Home Movies pubblica sul suo sito il video storico dell’esecuzione dei gerarchi fascisti il 28 aprile 1945. Tra loro il rettore dell’Alma Mater che fu fascista e fedele al Duce, creando dibattito per il suo ritratto in Ateneo

(di Fernando Pellerano – corriere.it) – Pier Paolo Pasolini e Roberto Roversi seguirono le sue lezioni nella facoltà di Lettere. Il professor emerito, Gian Paolo Brizzi, che nel 2005 scrisse la sua biografia, se lo immagina interpretato sul grande schermo da Alberto Sordi: «una figura più umoristica che tragica, sebbene tragica lo sia stata». Nella quadreria del Rettorato campeggia, fra quelle degli altri Magnifici dell’Alma Mater e fra qualche polemica ormai sopita, anche il suo ritratto. Alla stragrande maggioranza dei bolognesi il suo nome dice poco o nulla, eppure Goffredo Coppola, è uno dei sedici gerarchi che fino all’ultimo seguirono il Duce nella sua fuga fallita verso la Svizzera, fucilato a Dongo e poi finito a Piazzale Loreto. Goffredo Coppola (Guardia Sanframondi, 21 settembre 1898 – Dongo, 28 aprile 1945), filologo classico, saggista, politico, pubblicista (collaborava con il Corriere della Sera) e soprattutto Rettore dell’Università di Bologna durante i mesi della Repubblica di Salò.
Goffredo Coppola e Bartolo Nigrisoli: due storie opposte
Un personaggio di cui parlare, non certo per un banale revisionismo, ma per ricordare un pezzo di storia che appartiene all’Ateneo e alla città. Troppi sono ignari di lui o poco edotti, così come, su opposta sponda, di Bartolo Nigrisoli, uno dei docenti universitari, meno di venti su 1200, che nel ’31 rifiutarono il giuramento di fedeltà al regime fascista, l’unico di Bologna. Sapere per capire. Si ricorda Coppola il 28 aprile, perché nello stesso giorno di 78 anni fa venne fucilato dai partigiani a Dongo.
L’associazione Home Movies e il filmato recuperato
E oggi, sul proprio sito, l’Associazione HomeMovies, specializzata nel recupero di film amatoriali, pubblica il documento filmato di quell’esecuzione di gruppo, dove c’erano anche fra gli altri Pavolini, Barracu, Bombacci, girato sulle sponde del lago di Como. Un minuto in 9,5 mm del cineamatore Luca Schenini. Pellicola requisita subito da un partigiano, nascosta per molti anni, la cui copia è oggi conservata dall’AAMOD – Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, che l’ha messa a disposizione del progetto HomeMovies100: una clip al giorno su temi disparati, un almanacco della storia e della memoria (nei giorni scorsi sequenze legate alla Liberazione).
Il rettore dell’Alma Mater e il rapporto con il Duce
Coppola in quelle non chiare immagini non si vede, ma c’era. Era il primo della lista compilata dal comandante partigiano ‘Valerio’ ovvero Walter Audisio, esecutore poche ore dopo, a Giulino di Mezzegra, del Duce. Coppola compare in una delle foto scattate quel giorno: piccoletto, magro, con gli occhiali, pantaloni alla zuava e grandi stivali. «Sapeva di andare a morire. Raggiunse Mussolini – dice Brizzi – per consegnargli quella pergamena della Laurea Honoris Causa che non ritirò nell’Ateneo nel ’26 (e mai più ne volle sapere per scaramanzia)», a causa del trambusto seguito dopo l’attentato attribuito ad Anteo Zamboni. L’anello di quella laurea, simbolo di cultura e con due grandi fasci littori, fu invece restituito all’orafo Veronesi che lo ha conservato come cimelio in cassaforte.
L’Università di Bologna e il fascismo
Coppola, tumulato a Milano, venne nei primi ’50 trasferito alla Certosa (recuperato dagli ex rettori Ghigi, Battaglia e Guerrini, suo prorettore) dove si trova tuttora con tanto di epigrafe del latinista Pighi. Filologo classico con importanti studi callimachei, s’interessò di papirologia a Firenze. Per alcuni studiosi fu ‘scarso’, altri ne riconobbero l’importanza, come lo storico Canfora che poi chiese a Brizzi un articolo su di lui per la sua rivista scientifica. Fascistissimo? «Non della prima ora. Sono una bufala le sue medaglie d’oro nella prima guerra mondiale (fu scartato), mentre nella campagna di Russia non combatté ma fece propaganda (cattolica) distribuendo santini. Critico verso il fascismo, si converte nel ’32 proprio a Bologna, vera capitale, più di Milano e Roma, con la sua Xa Legio. Assai fascista anche Unibo, la facoltà di Lettere in particolare, con Alessandro Ghigi a capo che però il 25 luglio ’43 si dà malato, «ma stava benissimo».
