
(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – È vero quel che dice Riccardo Pacifici, ex leader degli ebrei romani: Israele è più odiato che nel 1982 dopo Sabra e Chatila, dove i falangisti maroniti libanesi trucidarono oltre un migliaio di palestinesi sotto lo sguardo complice delle sue truppe. Lo vediamo anche noi nelle lettere che riceviamo e nei commenti sui social. Ciò che Pacifici non vede, o non vuole vedere, è che la causa di quell’odio non […]
L’ultimo crimine
È vero quel che dice Riccardo Pacifici, ex leader degli ebrei romani: Israele è più odiato che nel 1982 dopo Sabra e Chatila, dove i falangisti maroniti libanesi trucidarono oltre un migliaio di palestinesi sotto lo sguardo complice delle sue truppe. Lo vediamo anche noi nelle lettere che riceviamo e nei commenti sui social. Ciò che Pacifici non vede, o non vuole vedere, è che la causa di quell’odio non sono la propaganda di Hamas e le parole più o meno appropriate usate da politici e intellettuali, anche ebrei, per condannare i crimini di Netanyahu&C.: sono i crimini del governo Netanyahu&C. e la totale impunità che li accompagna da 22 mesi. L’effetto, sui cittadini dei Paesi alleati e complici di quel governo terrorista, è un misto di orrore, impotenza e frustrazione. Che impedisce a molti di distinguere fra gli ebrei e gli israeliani, fra gli israeliani e il loro governo, fra Netanyahu e i predecessori.
Se scrivi un’ovvietà storica – cioè che i palestinesi pagano ancora il tragico errore dei loro leader e dei governi arabi che rifiutarono la risoluzione Onu 181 del 1947 sui due popoli in due Stati, scatenando quattro guerre in 25 anni per cancellare Israele anziché fondare la Palestina – ti rispondono persone inferocite che preferiscono ignorare la storia e negano spensieratamente il diritto degli ebrei ad avere uno Stato perché Netanyahu lo nega ai palestinesi. Se ricordi che per 30 anni Israele fu governato da politici illuminati della sinistra socialista, e poi da un ex terrorista di destra che però restituì all’Egitto i territori occupati nel 1967 in cambio della pace, ti replicano come se dal 1948 avesse sempre governato Netanyahu. Non vogliono sentirsi dire che Begin firmò la pace a Camp David e Rabin a Oslo, che persino il falco Sharon accettò l’idea dei due Stati e ritirò esercito e coloni da Gaza, che Barak e Olmert offrirono invano all’Anp il 96% e oltre il 100% dei territori occupati. Se sbatti ogni giorno in prima pagina gli stermini di Netanyahu perché siano sanzionati, ti becchi dell’“antisemita”; e contemporaneamente del “sionista” da chi non vuol vedere che anche nell’ora più buia Israele è pieno di politici, giornali, intellettuali, militari, magistrati e cittadini che contestano il governo, come accade solo nelle democrazie. Proprio questo è il problema di Netanyahu: non può annettere i territori occupati, sennò darebbe la cittadinanza e il voto a 5,3 milioni di palestinesi di Gaza e Cisgiordania, che coi 2,1 milioni di palestinesi d’Israele supererebbero i 7,1 milioni di ebrei. Ma oggi, in questo inferno di sangue, fame e odio, è quasi impossibile ragionare: Netanyahu e la sua cricca, oltreché dei morti ammazzati, degli affamati, degli assetati e dei deportati, dovranno rispondere anche di questo crimine.
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Oggi, nemmeno un “Travagliaro” come me sottoscrive questo editoriale in toto, Marco avrà mangiato pesante e ha invertito le percentuali “ Israele è pieno di politici, giornali, intellettuali, militari, magistrati e cittadini che contestano il governo, come accade solo nelle democrazie” E’ pieno? Ah Ah Ah….
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Concordo.
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Gli ebrei hanno subito un incommensurabile torto, sono stati trattati peggio delle bestie e sterminati dai nazisti. Gli hanno tolto ogni dignità e hanno patito un mare di sofferenza. Ora, fortunatamente, questo fa parte della storia e questo rischio non c’è più. C’è ancora chi li odia… c’è chi odia i neri, gli arabi, i russi, ecc. Questo è razzismo e sarebbe dignitoso che ogni forma di razzismo fosse trattata allo stesso modo. Lo sterminio dei palestinesi è effettuato da ebrei e altri ebrei pianificano e decidono. Certo, prendersela con tutti gli ebrei è odio raziale! Ma dovrebbe essere il popolo ebraico, quello che vive in Israele, ma anche chi vive da un’altra parte, il primo a prendere le distanze da chi pianifica e decide e da chi svolge materialmente il compito di ammazzare quotidianamente uomini, donne e anche bambini indifesi. Questo aiuterebbe a togliere una grossa parte della base dell’odio che subiscono.
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le tue sembrano idee confuse ,gli ebrei stanno massacrano e uccidendo il popolo Palestinese, terra di Palestina ,non terra di Israele ,se gli ebrei vogliono rivaleggiare con qualcuno ( ancora) sono i tedeschi e gli italiani . Non si ruba la terra di gente che la abita da prima di te ,per inventarsi le leggende suggerite da teste malate ,va bene che la religione è l oppio dei popoli ,ma in Israele gli ebrei sono sotto overdose pesante!
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elimanna@
“va bene che la religione è l oppio dei popoli ,ma in Israele gli ebrei sono sotto overdose pesante!”
Bellissima e drammaticamente vera.
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Un GRAZIE alla Redazione di Infosannio….
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Marco Travaglio si ostina a non voler studiare la storia della Palestina e di Israele!
[PARTE SECONDA]
“Quattro guerre in 25 anni per cancellare Israele” – FALSO!
In realtà, l’unica guerra davvero difensiva fu la quarta, quella dello Yom Kippur.
