina: ha schierato all’inizio del conflitto 190mila uomini che saranno sufficienti si e no per prendere il Donbass!). Ma bisogna riconoscere che ci sono molti ucraini che vogliono semplicemente vivere, con Putin o senza Putin: sono quelli che stanno scappando in Polonia e in Europa: in quell’Europa che grazie all’UE, è diventata uno spazio di pace, almeno per coloro che ne fanno parte.
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La tua osservazione è più che giusta: con 190.000 uomini sul campo Putin questa guerra non riuscirà a vincerla (il tutto era dimensionato sulla previsione che Zelensky se la sarebbe data a gambe), non riesce a spuntarla a Mariupol, assediata ed affamata, e figuriamoci se potrebbe riuscire a prendere Kiev, sei volte più grande e meglio difesa, e che ha tutti i presupposti per trasformarsi nella sua Stalingrado..
Qui nessuno ama il sangue per le strade né quello invisibile che questa tragedia avrà per le prossime generazioni, anche in casa nostra, ma occorre prendere atto di un popolo che ha scelto di difendere con forza la propria scelta europea rispetto al vassallaggio in stile Bielorussia, e davanti al quale Putin si troverà presto davanti ad un bivio: accettare di trattare realmente con Zelensky per una soluzione accettabile da tutti e non disonorevole per lui (ad esempio su Kiev no nella Nato, si nella UE, e piena autonomia per Crimea e Donbass con loro completa smilitarizzazione da ambo le parti), o consegnarsi mani e piedi, per non soccombere sotto le sanzioni planetarie, al gigante cinese, rispetto al quale resta oggettivamente un nano politico, militare ed economico, di gran lunga più che Benito rispetto a zio Adolf
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qui da noi nessuno sa veramente come sta andando
ne io, ne lei, ne, soprattutto, i giornali arruolati, e direi su entrambi i fronti
basta leggere i titoli dove c’è tutto, una cosa ed il suo contrario
tipo, i russi del convoglio affamati (come se i russi non avessero due elicotteri da trasporto truppe
da adibire a trasporto vettovagliamento e fossero degli imbecilli che credevano di trovare i negozi aperti in loco,
negozi che già di loro, se non a Kyev, avevano un assortimento e quantità limitare ben prima dell’invasione
-le aggrada la definizione?-)
oppure tipo
i russi bloccati nel fango a meno 20°C
cosa, che se pure fosse possibile e vera li divertirebbe, ci fanno le gare nel fango, con i tank
e crede che risulti un vantaggio per la popolazione fare dei nidi di mitragliatrici o di obici oppure
schierare dei grad, in mezzo a quartieri residenziali?
e dove mai pensa che risponderanno quando inizieranno a sparare?
“chi auspica la resa degli ucraini, prenda il passaporto russo e la residenza a Vladivostok”
l’ennesimo riproporre l’1diota slogan e poi, Vladivostok… almeno lei l’ha presa larga.
la informo che il passaporto russo è complicato averlo quanto la carta verde usa
a meno di non nascere in loco (scusa usata per accampare diritti su terre non loro)
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Giustissimo sottolineare come sia assurdo il paragone tra resistenza antifascista ed antinszista dei partigiani durante la seconda guerra mondiale e i resistenti in Ucraina. I nostri partigiani, tranne quelli attrezzati con armi e con divise, erano perlopiù ragazzi giovanissimi unitisi in formazioni per nulla armate e senza regolamenti militari. Le armi se le procuravano, come mi raccontava mio padre, con imboscate a camionette nazifasciste. Alcune volte andava bene, altre no. Qui, gli ucraini, già ben armati, e lo si è visto dalle stragi compiute nel Donbass, chiedono non solo armi ma pretendono l’ingresso nell’Unione europea, oltre ad avere basi Nato sul territorio. È completamente un’altra storia, con dietro, appunto,la minaccia della guerra nucleare
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Concordo! Ma la resistenza e le Br( che c entrano come i cavoli a merenda ), sono diventati l argomento clou per passare nei salotti tv , la pandemia non era piu di moda ( sic!)
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Concordo! Ma la resistenza e le Br( che c entrano come i cavoli a merenda ), sono diventati l argomento clou per passare nei salotti tv , la pandemia non era piu di moda ( sic!)
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