Kiev e le trappole della “vittoria”

IL VIAGGIO DI ZELENSKY IN EUROPA – Il leader ucraino cerca una posizione di forza sul campo, ma gli Usa giocano la loro partita con la Cina e l’Ue deve sbrigarsela da sola. Il rischio è un massacro continentale. O una guerra infinita […]

(DI FABIO MINI – ilfattoquotidiano.it) – Il viaggio nei principali Paesi europei e in Italia del presidente Zelensky ha confermato quanto da tempo sanno e dicono gli analisti non imbrigliati dalla propaganda. Gli Stati Uniti sono stati chiari: non sono convinti che la controffensiva ucraina, se e quando avverrà, possa essere conclusiva.
La vittoria non potrà coincidere con la ripresa di parte del territorio occupato o con una tregua temporanea. Gli Stati Uniti sosterranno Kiev fino all’ultimo ucraino ma non più di tanto; l’Europa deve sbrigarsela da sola. La loro priorità è la partita globale con la Cina e ora che il fronte militare euro-atlantico è compattato a parole, gli europei devono dimostrarlo con i fatti. Non possono cavarsela soltanto con l’invio di armi nuove o scassate. Devono rendersi conto di essere in guerra e di dover combattere per la propria sicurezza. Il presidente Zelensky si è perciò mosso per accertarsi che i governi europei garantiscano per prima cosa le armi e munizioni necessarie per la prevista controffensiva, poi l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione e infine l’accesso alla Nato. La prima garanzia dovrebbe essere già sicura, ma l’Ucraina ha bisogno di armi in maggior numero, migliore qualità e più in fretta. Anche la seconda è quasi certa, ma anche questa è urgente in modo da attivare i processi di difesa comune che anche l’Unione prevede, legalizzando così “a posteriori” i provvedimenti politico-economico-militari finora intrapresi e “a priori” l’intervento degli eserciti europei al fianco di Kiev in Ucraina e altrove: scarponi e sangue. La terza garanzia, accesso alla Nato, sarà discussa nel prossimo summit di Vilnius (luglio) ed è più incerta ma altrettanto necessaria: è l’unico modo per coinvolgere gli Stati Uniti nella guerra contro la Russia almeno con la loro capacità di deterrenza nucleare strategica. Le affermazioni e assicurazioni ricevute dall’Italia sono state di totale adesione alle posizioni ucraine e di una empatia e cortesia tali da commuovere il presidente sempre più convinto che “se vuoi le cose fatte, devi farle da te”. Ma forse proprio le eccessive manifestazioni emotive, potrebbero non essere troppo rassicuranti. Le emozioni offuscano la razionalità e sono mutevoli: dall’eccessivo entusiasmo alla depressione il passo è breve e in comune hanno solo le lacrime. Anche la forma dei colloqui impostati più al talk show che ai protocolli di Stato deve aver soddisfatto il presidente e i suoi guardinghi accompagnatori. La delegazione ucraina ha sentito le cose che voleva sentire e l’Italia ha fatto in modo che ne fossero testimoni tutti gli italiani. Sarà difficile tirarsi indietro, anche se di voltafaccia abbiamo competenza storica. Da parte sua il presidente Zelensky ha cercato di ribadire nella maniera più chiara possibile i punti inderogabili del governo di Kiev già espressi alcune settimane fa dal suo ministro della Difesa, Oleksii Reznikov, in un’intervista al quotidiano spagnolo La Razon: “Posso dirvi che l’obiettivo finale dell’Ucraina in questa guerra è liberare tutti i territori temporaneamente occupati dalla Russia fino ai confini riconosciuti a livello internazionale nel 1991, tra cui Crimea, Lugansk e Donetsk. Era il nostro obiettivo nel 2014. Più dell’80 per cento degli abitanti dei Paesi dell’Alleanza Atlantica lo sostiene”. “L’estate scorsa ho avvertito che il pericolo della stanchezza rispetto alla guerra nel resto d’Europa e negli Stati Uniti poteva essere una minaccia reale. Mi ha fatto molto piacere vedere che non è stato così. Gli alleati vogliono partecipare alla nostra vittoria”. Zelensky si è voluto accertare di questa volontà, ma anche del fatto che la partecipazione non sia limitata alla spartizione dei profitti ottenibili con la ricostruzione postbellica. Ed è stato chiaro anche lui: la guerra che proseguirà con la prossima controffensiva sarà vinta; la