1948 – La guerra del 1948 tra il neonato Stato di Israele e la Lega Araba, iniziata il giorno dopo la dichiarazione di indipendenza, fu l’effetto diretto della pulizia etnica avviata già nel dicembre 1947 dalle milizie sioniste, dopo l’approvazione della Risoluzione 181. Questa risoluzione, non vincolante, avrebbe dovuto aprire la strada a ulteriori negoziati, ma fu invece seguita da una campagna militare sionista mirata alla conquista coloniale. Il conflitto, dunque, non esplose a seguito dell’invasione araba, come raccontato dalla propaganda sionista – sulla quale si basa la ricostruzione fumettistica di Travaglio – ma fu preceduto da mesi di operazioni armate condotte da formazioni paramilitari come la Haganah, e dalle bande terroristiche Irgun e Lehi, responsabili di attacchi brutali contro civili palestinesi e interi villaggi, tra cui il famigerato massacro di Deir Yassin. Queste azioni miravano a svuotare il territorio palestinese della sua popolazione indigena per permettere l’espansione dello Stato ebraico.
A difendere i villaggi palestinesi inizialmente non furono eserciti organizzati, ma l’Esercito Arabo di Liberazione, che malgrado il nome altisonante era formato da sparuti gruppetti di contadini male armati e per niente addestrati, i quali disperatamente cercavano di difendere i propri villaggi contro l’invasore; ad essi si aggiunsero poco alla volta piccole manciate di volontari stranieri. Solo il giorno successivo alla proclamazione unilaterale di Israele, il 15 maggio 1948, entrarono in campo gli eserciti regolari dei Paesi arabi confinanti (la Lega Araba), con l’obiettivo dichiarato di fermare l’espansione sionista e proteggere i palestinesi, ma senza una strategia comune né un preciso coordinamento. Di fatto, era già troppo tardi: la Nakba era in corso, circa 250.000 palestinesi erano già stati espulsi o costretti a fuggire. Diventeranno 711.000 (secondo le stime dell’ONU) alla fine della pulizia etnica a gennaio del 1949, con oltre 400 villaggi e 11 città su 12 completamente rasi al suolo (letteralmente). Dal dicembre 1947 al febbraio 1948, l’operazione di pulizia etnica procedette lentamente, in modo sporadico e disorganizzato. I sionisti usavano l’alibi della rappresaglia contro i legittimi attacchi della resistenza palestinese volti a riappropriarsi delle terre rubate e dei beni sottratti. Dal marzo 1948, i gruppi sionisti avviarono una nuova fase della pulizia etnica, abbandonando ogni pretesto difensivo e passando a massacri pianificati e all’espulsione forzata dei palestinesi. In quel mese venne attuato il Piano Dalet, un’operazione militare che prevedeva l’occupazione dei villaggi arabi e l’espulsione sistematica dei loro abitanti, anche senza provocazioni. L’obiettivo era creare fatti compiuti prima di possibili pressioni internazionali, che però non arrivarono mai. La Gran Bretagna, ancora potenza mandataria, tacque e lasciò fare, pur avendo formalmente la responsabilità dell’ordine. Episodi come il massacro di Deir Yassin diffusero il panico e spinsero decine di migliaia di palestinesi alla fuga.
La nascita di Israele avvenne dunque all’interno di un progetto coloniale e violento, ben prima dell’intervento degli eserciti arabi. La vera ricostruzione storica contraddice radicalmente la versione dominante, di cui è succube Travaglio, secondo cui Israele sarebbe nato difendendosi da un’aggressione araba. In realtà, fu Israele a determinare l’inizio del conflitto con un’aggressione sistematica e preordinata, entro una logica coloniale e di espulsione etnica.
Inoltre, malgrado le dichiarazioni ufficiali, l’intervento arabo fu, più che un’azione concertata per difendere la Palestina, un mosaico di manovre politiche, rivalità nazionali e interessi divergenti che finirono per favorire il nascente Stato di Israele. Molti governi arabi temevano più i propri popoli che Israele. Intervenire era un obbligo morale e politico, ma le monarchie temevano che una guerra vera potesse rafforzare i movimenti nazionalisti o destabilizzare gli equilibri interni. La questione palestinese non era nemmeno al centro delle priorità di molti di questi regimi, alcuni alle prese con instabilità interna, per cui la retorica panaraba serviva spesso più per legittimarsi internamente che per cambiare davvero lo status quo. Quando gli eserciti arabi entrarono in Palestina il 15 maggio 1948, l’impatto fu più scenografico che operativo. I governi arabi (alcuni dei quali appena formatisi) erano sotto pressione interna, l’opinione pubblica esigeva un intervento per fermare l’espulsione dei palestinesi e l’espansione sionista, ma i leader arabi avevano altri interessi e non avevano neppure una strategia comune né un comando militare unificato. Ogni Stato agì per conto proprio e spesso in funzione dei propri interessi nazionali, più che per difendere la causa palestinese. Il ruolo di Abdullah I di Transgiordania fu decisivo per l’esito della guerra. Il re strinse accordi segreti con i leader sionisti – fra cui Golda Meir – già prima della fine del Mandato britannico: la regione al di là del fiume in cambio di un intervento di facciata nell’eventuale guerra con la Lega Araba. L’obiettivo di Abdullah non era salvare la Palestina, ma annettere la Cisgiordania, che aveva terreni più fertili, coltivati e sviluppati dei suoi. Il suo intervento nel 1948 fu quindi contenuto e selettivo: evitò lo scontro con le forze ebraiche in aree cruciali, come quelle assegnate allo Stato ebraico, e si limitò a combattere arditamente solo per Gerusalemme, su cui non vi erano stati accordi. Non aiutò gli altri eserciti, nonostante il piano strategico lo prevedesse, come ad esempio nei villaggi del sud conquistati dagli egiziani, i quali dovettero lasciarli per mancanza di supporto logistico e cooperazione da parte della Legione Araba. Questa era l’esercito più potente del Medio Oriente, addestrato e comandato da esperti ufficiali britannici, come il famoso Glubb Pasha. Il tradimento della Transgiordania sabotò di fatto l’efficacia militare dell’intervento arabo, contribuendo grandemente alla sconfitta. Egitto, Iraq, Siria, Libano e Arabia Saudita, dal canto loro, intervennero senza vera coordinazione, con forze male equipaggiate e peggio addestrate e con obiettivi spesso più propagandistici che militari.
