Antimafia, perché Chiara Colosimo è inadatta

È amica di Giorgia Meloni, ma anche di Luigi Ciavardini, terrorista, estremista di destra, condannato per omicidi e stragi

Chiara Colosimo, deputata di Fratelli d'Italia

(di Lirio Abbate – repubblica.it) – I familiari delle vittime di mafia e terrorismo non possono sopportare l’idea che a presiedere la Commissione parlamentare antimafia possa essere indicata una persona che è amica di un terrorista, estremista di destra, condannato per omicidi e stragi come quella del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna.

Non può andar giù a chi ha sofferto sulla propria pelle una decisione di questo tipo, presa dalla maggioranza parlamentare solo per una questione di equilibri fra partiti che governano, indicare alla presidenza della Commissione il nome di Chiara Colosimo, amica di Giorgia Meloni, ma anche di Luigi Ciavardini, un ex Nar, i nuclei armati rivoluzionari protagonisti degli anni di piombo e di sangue.

La Commissione antimafia tarda a partire, sono state rallentate le procedure per costituirla, e adesso che i partiti hanno indicato i nomi dei componenti non viene convocata, perché devono trovare l’accordo su chi deve guidarla.

Intanto le mafie continuano ad organizzarsi, sono diventate più invisibili e velenose per l’economia e la democrazia. Ed è necessario approfondire il tema dei rapporti tra criminalità organizzata e politica che non si possono più rinviare. L’antimafia giudiziaria è necessaria ma non sufficiente a vincere la battaglia. C’è bisogno anche dell’antimafia politica e di quella sociale.

La commissione è l’interlocutore politico naturale dell’autorità giudiziaria, il terminale di ogni azione di contrasto che non voglia rimanere fine a sé stessa e per questo è chiamata a svolgere un compito indispensabile, quello di elaborare strategie e proposte, anche normative, utili a combattere i clan. Indagini e processi non bastano a sconfiggere le mafie.

Ci vuole pure l’iniziativa politica, per trovare sempre nuove risposte su quel piano, e l’iniziativa sociale necessaria a togliere consenso ai boss sul territorio.

Il procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo, ha lanciato da Napoli l’allarme su un calo di attenzione nella lotta alla repressione della criminalità organizzata, in particolare sulle infiltrazioni nei fondi del Pnrr. Ad un incontro organizzato dalla Fai, la federazione antiracket italiana presieduta da Tano Grasso, Melillo ha sottolineato che le funzioni del controllo alle mafie non sono più la priorità. A tutto ciò si sommano pure i ritardi per l’avvio della Commissione.

“Rimaniamo sbigottiti e increduli di fronte a questa prospettiva”, scrivono nella lettera riferendosi a Colosimo, Salvatore Borsellino (fratello del magistrato Paolo Borsellino), Paolo Bolognesi (presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage della stazione di Bologna), Manlio Milani (presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage di Piazza della Loggia), Federico Sinicato (presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage di Piazza Fontana), Stefano Mormile (fratello dell’educatore carcerario Umberto Mormile, assassinato dalla ‘ndrangheta, e presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della Falange Armata), Nunzia Agostino (sorella dell’agente di Polizia Nino Agostino, assassinato su ordine di Cosa nostra), Paola Caccia (figlia del magistrato Bruno Caccia, assassinato dalla ‘ndrangheta), Pasquale Campagna (fratello della diciassettenne Graziella Campagna, assassinata da killer di Cosa nostra), Giovanni Impastato (fratello di Peppino Impastato) e Angela Gentile Manca (madre del medico Attilio Manca).

La lettera prende spunto dalle notizie pubblicate da Report in cui emergono rapporti tra la deputata Colosimo di Fratelli d’Italia e il terrorista dell’eversione di destra Luigi Ciavardini. “I legami tra Ciavardini, Fioravanti e Mambro e alcune associazioni che, da anni, stanno chiedendo a gran voce l’abolizione del 41bis e dell’ergastolo ostativo per i reati di mafia e terrorismo”.

E fanno bene i familiari delle vittime a ricordare come i processi abbiano accertato i “plurimi depistaggi a favore dei Nar e delle altre formazioni criminali neofasciste, commessi da uomini dei servizi segreti infedeli alla Costituzione repubblicana e da apparati delle istituzioni”.

I familiari si chiedono “come sia anche solo lontanamente immaginabile pensare di eleggere a presidente della Commissione antimafia una persona con tali frequentazioni”.

E chiedono: “Se questo sarà veramente il primo, nefasto, passo della neo Commissione (che ancora speriamo si riveli una notizia priva di fondamento)”, conclude la lettera, “ci auguriamo che i componenti che avalleranno tale scelta avranno almeno la decenza di evitare di partecipare alle commemorazioni di quelle stragi”.