
(Andrea Zhok) – Sul piano materiale non ho mai dato credito all’idea che dopo aver toccato il fondo, magicamente inizi una risalita. Se bastasse sbattere contro un muro e star male per avviare un processo virtuoso, la storia sarebbe un’ininterrotta serie di rivalse dei perdenti e degli sconfitti, cosa che può farci piacere pensare, ma non è.
Però almeno sul piano del pensiero, delle credenze, qualcosa del genere potremmo aspettarcelo. Tutti i sistemi di credenze, da quelle del senso comune alle grandi teorie scientifiche funzionano per “slittamenti figurali”, per grandi e di solito improvvisi cambiamenti di paradigma.
Non funziona, nelle teorie scientifiche come nella visione media del mondo, niente di simile al “falsificazionismo” di Popper, cioè non basta che ci sia la confutazione empirica di una parte, di una previsione della teoria affinché la teoria tutta ne risulti falsa.
Ciò che accade è piuttosto l’accumularsi di falsificazioni, di incongruenze, di inconseguenze, fino al momento in cui, come negli slittamenti figurali della Gestaltpsychologie, di colpo si scorge una figura completamente diversa e la precedente credenza viene abbandonata di colpo.
Questo processo, tuttavia, non è un processo conoscitivo “puro” (in effetti tale “purezza” della cognizione non esiste affatto).
Il momento in cui il numero delle “cose che non tornano” è in grado di produrre uno slittamento figurale, un cambiamento di visione dipende da due variabili:
1) dall’esistenza di una “teoria alternativa”, di una visione che ricompone i dati disponibili in una nuova unità;
2) dal costo emotivo implicito nell’accettare la nuova visione.
Ora, nell’attuale momento storico in Occidente si stanno accumulando inesorabilmente falsificazioni e contraddizioni che, fossimo in un paradigma popperiano, saremmo già giunti alla dismissione della “visione ufficiale”, almeno dal 2020, come spazzatura.
Solo chi si sia tappato intenzionalmente occhi, orecchie (e naso) può non aver notato l’infinita serie di balle che ci sono state rifilate con tutta l’arroganza possibile per tre anni.
Scrivendo su un mezzo (META) che funziona da gendarme delle verità ufficiali, non ci provo neanche a nominare l’infinita serie di gravissime e oramai acclarate menzogne che ci sono state rifilate durante la pandemia. Se l’algoritmo di segnalazione è sempre lo stesso, mi ritroverei bloccato per 30 giorni, dunque non ci provo nemmeno.
Sulla guerra russo-ucraina invece sembra finora che la tolleranza sia maggiore, dunque si può provare sommessamente a ricordare che per i nostri robertisaviani Putin doveva essere a quest’ora morto male una decina di volte, e sostituito da una fronda interna una ventina; per le myrtemerline la Russia aveva esaurito da tempo le scorte di missili (ed è di ieri il più pesante attacco missilistico alle infrastrutture ucraine dall’inizio della guerra); per i federichirampini la guerra non ci sta costando nulla, anzi; per i davidparenzi l’esercito russo non ha i calzini e combatte colpi di vanga; per i massimigiannini la Russia è isolatissima nel mondo e la sua economia è già collassata più volte; e via quotidianamente delirando.
Questo nonsenso costante e spudorato (e abbiamo taciuto le confabulazioni dei televirologi che farebbero arrossire il barone di Muenchausen) in condizioni normali sarebbe stato oggetto di stigmatizzazione interna al sistema della comunicazione.
Ma questa è proprio la grande novità del periodo: l’uniformazione dell’informazione “autorevole” sulla linea governativa (dell’unico governo che conta in Occidente, quello americano).
Nessuno o quasi tra i “maggiori” della sfera dell’informazione coglie la palla al balzo di una qualunque delle mille menzogne conclamate, per avviare un’operazione di approfondimento e controanalisi. Al contrario, c’è un costante coordinamento nel produrre veline di copertura.