Insomma, il fallimento dell’intervento arabo del 1948 fu meno una sconfitta militare e più un fallimento politico e diplomatico. L’intervento era fragile già nelle premesse, minato da interessi contrapposti, accordi sottobanco e scarsa volontà reale di fermare la nascita di Israele. Il tradimento di Transgiordania e l’incoerenza degli altri attori arabi spianarono la strada al successo militare sionista e alla Nakba, l’espulsione di oltre 700.000 palestinesi. Quella guerra non fu solo la sconfitta dei palestinesi, fu anche la dimostrazione che il mondo arabo, nel suo insieme, non era pronto né disposto a difenderli.
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Marco Travaglio si ostina a non voler studiare la storia della Palestina e di Israele!
[PARTE TERZA]
“Quattro guerre in 25 anni per cancellare Israele” – FALSO!
1956 – Contrariamente alla narrativa ufficiale israeliana su cui si appiattisce Travaglio, secondo cui la guerra del 1956 (nota anche come Crisi di Suez) fu un’azione difensiva contro l’aggressività araba, i diari di Moshe Sharett (ah, le fonti, caro Marco, le fonti!), ex ministro degli Esteri e primo ministro israeliano, rivelano una realtà completamente diversa. Come documentato anche nel libro “Vivere con la spada” di Livia Rokach (figlia di Israel Rokach, generale dal 1949 al 1959 e ministro dell’interno dal 1952 al 1955), basato proprio su questi diari, Israele perseguiva deliberatamente una strategia di espansione territoriale e dominio regionale, attraverso la provocazione sistematica di incidenti alle frontiere e la costruzione di una narrativa di pericolo imminente. Sharett, che rappresentava l’ala più cauta del governo, si oppose duramente alla linea militarista dominante, incarnata da Ben-Gurion, Dayan e Peres. Nei suoi appunti privati, denuncia una politica fondata sulla creazione artificiale di minacce esterne, utile a giustificare azioni militari pianificate e a consolidare l’alleanza con le potenze occidentali. Questo approccio culminò nell’accordo segreto con Francia e Regno Unito, noto come Protocollo di Sèvres, che portò Israele a invadere il Sinai in cambio dell’intervento anglo-francese contro Nasser, reo di aver nazionalizzato il Canale di Suez.
Lungi quindi dall’essere un atto di legittima difesa, l’attacco israeliano del 1956 fu un’aggressione pianificata, inserita in un disegno geopolitico che mirava al ridisegno degli equilibri regionali e all’isolamento dell’Egitto. I diari di Sharett svelano non solo l’intenzionalità di questa guerra, ma anche il cinismo con cui si manipolò l’opinione pubblica interna ed esterna per farla apparire necessaria e giustificata. In questo senso, la guerra del 1956 rappresenta un esempio emblematico della distorsione della verità storica a fini politici e militari e smentisce in modo netto la retorica della “minaccia araba” come giustificazione costante delle azioni israeliane. Retorica a cui Travaglio ancora crede ciecamente, a quanto pare.
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Marco Travaglio si ostina a non voler studiare la storia della Palestina e di Israele!
[PARTE QUARTA]
“Quattro guerre in 25 anni per cancellare Israele” – FALSO!
1967 – Almeno dal 1963 i leader israeliani perseguivano concretamente l’idea di ridurre il potenziale militare arabo e occupare l’intera Palestina. Ben Gurion, ormai diventato scettico rispetto a questo piano, venne estromesso nello stesso anno, permettendo al progetto del Grande Israele di riprendere vigore. Tra la fine del 1966 e l’inizio del 1967 Israele effettuò diverse sortite militari contro Siria e Giordania, in risposta ad azioni di gruppi palestinesi, ma spesso si arrivò a scontri tra eserciti. Israele stava cercando un casus belli per scatenare le ostilità. E Nasser cadde nella trappola. Il presidente egiziano, nonostante coltivasse la speranza di ristabilire gli assetti precedenti alla crisi di Suez del 1956, non sottovalutava affatto il potenziale offensivo di Israele, ché sapeva decisamente superiore. Il 13 maggio 1967 ricevette un’informativa confidenziale da Mosca, in cui i servizi segreti sovietici riferivano che Israele stava ammassando truppe ai confini settentrionali, con l’evidente intenzione di muovere guerra alla Siria, la quale già da diverse settimane denunciava movimenti sulle linee armistiziali. L’indicazione sovietica era infondata, però indusse da subito Nasser a muoversi. Fece ritirare il contingente UNEF, dispiegò le sue truppe nel Sinai e bloccò gli stretti di Tiran nel Golfo di Aqaba. Nonostante questi segnali di apparente minaccia, Nasser non aveva alcuna intenzione di aggredire Israele. Si trattava piuttosto di una forzatura politica, di una forma di pressione basata sulla strategia del “rischio calcolato”, al fine di persuadere la comunità internazionale a intervenire per calmare l’aggressività israeliana. Tant’è vero che, nel frattempo, Nasser inviava messaggi di rassicurazione al governo degli Stati Uniti, in cui garantiva che non avrebbe scatenato una guerra, ma dichiarandosi pronto a rispondere nel caso che Israele avesse attaccato. Israele però colse al volo il pretesto, si formò un governo di unità nazionale, il truce Moshe Dayan fu nominato ministro della difesa, su pressione degli altri partiti e della stessa opinione pubblica che ritenevano il primo ministro Levi Eshkol troppo irresoluto, e il 4 giugno 1967 Israele iniziò la guerra. La Guerra dei sei giorni fu spacciata dalla propaganda sionista come una guerra di difesa (e Travaglio se l’è bevuta), agitando fin dai primi anni seguenti lo spettro di un nuovo olocausto, di un genocidio che pendeva sul capo degli ebrei a causa dell’odio antisemita dei paesi arabi, perciò – dicevano – era stato necessario scongiurare il pericolo con un attacco preventivo. Ma in realtà, non c’era mai stato alcun pericolo e gli israeliani non si sentirono mai minacciati dai Paesi arabi. Ciò fu ammesso in seguito dagli stessi gerarchi sionisti.
Yitzhak Rabin, allora capo di Stato Maggiore, in un’intervista su Le Monde del 29 febbraio 1968: “Prima del 5 giugno avevamo misurato l’incapacità dei nostri avversari […] Non penso che Nasser volesse la guerra. Le due divisioni che inviò nel Sinai il 14 maggio non bastavano per attaccare Israele. Lui lo sapeva, noi lo sapevamo“.