pace o i negoziati saranno soltanto sulla base della vittoria militare e alle condizioni che Kiev imporrà; non ci sarà nessun accordo o colloquio con la Russia; e non sarà accettato nessun tentativo di mediazione che non preveda questo, nemmeno se a muoversi è il Papa. Perciò inutile parlare di pace, la guerra continua e l’Ucraina non teme nessuna minaccia militare e neppure il ricorso alle armi nucleari da parte della Russia. Anche questo passaggio era stato anticipato dal ministro Reznikov che aveva definito la possibilità di un attacco nucleare russo “un bluff”. Zelensky ha rafforzato la richiesta urgente di armi e munizioni riproponendo il sillogismo dell’Ucraina che difende tutta l’Europa e se non lo facesse i nostri figli, italiani ed europei, “dovranno andare a combattere al fronte”. Anche i nostri vertici istituzionali sono stati chiari nel convenire su tutto. La presidente del Consiglio Meloni ha detto: “Appoggiamo il vostro piano di pace in dieci punti e proseguiremo l’invio di armi perché possiate arrivare ai negoziati in posizione di forza. State facendo la guerra pure per noi, l’Ucraina vincerà”. Il presidente Mattarella ha aggiunto enfasi: “Sono in gioco non solo l’indipendenza e l’integrità territoriale dell’Ucraina, ma anche la libertà dei popoli e l’ordine internazionale”. Chiaro. Eppure qualche dubbio deve essere rimasto anche allo stesso Zelensky. La posizione d’intransigenza sul rifiuto di trattare con la Russia non è sua, ma del suo entourage che fin dalla sua elezione lo ha “convinto” ad abbandonare tutte le posizioni conciliatorie tenute durante la campagna elettorale del 2019: “Fine della guerra in Donbass, parlare coi russi e neutralità ucraina”. Forse la guerra lo ha veramente dissuaso dal perseguire tali ragionevoli proposte, ma lui sa benissimo che se oggi le riprendesse anche parzialmente sarebbe accusato di “alto tradimento” ed eliminato. Per lui la vittoria è quindi anche un fatto di sopravvivenza personale e familiare. Deve “vincere” la guerra. Tuttavia il successivo negoziato di pace da “posizioni di forza” auspicato dai governi europei presuppone la resa della Russia e lo schieramento di tutti i missili e gli eserciti europei e Nato in Ucraina e persino oltre. Gli Stati Uniti dubitano che l’Ucraina nelle attuali condizioni possa ottenere tutto ciò che chiede e premono perché le forze armate europee s’impegnino direttamente in Ucraina, ma senza superare la soglia strategica che li coinvolgerebbe. L’Italia e altri Paesi dell’Unione europea, oggi così determinati nel sostenere Kiev, sanno bene di rischiare un conflitto contro la Russia, in Ucraina e/o altrove. La vittoria militare sul campo alla ricerca della “posizione di forza” da parte della sola Ucraina opportunamente “assistita” non si preannuncia risolutiva e quella ricercata con l’intervento di tutta l’Europa in armi è destinata o al massacro continentale o alla guerra infinita. Non è detto che gli Stati Uniti dalla loro prospettiva non le trovino convenienti, ma se questa è la “vittoria” cui alludono l’Ucraina e i sostenitori europei occorre rammentare il proverbio americano “attento a ciò che chiedi, potresti ottenerlo”. Perché si possa contare su una stabilizzazione continentale di medio-lungo termine bisognerebbe che la Russia si ritirasse spontaneamente dai territori occupati e che Europa, Nato e Russia s’impegnassero nella realizzazione di una nuova sicurezza in Europa. Sfortunatamente, tale sicurezza dipende proprio dalle garanzie che la Russia ha già proposto più volte prima dell’invasione e che Stati Uniti, Nato e Unione europea hanno sempre cestinato. Sulla questione nucleare, la baldanza di Kiev sul presunto “bluff” russo è proprio diretta a evitare che gli europei cessino di sostenere l’Ucraina, ed è comprensibile. Ma è anche una sfida rivolta alla Russia e soprattutto un capestro per le potenze nucleari europee e statunitensi che, nel caso non fosse un bluff, sarebbero costrette a decidere se intervenire con gli stessi mezzi. Allora, l’ammonimento di Zelensky sull’invio al fronte dei nostri figli assumerebbe una prospettiva molto più ampia e grave: non avremo più né figli né nipoti da mandare al fronte.