A titolo di esempio basta vedere come fino all’inchiesta di Seymour Hersch l’investigazione ufficiale sull’attentato al North Stream 2 era in piena fase di insabbiamento: era tutto un succedersi di piste inconcludenti, disinteresse ad approfondire e insinuazioni di autolesionismo russo. Una volta uscita l’inchiesta che puntava il dito sul governo americano, dieci giorni e sono iniziate a piovere “indiscrezioni” in tutti i principali media del mondo occidentale, “indiscrezioni” secondo cui ora sì che abbiamo le prove: l’attentato sarebbe da imputare ad un gruppetto privato filoucraino, va da sé rigorosamente indipendente da ogni governo (praticamente il club dello snorkeling del Mar Nero). La funzione di copertura di tali “indiscrezioni” è talmente ovvia da risultare imbarazzante, ma ha dalla sua una grande carta, la carta che sin dall’inizio rende questi castelli di bugie difficilmente scalfibili.
La visione che noi tutti dovremmo accogliere per comporre in unità alternativa e coerente i dati correnti è una visione che deve imparare a trattare come sistema ostile ed ingannevole l’intero blocco di potere occidentale, i vertici della politica, della finanza, dei media e tutto ciò che a cascata è da essi influenzabile.
Il costo emotivo dell’accettazione di questo paradigma è però pesantissimo, perché ci chiama tutti ad un’allerta costante rispetto a soggetti dal cui potere in varia misura tutti dipendiamo. Essendo tutti già impegnati full-time nelle attività di quotidiana sopravvivenza in un mondo complicato, competitivo e faticoso, assumersi il carico di questa “configurazione gestaltica” può risultare intollerabile. Facciamo già enorme fatica a destreggiarci tra scadenze del mutuo, dichiarazioni dei redditi e burocratismi demenziali per poterci permettere il carico emotivo di percepire le maggiori forme di potere nel nostro mondo come qualcosa di cui dover diffidare, o da dover senz’altro temere.
E il segreto del funzionamento del sistema sta tutto qua, nel deprivarci sistematicamente delle forze per poter accettare verità soggettivamente troppo faticose da affrontare.
Categorie:Cronaca, Editoriali, Interno, Politica
“Chi ha armi per combattere, combatta, il resto è giusto che serva”! (cit.)
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“C’è una barca in mezzo al mar.. ecco il North Stream Show
Date: 8 Marzo 2023Author: ilsimplicissimus
Non c’è ormai più limite alla sfacciataggine dei servizi segreti, siano essi americani o britannici: tanto sanno che l’informazione è il loro acritico megafono e la gente si beve ormai qualsiasi cosa, anche la più stravagante. Per settimane hanno tentato di attribuire la colpa del sabotaggio del Nord Stream alla Russia che era la proprietaria della struttura, ma anche un popolo di idioti, dai e dai, comprende il non senso di una simile accusa: prima si dice che la Russia sarebbe stata colpita a morte dalle sanzioni contro la vendita del gas e del petrolio e poi si dice che Mosca avrebbe sabotato il suo gasdotto. Quando poi è uscita l’inchiesta di Seymour Hersh che attribuisce agli Usa questo attentato con una serie impressionante di particolari, si è tentato in tutti i modi di scavarle attorno una fossa di silenzio, e quando non è stato possibile arginare la notizia si è tentato di screditare l’inchiesta con argomenti ridicoli e speciosi mentre tutti i governi interessati se ne sono stati zitti. Adesso si è capito che per salvare l’inesistente onore degli Usa e tentare di cancellare il sospetto che essi siano i peggiori nemici dei loro alleati, non bastava negare o restarsene in silenzio, ma occorreva inventarsi una storia alternativa, una storia così semplice che potesse rimanere attaccata alle menti dell’acquario di pesci rossi che è diventato l’occidente.