Il generale Matti Peled, che nel ’67 era capo del Comando Logistico e uno dei dodici membri dello Stato Maggiore, su Le Monde il 3 giugno 1972: “La tesi secondo cui eravamo minacciati di genocidio nel giugno ’67, e che Israele combatté per la sopravvivenza, fu un bluff nato e alimentato dopo la guerra […] Falsificando le cause della guerra e rendendo confuse le sue vere motivazioni, cercavamo di rendere accettabile alla gente il principio dell’annessione dei territori, parziale o totale“.
Il generale Ezer Weizmann, capo dell’Ufficio Operazioni dell’esercito al tempo della guerra, disse nel 1972: “Non c’è mai stato pericolo di sterminio. Questa ipotesi non fu mai considerata seriamente, in nessuna riunione“.
Il generale HaimBar-Lev, vice di Rabin, nel 1972 dichiarò: “Non eravamo minacciati di genocidio alla vigilia della guerra e non l’abbiamo mai pensato“.
Mordechai Bentov, ministro del partito Mapam, rivelò al giornale israeliano Al Hamishmar, il 14 aprile 1972: “Tutta questa storia sul pericolo di sterminio è stata inventata di sana pianta e ingigantita a posteriori per giustificare l’annessione di nuovi territori“.
Menachem Begin, allora membro del governo di unità nazionale, ammise nel 1982, in un’intervista al New York Times del 21 agosto 1982: “Il fatto che l’esercito egiziano fosse stato ammassato nel Sinai non dimostra affatto che Nasser fosse sul punto di attarci. Fummo noi a decidere di attaccarlo“.
E per quanto riguarda il Golan, esso fu conquistato per motivi di sicurezza, come sostiene la propaganda sionista? No, ancora una volta per brama annessionista. I siriani furono provocati deliberatamente, come ammise Moshe Dayan, ministro della Difesa nel 1967, in un’intervista del giornalista israeliano Rami Tal nel 1976, pubblicata su Yedioth Ahronot nel 1997: “ero al corrente di come erano iniziati almeno l’ottanta percento degli scontri. Secondo me anche più dell’ottanta percento, ma diamo per buono l’ottanta percento. Andò così: noi mandavamo un trattore ad arare in un posto in cui non si sarebbe dovuto fare niente, cioè nella zona demilitarizzata, sapendo in anticipo che i siriani avrebbero cominciato a sparare. Se i siriani non avessero aperto il fuoco, avremmo comunicato al trattore di andare più avanti, finché i siriani non si fossero irritati e non avessero sparato. A quel punto avremmo fatto uso dell’artiglieria e in seguito anche dell’aviazione. E così accadde. Io lo feci, Laskov e Chara [Zvi Tsur, il predecessore di Rabin come capo di Stato Maggiore] lo fecero, e anche Yitzhak [Rabin] lo fece“.
Poco prima della guerra, nell’aprile del 1967, scoppiarono tra Israele e Siria degli intensi combattimenti terrestri e aerei. L’aeronautica israeliana dimostrò una schiacciante superiorità e inflisse una dura umiliazione alla Siria, abbattendo sei caccia, uno dei quali su Damasco. Anche per questo motivo, la Siria non aveva alcuna intenzione di aggredire Israele pochi mesi dopo. Fu Israele ad aggredire la Siria. Secondo Moshe Dayan, il motivo fu il progetto espansionista israeliano, sostenuto soprattutto dai coloni dei kibbutzim del nord. Le alture del Golan erano particolarmente ambite perché, al contrario di Gaza e Cisgiordania, erano scarsamente abitate. La guerra del 1967 diede a Israele la possibilità di espropriare altra terra e soprattutto di controllare le sorgenti d’acqua del Giordano.
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Risoluzione ONU 187 del 1947? A chi andò a far il cul a fette? Forse ai nazisti, diretti tristi responsabili dell’infausto olocausto? Oppur fece il maxxo a chi non c’entrava un caxxo? Ancor mi chiedo con qual diritto, tutt’an’tratto e senz’alcun rispetto su questo insano esproprio l’ONU tirò dritto…
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Mi rendo conto che i quattro commenti che ho scritto sulla riluttanza di Travaglio ad approfondire questa storia possano risultare pesanti e scoraggiare molti, che per mancanza di tempo o voglia potrebbero saltarli a piè pari, e con ragione.
Per questo ho deciso di fare un riassunto (perché credo che vada fatto ogni sforzo, anche dal basso, per contrastare la falsa narrazione sionista che ha tenuto banco per 77 anni e rimettere la verità storica sul trono che le spetta per diritto divino!), aggiungendo una rettifica riguardo la guerra del 1973, su cui sono stato un po’ troppo precipitoso perché volevo concentrarmi di più sulle altre, le quali soffrono di più gravi mistificazioni. Inizio proprio da lì.
1) L’unica guerra davvero difensiva, ho scritto nel secondo dei lunghi commenti, fu la quarta, quella del 1973, detta dello Yom Kippur. Ovviamente è una fandonia che avesse lo scopo di “cancellare Israele”, come dice Travaglio. Tuttavia, in quei commenti sono stato un po’ sciatto per non avere approfondito le ragioni di questa guerra. Non avrei dovuto definirla “difensiva”, perché ciò che Israele difendeva erano i territori occupati nel 1967 e il diritto internazionale non concede il diritto di difesa per i territori occupati illegalmente (Risoluzione 242). Per anni, Egitto e Siria tentarono vie diplomatiche (Nasser e poi Sadat con gli USA e con Israele) per ottenere un ritiro, senza successo. Sadat, nel 1973, lanciò l’offensiva insieme alla Siria, senza l’intenzione di invadere Israele, ma per riconquistare i territori occupati – in particolare il Sinai – e forzare una soluzione diplomatica. Pertanto, dopo aver bacchettato molte volte Marco Travaglio, devo bacchettare anche me stesso.
