L’intervista di Giorgia Meloni a Fuori dal coro di Mario Giordano su Rete4 è l’ennesimo esempio della strategia della premier: evitare accuratamente giornalisti che potrebbero farle domande troppo scomode e preferire quelli più accomodanti. Ci sarebbero, però, alcuni interrogativi che le andrebbero rivolti. Noi di MOW ne abbiamo preparati 10, che probabilmente non sentirete mai porre al capo del governo

Le 10 domande che non sentirete mai fare a Giorgia Meloni. A iniziare da Mario Giordano?

(di Alessio Mannino – mowmag.com) – Giorgia Meloni ama le interviste. Purché gli intervistatori amino lei. A parte le testate per così dire obbligate, per un capo di governo in Italia (come il Corriere della Sera che il 29 novembre 2022 ebbe l’onore, scontato, di intervistarla per primo), il Presidente del Consiglio e leader di Fratelli d’Italia adotta la tecnica più semplice del mondo, pur di scansare in anticipo eventuali intoppi comunicativi: si concede soltanto a giornalisti compiacenti, da cui ci si può aspettare tutto tranne che la mettano in difficoltà. Le amabili chiacchierate con Nicola Porro o Paolo Del Debbio, per non parlare di sua eminenza Bruno Vespa, non appartengono propriamente al genere watchdog che azzanna il potere alle caviglie. Al massimo, qualche guaito, e per il resto una passerella di domande che a pallone si chiamerebbero assist. Stasera si replica: la premier è ospite a Fuori dal coro, riflessiva e nient’affatto sguaiata trasmissione su Rete4 di Mario Giordano. Chissà le forche caudine che dovrà attraversare la povera Meloni, in quell’antro anti-governativo. Sia mai vederla, non diciamo a Piazza Pulita da Corrado Formigli (al quale si nega come fosse un fatto personale), ma neanche da un meno ossessivo Giovanni Floris a DiMartedì, oppure, hai visto mai, da una Bianca Berlinguer che, cognome permettendo, è perfino passata a Mediaset. Nisba: meglio Giordano e i suoi gridolini di indignazione. Frattanto noi, qualche interrogativo che vorremmo sentirle rivolgere, lo abbiamo pensato. Per il gusto dell’impossibile, in un Paese dove tutto è possibile, eccezion fatta la normalità. Dovrebbe essere normale, infatti, che chi ha la responsabilità di rappresentare tutti gli italiani non si scelga gli interlocutori più facili, ma abbia le palle di affrontare anche quelli più ostici, nel cosiddetto “quarto potere”. Dopo tutto, la Meloni è o non è il Presidente del Consiglio, al maschile, come a lei piace farsi chiamare?

Mario Giordano e Giorgia Meloni

1) Nella telefonata che ebbe l’anno scorso con i comici russi Vivan e Lexus (che era finta, ma in cui Lei parlò veramente), disse che nella guerra fra Ucraina e Russia bisogna “trovare una via d’uscita accettabile per entrambe le parti”, e che la “controffensiva” di Kiev non stava andando “come ci si aspettava”. L’Italia però continua a inviare armi, benché Zelensky, con qualche ingratitutine, abbia di recente definito l’aiuto militare europeo una cosa “umiliante”. Se la pace si fa negoziando, cosa si dovrebbe concedere a Zelensky, e cosa a Putin?

2) In passato Lei ha esternato più volte attestati di stima verso Vladimir Putin. Una volta al governo, l’obbligo dell’Italia di allinearsi alla politica estera nel solco dell’Alleanza Atlantica le ha imposto di parlarne in termini totalmente negativi. Qual è il margine di libertà del nostro Paese nei confronti degli Stati Uniti e della Nato? E in cosa è cambiato, secondo Lei, il regime di Putin rispetto a solo qualche anno fa?

3) Che cosa sta facendo in concreto l’Italia, nei limiti delle sue possibilità, per cercare di fermare il massacro dei civili palestinesi (siamo arrivati a 33 mila vittime stimate) da parte di Israele? La politica del governo Netanyahu per reagire al terrorismo di Hamas, secondo Lei, è lungimirante?

4) Secondo il rapporto Istat 2023, il 9,8% degli italiani vive sotto la soglia di povertà (era il 9,7 nel 2022, il 6,9 nel 2014), a cui va aggiunto un 8,2% di italiani che lavorano ma sono ugualmente poveri. Ammesso e non concesso che riparta una crescita economica tale da riassorbire questa sacca di indigenza, nel frattempo questi concittadini come le pagano le bollette destinate a salire, grazie alla liberalizzazione definitiva del mercato di luce e gas avviata da Bersani nel 1997, e su cui il Suo governo ha apposto la firma finale?

5) È eticamente e politicamente opportuno attendere che la chiusura di indagini per falso in bilancio e truffa ai danni dell’Inps per il ministro del turismo, Daniela Santanché, diventi rinvio a giudizio, per esigere le sue dimissioni, come sostiene quest’ultima?

Il premier Giorgia Meloni

6) Se un cittadino di un altro Paese svelasse documenti che rivelassero crimini di guerra, operazioni sporche e corruzione da parte dei nostri governi e di nostre aziende, riterrebbe giusto chiederne l’estradizione e infliggergli una condanna abnorme, come gli Stati Uniti vorrebbero fare con l’australiano Julian Assange, in barba al diritto-dovere di informazione e trasparenza che dovrebbe essere tutelato in democrazia?

7) Il Suo alleato Matteo Salvini ha ricevuto un endorsement ufficiale da Marie Le Pen sulle elezioni europee: per la Le Pen, a differenza Sua lui non sosterrà Ursula von der Leyen e la sua linea politica aggressiva (“economia di guerra”) nei confronti della Russia. Può spiegare come si fa ad essere nella stessa coalizione a Roma e in una diversa a Bruxelles, su temi così decisivi?

8) Nel 2023, nei primi sette mesi dell’anno, sono stati spesi 850 milioni di euro l’accoglienza dei 107 mila migranti sbarcati fino ad allora (dati: MilanoFinanza). L’accordo per la detenzione in Albania l’anno costerebbe, secondo calcoli di Milena Gabanelli, 130 milioni l’anno. Ma per soli 36 mila migranti. Sempre che la Corte di Giustizia europea dia il via libera, a chi conviene esattamente l’accordo: a noi, o all’Albania?

9) “Ho amici gay e non ho mai manifestato alcuna forma di repulsione o discriminazione verso il mondo omosessuale, mentre ho manifestato e continuo a manifestare una forma di disappunto verso il Gay Pride, una ostentazione che ho trovato fastidiosissima perché si sono viste scene sinceramente raccapriccianti, scene che fanno male anche ai gay”. Non lo ha detto il generale Roberto Vannacci, ma Giorgia Meloni nel 2008. Pensa anche lei, come Vannacci, che la minoranza gay prevarichi la maggioranza di persone “normali” grazie all’egemonia culturale nei media, di proprietà di imprese che evidentemente ci ricavano il loro guadagno?

10) “Io sono Giorgia: sono una donna, sono una madre, sono cristiana”. Perché cristiana e non cattolica, come sono quasi tutti i cristiani in Italia? Forse perché meglio rimanere sul generico e non farsi condizionare dalla Chiesa di Bergoglio? Può fare qualche esempio del modo in cui la fede orienta le Sue scelte politiche?