Una figura controversa e discussa
All’unanimità eleggeranno Coppola, anche perché sapeva bene il tedesco, utile quindi con gli occupanti». In quei mesi, sempre in giro per l’Italia – sostituì all’Istituto di Cultura Giuseppe Gentile freddato dai partigiani – farà poco o niente a parte l’odiosa delibera sugli studenti maschi che avrebbero dovuto lasciare l’Ateneo per andare a combattere. A Bologna visse 13 anni, sempre in albergo, all’Astoria (che non c’è più). Sempre da solo, si vociferava fosse gay.
Il ritratto e il dibattito: giusto tenerlo o meno?
Il 16 agosto’43 dopo una lite con degli antifascisti che festeggiavano la caduta del regime fu arrestato per ‘apologia di fascismo’, reato allora inesistente, e ‘disfattismo politico’. Fu liberato il 9 settembre in San Giovanni in Monte dai tedeschi. «Particolarmente odiosi i suoi scritti sui giornali contro gli ebrei, raccolti poi nel libriccino “Trenta Denari”», ricorda lo storico Luca Alessandrini, ex direttore del Parri. «Un antisemitismo cattolico, non hitleriano», precisa Brizzi. Dieci anni fa l’ultima polemica sul suo ritratto, fatto nel ’52 da Gino Marzocchi, presente in rettorato. La decisione di esporlo – l’idea delle effigi fu del rettore Felice Batttaglia pochi anni prima – fu adottata dall’autorità accademica nel 1957 ignorando le pur vivacissime contestazioni culminate in un’interrogazione in Parlamento. La battaglia del latinista, prof. Giancarlo Giardina, per rimuoverlo – «un impresentabile, un reggente più che un rettore» – fallì. Solo Walter Bigiavi nel’68, nella sua breve reggenza, lo rimosse, ma per un solo mese. Carnacini lo rimise al suo posto. Roversi Monaco prima, Calzolari poi e infine Dionigi, incalzati da chi riteneva ‘fuori luogo’ e imbarazzante quel ritratto, furono contrari alla damnatio memoriae. Del resto nell’elenco dei cittadini onorari di Bologna troviamo ancora il Duce. «La sua morte ha fatto comodo a tanti», dice Brizzi. Per attribuirgli anche cose a lui estranee. Come la consegna del radio ai tedeschi o la delazione dei partigiani e del loro covo nell’Istituto di Geografia uccisi in Ateneo nell’ottobre del ’44. Ma convintissimo fascista, e antisemita, lo fu e lo fu fino alla fine.
L’accusa di collaborare con i servizi segreti
Pare sia stato anche collaboratore del capo dei servizi di sicurezza in Italia. «Non sono per distruggere, ma per museificare che non significa esporlo lì in quella sala, ma magari in una collezione universitaria o in un museo con tanto di didascalia che spieghi», dice Alessandrini. «La quadreria non è un Pantheon delle persone integerrime. Non c’è niente da nascondere», ribatte Brizzi. Casomai da svelare. Per sapere, per capire.
Scusate, non ho capito bene. Quindi, era un antisemita, un fascista, diventatolo per di più nel momento in cui faceva più comodo, qualcuno dice che pare sia stato anche un filino “scarso”, intellettualmente, mandava gli altri in guerra mentre lui si imboscava, millantava medaglie inesistenti nella prima guerra mondiale…e voi lo ricordate perché è giusto sapere? Bah…anche no.
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E bene tenere memoria di tutto anche di pagine oscure senza moralismi quanti misfatti fatti da altri sono dimenticati o addirittura presenti on vid e piazze..
Bologna lo sa grazie invece a chi fa cultura senza astio ma con onestà il giudizio lo da la storia
.
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perfetto!
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Museificare è giusto. Il che non vuol dire glorificare.
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Non esiste l’essere “dalla parte giusta della storia”,esiste solo la Storia quella con la S maiuscola che deve essere raccontata in tutte le sue sfaccettature, senza che l’arroganza del presente la renda spuria.
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A me disgusta ogni violenza su persone disarmate antifasciste o fasciste che siano. La guerra è un crimine, anche un mostro ha diritto a un processo. Chi è dalla parte giusta non dovrebbe mettersi sullo stesso piano degli ingiusto. La storia deve dare un giudizio perché no?
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esattamente cosi’dovrebbe essere.
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vangelo
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