2) La Risoluzione 181 non era vincolante e non imponeva alcun obbligo legale: fu una raccomandazione, che poteva legittimamente essere accettata o respinta. Il piano era ingiusto, assegnando il 56% della Palestina a una minoranza straniera che rappresentava un terzo della popolazione, la metà di quella nativa (600.000 vs 1.200.000), e possedeva “legalmente” solo il 6-7% della terra (vendite che comunque avvennero in un contesto coloniale e squilibrato, in cui i terreni furono spesso acquistati da latifondisti assenti, non dai contadini arabi che li coltivavano da generazioni; senza titoli riconosciuti, molti contadini furono sfollati e privati dei mezzi di sussistenza, pur non avendo mai venduto nulla). Inoltre, nel territorio destinato allo Stato ebraico sarebbero rimasti circa 400.000 palestinesi sotto un governo percepito come straniero (che di fatto era tale).
I palestinesi rifiutarono per ragioni esistenziali, non per odio: temevano sradicamento, marginalizzazione e perdita della propria terra e identità. Gli Stati arabi, invece, agirono più per calcolo politico che per reale sostegno alla causa palestinese. I loro interessi strategici e il desiderio di mantenere influenza nella regione ebbero la meglio su un impegno concreto per un vero Stato palestinese. La comunità internazionale, dal canto suo, tradendo gli stessi valori che andava sbandierando, a cominciare dall’autodeterminazione dei popoli, non prese in considerazione alternative più eque e abbandonò i palestinesi di fronte a un piano iniquo.
Il rifiuto, in ogni caso, non può essere usato per giustificare la Nakba. La distruzione di villaggi, le espulsioni e le violenze furono atti deliberati. La responsabilità è di chi li commise, non di chi non accettò una proposta percepita come inaccettabile. I crimini restano tali, indipendentemente dalle scelte politiche che li hanno preceduti.
3) La guerra del 1948 non fu la reazione degli Stati arabi alla nascita di Israele, ma lo sbocco di una pulizia etnica avviata dalle milizie sioniste già nel dicembre 1947, dopo la Risoluzione 181 dell’ONU. Questa, priva di valore vincolante, fu seguita non da negoziati, ma da un piano di conquista militare. Gruppi armati come Haganah, Irgun e Lehi avviarono attacchi sistematici contro villaggi palestinesi per svuotare la Palestina della sua popolazione araba. Il Piano Dalet nel marzo 1948 segnò l’inizio della fase più brutale, con espulsioni e distruzioni pianificate e sistematiche. Quando il 15 maggio gli eserciti arabi intervennero, oltre 250.000 palestinesi erano già stati espulsi e la Nakba era in pieno corso. Entro gennaio 1949 saranno 711.000 e i villaggi distrutti oltre 400.
L’intervento arabo fu disorganico, tardivo e frammentato. Gli eserciti dei Paesi confinanti, senza coordinamento né comando unificato, agirono più per ragioni interne e propaganda che per reale sostegno alla causa palestinese. La Transgiordania, in particolare, svolse un ruolo ambiguo: il re Abdullah aveva già stretto accordi con i leader sionisti per annettere la Cisgiordania, e il suo esercito, la potente Legione Araba, evitò lo scontro diretto in molte aree strategiche, limitandosi a combattere solo per Gerusalemme. L’intervento arabo fu dunque più simbolico che operativo, e servì spesso a mascherare l’inazione dei governi arabi di fronte all’espulsione dei palestinesi.
La sconfitta del 1948 fu quindi il risultato non solo della forza militare sionista, ma anche di una grave crisi politica del mondo arabo, diviso, impreparato e incapace di opporsi efficacemente a un progetto coloniale ormai in piena attuazione.
4) La guerra del 1956 non fu un’azione difensiva, ma una guerra d’aggressione pianificata da Israele. I diari di Moshe Sharett rivelano che Israele provocava sistematicamente incidenti alle frontiere per creare una falsa percezione di minaccia e giustificare l’espansione territoriale. Sharett, contrario alla linea militarista di Ben-Gurion e altri, denunciò questa strategia basata sulla manipolazione delle paure per ottenere supporto politico e militare. L’accordo segreto di Sèvres con Francia e Regno Unito prevedeva l’invasione israeliana del Sinai come pretesto per un intervento anglo-francese contro l’Egitto, colpevole di aver nazionalizzato il Canale di Suez. Questa operazione mirava a isolare Nasser e ridisegnare gli equilibri regionali, non a difendersi da un’aggressione. I diari di Sharett svelano il cinismo nel mascherare l’attacco come necessità difensiva, smontando la retorica della “minaccia araba” usata ancora oggi per giustificare azioni israeliane.
5) Dal 1963 i leader israeliani miravano a ridurre il potenziale militare arabo e occupare tutta la Palestina. Ben Gurion, che si mostrava scettico, fu estromesso nel 1963, favorendo il rilancio del progetto del Grande Israele. Tra fine 1966 e inizio 1967, Israele provocò ripetuti scontri con Siria e Giordania, cercando un pretesto per scatenare la guerra. Nasser, spinto da un’informativa sovietica falsa sull’imminente attacco israeliano alla Siria, ritirò le truppe ONU, dispiegò truppe nel Sinai e bloccò lo stretto di Tiran. Pur senza voler attaccare, Nasser usò queste mosse come pressione politica per mobilitare la comunità internazionale contro Israele, assicurando agli USA che non avrebbe iniziato un conflitto ma avrebbe risposto a un’aggressione. Israele colse l’occasione, formò un governo di unità nazionale e diede inizio alla Guerra dei sei giorni. La propaganda israeliana la presentò come difensiva, basata su un allarme di genocidio, ma gerarchi sionisti ammisero che non esisteva una reale minaccia araba.
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Ciao Marco83206, attendevo la tua ricomparsa.
Dei libri che gentilmente mi consigliasti l’ultima volta, ho letto per convenienza, praticità e anche un po’ di sana pigrizia ( è impossiobile leggere determinati episodi del passato e restare freddi e/o indifferenti ) il libro “Brevissima storia del conflitto tra Israele e Palestina” e metà del libro dello stesso autore ( Ilan Pappé ) “La pulizia etnica della Palestina” ( proseguirò a leggere prossimamente, quando sarò dell’umore …).