Ed eccola bella calda di giornata, anche se completamente incredibile: l’attentato ai tubi del gasdotto è stato attuato da un gruppo di cittadini ucraini, salpato dalla Germania con un piccolo yacht a vela e sono andati vero verso i gasdotti dove sommozzatori speciali (sfuggiti evidentemente alla ossessiva sorveglianza Nato condotta con tutti i mezzi) hanno attaccato gli esplosivi ai tubi. La storia è assurda e del tutto irrealistica, ma non è un problema per i media occidentali che sono riusciti a convincere l’opinione pubblica che i passaporti degli attentatori dell’11 settembre erano stati trovati intatti tra le macerie subito dopo il crollo delle Twin Towers e dopo che gli aerei erano diventati una palla di fuoco. Oltretutto questa narrazione è stata diffusa nello stesso giorno da media tedeschi e americani nonostante il fatto che si riferissero a fonti molto diverse e tutte top secret. Chi ha qualche idea del giornalismo capisce immediatamente che si tratta di coincidenze impossibili e che dietro c’è un campagna ben orchestrata. E inoltre perché se i servizi avevano queste informazioni non le hanno rivelate subito mentre hanno aspettato mesi per tirare fuori la storia della barchetta in mezzo al mare? Curioso anche che questa storia sia comparsa esattamente quattro giorni dopo la visita del cancelliere Scholz a Washington, svoltasi in un’aura di segretezza altro elemento che conferisce alla tempistica un ruolo chiave per comprendere cosa sta succedendo anche in relazione al fatto che da qualche settimana a partire dalla Rand corporation è cresciuta nell’informazione una timida, ma progressiva presa di distacco dalla guerra ucraina con l’implicito o esplicito suggerimento che è ora di arrivare a colloqui di pace. Gli Usa si sono accorti di non essere preparati a una guerra di lunga durata contro un avversario formidabile e nascondono questa dolorosa verità, con il pretesto che il vero nemico è la Cina, facendo focalizzare da un’altra parte l’attenzione.
Così hanno imbastito questa storia della barca con i sommozzatori ucraini che riesce a tappare tutti i buchi: solleva Scholz dall’accusa di non aver detto niente sul sabotaggio del North Stream specie dopo che questo è stato autorevolmente attribuito all’alleato americano, solleva gli Usa dalla vergona nella quale stanno precipitando e per aver colpito anche gli amici e infine danno all’Ucraina un’ultima clamorosa, ma falsa vittoria visto che ormai c’è ben poco da fare per fermare l’avanzata russa. Insomma un tentativo di arrivare a un tavolo della pace senza perdere troppo la faccia e senza ammettere la sconfitta, almeno agli occhi dell’opinione pubblica che capisce sempre meno questa guerra. Bisogna vedere se il regime di Kiev accetterà di perdere la Crimea e il Donbass e di rimanere smilitarizzata che sono le presumibili richieste della Russia, ma nel caso facesse resistenza la storia della barca da grande vittoria in teoria spendibile sul tavolo della pace, potrebbe ben presto trasformarsi in atti di terrorismo internazionale facendo scattare una fuga dalla guerra e dalla consegna di armi che sarebbe fatale al regime di Zelensky.”.
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Che siano arrivati a bordo di un pedalò?
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Zhok, come al solito, ha ragione. E aggiungo purtroppo. Perché è proprio questa mancanza di forza, questo sovrapporsi di esigenze quotidiane di vita spicciola, ad impedire una rivolta tale da scardinare questo Sistema di balle le cui conseguenze paghiamo caro. Siamo incapaci di minare questo Potere farlocco, perché singoli sparsi, senza un Motore che muova e aggreghi. Non c’è una prospettiva, che è una, nell’ Occidente democratico, di scalzare questa Cappa, questa Ragnatela infida, smontarla pezzo pezzo e bruciarla con i loro protagonisti. Il futuro non è aperto, come sosteneva Popper, il futuro è morto e sepolto. L’unica vera fine della Storia.