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12 replies

  1. Il discorso di Mini può essere opinabile, ma è di cristallina chiarezza. L’accento alla italica tendenza a cambiare di bando per cui “di voltafaccia abbiamo competenza storica. “ è grandioso, tanto più se a farlo è un generale

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  2. L’Europa messa nel sacco da un ciarlatano come zelensky e da un losco americano come Biden. Gli ameri/cani dopo aver portato ls guerra nel cuore dell’Europa si sfilano da ogni impegno bellico e ci dicono “son fatti vostri , la guerra ce l’avete in casa, alzate il culo e sbrigatevela da soli ” ( mentre loro pensano alla Cina.). Ecco dove ci hanno portato i vermi a capo dell”Europa. Gente che andrebbe inseguita con i forconi .

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  3. Tanto và la gatta al lardo che ci lascia lo zampino,
    La Russia ha una forza relativamente piccola, in rapporto al suo esercito, impegnata in dombas a protezione del popolo russofoni, e come un gatto sta aspettando di vedere il sorcio ( la nato) che mette fuori il naso, e non ha bisogno di usare il nucleare, gli ipersonici che possiede gli bastano e avanzano per eliminare le basi militari europee,

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  4. Certamente siamo campioni di “voltafaccia” storici, e i Tedeschi lo ricordano bene, ma c’è qualcosa di molto diverso in questa guerra.
    E’ una guerra per procura: non siamo stati aggrediti ( se dovessimo intervenire in tutte le “aggressioni”…), l’ Ucraina non è un Paese NATO, non fa parte dell’ Unione Europea, la Russia non ci minaccia in alcun modo, l’ opinione pubblica nostrana è nettamente contraria a qualunque tipo di partecipazione che non sia… pacifica ( invio di aiuti, accoglienza profughi…).

    Fin da subito molte cose non quadravano, a cominciare dai “profughi”. Praticamente non era stato ancora sparato un colpo e già arrivavano, in treni organizzati, con bagagli al seguito. E da tutta l’ Ucraina, non dal Dombass o limitrofi. Il Paese è vastissimo, e la vita, altrove, continua pacificamente e senza rischi: lo testimonia il continuo viavai di politici, cantanti, attori, che Zelesnsky accoglie in visita; la moglie che se ne va ( col Capo del Governo!) a festeggiare Carlo III, ecc… Insomma, l’ impressione di un Paese allo stremo in guerra da un anno, con migliaia di morti proprio non ce la danno. Come sempre in questi casi cerco di informarmi di prima mano: in una città che ben conosco molti profughi sono stati ospitati in un grande ex convento. Parlo con una delle “organizzatrici” che si dice stupita del fatto che non siano solo donne e bambini ad arrivare ma intere famiglie ( alcuni maschi compresi) e da parti della (immensa) Ucraina non toccate dal conflitto: insomma, non hanno aspettato neppure un attimo, sembrava tutto organizzato da tempo. Quello che però più la stupiva era la mancanza, per molti, di documenti, che i volontari si stavano organizzando di procurare ex novo. Sulla parola, ovviamente.