Ho sempre ritenuto Marco Travaglio uno dei pochi bravi e meritevoli giornalisti rimasti in circolazione e non mi sento di abbandonare questa mia convinzione, malgrado nessuno sia infallibile.
Non ho nessuno strumento per contestare quanto tu qui molto abilmente sei riuscito a spiegare sinteticamente e spero che i libri che tu cortesemente mi consigliasti ( che un po’ alla volta leggerò ), aiutino a chiarirmi le idee sulla questione israelo-palestinese che, spero di non sbaglarmi nel così definirla, rappresenta uno degli episodi davvero tra i più complessi da comprendere, nella lunga e tormentata Storia di questo nostro mondo.
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Sono contento di aver potuto offrire qualche suggerimento bibliografico utile. Anche io, in generale, ho una grande stima di Travaglio, è senza dubbio uno dei migliori giornalisti che abbiamo in Italia, e su certi temi si dimostra un vero fulmine di guerra. Soprattutto, è tra i pochi a mantenere la schiena dritta rispetto ai potenti. Ma proprio per questo motivo la mia amarezza è più intensa ogni volta che lo vedo affrontare, con cognizioni raffazzonate e sciatteria imperdonabile, il conflitto arabo-sionista e la tragedia palestinese. Proprio da lui mi aspetterei un’attenzione molto più rigorosa e approfondita. Personalmente, figure come Sechi, Bocchino o Parenzo non riescono più a suscitarmi alcun sentimento, ho rinunciato da tempo ad aspettarmi qualcosa di buono da costoro, e spesso quasi non mi accorgo nemmeno della loro esistenza. Ma da Travaglio credo di poter legittimamente pretendere una maggiore cura nel trattare i fatti, soprattutto considerando che ha dedicato proprio ai fatti il giornale che ha fondato e dirige! In questo caso, invece, sembra disinteressarsene.
Io ho la sensazione che stia cercando di fare l’equilibrista, forse per evitare di essere accusato di antisemitismo e di sostenere il terrorismo islamico, dopo essersi già dovuto sorbire l’accusa di putiniano. Così si limita in questo caso a dare un colpo al cerchio e uno alla botte, senza prendere una posizione radicale, che in questa situazione è l’unica giusta.
Capisco però che i suoi molteplici impegni giornalistici gli rendano difficile approfondire un tema tanto complesso (sebbene sia facile almeno farsene un’idea appropriata). Ma se è così, sarebbe meglio che evitasse di parlarne come se ne fosse un esperto. Un paio di opinioni o qualche editoriale sono più che legittimi, anzi necessari, ma scriverci un libro e affrontarlo con quel tono non mi sembra corretto.
Apprezzo molto di più l’approccio che Scanzi ha adottato finora sul tema.
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Questi dati dovrebbero convincere chi cerca di prendere in considerazione anche la posizione di Israele. Prima di leggerli ero tentato anch’io di farlo ma sono indifendibili. SONO UNA BANDA DI CRIMINALI, CONVINTI DI ESSERE STATI SCELTI DA DIO.
Opinioni degli israeliani sulla governance e occupazione
Un sondaggio del Pew Research Center (febbraio–marzo 2025, su un campione rappresentativo di adulti israeliani) mostra che circa un terzo (33%) ritiene che Israele dovrebbe governare Gaza dopo la guerra.
Il Mitvim Institute ha rilevato, tramite un sondaggio citato da Maariv circa un mese dopo l’inizio della guerra, che il 28% degli israeliani è favorevole all’annessione della Striscia di Gaza e della Cisgiordania.
Un altro sondaggio dell’Israel Democracy Institute (IDI) condotto nel dicembre 2023 indica che una forte maggioranza — 87% degli israeliani ebrei — appoggiava la guerra nella Striscia di Gaza. Inoltre, un sondaggio successivo dello stesso IDI (inizio 2024) mostrava che 68% si opponeva alla fornitura di aiuti internazionali a Gaza, anche se non legati ad Hamas o all’UNRWA
Uno studio della Hebrew University nel marzo 2025 ha riscontrato che 82% degli israeliani ebrei approvavano l’espulsione forzata dei residenti di Gaza, e 47% rispondeva positivamente a una domanda retorica, culturalmente carica: “quando si conquista una città nemica, l’IDF dovrebbe comportarsi come gli Israeliti guidati da Giosuè… uccidendo tutti i suoi abitanti”
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Stop the game: no a Italia-Israele | Possibile
BOICOTTIAMO LA PARTITA ITALIA – ISRAELE
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… che poi mi piacerebbe che qualcuno ci spiegasse perchè gli atleti russi nelle gare sportive internazionali, si devono presentare sotto “bandiera neutrale”, mentre quelli israeliani, che stanno commettendo quello che è oramai evidente sotto gli occhi di tutti, possano presentarsi allegramente come un Paese civile qualunque…
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https://www.possibile.com/unafirmaper/
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forse ho capito perché oggi ha fatto l’editoriale sulla Palestina Ieri le ho mandato questa email.”Secondo lei Dott.Travaglio,nella sua risposta nel giornale di oggi ,al sig.Coco,la responsabilità di tutto ciò che è successo in Palestina e Gaza da 78 anni è dei palestinesi che non hanno accettato la risoluzione dell’ONU n.181 che assegnava le terre dei palestinesi agli ebrei.A me sembra la sua una visione stranulata Ti cacciano dalla tua terra dalle tue case abitate da centinaia di anni dai tuoi antenati e tu sei responsabile perché non accetti questo chiamiamolo dolcemente sopruso.Le giuro ho una grande stima di lei ma in questo caso mi verrebbe voglia di diventare molto ma molto maleducato nei suoi confronti.Non ho parole per disprezzare la sua visione.
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Che meraviglia! Ma questo di oggi è il regno della carriola e del suo ASINO che rimbrotta i critici di MT!! Incorregibili putiniani anti zionisti tutti d’un pezzo di Infosannio! Voi la Storia la tenete in pugno, altroché. Siete il mio passatempo preferito.
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MT continua a imputare ai palestinesi e ai paesi arabi di avere rifiutato la risoluzione del 1947, fatta sopra la testa dei palestinesi e i vicini arabi, nessuno all’onu li rappresentava. Non hanno avuto possibilità. Per loro è stata una umiliazione intollerabile.
