Vajont, complottismi e figuracce: le fesserie d’autore sull’alluvione

Sallusti a “Otto e mezzo” ha parlato della tragedia del 1963 come “alluvione”, La Russa e Mentana hanno invitato gli attivisti a spalare. Forse Alessandro Sallusti più che alla direzione di Libero ha sempre ambito a diventare un gioco […]

(DI LORENZO GIARELLI – ilfattoquotidiano.it) – Forse Alessandro Sallusti più che alla direzione di Libero ha sempre ambito a diventare un gioco della Settimana Enigmistica. Del tipo: trova i dieci errori nella frase seguente. C’è riuscito l’altra sera a Otto e mezzo e per giunta senza farsi notare, evitando cioè di ridere in faccia agli altri ospiti mentre inanellava – crediamo, appunto, volontariamente – una serie di castronerie da competizione sull’alluvione in Emilia: “Forse in Emilia in questo campo c’è troppo poco cemento, se avessero messo un po’ più di cemento sugli argini o dove andava messo probabilmente i danni sarebbero stati minori. Dopodiché, nel 1960 o poco prima ci fu l’alluvione del Vajont poco lontano da lì, morirono quasi 1000 persone e non c’entra l’allarme climatico, quando la natura decide di fare quelle cose lì non è questione di allarme climatico, è questione che accade ed è sempre accaduto”.

I solutori più esperti non avranno bisogno di pagina 46 per individuare il grosso delle incongruenze: anche al netto della cementificazione come rimedio contro le alluvioni, saltano agli occhi perle minori come “1960 o poco prima” (era il 1963), il “poco lontano da lì” (300 chilometri buoni) e le quasi 1000 vittime (quasi 2000), ma soprattutto il capolavoro della “alluvione del Vajont” dovuta alla natura che si incazza. E pazienza se il disastro del Vajont non fu dovuto alle piogge, ma alla frana del Monte Toc, il cui nome sarebbe dovuto bastare per sconsigliare la costruzione di una enorme diga nella valle sottostante, per anni al centro di allarmi e proteste da parte degli esperti (regolarmente ignorati).

Nulla a che vedere con l’Emilia-Romagna, appunto, né col cambiamento climatico, che invece forse qualcosa c’entra con le ultime alluvioni, non foss’altro per l’alternarsi di siccità e bombe d’acqua. La tragedia però agita gli animi e fa perdere lucidità. Quasi in contemporanea, Enrico Mentana e Ignazio La Russa se la sono presa con gli attivisti di Ultima Generazione invitandoli ad andare a spalare il fango nelle zone alluvionate. Due paternali cui i giovani hanno risposto facendo sapere che parecchi di loro sono già in Romagna da giorni, con l’unica colpa di non aver avvisato Mentana e La Russa prima di partire. Tra gli abbagli più bizzarri di queste ore c’è poi la questione Pnrr. Il Pd, per voce della segretaria Elly Schlein, chiede di spostare al contrasto al dissesto idrogeologico alcune risorse del Piano: “L’Italia non ha ancora fatto i conti con la sua fragilità. Si parla in questi mesi di modifiche al Pnrr, ecco avrebbe senso mettere più fondi sulla prevenzione”. Proposito lodevole, ma che aggira il nodo centrale: come ammesso dal governo, il problema del Pnrr non è certo la mancanza di soldi, ma la capacità di spenderli. E così è per il dissesto idrogeologico, per il quale le risorse ci sono, ma si tratta di vedere se saremo in grado di metterle a terra.

Nulla comunque in confronto al vero disastro comunicativo della settimana. Anche qui siamo nelle mani di un professionista della materia, ovvero Matteo Salvini, il quale – subito dopo il Derby perso dal suo Milan – ha pensato bene di racchiudere in un unico pensiero alluvionati e rossoneri: “Cuore e impegno (e telefono che squilla di continuo) dedicati ai cittadini di Emilia e Romagna che lottano con acqua e fango. Un Milan senza cuore, grinta e idee non merita neanche un pensiero”. Post rimosso nel giro di poco (e per oltrepassare la soglia oltre la quale anche Salvini si accorge di aver fatto una figuraccia ce ne vuole). Vien quasi da tenersi stretto Red Ronnie, che almeno non è vicepremier. Il giornalista musicale qualche giorno fa ha sottoposto ai suoi follower una arzigogolata teoria secondo la quale l’alluvione sarebbe stata provocata artificialmente. Un complotto dimostrato dal radar che ha tracciato lo strano volo di un aereo sull’Emilia poco prima della tragedia, avanti e indietro sopra città colpite dalla pioggia. Glielo hanno pure spiegato: l’aereo era lì per fare da ponte-radio per il Giro d’Italia. Ma perché rovinare una bella storia con la verità?

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14 replies

    • NB: A fine mandato la signora serracchiani non si ricandidò alla presidenza. Il FVG ora è saldamente in mano leghista, con fedriga, rieletto per un secondo mandato. La signora ritenne di essere più utile nel palazzo romano.

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  1. Ci farebbero tutti un’ottima figura se al posto dei talk – vetrina impietosa di ignoranza, faziosità e qualunquismo – si riesumassero nuove edizioni di Quark e Studio Uno , possibilmente senza artisti ” schierati” ( esistono?).
    Ma mi rendo conto che Angela è morto e conviene fare lacrimare la Madonne in TV : anche lassù guardano la D’Urso.
    Anche i ” cacciatori di teste” consultano l’oroscopo di chi contattano e ve lo immaginate Sfera ebbasta live ” senza rete”? ” Delusi dal guru Springsteen, ci rimangono solo Albano, e Morandi, ormai scoppiati. I Ricchi e poveri sono rimasti in due: solo i poveri, ma fingono energia.
    La fotografia del Paese.
    Mala tempora currunt.

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  2. Un mio zio acquisito, ing. Desidera, era ingegnere capo del Genio Civile di Belluno. Diede sempre parere negativo all’impianto della diga : FU TRASFERITO IN ALTRA PROVINCIA.

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  3. Il disastro del Vajont e i comunisti di una volta. Quelli veri, dalla parte del popolo che soffre

    «Oggi tuttavia non si può soltanto piangere, è tempo di imparare qualcosa.»

    (10 ottobre 1963, all’indomani del disastro del Vajont, denunciato preventivamente da Tina Merlin.)

    https://it.wikipedia.org/wiki/Tina_Merlin

    Veniamo alla stampa locale

    Il Gazzettino:

    Dal 1944 al 1966 fu azionista, amministratore delegato e presidente della Editoriale San Marco, 👉Augusto De Gasperi, fratello minore di Alcide De Gasperi.👈 Tradizionalmente di orientamento conservatore, il quotidiano fu per molti decenni vicino alle posizioni della Democrazia Cristiana.

    All’epoca del disastro era direttore de Il gazzettino tal Giuseppe Longo. Ecco il suo editoriale pubblicato il 13 ottobre 1963, cioè pochi giorni dopo il collasso del monte Toc nell’invaso (2000 morti)

    http://temi.repubblica.it/corrierealpi-diga-del-vajont-1963-2013-il-cinquantenario/giudicare-dopo/

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  4. Ieri ho visto per un po’ l’ Annunziata.
    Si trovava a “disagio col linguaggio tecnico” della rappresentante della Protezione Civile: “idrovore”, queste sconosciute… Come faranno a capire gli “ascoltatori a casa”?
    (Siamo in mano di questa gente che ci racconta il mondo, ragazzi. Ce ne rendiamo conto: “idrovore”, lo dice anche il nome…)

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