Neppure una condanna definitiva riesce a scollare dalla sua poltrona chi si ritiene coperto dall’immunità

(Sebastiano Messina – lespresso.it) – Ammettiamolo: noi italiani abbiamo letto quasi con stupore che Angela Rayner, vice primo ministro inglese, ha lasciato l’incarico dopo che un’inchiesta ha accertato un versamento insufficiente di tasse per quarantamila sterline nell’acquisto di una casa. Non un’evasione, ha detto la commissione, soltanto superficialità. Ma tanto è bastato perché una delle donne più potenti di Londra considerasse compromessa la sua credibilità. Un passo indietro, le scuse, l’uscita di scena.
Lo stupore nasce dal fatto che nel nostro Paese questo è diventato evento raro. Da noi ormai non esiste la vergogna, non esiste l’onore, non esiste il senso delle istituzioni. Abbiamo ministri sotto processo per truffa allo Stato che siedono tranquilli al loro posto, parlamentari condannati per peculato che ogni sera parlano nei telegiornali a nome del partito della premier. Ma l’eccezione non è l’Inghilterra: l’eccezione siamo noi. Nella vicina Francia, per dire, negli ultimi quindici anni dieci ministri – Thevenoud, de Rugy, Flessel, Cayeux, Cahuzac, Le Roux, Goulard, Bayrou, Gaymard e Griset – hanno lasciato l’incarico per motivi che vanno dai rimborsi gonfiati alla frode fiscale. In Italia, nello stesso arco di tempo, solo tre ministri hanno fatto un passo indietro: Scajola per l’attico “a sua insaputa”, Josefa Idem per l’Imu non pagata, Federica Guidi per “Tempa Rossa”. Tre contro dieci. Il resto è un deserto morale, un Paese dove neppure una condanna definitiva riesce a scollare dalla sua poltrona chi si ritiene coperto dall’immunità del politico. Perché?
C’è chi spiega con intelligente acutezza questa differenza con la religione. Nel mondo protestante non esiste la scorciatoia del perdono: il peccato è un marchio che resta addosso. Nel cattolicesimo, invece, la confessione e l’assoluzione aprono sempre una via d’uscita. Così il politico italiano si sente al riparo: il peccato sarà cancellato, la macchia rimossa, la colpa dimenticata.
Ma la spiegazione vera è politica. Nei sistemi anglosassoni l’elettore sceglie direttamente il suo parlamentare. E a fine mandato lo giudica, confermandolo o sostituendolo. Da noi no. Con le liste bloccate, il rapporto tra cittadino e rappresentante si è spezzato. Non decide l’elettore, decide il capo. È lui che compila la lista, che premia o punisce, che salva o cancella. Perciò il parlamentare, anche travolto dallo scandalo, non teme il giudizio dell’opinione pubblica: ha paura solo di perdere la copertura del suo leader.
E così la vergogna evapora, lo scandalo si normalizza, l’illegalità diventa rumore di fondo. Un Paese intero impara a convivere con la corruzione come se fosse un clima naturale, con l’abuso come fosse destino, con l’impunità come se fosse un diritto acquisito. Per spezzare questa catena occorrerebbe restituire al cittadino il potere che gli è stato tolto. L’elettore dovrebbe tornare a scegliere direttamente il suo rappresentante. Non basta tornare alle preferenze della Prima Repubblica, che produssero clientelismo e corruzione. Servirebbe un sistema di collegi uninominali, chiari e trasparenti, in cui ogni candidato risponda al suo elettorato. Come in Gran Bretagna, come in Francia, come negli Stati Uniti. Solo un rapporto diretto tra chi governa e chi vota potrebbe restituire alla politica la responsabilità, alla società la fiducia, alla democrazia il suo respiro. Potrebbe: peccato che i piani del governo Meloni vadano nella direzione opposta.
Atavica crisi occupazionale!…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/
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E la cosa raccapricciante è che CALDEROLI quello che ha fatto la più eversiva delle riforme, ovvero il PORCELLUM, è ancora lì a fare le riforme ed è stato il babbo anche dell’AUTONOMIA DIFFERENZIATA che se attuata avrebbe DISINTEGRATO L’ITALIA in 21 stati diversi.
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Cioè si cerca di rimediare ai danni del maggioritario con più maggioritario? Non sarebbe più semplice non votare per i partiti che ricandidano i corrotti?
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Quindi non me la devo prendere con il segretario di partito che infila nelle liste politici corrotti? Devo essere io a non votarli mentre il partito li può ricandidare? Ma che razza di ragionamento è?
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Ma infatti
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L’articolo interpreta la differenza tra sistemi elettorali come la causa principale dell’impunità dei politici italiani, ma questa è una semplificazione eccessiva.
Non è tanto una questione di regole elettorali, quanto di cultura civica diffusa. Anche se si eliminassero le liste bloccate e ogni elettore potesse scegliere direttamente il proprio rappresentante, ciò non garantirebbe automaticamente che i parlamentari siano responsabili o che dimostrino vergogna di fronte a scandali: gli scandali politici della “Prima Repubblica”, quando l’elettore appunto sceglieva, ne sono evidenza.
Il problema vero è che in Italia il malaffare è diffuso e radicato nella vita quotidiana: evasione fiscale (che riguarda non solo liberi professionisti e artigiani, ma anche molti lavoratori dipendenti che chiedono: “e senza fattura quanto?”), false malattie, favoritismi, assenteismo e scorciatoie di vario tipo. Anche cricche, cosche e caste, per quanto più isolate rispetto alla massa, ne sono espressione. Questi comportamenti sono spesso accettati come norma.
In una società in cui il cittadino medio convive con l’illegalità come se fosse destino, persino un sistema elettorale “perfetto” non produrrebbe un immediato aumento di responsabilità politica.
In altre parole, il giudizio diretto dell’elettore funziona solo se l’elettore stesso ha consapevolezza, senso civico e cultura istituzionale. Senza questi elementi, anche con le liste uninominali i politici continueranno a navigare nell’impunità finché non arriverà uno shock sociale o culturale che costringa tutta la società a reagire, come avvenne alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
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Agiungiamo anche una teppista da quattro soldi, pluricondannata in Italia e sotto processo all’estero, mandata al Parlamento Europeo per toglierla dall’unico posto dove merita di stare: LA GALERA. Abbiamo fatto ridere l’Europa intera.
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*aggiungiamo
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In Italia è risaputo che i guai giudiziari fanno curriculum. Un partito che non candidi qualche indagato/inquisito/ condannato lo schifano tutti.
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Come minimo.
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