Dimentica che Israele firmò la pace con l’Egitto, perchè non poteva più permettersi di avere un paese nemico di circa 50 milioni di abitanti come vicino.
Dimentica che Israele rispettò un’ unica risoluzione: quella del 1947 e se ne sbattè per le successive:
le 69 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
le 104 del Consiglio per i diritti umani rispetto alle totali 99 contro altri paesi.
Dimentica che i trattati firmati dai vari premier israeliani sono stati sempre disattesi, l’ANP rifiutò perchè Israele voleva Gerusalemme. Alla faccia degli illuminati premier di sinistra, ma col cuore a destra.
Nel tempo hanno occupato sempre più territtorio scacciando, derubando, terrorizzando, uccidendo la legittima popolazione.
E’ vero ci sono le elezioni in Israele, ma può dirsi Democrazia quando una parte della sua popolazione vive segregata, sfruttata, sottomessa in un clima di apartheid estremo?
Se Israele è pieno di politici, giornali, intellettuali, militari, magistrati e cittadini che contestano il governo, come mai ha il sostegno del 70% della popolazione?
Ma quale diritto di voto ai milioni di palestinesi se li stanno decimando, gli arabi che vivono all’interno del territorio di Israele hanno il diritto di voto per finta, dopo l’approvazione de la “legge dello Stato-nazione” (o “legge fondamentale”) di Israele, approvata nel 2018.
Dimentica che il SIONISMO è una ideologia razzista totalizzante che ha avvelenato le menti degli israeliani in patria e quelli con il doppio passaporto, la quasi totalità degli ebrei nel mondo ha la doppia cittadinanza.
Mi chiedo: a quale paese risponderebbero in caso di sanzioni di un paese contro Israele?
Può darsi che qualcuno faccia confusione tra ebreo uguale attuale governo israeliano, ma la maggior parte dell’opinione pubblica, si informa al di fuori dei canali ufficiali e vede e sente l’orrore, ma sente voci molto fievoli arrivare dal mondo ebraico, dal sionismo solo odio contro tutti.
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L’editoriale di MT è impeccabile e giustamente si impernia sull’obbligo morale, anche se si fa fatica, di distinguere il disprezzo ed anche odio verso i Sionazisti di Israele dall’infamia dell’ antisemitismo. E non puo scrivere ogni volta Guerra e Pace, in numerose occasioni ha espresso lo schifo che tutti proviamo per la complicità della maggior parte delle cancellerie occidentali con quei criminali.
Ma anche tu hai ragione da vendere, Israele non era quello di un tempo, vedi i soldati prendersi beffe delle sofferenze dei Palestinesi, ucciderli a sangue freddo e, sì, le voci allarmate sono poche, pochissime. Un 70% di Israeliani ebrei che approvano i metodi del governo genocida (e molti andrebbero anche oltre) è un dato orribile, sintomo di un decadimento etico e civile senza precedenti in un paese che noi, poveri imbecilli, continuiamo a considerare democratico.
E nella Diaspora, gli umori sono anche peggior, Ovadia, Lerner, la Foa , gli Ebrei che a New York bruciano le bandiere israeliane, sono le eccezioni, la gran parte, come quel senatore, mi sembra che si chiami Graham, pensano che Gaza dovrebbe avere lo stesso trattamento di Hiroshima. E forse lo pensano anche Sechi, Bocchino e Parenzo, ma si trattengono
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Il sentimento che anima l’editoriale è in parte comprensibile e, sotto certi aspetti, anche condivisibile (personalmente non temo il “suicidio di Israele” – come lo definisce Anna Foa – lo auspico). Tuttavia, la ricostruzione storica è del tutto fallace. Travaglio non ne ha centrata una, ad eccezione del riconoscimento che la guerra dello Yom Kippur fu effettivamente difensiva (solo quella, però, non “quattro guerre in 25 anni”). Ma, come si suol dire, anche un orologio rotto segna l’ora esatta due volte al giorno.
Ho scritto quattro lunghi commenti sotto questo stesso articolo, intitolati: “Marco Travaglio si ostina a non voler studiare la storia della Palestina e di Israele!”. Ti invito a leggerli, non appena saranno approvati dal moderatore.
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“Travaglio non ne ha centrata una”, ci sarebbe scritto sul cartello tenuto dall’asino della carriola.
Io aggiungo. Caro marco83206, è arrivato il momento di pubblicare un libro (se non l’hai già fatto) e fargliela vedere a quell’ignorantone di MT!
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@ Santo Loquasto
Più che un libro, sarebbe utile un sito web, perché di libri molto migliori di qualsiasi libro possa scrivere io ce ne sono a bizzeffe. Travaglio non ne ha letto neanche uno, ma ti assicuro che ce ne sono tanti.
In assenza di un libro, per il momento potresti leggere i quattro lunghi commenti che ho scritto e intitolato “Marco Travaglio si ostina a non voler studiare la storia della Palestina e di Israele!”. Ho anche pubblicato un riassunto, in cui tra l’altro rettifico una inesattezza che avevo scritto nel secondo commento e anche in quello a cui hai risposto tu, ossia che la guerra del ’73 fu una guerra difensiva. Tecnicamente è vero, però bisogna aggiungere che Israele difendeva i territori occupati illegalmente nel ’67 (che lo scopo fosse “cancellare Israele”, come sostiene Travaglio, è una frottola), e secondo il diritto internazionale la difesa non è legittima in tal caso. Nel commento riassuntivo specifico meglio questo fatto.
Ora, se tu hai qualcosa da obiettare, qualcosa da confutare, leggi quei commenti e fallo. Non è una sfida, è un invito. Mi piace sinceramente discutere e sono pronto a rispondere a qualsiasi tua perplessità.
In caso contrario, non capisco il tuo commento. Se riesci a segnalare i miei commenti a Travaglio, potrei anche aggiungere una bibliografia di riferimento affinché finalmente, una buona volta, anche lui – che ha un megafono di gran lunga più potente della mia voce rauca – apprenda la vera storia della Palestina e di Israele!
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X Adriano:
secondo me M.T. ancora non si è disintossicato da Montanelli.
