Meritopoli… la città fantasma

(Dott. Paolo Caruso) – PALERMO – Corsi e ricorsi storici negli atenei italiani, dove purtroppo ormai è da tempo immemorabile che il cerchio magico e la famiglia gravano sulle carriere all’interno degli atenei. Basta guardarsi intorno o accendere la luce della memoria per ricordare i numerosi scandali che si sono succeduti nel corso degli anni e le denunce fatte da più parti per ritrovarsi all’interno di un quadro sconfortante che rende opprimente la meritocrazia in Italia. Il recente scandalo dei concorsi truccati a Milano, con il rinvio a giudizio dei rettori dell’Università Statale e dell’Università Vita – Salute del San Raffaele insieme a tre primari, la dicono lunga quanto il sistema clientelare e patriarcale sia ben radicato all’interno del sistema universitario italiano. I concorsi pilotati e le borse di studio ad personam soprattutto in ambito sanitario avvelenano il clima che si respira all’interno degli atenei di tutto il Paese. Da Palermo a Catania, da Bari a Roma, da Perugia a Reggio Calabria, da Messina a Milano la meritocrazia ha perso il suo vero significato a favore del concetto di appartenenza, così il malcostume sempre più trova spazio all’interno delle Istituzioni anche di quelle universitarie. Facendo un giro tra i vari atenei italiani il quadro appare desolante, infatti la meritocrazia spesso non è altro che una  parola astratta e si ritrovano cognomi più o meno altisonanti che si perpetuano da diverse generazioni all’interno delle stesse facoltà universitarie, occupando cattedre, direzioni, e addirittura rettorati. La ricerca, il dottorato, la carriera, sono per molti vere chimere, miraggi a cui solo pochi notabili possono accedere, magari, come spesso accade, agevolati dalle tante pubblicazioni frutto del lavoro e del sacrificio di altri. L’avere scoperto ancora una volta l’esistenza in campo universitario di un mondo sommerso di complicità e di interessi che esulano dallo scibile umano sembra più un modo ipocrita di porre il problema e di presentare un malcostume tanto diffuso nella società italiana dove il merito spesso latita e dove l’arroganza se non l’ignoranza la fanno da padroni. E non basta di sicuro avere aggiunto al Ministero dell’Istruzione anche il “Merito” per sanare un malcostume tutto italiano.