Pechino sembra avere vinto la sua sfida lanciata al mondo: il tenore di vita, anche nelle campagne, si è decisamente alzato e il welfare per tutti appaga le richieste sociali

(di Franco Cardini – ilfattoquotidiano.it) – Nubi immense, tempestose, cariche di pioggia, galoppano ancora nel cielo sopra Xiamen, il grande porto a sud di Shanghai.
E di fronte all’isola di Taiwan, quella che noi chiamavamo Formosa: la piccola Cina erede del nazionalista Chiang Kai-shek, dal governo della Cina popolare dichiarata territorio metropolitano della Repubblica comunista senza però che nessuna mossa politica né militare sia stata ancora tentata da Pechino per concretizzare la sua dichiarazione di formale appartenenza. Xi Jinping sembra seguire alla lettera il più celebre proverbio del suo paese, che ne è ricchissimo: “Siedi sulla riva del fiume e aspetta che la corrente faccia passare dinanzi ai tuoi occhi il cadavere del tuo nemico”.
La notte è serena a Xiamen e nell’isoletta di Kulangsu, specie di Capri piena di negozi, ristoranti eleganti villette nell’eclettico stile coloniale un tempo abitate dai molti residenti Vip occidentali che agivano in città come agenti diplomatici, commerciali, docenti negli infiniti istituti universitari, giornalisti accreditati o spie. Stanotte Podul, il tifone di mezz’agosto, è puntualmente passato prima sopra Taiwan e poi Xiamen: senza però far danni a parte una magnifica scenografia di tuoni e fulmini. Ora la notte è limpida. Dal terrazzo al 5° piano del mio hotel di Kulangsu sto ammirando, al di là della baia scintillante di luce, lo skyline di Xiamen coi suoi grattacieli ancora più sorprendenti di quelli di Dubai. Il genio iperelettronico cinese li trasforma, dopo il calar del sole, in immensi display macrotelevisivi sui quali si proiettano figure oniriche: stelle, dragoni, bufere, voli di gru e di cicogne, guerrieri combattenti, lavoratori in festa, meravigliose ragazze danzanti ravvolte in fiabeschi veli.
Xiamen è un capoluogo “minore”, nonostante il suo porto: conta appena 5 milioni di abitanti. Ma bisogna paragonarla con Shanghai, Hong Kong, Macao, Canton. Fino a pochi anni fa, affiches e depliant pubblicitari quando volevano invogliare i turisti mostrando loro spettacolari skyline ricorrevano regolarmente a New York o Sydney. Ormai è la volta di Shanghai e Hong Kong. E questo dice moltissimo.
“Assaggiai” la Cina molti anni or sono, facendo il mio mestiere di studioso dei grandi itinerari e dei pellegrinaggi medievali fra Occidente e Oriente. Visitai Kashgar, Xian e il suo “esercito di terracotta”, Pechino. Allora m’interessava soprattutto la “Via della Seta”. Il mio primo viaggio in Cina d’una certa importanza e durata è di poco meno di vent’anni or sono: era il 2008, l’anno della “grande crisi”. Ne riportai un’immagine contraddittoria: da una parte un vivo fermento, una bruciante energia; dall’altra l’alternarsi di paesaggi di struggente bellezza e di città dalle periferie crudamente industriali e dai sobborghi sporchi e trascurati, folle di gente malvestita in bicicletta, servizi scadenti e igienicamente mal curati, gente che affollava ristoranti e banchetti di street food ingozzandosi di continuo. Templi e pagode c’erano, bellissimi: ma sembravano circondati da un muro invisibile di ostile indifferenza, e i segni ottusi e feroci della “rivoluzione culturale” erano ancora evidenti. I miei amici esperti in materia – soprattutto Tiziano Terzani e Fosco Maraini – mi parlavano in effetti di un paese immenso dalle stupefacenti risorse, ma una grande potenza militare e una caotica società civile in fieri, che ne aveva ancora di cammino da fare.
Da allora, ho collezionato altri due viaggi importanti, il più recente questa estate. Ho letto, informato presso colleghi e testimoni competenti, parlato con diplomatici e con tecnologi, anche imparato qualche ideogramma a memoria (per quanto sia rimasto lontano dai 5.000 strettamente indispensabili). Frattanto, il tempo è passato. Credo che il “giro di boa” sia stato il 2013, col formidabile progetto di Xi Jinping One Road, One Belt sul duplice itinerario ferroviario e navale teso a collegare il Mar della Cina con l’Atlantico e la Manica attraverso Pacifico, Mare Arabico e Mediterraneo. Prospettiva rivoluzionaria, che procede nonostante il disperato boicottaggio statunitense e il silenzio mediatico imposto dai governanti suoi complici e delle lobby che li controllano.
