IL DECRETO – LE NORME SULLA “GOVERNANCE” DEL PIANO UE

(di Carlo Di Foggia e Wanda Marra – Il Fatto Quotidiano) – Mario Draghi in cima a tutto, poi i ministri tecnici – voluti da lui e benedetti dal Quirinale – infine qualche pezzo di centrodestra. La catena di comando del Piano nazionale di ripresa (Pnrr) che si sta delineando è – e come era scontato in un governo dove le leve dell’amministrazione sono in mano a figure non espresse dalle forze parlamentari – il trionfo della tecnica sulla politica, intesa come partiti.
A giorni l’Italia avrà l’atteso decreto sulla governance del Piano che destina i 190 miliardi e dispari (più 30 del “fondo complementare) da qui al 2026. Arriverà in Consiglio dei ministri in settimana insieme al contestatissimo decreto sulle semplificazioni, ma le forze politiche non hanno ancora visto il testo. Ieri Draghi ha convocato una riunione a Palazzo Chigi: c’erano Daniele Franco (Economia), Vittorio Colao (Transizione digitale), Roberto Cingolani (Transizione ecologica), Andrea Orlando (Lavoro, Pd), Massimo Garavaglia (Turismo, Lega), Mariastella Gelmini (Affari regionali, FI), Elena Bonetti (Famiglia, Iv), Roberto Speranza (Salute, Leu) e Stefano Patuanelli (Agricoltura, M5S). È stato il sottosegretario Roberto Garofoli a illustrare sbrigativamente una sintesi del provvedimento. La riunione è durata meno di un’ora e i presenti non hanno avuto più che uno schema. Ne sanno di più a Bruxelles, visto che una bozza sarebbe stata condivisa con la Commissione europea già nello scorso fine settimana.
Lo schema, in sintesi, è articolato su tre livelli: uno politico, con cabina di regia a Palazzo Chigi e direzione generale al Tesoro (dove nascerà una struttura ad hoc) e uno tecnico, con una segreteria presso la presidenza del Consiglio a supporto della cabina di regia. Alle categorie sociali e pure agli enti locali (da cui passerà l’80% delle risorse) è riservato solo il classico “tavolo permanente”.
L’aspetto più critico riguarda proprio la cabina di regia. La presiederà il premier e l’idea è che sia a “composizione variabile”, cioè di volta in volta composta dai ministri coinvolti in base ai progetti e ai capitoli di spesa relativi. Problema: i tre quarti delle risorse del Pnrr coinvolge i ministri tecnici (Colao e Cingolani, ma anche Enrico Giovannini per le Infrastrutture e i Trasporti, Marta Cartabia per la Giustizia, Maria Cristina Messa per la Ricerca), a diretto riporto del premier. Un peso lo avranno, e non poteva essere altrimenti, anche la P.A. in mano al forzista Renato Brunetta e lo Sviluppo economico del leghista Giancarlo Giorgetti. Insomma, soprattutto tecnici e pezzi di centrodestra. Assai meno coinvolti saranno Pd, 5Stelle e LeU, che hanno ministri con capitoli di spesa minori. Quello “Salute” di Roberto Speranza, per dire, vale 15 miliardi (di cui metà in capo al digitale), quello “Agricoltura” di Patuanelli 6,8, le politiche per il lavoro di Orlando 7. Numeri che impallidiscono di fronte ai 40 miliardi del Digitale e ai 60 della Transizione ecologica.
Nel Pnrr lasciato in eredità dal Conte-2, la cabina di regia aveva una componente fissa (oltre al capo del governo, il Tesoro e il ministero dello Sviluppo e quello degli Affari Ue) con ministri politici alla guida di una task force di 300 tecnici. Se lo schema resta quello di Draghi, i partiti peseranno assai poco e meno di tutti la componente giallorosa. Per ora, però, non trapelano particolari malumori: le forze politiche paiono non avere la forza di porre obiezioni.
A Palazzo Chigi verranno anche attribuiti i poteri sostitutivi. Come la procedura di superamento del dissenso: saranno in capo alla cabina di regia e serviranno per esautorare le amministrazioni inadempienti o in ritardo. Digitale e transizione ecologica – che vantano comitati tecnici ad hoc – avranno però i loro. Al Tesoro è invece affidato il controllo e monitoraggio del Pnrr (con i 300 tecnici) e ogni ministero avrà una sua task force.
“Sostanziale accordo”, fanno filtrare da Palazzo Chigi. Magari qualcuno spera che l’anno prossimo il premier non sarà più Draghi. O che – nelle pieghe del provvedimento – strada facendo qualche margine di intervento in più ci sarà.
Che capperi vuoi commentare?Tutto viene calpestato, in primis la costituzione.
Votare?E’ robetta,superata…obsoleto…decidono omini in doppio petto il nostro destino.
Perché lo possono fare?
Perché….serve che si risveglia tutta la nazione.Ma in Italia esiste solo il calcio,che fa risvegliare gli addormentati.
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La cosa che mi fa più schifo è che un certo ometto del Colle, il cui nome è innomibabile sennò arriva la pula a casa per vilipendio a Sua presidenza, è pienamente complice con un piano in cui il parlamento conta ZERO, e non solo: in cui la DESTRA (tra cui sForza Itaglia) conta mentre la ‘sinistra’ e i ‘sovranisti’ più vicini contano zero. PATUANELLI ministro dell’agricoltura???
Ma ci rendiamo conto?
Il Cingolato che vuole la transizione ecologica con le centraline nucleari?
Ma cosa aspettano i 5S a buttare giù questo governo INDEGNO???
Vogliono proprio evaporare!
Dentro la cabina di regia c’é pure la BONETTI, no dico, BONETTI.
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