Il senatore semplice di Riad perde la causa contro Gianfranco Vissani che lo paragonò a Hitler

(Adnkronos) – Gianfranco Vissani non ha diffamato Matteo Renzi, accostandolo a Adolf Hitler e criticandolo come “distruttore del Pd”, e perciò non è tenuto al risarcimento dei danni a favore del senatore e leader di Italia Viva. Lo ha stabilito il giudice del Tribunale civile di Firenze, Susanna Zanda, con sentenza emessa ieri, giovedì 9 febbraio, alla presenza dello stesso Renzi.

L’ex segretario del Pd, assistito dagli avvocati Lorenzo Pellegrini, Massimo Cesaroni e Niccolò Seghi, è intervenuto personalmente durante l’udienza per difendere le sue ragioni, mentre era assente Vissani. Renzi aveva un risarcimento di 435.000 euro.

Lo chef era difeso dalle avvocate Cinzia Ammirati e Roberta Arditi. I fatti risalgono al 29 marzo 2018 quando lo chef intervenendo nella trasmissione televisiva “Quinta Colonna” su Rete 4, condotta dal giornalista Paolo Del Debbio, si espresse sui risultati delle elezioni politiche del 4 marzo precedente, che avevano registrato un vistoso calo dei consensi del Pd, di cui Renzi era segretario, passando dal 40% circa delle elezioni europee al 19% circa dei consensi. Alla domanda “Perchè, secondo lei, Renzi è finito?”, la risposta di Vissani fu: “Non è che è finito… solamente ha fatto peggio di Hitler. Peggio di Hitler non l’ha fatto nessuno, lui l’ha fatto!”. Subito dopo i commenti dello studio sull’accostamento con Hitler, lo chef aggiunse: “Come no? Ha distrutto un partito, l’ha portato a meno del 19%”.

Per il giudice Zanda non c’è stata diffamazione, come reclamava Renzi, perché si è trattato di una critica politica espressa da Gianfranco Vissani “con toni forti e pungenti”. “L’accostamento della distruzione del partito democratico che dal 40% passa a meno del 19% alla figura di Hitler, a sua volta distruttore di un popolo di sei milioni di ebrei, per quanto forte e trasmodante – scrive il giudice nella sentenza – appare comunque agganciata a quel determinato fatto storico eccezionale delle elezioni 2018, che esprime un’emorragia di consenso come non si era visto da molti anni;

l’opinione dello chef/opinionista, chiamato spesso nei salotti televisivi, che aveva richiamato il massimo distruttore ossia Hitler, non era idonea per il suo intero contenuto, a danneggiare la reputazione di Renzi, perché era stato spiegato contestualmente dal Vissani il senso dell’accostamento ad Hitler in termini di eclatante strage di voti e non di esseri umani”.

Nella sentenza il giudice Zanda scrive anche: “l’accostamento ad Hitler era chiaramente riferito alla grave perdita dei consensi del partito democratico guidato da Renzi e dunque ad un suo ritenuto ruolo di ‘distruttore’ latamente inteso e accostato alla figura di Hitler. Siamo quindi in presenza di una critica politica, espressa con toni forti e pungenti, e certamente alla luce delle complete dichiarazioni del Vissani in quel contesto, nessun ascoltatore di media diligenza sarebbe stato indotto a cogliere in quell’accostamento la parificazione di Matteo Renzi all’Hitler sterminatore del popolo ebreo;

la forma espressiva è stata esagerata e sarebbe anche incontinente se si fosse limitata ad essere una mera critica politica; il fatto è però che non era una mera critica politica perché il Vissani non era né un avversario politico di Renzi, tenuto alla continenza espressiva, né un cittadino qualunque. Il Vissani era stato intervistato come ‘opinionista’ e dove dunque viene in gioco l’interesse pubblico a sentire anche la specifica opinione dell’intervistato nella sua interpretazione di quel fatto, riguardante il partito diretto da Matteo Renzi”.

21 replies

  1. Un’altra opportuna punturina al Bomba, il dittatore in potenza che vorrebbe manipolare la giustizia per la sua particolare idea della libertà di espressione. Si sgonfierà finalmente questo becero pallone gonfiato? A proposito, condanna per uso improprio delle istituzioni giudiziarie niente?

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  2. ” Godo come un riccio ” !!! c è solo da chiedersi come fa il senatore di Riad a continuare in modo intemerario a fare migliaia di denunce che sparge a destra e a manca : essere accettate dalle procure riceventi ? Intimidazione del potere ? Appoggio della magistratura da lui manipolata ? Paga per la sua “buona ” causa ? se fossi il suo avvocato avrei tutto l interesse che lui continui a sparare sul mucchio di persone a cui sta ” sullo stomaco” tanto loro portano a casa la parcella e lui potrebbe consolarsi di fare lo sborone quando qualcuna va a buon fine per le sue tasche. Ma c è da chiedersi seriamente chi diavolo vota lui o Calenda ? Perché 2 cocomeri sono ancora qui a scassarci la m. Emoria delle loro fallimentari imprese politiche ?

