Una crescita più fragile e un indebolimento dell’economia italiana, a lanciare l’allarme è Confindustria: per Meloni la pacchia è finita.

(di Stefano Rizzuti – lanotiziagiornale.it) – Brutte notizie per il governo Meloni e, soprattutto, per l’economia italiana. Aumentano, infatti, “i segnali di indebolimento dell’economia italiana, soprattutto nell’industria”, come sottolinea il Centro studi di Confindustria nella sua analisi mensile Congiuntura flash. Siamo di fronte a una “crescita più fragile” e a evidenti “segnali di indebolimento” che si accumulano, soprattutto per l’industria e le costruzioni.
Pesano due fattori più di altri: il lento calo dell’inflazione e un credito più carico. Nei consumi delle famiglie ci sono invece meno beni, soprattutto alimentari, e “più servizi”. Infine va considerato anche il timore che il rialzo dei tassi d’interesse indebolisca ulteriormente la dinamica dei consumi, soprattutto per quanto riguarda i beni durevoli, sensibili al costo del credito.
I DATI SUL PIL E I SEGNALI SULLA CRESCITA
Tra i pochi dati positivi del Centro studi di Confindustria c’è quello sul Pil che, in realtà, riguarda cifre già note. Nel primo trimestre si è registrata una crescita dello 0,6%, che porterà nel 2023 a una crescita già acquisita dello 0,9%. Il timore, però, è che la crescita si fermi qui, considerando tutti gli altri dati degli ultimi mesi.
Per esempio a marzo ed aprile è diminuito l’export di beni: rispettivamente -2,3% e -1,7% sia verso i mercati Ue che extra-Ue. Una forte flessione si registra anche per la produzione delle costruzioni: -3,8% ad aprile. Si attende, invece, un’attività stabile nel secondo trimestre.
MELONI PUNTAVA SULLA CRESCITA, MA LA PACCHIA È FINITA
Negli scorsi mesi il governo ha detto chiaramente di puntare su una crescita più alta del previsto per poter mettere in campo una manovra, quella del 2024, che deve contenere diversi interventi: dalla conferma del taglio del cuneo fiscale alla riduzione delle aliquote Irpef, passando per l’adeguamento all’inflazione delle pensioni e per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego. L’allarme di Confindustria, però, gela il governo: puntare su una crescita più alta sembra dura, con questi segnali di indebolimento dell’economia.
L’INFLAZIONE SCENDE LENTAMENTE
Scende invece lentamente l’inflazione, con i tassi in aumento che frenano consumi e investimenti. Un ribasso c’è stato grazie alla riduzione del prezzo del gas, ma crescono ancora troppo i prezzi alimentari. Nei prossimi mesi, comunque, si attende una frenata con i prezzi delle materie prime che non hanno subito rialzi. Il problema principale riguarda il tasso pagato per i prestiti dalle imprese italiane, ritenuto troppo alto.
LA SPESA PER GLI ALIMENTARI IN CALO
Uno dei dati più significativi è quello relativo ai consumi dei beni alimentari, in calo. Al contrario aumentano i pasti fuori casa e il ricorso alle consegne dei cibi a domicilio. Si registra una forte riduzione della spesa delle famiglie: -3,7% nel 2022 e -8,7% nel quarto trimestre del 2022 rispetto al primo del 2021. Una “zavorra” per i consumi totali, considerando che la spesa alimentare vale il 14% di quella complessiva, seconda solamente a quelle per l’abitazione (comprensiva di bollette).
In aumento, invece, la spesa per i servizi con un rimbalzo nel 2022 dell’8,8%. Una spiegazione può essere data dal fatto che dopo il Covid c’è molta più voglia di fare pasti fuori casa, contabilizzati come servizi e non come beni. Si può ipotizzare anche un effetto reddito, con le famiglie meno abbienti che hanno accumulato meno risparmi e ora subiscono una maggiore erosione del reddito reale, con un impatto soprattutto sui consumi alimentari.
Integro con alcuni dati.
Stamani è uscito l’indice che misura la fiducia delle imprese ed è in calo, addirittura al di sotto delle previsioni più pessimistiche.
La produzione industriale su base annua ha registrato un – 7,2%.
Il tasso d’inflazione italiano è il più alto dell’area euro, al 7,3%.
Ci sono invasati fascisti che in tv, tipo Mollicone, non si accorgono di coprirsi di ridicolo quando rivendicano gli aumenti alle pensione dell’1/2% di fronte al costo di un carrello della spesa cresciuto 10 volte tanto.
Registreremo, ovviamente per trascinamento, la recessione tedesca in atto di cui l’industria padana è fornitrice.
Gli effetti recessive dello stop al Superbonus.
La crisi dei consumi dovuta allo stop del RDC, che ricordo si traduceva in una card spendibile principalmente per consumi alimentari e di prima necessità.
Entro fine anno arriverà a scadenza il Cuneo fiscale, quindi gli aumenti di alcuni stipendi messi in carico alla fiscalità generale, vista la reticenza a favorire una concertazione per aumentare salari e stipendi con nuovi contratti NON da schiavi.
Diminuiranno le entrate fiscali, cosa già in atto, come invito al rifiuto del pizzo di Stato.
Blocco delle assunzioni in settori nevralgici come sanità ed istruzione pubbliche.
Chicca finale verso la regione Emilia Romagna, la mancata nomina di un commissario per la ricostruzione post alluvione dopo 40 giorni dall’evento, con tentativo di metterci un politico di destra da presentare come candidato alla presidenza dell’ente alle prossime elezioni nel 2024.
Questa è la seconda o terza economia del paese dopo quella lombarda, che ha registrato quest’anno, finora, una crescita del PIL del 3,2%. Una delle lo comitive nazionali.
Vai gioggia, fammi sognare. Continua a devastare questa nazione facendo presa sull’ignoranza diffusa, fino al momento in cui, presa coscienza della fregatura ricevuta, il bobbolo il popolo si risvegliera’ dal torpore catatonico in cui viene tenuto per presentarti il conto.
Ma vorrei, per facilitare la crescita del dissenso, un’opposizione più aggressiva.
E i renziani del PD, che tengono in ostaggio più di metà partito, fuori dai piedi.
Perché il M5s da solo non va da nessuna parte.
In Molise il loro consenso alle regionali è passato dal 30 al 7%. Causato anche da un crescente astensionismo.
È a loro che bisogna rivolgersi.
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Sempre sul pezzi Pier Luigi Bersani.
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SDENG!!!!!!
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Ma istituzionale…😂😂😂😂
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