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“Non c’è una prospettiva, che è una, nell’ Occidente democratico…”.
Verrebbe spontaneo affermare se non sia proprio perché l’Occidente è democratico, il motivo della mancanza di prospettiva e dell’incapacità di scalzare questa Cappa (rigorosamente maiuscolo).
Ma sono sicuro che, invece, questo aggettivo non può e non deve essere messo in discussione, quale unica vera fine della Storia e principale causa della morte del futuro.
State rincorrendo, non un’utopia (sarebbe già positivo), ma una e vera e propria impossibilità, una semplice contraddizione in termini!
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L’unica rivolta che potrebbe avere un senso, è contro te stesso, ci sono controindicazioni, ocio.
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La stragrande maggioranza no si interessa di geopolitica ne di politica e quindi non è minimamente nelle condizioni di riconoscere le loro falsità dalla verità(e loro lo sanno ed agiscono in funzione di ciò) . La minoranza urla nel deserto ed è così assuefatta alle loro menzogne che, ci fa caso e come,ma non ha più voglia aggire per stanchezza ed impotenza.
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Devi raccontare storielle al popolo – come del resto fanno le religioni – la cui maggioranza non ha capacità intellettive, men che meno un livello di educazione adeguato, per poter essere parte del processo decisionale.
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La regola della verità costruita dagli USA in contesto religioso permanente da quasi 500 anni è ancora in auge. Si parte dal genocidio dei nativi nord americani ( leggi pellerossa 11.000.000 c.a. ) 250.000 sopravvissuti al 1920. Si rifanno il trucco invertendo i ruoli con i famosi western dagli anni ‘40 al 1970 quando viene proiettato Soldato Blu ( massacro Sand Creek). Adesso gli indiani sono meno “selvaggi”. Rimane la profonda cattiveria mista a pazzia criminale di Truman, il bombardamento nucleare gratuito sui civili di Hiroshima e Nagasaki a guerra ormai vinta e con la resa giapponese già inoltrata a Washington. 150.000 morti dopo le bombe sganciate a distanza di tre giorni nelle due città. A distanza di mesi ed anni altri 70.000 morti e decina di migliaia malati cronici. Da Cuba a Ucraina altri 60 anni di nefandezze.
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L’ Occidente, si sa, è Maestro nell’ intero orbe terracqueo di libertà di parola e di democrazia. Tutti possono esprimere in qualsivoglia forma le più diverse opinioni: politiche, religiose, ideologiche. La diversità delle opinioni è il sale della democrazia che l’ Occidente esporta nel mondo intero. Il “merito” è l’ unico metro di misura del successo.
Infatti:
https://ilmanifesto.it/lopera-di-parigi-scarica-sergei-polunin-dopo-i-suoi-post-omofobi-e-misogini
E da noi:
Prima:
https://www.teatroarcimboldi.it/fat-event/sergei-polunin-an-evening-with-sergei-polunin/
Dopo:
https://www.teatroarcimboldi.it/fat-event/sergei-polunin/
Polunin, un talento straordinario ( ma, ohibò, un Ucraino filo-Putin!!!) è solo uno dei tanti artisti “bannati” dall’ “accogliente” e “libero” Occidente.
Tutto grasso che cola per l’ ineffabile Bolle che si risparmia, tra l’ altro, l’ ennesimo, disastroso, … confronto.
Ma lui è “buono” , vuoi mettere…
( Mi piacerebbe, esattamente come è successo prima del Boris , conoscere la natura ed i numeri della “sollevazione popolare” che, a sentire gli Organizzatori, hanno obbligato alla cancellazione dell’ evento. Spero inoltre che qualcuno cominci certosinamente ad indagareriguardo le opinioni politiche ed ideologiche degli artisti passati che vanno ancora per la maggiore, che so, ad esempio un Caravaggio, come si sa un losco figuro. Non sia mai che fosse “fascista” e “misogino” pure lui… La storia, anche recente, evidentemente si ripete…)
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