OGGI IL CONSIGLIO EUROPEO – Discorso. Dal siparietto con Salvini (apparso per soli dieci minuti) alle faccette contro Conte: l’aula di Giorgia, tutto show e zero fatti

(DI LORENZO GIARELLI – ilfattoquotidiano.it) – “Bacio! Bacio!”. Il coretto si alza dai banchi di Italia Viva quando Giorgia Meloni, in aula alla Camera per le comunicazioni prima del Consiglio europeo, abbraccia Matteo Salvini seduto accanto a lei. Il momento è in effetti da immortalare: dopo aver disertato in Senato, Salvini fa una comparsata di dieci minuti e poi se ne va, prima che il suo staff informi di un affascinante “incontro cordiale” in corso tra il vicepremier e il vicepresidente del Turkmenistan Rashid Meredov. Insomma gli imbarazzi in maggioranza restano tali, con la premier che se la cava con poche parole: “Mi si dice che devo parlare con Orban o con Salvini per chiarire il loro sostegno all’Ucraina. Penso che in entrambi i casi parlino le decisioni e i voti. La posizione del governo è chiara”.

Fasi di un dibattito che a tratti si agita e diventa anche molto informale. Come quando Meloni si rivolge ai deputati con un colloquiale “ragazzi”, oppure quando la premier punzecchia l’opposizione (“Vedo un certo nervosismo”) o si alza la giacca dalle spalle coprendosi il volto mentre Giuseppe Conte la incalza: “Ma è questa la vostra politica estera? Ma lei è il presidente del Consiglio o un capocomico? Gli italiani non vogliono la terza guerra mondiale dove lei ci sta portando”.

Nel merito, la destra e il governo ribadiscono il no alle truppe occidentali a Kiev, eppure il Parlamento boccia la risoluzione del Movimento 5 Stelle che chiedeva di escludere “categoricamente” un “coinvolgimento diretto” degli uomini Nato sul campo di battaglia. Impegno respinto, come quello di “non finanziare la Difesa coi soldi del Pnrr” (c’è anche il no del Pd). Crepe che allarmano i 5Stelle: “Ci auguriamo – dice l’onorevole Riccardo Ricciardi – che il problema non sia stato l’avverbio ‘categoricamente’, perché questo significherebbe che il governo non chiude del tutto la porta a questa scellerata possibilità. O forse la risposta potrebbe essere nell’aggettivo ‘diretto’ riferito all’impegno in operazioni belliche di militari italiani in Ucraina contenuto nella premessa di maggioranza e questo significherebbe che il governo non esclude l’invio di militari italiani in Ucraina come consiglieri o addestratori”.

Nel discorso della premier, la pace è un miraggio. Lontanissima, perfino non trattabile in questo momento: “È la Russia a non volere la pace, se non ritira le sue truppe. Noi stiamo cercando di costruire le precondizioni per arrivare a un tavolo. Lo stallo che c’è oggi in Ucraina è un equilibrio garantito dagli aiuti occidentali”. Secondo Meloni “è difficile per gli ucraini sedersi a un tavolo per la pace con chi ha sistematicamente violato gli accordi sottoscritti in passato”.

I toni tornano ad alzarsi quando la premier, per rispondere a chi le chiede conto delle ambiguità dei suoi alleati, rinfaccia al Pd di essersi “astenuto sull’Ucraina”, mentre lei non ha “avuto bisogno di andare al governo per esprimere il sostegno a Kiev”. Frasi che fanno infuriare il Pd, dai cui banchi ricordano di aver sempre votato a favore degli aiuti militari. Con Elly Schlein che specifica: “Sia chiaro, sostenere l’Ucraina è giusto ma siamo contrari all’idea francese di mandare soldati, sarebbe un errore fatale”.

La leader dem legge anche il tweet con cui Meloni, nel 2018, si congratulò con Putin per la vittoria alle urne e incalza la premier sul recente incontro con Al Sisi al Cairo, ottenendo per risposta un azzardato ranking tra dittatori: “Fermo restando che si sa che secondo me si deve parlare con tutti, c’è differenza fra Al Sisi e Putin. Putin ha invaso una nazione vicina”. E questo però, a quanto pare, al momento lo esclude da quel “tutti” con cui parlare.