    Quello che non perviene è il sentiment della popolazione: fatta fuori l’ opposizione ( anche fisicamente, i più scomodi), nei fatti circoscritto il conflitto al Dombass già in guerra da anni, ci dicono che la popolazione sia determinata a resistere ad ogni costo. Parola di Zelensky e Vespa.
    Ne siamo sicuri? Pare che muoiano in migliaia ma sono disposti a resistere per anni, dicono. Insomma, Putin avrebbe già scarsità di uomini mentre pare che gli Ucraini ( che se ne sono andati a milioni: ricordiamo che anche le donne sono di leva) non “finiscano” mai. C’è qualcosa che non torna.
    Certamente nella stragrande parte del territorio che non è colpito ci sono aspettative immense. Prima della guerra i media ci indicavano un Paese poverissimo e tra i più corrotti al monbddo. Ben sappiamo quante donne erano costrette a venire a lavorare all’ estero , come ( parole di una VIP di “sinistra” ) badanti ed amanti. Sulla natura nazista dei combattenti del Dombass e del rapido calo dei consensi di Zelensky, ora blindato, non c’ erano dubbi:

    https://iari.site/2020/11/15/elezioni-ucraine-fine-del-sogno-di-zelensky/

    Si stanno riversando sul popolo Ucraino miliardi di dollari ed euro come piovessero: arrivano armi da mezzo modo ( dove finiranno?) aiuti di ogni genere , e ancora di più il business crescerà con la ricostruzione. In molti certamente ci sperano, altrettanti già trafficano: non c’è giorno che im media ci raccontino di armi destinate all’ Ucraina trovate in giro per il Mondo. Zelensky ha tutto l’ Occidente genuflesso ai propri piedi: compatto come mai prima d’ Ora. La speculazione fa affari d’ oro nell’ Europa intera, che si sta rapidamente impoverendo, costretta a cercare altrove ( indovinate dove) le materie prime , i manufatti, l’ energia di cui ha bisogno.
    Ma l’ unico in “difficoltà” è Putin.
    Noi dobbiamo Aiutare un popolo invaso: onorando il 25 Aprile. ( Visto a cosa serve l’ eterna propaganda su “fascisti”, “antifascisti” , “partigiani”…?)
    Peccato che anche il 25 Aprile venga strumentalizzato a singhiozzo. Solo quando ci conviene. E anche i bambini morti, ecc… ecc…
    Ci sono guerre di serie A e qguerre di serie Z. E noi siamo troppo vigliacchi per non subirle, tutte.UUna volta tanto che il “voltafaccia” sarebbe d’ obbligo, prima che tutto precipiti, saremo “laeali” fino alla fine.

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  5. Ciò che preoccupa di più è la posizione di Zelenskyh è con le spalle al muro e può solo “decidere” di andare avanti fino alla fine e, se dovesse coincidere con la nostra, a lui non cambierebbe nulla!

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  6. Io non sopporto il fatto che questo elemento venga qua a sbraitare, a pretendere con arroganza, persino nei confronti del Papa, facendosi forte di essere il burattino di Biden.
    Quanto sogno di potergli rispondere a calci nel qlo!
    Secondo me, persino Papa Francesco ne ha avuto il desiderio…

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    • “Semmai è stato più difficile interpretare il Papa Bergoglio che ricevendo con tutti gli onori la piccola testa di coca agghindato come in una festa in maschera, ha anche ricevuto il capo di un governo che da tempo ha lanciato un attacco su larga scala contro i sacerdoti, le chiese, i monasteri e i vescovi della comunità ortodossa in Ucraina, non fermandosi davanti a nulla, nemmeno all’incendio di antichi monasteri: il Pontefice che dovrebbe appunto costruire ponti è riuscito in un solo atto a far crollare tutti quelli esistenti col mondo ortodosso, sia ucraino che sia russo e per me dovrebbe essere aborrito da tutti i veri cristiani. Non credo che egli possa sostenere di non sapere, di non essere al corrente e via dicendo. Tanto che forse dovrebbe cominciarsi a chiedersi chi sono io per essere Papa?”

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    • Papa Francesco è un gesuita.
      “Sopire, troncare … troncare , sopire…”
      Ad ogni “esternazione” ne segue subito una … “ripraratrice” …
      E la Dottrina non cambia mai.
      Anche il Papa ha bisogno dell’ appoggio Dem degli US. Anche in Vaticano ( e in Europa, e nel Mondo) i “conservatori” crescono.

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  7. La pazzia sta prendendo il sopravvento. Gli autoconvingimenti frutto della propria propaganda hanno preso il posto della ragione e spingono verso il baratro.

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