Ho trovato un paese irriconoscibile rispetto a vent’anni fa: ordinato, pulito, fiducioso, sereno, aperto ai visitatori e in via di migliorare ulteriormente. Le cicatrici della “rivoluzione culturale” sembrano rimarginate, anche se gli antichi templi sono fiammanti di dorature e colori come fossero nuovi di zecca: dal resto, quanto sono davvero medievali tante abbazie e tanti castelli “medievali” della nostra cara vecchia Europa, dopo restauri e ricostruzioni?
Oggi la Cina sembra aver vinto la sua sfida gettata al mondo. Il paese appare pacificato e il tenore di vita anche nelle campagne si è decisamente alzato, soprattutto per quel che riguarda sanità, istruzione, trasporti. Il sistema televisivo, nonostante quel che se ne racconta da noi, è libero anche per l’ingresso di molti canali dall’estero: si lavora bene concretamente anche online e per entrare il “visto” è richiesto solo per chi viene per affari. Avendo viaggiato più volte privatamente e senza speciali lasciapassare in entrambi i paesi, posso testimoniare che i controlli negli aeroporti cinesi sono infinitamente più rapidi e semplici che negli Usa. Ho visitato molte università e testimoniato della libertà d’espressione degli studenti; come ho visitato chiese, moschee e templi di culti differenti da quelli più comuni in Cina e non ho notato tracce non dico di persecuzione, ma neppure di limitazione o di controllo.
So bene che il paese è rigorosamente controllato e che molte cose sono proibite. Non dimentico il problema dei carcerati e dei dissidenti. Non trascuro o sottovaluto il fatto che il sistema si regge su un bel calcolato equilibrio di repressione e di organizzazione del consenso. Ho ben presente che il regime vive un momento ricco di aspetti di crisi; che la questione demografica e quella delle risorse energetiche non sono pienamente padroneggiate; che il rapporto tra libertà proclamata e libertà effettive resta insufficiente, così come quello tra aspirazioni egualitarie e realtà stratificata di un paese a struttura oligarchica. La Cina non è un paradiso: né per i lavoratori, né per nessun altro.
Ma attenzione, perché il concetto di “libertà”, per noialtri occidentali, è qualcosa di eminentemente e precipuamente individuale. In Cina non si ragiona obiettivamente così: non solo dopo tre quarti di secolo di socialismo reale ancorché più volte riformato, ma anche dopo quasi 25 secoli di “buongoverno”, sia pure più volte interrotto. Nella visione etico-civica della tradizione cinese, che il socialismo ha modificato ma anche confermato, gli elementi di quello che da noi è l’ormai tramontato “Stato sociale” sopravvivono nella sostanza come una specie di seconda natura: quello che Tommaso d’Aquino in pieno XIII secolo definiva habitus.
Nulla è perfetto: e, se obiettivo di ogni sistema civile è la legittima ricerca della felicità comune, quell’obiettivo resta sotto il cielo di Pechino una lontana stella polare come sotto quello di Washington, Londra, Parigi (non parliamo di Roma). La sfida è comunque aperta: che cento fiori sboccino, che mille scuole si confrontino, come diceva il presidente Mao. Purché sia sfida a colpi di conquiste sociali e Pil, non di sotterfugi finanziari né tantomeno di bombe e di missili, come invece troppi da noi amano pensare. E se poi qualcuno prepara la guerra, non è perché vuole la pace secondo l’antica massima latina: ma è proprio perché vuole la guerra, specie se la considera l’ultima chance per mantenere un primato ormai in crescente pericolo.
Allude?
SÌ, allude.
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Ma Cardini non era di destra vicino a msi e quindi FDi ?
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Franco Cardini è uno Storico di valore. La sua cultura politica “proviene” da destra. Questo oggi significa poco. Perché gli scenari politici tanto in Occidente quanto in tutto il mondo non sono più sintetizzabili con la dicotomia Destra/Sinistra. Questo è solo il mio parere. Molti qui ( anche l’amica Anail dissente) non la pensano così.
Detto ciò Cardini non ha molto piacere a parlare di destra e sinistra italiane oggi, nel 2025. Anzi da un po’. Tende sempre, se interpellato, a difendere la Meloni, o meglio, la considera capace e seria ( però non condivide nulla della sua politica estera) ma ne disprezza la sua classe dirigente.
Non mi sorprende nulla di ciò che scrive. Anche sulla Cina. Che ovviamente è un modello lontano dalla sua storia ma che osserva da uomo libero.
Perché, piaccia o meno, Cardini è uomo libero.
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Bravino, ma lontano milioni di km da Terzani… ne hai di strada da fare.
Ma Franco,Oh Franco
poi un giorno o l’altro mi devi spiegare meglio l’Habitus della tomistica di D’Aquino riferito alla visione etica dello stato sociale.
Ma soprattutto il purgatorio/inferno ( “non è un paradiso”) dei lavoratori.
Tipo 16 ore di lavoro al giorno per gli operai, 2 giorni di ferie all’anno and eccettera eccettera. Un bel sol dell’avvenire per gli operai italiani ed europei…bei ricordi di quando lo ero anch’io.