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  3. Se era questo l oggetto allora ha intrapreso una causa ridicola e temeraria che dovrebbe essere punita severamente dal punto di vista economico

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  4. LA CAUSE TEMERARIE- Viviana Vivarelli

    Io e altri 150 blogger come me siamo stati querelati per ‘diffamazione grave’ (pena 4 anni) dall’onorevole M. di Forza Italia per aver condiviso un elenco di direttori Rai, in cui, accanto al nome di M., uomo di B eletto in Sicilia, compariva la parola ‘mafiosetto’. Il processo è andato per le lunghe (un anno) e ha comportato lo spostamento di centinaia di poliziotti e l’impiego di altre centinaia di impiegati, avvocati, pm, giudici… la perquisizione completa di 150 domicili, il sequestro di 150 strumenti informatici, l’invasione rupetuta della loro privacy (io ho subito 21 invasioni nel portatile!), con un aggravio non indifferente alla macchina della giustizia. Una movimentazione delle forze dell’ordine che nemmeno per Matteo Messina Denaro in 30 anni di latitanza.
    Il tutto è costato a me soltanto 4.000 € e un carico di nervosismo e ansia durato, appunto, un anno. E me la sono cavata con lo spostamento del processo a Bo (ho dovuto pagare anche un 2° avvocato per lo spostamento delle carte processuali), perché sarei dovuta andare a Roma, il che per me che ho 80 anni, sono invalida e non posso fare scale, sarebbe stato impossibile.
    Il processo è finito in niente ‘per l’evidente irrilevanza penale del fatto’. Nemmeno capisco però perché ciò non sia stato dichiarato prima. Ma intanto la denuncia ha dispiegato i suoi effetti intimidatori aggravando per futili motivi la macchina giudiziaria che dovrebbe essere rivolta, più seriamente, a ben altri reati.
    La causa era, ovviamente, ‘temeraria’, cioè quel tipo di azione giudiziale senza fondamento giuridico fatta, spesso, a titolo dilatorio cioè era una causa infondata e intimidatoria.
    Il M5S voleva eliminare le cause temerarie ma gli altri partiti lo hanno impedito perché la querela è ormai un’arma di strapotere abusata dai politici (si veda anche la Meloni che querela un intero giornale o Crosetto che minaccia chiunque osi imputargli un conflitto di interesse), che, in luogo di operare per leggi migliori, puntellano l’arroganza del potere contro i cittadini critici e i nemici politici, cosa che fa a pugni con l’idea di democrazia.
    In verità la legge prevede che il querelatore rifonda le spese giudiziarie. Ma nel mio caso, per poter avere soddisfazione, avrei dovuto spendere altri 4.000 euro per intentare la causa. Ben diversa sarebbe stata la situazione se si fosse potuto dispiegare una class action, moltiplicando per 150 le richieste di rimborso, il che avrebbe portato a un costo per l’onorevole in questione di 600.000 €, tale da renderlo più cauto in futuro.
    Ma il caso è ancora più grave quando il querelante stabilisce lui l’entità patrimoniale del danno subito.
    Uno dei personaggi più querelati d’Italia è ovviamente Travaglio, punta della resistenza a difesa della democrazia. Per cui mi rallegro della vittoria appena conseguita contro la querela di Renzi per il famoso rotolo di carta igienica con la sua faccia che si intravedeva sullo sfondo. Ma, siccome costui aveva chiesto come risarcimento del danno morale 500.000 €, giustizia vorrebbe che quei 500.000 € fosse Renzi a pagarli a Travaglio. Così come i 435.000 € chiesti a Vissani. Forse Renzi e altri sarebbero più prudenti con lo strumento della querela e si occuperebbero invece più seriamente del ruolo che loro compete di difesa del bene comune.

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  5. Se lo avesse paragonato ad Attila ( dopo il suo passaggio non crescono più i voti ), non sarebbe stato più corretto? Il paragone con Hitler è sinceramente esagerato.

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    • Magari al bar si può discutere se il paragone è esagerato. In tribunale si decidere se c’è stata diffamazione oppure no. E diffamazione non c’è stata. Punto

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      • Mi rendo conto che nel bar che lei frequenta, determinate citazioni storiche sono all’ordine del giorno. O forse non è in grado di cogliere l’ironia. Propendo per la seconda ipotesi.

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  6. Renzi fa Renzi da quando è nato, è così, lui lo sa e lo sanno tutti che lo vedono e lo ascoltano.
    Che lui denunci per intimorire è un atto di difesa del suo io e del se stesso.
    Il grossissimo problema (facilmente risolvibile con un’addizione) è come abbia fatto ad essere presidente della Provincia di Firenze, di aver vinto le primarie del PD, di esserne stato il segretario di un partito di sinistra, di aver preso il suo pd oltre il 40% alle europee e come abbia fatto ad ottenere con Calenda quasi l’8% nelle elezioni di 4 mesi fa.
    Il problema non è lui, ma chi lo propone e chi lo vota, ma sopratutto chi non va a votare e si accontenta delle scelte altrui

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  7. Terza causa che perde negli ultimi tempi. Quindi possiamo chiamarlo mitomane, possiamo accostarlo a Hitler e possiamo mostrare in diretta i rotoli di carta igienica con sopra la sua faccia? Buono a sapersi!!!!

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