Dall’inchiesta sulla fondazione spuntano i diktat dell’ex premier a Fabrizio Rondolino e sua moglie Simona Ercolani, autrice Rai.


(Giacomo Amadori, François De Tonquédec – laverita.info) – Gli atti dell’inchiesta della Procura di Firenze sulla fondazione Open, l’ex cassaforte del renzismo, ci raccontano come funzionasse (o funzioni?) la Bestia di Matteo Renzi, la sua oliatissima macchina di propaganda mediatica gestita da Alessio Di Giorgi, una delle menti, tra le altre cose, della pagina Matteo News. Quando l’ex Rottamatore era ancora segretario del Pd, il 6 febbraio 2017, viene aperta una chat a cui partecipano l’amministratore Alexander Marchi (coordinatore del team della comunicazione), Marco Carrai, amico e collaboratore di Renzi oltre che ex consigliere di Open, Di Giorgi, Franco Bellacci, detto «Franchino», segretario particolare di Renzi, la praticante avvocato piddina Ursula Bassi, Elena Ulivieri (moglie di Pilade Cantini, comunista finito con la sua signora nello staff di Renzi a Palazzo Chigi come addetto alla corrispondenza) e Matteo Renzi. Alexander apre le danze: «Da oggi siamo operativi con i ragazzi in via Giusti. Stamattina ho fatto una riunione politica/organizzativa dove abbiamo impostato il lavoro: presenza sui social, monitoraggio notizie, raccolta dati, diffusione materiale e lotta contro le bufale e l’odio. I ragazzi sono carichi per la causa e pronti a proporre idee». L’8 febbraio Renzi scrive: «Oggi non male articolo di Giavazzi (Francesco, ndr) Alesina (Alberto, ndr). Forza, avanti tutta». Alexander aggiunge un commento sull’allora sindaco di Roma: «Sì e soprattutto la Raggi ha girato parecchio oggi». Cioè la notizia dell’iscrizione dell’allora sindaco per abuso d’ufficio. Il giorno dopo Renzi riprende: «Mi raccomando sulla minoranza e il congresso. Chiedono il congresso se no è scissione. Glielo diamo, minacciano la scissione». Renzi consiglia di dare un’occhiata a un tweet di Guido Crosetto, l’ex parlamentare Fdi che pure in queste ore è in campo in difesa del fu Rottamatore per la diffusione dei suoi dati reddituali depositati.

Nella chat il 19 marzo Renzi dà indicazioni precise: «Occhio ai commenti sui miei post… ci lavoriamo? Rispondiamo a
chi dice che per la Calabria non ho fatto nulla?». Il 24 marzo scrive: «La cosa di Boccia (Francesco, allora presidente della commissione Bilancio alla Camera, ndr) per favore». Forse il riferimento è un articolo uscito su un concorso da
docente vinto da Boccia all’Università del Molise. Renzi domanda: «Voi avete chat Whatsapp per lanciare i contenuti?». Di fronte alla risposta affermativa chiede: «Quante? Composte da quante persone? Chi le gestisce?». Sempre la Bassi lo informa che sono numerose: «All’interno di queste chat condividiamo sempre i link di incammino della Simona, MR, MR news, le nostre pagine (Lingotto, RenziMartina2017, passo dopo passo) in più i post importanti sia Fb che Twitter come Bonifazi ieri». Renzi : «Quanti messaggi mandate al giorno?». Ursula: «Tanti, troppi. Infatti parlavamo di questo ieri con Alessio. Sarebbe opportuno focalizzarsi solo sulle cose importanti per noi». Il 14 aprile Renzi detta la linea: «Teniamoli schiacciati sul fatto che loro sono falsi. Falsi come le firme in Sicilia, false come le prove contro Renzi, false come le notizie sui vaccini. Un partito di falsi». Ursula: «Va bene, ribadiamo». Renzi, per essere sicuro di non essere frainteso, gira il messaggio inviato sulla chat della segreteria di partito: «Spero che tutti voi vi siate iscritti alla app e l’abbiate aggiornata ieri sera o stamani. Piano piano diventerà strumento sempre più utile. Spero che ciascuno di voi abbia almeno 100 nomi da inserire nella app che oggi nel frattempo supera quota diecimila. Ma vi scrivo soprattutto per un fatto di linguaggio. Il nostro avversario sulla Rete e in tv è sempre più il M5s. Bene. Appicchiamogli addosso l’idea del Falso. Io ho iniziato col Falso quotidiano dalla Gruber e gli ha fatto male. Molto male. Ma voi dovete rilanciare. Un partito Falso. False come le firme in Sicilia. False come le prove contro Renzi. False come le news sui vaccini. I grillini sono falsi. Ragioniamo su questa linea…». Alexander si entusiasma: «Ci siamo!! bisogna martellare finché non passa il concetto». Renzi : «Forza ragazzi».