L’ambasciatrice Elenuccia è in fase di campagna acquisti. Trattative avanzatissime.
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Quanto sei tronfio.
E’ più forte di te.
Punk, filosofo e speculatore finanziario.
Risultato=
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E ti sei dimenticato…
Consulente di quelli del forum di Davos
Finanziatore di Astrazeneca e Pfizer
con l’hobby di andare di notte a fare i buchi nell’ozono con il cacciavite
Acerrimo rivale di Padre GATTO da Vicenza,insegne teologo guenoniano,(sei rimasto in contatto? Salutamelo nel caso)
Unabomber degli autovelox sulle statali(un saluto agli amici della Digos)
Sostenitore della legalizzazione delle droghe pesanti
A favore della riapertura delle case chiuse
e per finire noto e famoso Mistress… quindi SadoMasoSPARVIERO, se vuoi che ti frusti e ti tratti male sono 200euri per 15 minuti.
Ti saluto non vorrei che Jonny diventasse geloso
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E ti sei dimenticato…
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con l’hobby di andare di notte a fare i buchi nell’ozono con il cacciavite
Acerrimo rivale di Padre CAT (in inglese) da Vicenza,insegne teologo guenoniano,(sei rimasto in contatto? Salutamelo nel caso)
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Sostenitore della legalizzazione delle droghe pesanti
A favore della riapertura delle case chiuse
e per finire noto e famoso Mistress… quindi SadoMasoSPARVIERO, se vuoi che ti frusti e ti tratti male sono 200euri per 15 minuti.
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❤ ❤ ❤
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La maggior parte degli occidentali è invece rimasta alla Cina di 20 anni fa (e vale anche per la Russia). Pregiudizi indotti.
Siccome i progressi degli ultimi due decenni non passano in TV allora non esistono, e la Cina è un’autocrazia sporca e violenta, uno stato di polizia con persone che si ammazzano di lavoro (ho letto che i giorni di ferie sono pochi, ma quanti sono in USA? E hanno la settimana lavorativa di 5 giorni) e vivono in catapecchie e nell’inquinamento.
E sono rimasti a 20 anni fa anche per quanto riguarda l’occidente grazie alle fiabe dei media, che ci descrivono come la culla della civiltà, della libertà, della cultura, della democrazia, del benessere e della giustizia.
Invece nella realtà loro si sono evoluti e noi peggiorati, arrivando ad un sostanziale pareggio che viste le prospettive si trasformerà presto in sorpasso.
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La maggior parte delle persone e’ rimasta alla Cina e alla Russia di 50 anni fa, non di 20.
Quella che crede che ci siano ancora realta’ dove il marxismo e’ piu’ o meno applicato.
Quanto al fatto che il progresso ( da discutere in quali termini) in Cina passi inosservato sui medi e’ un’affermazione che non ha nessun fondamento; il progresso ( quello che intendi tu) fatto dalla Cina e’ ben noto.
ho letto che i giorni di ferie sono pochi, ma quanti sono in USA?
Negli USA i datori di lavoro non sono obbligati a concedere ferie pagate ai propri dipendenti; tuttavia le ferie pagate esistono come parte dei benefit e variano in base all’anzianita’ di servizio.
Anche in questo caso comunque il confronto non regge; gli USA sono un paese capitalista.
Per un Paese che si dichiara COMUNISTA esiste un sistema di ferie variabile, come negli USA, in base all’anzianita’ di servizio.
Due sistemi totalmente DIFFERENTI come vedi
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Sarà anche un Paese in pace ma continua a circondare Taiwan di navi da guerra e ha più volte dichiarato di volerla prendere “in un modo o nell’altro”.
Eppure:
Non risulta che Taiwan sia governata da neonazisti
Non risulta che Taiwan abbia missili puntati sulla Cina
Non risulta che Taiwan perseguiti le minoranze cinesi
Risulta solo che i Taiwanesi non ne vogliono sapere di Pechino.
L’ideale sarebbe che l’ONU organizzasse un referendum, ma indovina chi metterebbe il veto…
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”Risulta solo che i Taiwanesi non ne vogliono sapere di Pechino”
Sicuro?
Forse dovresti leggere qualcosina al riguardo.
Interi libri.
Ma che lo dico a fare ad un dichiaratamente pervertito sodoNATOmita?
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Ma quanto sei ridicolo? Ma sei serio? Dai caccia un riferimento a qualche scritto in cui risulti che i Taiwanesi muoiono dalla voglia di andare sotto Pechino (Taiwan deve essere un regime veramente oppressivo, perché non provano nemmeno a protestare contro il governo di Taipei….)
Però l’importante è che commenti sempre quello che dico, così emerge sempre la tua nullità
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Ufficialmente Taiwan rivendica la CINA CONTINENTALE, non è che vogliono andare ‘sotto Pechino’.
Finché non dichiareranno l’indipendenza dalla Cina continuerà così. Di Cina può essercene soltanto una.
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