ABODI&MALAGÒ – Un testo “ufficiale” da leggere in campo, poi la retromarcia. Chissà se quando Giorgia Meloni diceva di voler rimettere lo sport al centro della sua agenda, intendeva trasformarlo in megafono della propaganda politica

(DI LORENZO VENDEMIALE – ilfattoquotidiano.it) – Uno spot al governo, sui campi di tutta Italia. Disposto, trasmesso, annunciato pubblicamente, poi ritirato, infine letto per errore. Che finisce per coprire il silenzio in memoria dei migranti morti a Cutro. Chissà se quando Giorgia Meloni diceva di voler rimettere lo sport al centro della sua agenda, intendeva trasformarlo in megafono della propaganda politica.
È un po’ quello che è successo, o sarebbe dovuto succedere, in questo weekend di partite. Un minuto di raccoglimento per le vittime della tragedia in Calabria. Accompagnato però da un messaggio ufficiale dell’esecutivo: “Il Governo rinnova il suo massimo impegno per contrastare la tratta di esseri umani, tutelare la dignità delle persone e salvare vite umane”. Sgrammaticato, e non solo per quel riferimento alla “tratta” che sembra un richiamo neanche troppo velato alla lotta agli scafisti “su tutto il globo terraqueo” annunciata da Meloni. Tanto che qualcuno ha ritenuto fosse meglio non leggerlo.
Un cortocircuito istituzionale, per certi versi anche un giallo. Per risolverlo, bisogna ricostruire la trafila delle comunicazioni che ha portato alla figuraccia per governo e Coni. È la mattina di venerdì quando il ministro Abodi, d’accordo con la presidenza del Consiglio, propone agli organi sportivi (il Comitato olimpico e paralimpico) il minuto di raccoglimento e la lettura di un messaggio del governo approvato dalla stessa premier. Iniziativa abituale la prima, poco ortodossa la seconda, accolta senza battere ciglio. Infatti attorno all’ora di pranzo il Dicastero trasmette il testo del messaggio, di cui pure inizialmente circolano bozze differenti, modifiche inviate per mail o dettate al telefono, che contribuiscono a generare confusione: in particolare sul numero dei morti, prima citato, poi espunto, forse perché troppo disturbante, o perché, purtroppo, ancora in aggiornamento. Sta di fatto che la nota viene inviata a cascata dal Coni a tutte le Federazioni, per essere letta nelle gare delle rispettive discipline. Tant’è vero che alle 15 il Ministero esce con una nota stampa, che genera le prime polemiche.
Poi il caos. A tarda sera, il Coni invia una seconda nota, che spiega come il minuto di silenzio è confermato, ma il messaggio del governo è da considerarsi solo “di trasmissione” e non va letto in pubblico. Immediata si attiva la macchina delle rettifiche ma è troppo tardi: lo speaker allo stadio non viene avvisato in tempo e il messaggio parte prima di Spezia-Inter, e la confusione è proseguita ieri, tra campi che l’hanno letto (come Empoli) e altri no. Che cosa è successo allora in quelle ore? Che qualcuno ha cambiato idea. Non il governo: Abodi il testo l’aveva inviato perché fosse letto. A quanto risulta al Fatto, è stato Malagò a chiamarlo nel tardo pomeriggio, per chiedergli se non fosse meglio limitarsi al raccoglimento, e il ministro si è adeguato. Lui in fondo aveva solo avanzato una proposta.
Il dietrofront è maturato nel mondo dello sport, che vive settimane di agitazione. Dopo tanto attendismo, il governo deve pubblicare l’atto di indirizzo che stabilirà competenze del Coni e della partecipata “Sport e salute”, rinnovare i vertici di quest’ultima. E poi ci sono in ballo gli Europei di calcio, la giustizia sportiva. Quando Abodi ha chiamato, Malagò è stato felice di rispondere, o non ci ha pensato più di tanto. Salvo poi ricordarsi (o qualcuno gliel’ha ricordato) che l’autonomia dello sport per cui tanto si batte non è solo libertà di fare ciò che vuole, ma soprattutto tenere ben separati i messaggi che una partita può comunicare, dalla propaganda del governo. Di qui la toppa, peggiore del buco, perché ritirare il testo gli ha dato ancora più risonanza. L’inchino si è trasformato in uno sgambetto. L’iniziativa del ministro Abodi – in buona fede, per quanto tardiva (la tragedia è di domenica 27, si sono giocate già due giornate prima di ieri, ma nemmeno Coni o Federazioni ci avevano pensato prima) – è diventata il più classico degli autogol. Uno schiamazzo politico. Quando per esprimere davvero cordoglio, forse sarebbe bastato tacere.
L’armata Brancaleone a questi gli fa un baffo!
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