
(Tommaso Merlo) – A Washington i leader europei e Zelensky dovrebbero semplicemente sventolare bandiera bianca ed arrendersi. Prendere cioè atto della storica sconfitta sul campo ed accettare le condizioni che Putin ha dettato a Trump in Alaska. Il tempo delle penose frasi fatte e delle assurde pretese è finito. Insistere con una guerra per procura che gli esperti militari ritengono irreversibilmente persa da mesi e mesi, sarebbe davvero una follia suicida oltre che una vergogna politica dato che i popoli occidentali vogliono la pace. E sarebbe anche ora che i sedicenti leader europei diano retta ai loro popoli invece che alla bulimica lobby della guerra. L’occasione è imperdibile perché gli americani si vogliono tirare fuori dal pantano ucraino, Trump ci prova da quando è stato eletto, ma un po’ i russofobi domestici e quelli europei e un po’ la sua incapacità, glielo hanno impedito. Adesso che ha visto Putin di persona, la speranza è che si sia reso conto che non c’è trippa per gatti ed è venuto il momento di andare a Mosca a firmare la resa. Accontentandosi tutti di mettere il naso in qualche dettaglio nel vano tentativo di salvare la faccia. Per riuscire a perdere basta mettere da parte l’orgoglio e prendere pragmaticamente atto che la guerra per procura è fallita e l’unico modo per sconfiggere la Russia o perlomeno provarci, sarebbe di mandare i Marines in trincea nel Donbass, cosa che agli americani non passa nemmeno per l’anticamera del cervello. E questo perché vorrebbe dire terza guerra mondiale e pure nucleare, una drammatica eventualità che gli americani hanno già messo in conto, ma per radere al suolo Pechino. È la Cina il loro vero e unico rivale e non hanno né tempo né risorse da perdere nel pantano ucraino. Trump ed i suoi scagnozzi lo hanno ripetuto in tutte le salse, dell’Ucraina non gliene frega nulla e invece di buttar via dollari per una guerra persa, preferirebbero guadagnarne trafficando col vecchio Putin. E se gli Europei vogliono insistere con l’accanimento terapeutico per salvare l’Ucraina dal decesso, che si arrangino da soli servendosi alla rinomata armeria a stelle e strisce. Ma questo per l’Europa vorrebbe dire andare incontro ad una sconfitta ancora più dolorosa che potrebbe rivelarsi il colpo di grazia al progetto continentale. La speranza è che prevalga il buonsenso e che a Washington i leader europei trovino un barlume di lucidità posando lo scolapasta e il mestolo una volta per tutte. Quanto a Zelensky, se avesse davvero a cuore il suo popolo, sarebbe già in esilio da tempo a fare provini per qualche serie sui disastri bellici. Il tempo delle penose frasi fatte e delle assurde pretese è finito, l’Ucraina deve accettare la perdita dei territori conquistati dai russi e che Kiev stia fuori dalla Nato. Una sconfitta della banda di Zelensky ma anche del decennale piano della Nato di piazzare missili a due passi dal Cremlino. Una sconfitta strategica storica che in mondo sano avrebbe serie conseguenze. Coi responsabili politici e militari europei che davanti ad un tale disastro dovrebbero tornarsene a casa loro, a partire dalla Van der Leyen e dalla sua cricca di fanatici guerrafondai e da Mr Rutto. Quanto agli altri fenomeni europei, a presentargli il conto ci penseranno gli elettori alla prossima tornata. Macron e Starmer sono già politicamente deceduti, lo spilungone tedesco è invece già zoppo e non va lontano e si spera che anche l’Italia metterà presto una pietra sopra ad una fase politica davvero insulsa e caratterizzata da un servilismo americano imbarazzante. E se il mondo fosse sano, la Nato verrebbe ribaltata come un calzino, perché disastrosa e perché decisioni drammatiche come quelle relative alla pace e alla guerra devono essere tolte ai burattini della lobby della guerra e rimesse in mano ai popoli. Quella Ucraina non è solo una drammatica disfatta militare, è anche una gravissima sconfitta politica di sedicenti leader europei che hanno trascinato l’intero continente in una guerra suicida e per anni si sono cocciutamente rifiutati di ragionare e negoziare e perfino di guardare in faccia la cruda sul campo. Ma incombe l’adunata a Washington e la speranza è che prevalga il buonsenso e i leader europei trovino un barlume di lucidità. Prendendo atto che non c’è trippa per gatti ed è venuto il tempo di andare a Mosca a firmare la resa.
Questa ” resa” è pericolosissima e non porterà la pace. Abbiamo visto che non si può fare l’Europa con la Germania. I tedeschi sono ossessionati dalla ” rivalsa”. Hanno già il 20% di neonazisti, nei prossimi 5 anni si riarmeranno con i nostri soldi e ricominceranno a provocare. La signora di Bruxelles ha gettato la maschera e abbiamo potuto contare quali e quanti nuovi Quisling la circondano entusiasti. Quando penso che ci sono anche dei traditori italiani in mezzo a loro… Verrà un giorno A. Manzoni, I promessi sposi, cap VI.
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C’è chi non paga mai.
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Caro Merlo non c’è nessuna resa delll’occidente… c’è ancora profitto!
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A valle del meeting ad Anchorage, del quale non si sa nulla di preciso a parte le frasi generiche di Trump davanti alle telecamere, e a dispetto di tutte le previsioni buttate li perchè un articolo va comunque fatto, rimangono sicuri:
il gas liquefatto 4 volte più costoso di quello russo, la valanga di miliardi in riarmo e i dazi al 15%. Se dovesse migliorare la situazione e cioè non peggiorare quella attuale, c’è da sperare che gli scienziati che ci guidano non facciano alle c@22ate.
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Per il resto c’è Pubble:
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Strano come tutto somigli a Gaza. Quasi paragrafo per paragrafo, comparabili.
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