Ma nel faldone con le chat ce n’è una che spiega meglio di un trattato il cinismo e la spocchia di molti intellettuali che
dopo aver perso la testa per Massimo D’Alema si erano innamorati di Renzi. Il gruppo inizia a discutere sul nome da dare alla piattaforma che doveva far concorrenza a Rousseau. Ci sono l’ex hacker Andrea Stroppa, che veicolava sui media stranieri ricerche antigrilline, il solito Carrai, il suo socio Giampaolo Moscati, Fabio Pammolli docente universitario e consigliere economico di Renzi, Antonio Preiti, anche lui economista, gli esperti di Web marketing Paolo Dello Vicario e Cristiano Magi, l’esperta di statistica Valentina Tortolini, la renzianissima Agnese Duro, di nuovo Bellacci, Simona Ercolani, autrice e produttrice televisiva e il marito Fabrizio Rondolino, già uno dei Lothar di D’Alema a Palazzo Chigi. Il dibattito si scalda. Pammolli, ironicamente, propone «Avanti!», come lo storico giornale socialista. Moscati rilancia: «Qualcosa che riprenda concetto “Italy first” e di rinnovamento?». Ercolani si irrigidisce: «Prima l’Italia è slogan lega. Purtroppo». Pammolli: «Beh tra Enrico Rossi e Zaia io scelgo Zaia». Dopo qualche divagazione la Ercolani azzarda: «Perché non la chiamiamo Italia in cammino?». Pammolli: «Santiago di Compostela? Anche sull’orlo del baratro mi pare buono». Per lui il nome proposto dalla Ercolani è «melenso» e «sdolcinato» e Rondolino ribatte che è «disgustosamente sdolcinato, quindi perfetto». La Tortolini propone «Go on» e trova l’approvazione della Ercolani. La quale annuncia che «deve spammare enews» di Renzi. Pammolli si dispiace: «Tutto questo perché non volete Avanti!, banda di post democomunisti». Rondolino si accende: «Iskrà. Come il glorioso giornale dei bolscevichi!». Ercolani: «E se fosse solo On? Viene un bel logo». Pammolli rilancia con «Bettino». C’è chi dice «Noi». Per qualcuno è da «rivista di gossip», mentre per Ercolani «esclude voi» e per questo è «da bersaniani». Pammolli tenta una citazione di Donald Trump: «Facciamo l’Italia Grande Ancora». Ercolani: «Facciamo l’Italia Grande Ora». Rondolino: «Chiamiamola Viva Verdi. Patriottico, risorgimentale, neosovranista, laico».

Il mattino dopo Pammolli dà a tutti la ferale notizia: «Sembra Bobby, da Bob Kennedy. Matteo dixit». La fonte è Carrai che informa la truppa che il nome sarà quello e che ha deciso «MR». Rondolino commenta: «Non noi. Il Principe». Qualcuno chiede se sia una battuta. Rondolino s’affloscia: «Mi arrendo». La Tortolini è dubbiosa: «Bobby sembra il nome di un cane da riporto, ma non avendo trovato di meglio mi taccio». Pammolli riflette: «Dovemo da prende’ i voti di ‘aggente» Al gruppo viene chiesto di trovare uno slogan e dopo un po’ la Ercolani informa il gruppo che la frase che verrà abbinata «è quella sul Pil e la felicità». Poi domanda: «Rondolo ricordi?». Il marito è tranchant: «Non saprei. Sempre detestato Bob. Non per caso Veltroni gli ha dedicato un intero libro». Poi aggiunge: «Come logo direi una pistola. Oppure Marilyn». Anche Dello Vicario ha il motto: «Puoi aggiustare l’Italia, sì con Bob. Potrai farlo, sì con Bob». Pammolli: «Poi vi racconto di Hurricane Bob». Rondolino: «Un gran bel localino, Bob. Blues Brothers». Chiedono a Rondolino di fare «un incursione suicida» per convincere Renzi a cambiare nome e il giornalista risponde: «Stasera ho già Paragone». Pammolli si chiede se ci sarà «qualche cazzo di video che faccia sollevare i cuori» in cui magari «appare anche Veltroni». Rondolino chiude: «Manca la frase in cui dice: “Intercettiamo illegalmente quel negro comunista di Martin Luther King”. Non male anche: “Stanotte eliminiamo quella troia di Marilyn”». Pammolli tenta l’ultima carta: Siamo eventualmente in tempo a rinominare la piattaforma Ivanka? O Melania». La Ercolani inoltra un comunicato dei Liberal Pd, guidati da Enzo Bianco, a sostegno di Renzi. Ercolani: «Ora cambia tutto». Dello Vicario: «Abbiamo vinto». Rondolino: «Stravinto».