Sennò non si spiega.
Quest’editoriale era partito bene.
Poi deraglia.
4 guerre in 25 anni?
Quelle del ’56 e del ’67 furono ‘attacchi preventivi’ israeliani, che fruttarono anche l’occupazione della Cisgiordania appena 20 anni dopo la risoluzione ONU.
Golda Meir (bruttissima, come tutti i leader sionisti, non so come mai ma è un fatto) disse già nel 1948, ”non esiste una cosa chiamata Palestina”.
Era lo stesso anno in cui Einstein, Haarent e altri noti antisemiti scrissero una famosa lettera contro la degenerazione dello stato sionista.
Adesso siamo qui:
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Il seri problema è che nessuno in questo mondo bastardo è in grado di fermare lo stato di Israele dal commettere un denocidio che va oltre l olocausto, al tempi non sapevamo adesso nessuno può più negare l evidenza ,e non vale più parlare di accordi di coglioni che si sono pure presi il premio per la pace ,qualcuno ha sentito mai la voce di OBAMA, e la sua consorte ? A cosa è servito viste tutte le guerre scatenate da questo losco figuro
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@Adriano58 e @smsparviero son d’accordo con voi, onestamente non lo capisco questo editoriale. Mi pare in controtendenza rispetto agli ultimi. L’ho riletto e forse non ha espresso compiutamente il concetto, ma a tratti mi pare voglia
imputare alla Palestina la situazione. Incomprensibile.
Di recente ho letto un intervista della segre che “redarguiva” Grossman per aver usato la parola genocidio. Perché dice che la usano in tono sbagliato, quasi accusatorio e vendicativo.
mi è venuto in mente Funari anni 80/90: ma se uno è stronco non gli posso dire stupidino, altrimenti quello si illude….
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“Era lo stesso anno in cui Einstein, Haarent e altri noti antisemiti scrissero una famosa lettera contro la degenerazione dello stato sionista.”
l’avevo omesso, il mio post era già molto lungo, secondo i miei soliti parametri, ma per chi ignora riporto un paio di siti qualche sito.
https://www.libreriadelledonne.it/puntodivista/dallarete/la-lettera-di-albert-einstein-e-hannah-arendt-sulla-deriva-fascista-di-israele/
https://www.officinamentis.com/pagine-nomadi/hannah-arendt-e-il-sogno-di-una-federazione-post-nazionale-e-post-coloniale#:~:text=%E2%80%9CTutto%20considerato%2C%20un%20isolazionismo%20tanto,Zikkaron%2C%202023).
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La risoluzione 181 del ’47, essendo stata approvata dall’Assemblea Generale e non dal Consiglio di Sicurezza, non ha forza di diritto internazionale, ovvero non è obbligatoria, ma è solo un “suggerimento”, un modo di dire: “questa è la nostra proposta, cercate di discutere e trovare un accordo partendo da questa”. Invece Israele proclamò il suo stato unilateralmente e con la forza, e i palestinesi non poterono che reagire, dato che tutti gli arabi (ovvero gli abitanti di quelle terre) erano giustamente contrari a quella risoluzione. Non si comprende poi con quale “diritto” si debba togliere, ex abrupto, quasi il 60% (non il 10 eh…) della terra altrui per consegnarla a stranieri che arrivano da ogni parte del mondo (soprattutto dall’Europa dell’est): come se io possedessi una casa di 5 stanze e tre me le sequestrassero e scacciassero i miei familiari per darle a, che so, dei finlandesi; e la colpa sarebbe mia perchè non ho accettato. E poi fra i 33 voti “a favore” ci sono molti paesi che erano ancora controllati in qualche modo dall’impero britannico o francese, e l’assurda equiparazione del voto di Lussemburgo, Liberia, Guatemala, Canada, Haiti e Islanda che allora avevano una popolazione di 4 gatti a quello di Cina, India, Iran, Egitto ecc. è veramente ridicola. Il presupposto di Travaglio, da cui parte tutto il ragionamento, è totalmente senza senso.
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”come se io possedessi una casa di 5 stanze e tre me le sequestrassero e scacciassero i miei familiari”.
In fondo, il nocciolo della questione è tutto qui.
In fondo, avrebbero potuto anche accettare il dato di fatto e fare buon viso a cattivo gioco, ma chi avrebbe potuto assicurare loro che in futuro questi si sarebbero presi anche le altre due stanze (cosa che peraltro sta succedendo proprio ora)?
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concordo totalmente, non è che Mt sia il messia,a volte anzi spesso toppa di brutto. Ma vuoi un Bocchino ?
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Ma perché “toppa”? Tutti detentori della verità qui. Non può essere che la pensa in maniera differente da te?
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mi ricorda gli articoli di Montanelli e la sua ammirazione di Israele, anche se MT ora è molto più moderato ed equilibrato, però l’influenza del grande Indro si sente e si legge.
Su questo blog ci sono molti che lo leggono per criticare a prescindere, altri che lo idolatrano pensando sia onnisciente ed infallibile.
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non l ho mai pensato, adoro Travaglio ma sono molto critica sul suo pensiero riguardo Israele e i palestinesi, posso solo avere un ricordo del 73 costretta a Tel Aviv per problemi tecnici alla barca ,avevo a disposizione un auto e sono stata in giro ,i palestinesi erano poveracci e meravigliosi ,gli israeliani a Tel Aviv erano gentilissimi
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Se ci fosse stata una diaspora degli etruschi per il mondo e l’ONU per restituirgli una patria avesse detto agli umbri di sloggiare per fare posto ai nuovi inquilini ,sarebbe stata cosa buona e giusta solo perché a decretarlo è un organizzazione internazionale ? Sappiamo che le Nazioni Unite non sono Dio e le sue decisioni sono legate a quelle geo politiche del momento storico in cui vengono prese . L’ aver cacciato un popolo dalla propria terra è stato e resta un abominio anche se Travaglio non ne vuole sapere di questo.
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Che poi questa è la linea di pensiero anche della Regina Himika e pure della regina Raflesia!
C’eravamo prima noi!
Tipo il popolo Yamatai!
‘torno dopo migliaia di anni per riprendere il regno che legittimamente mi appartiene. Gli stolti che cercano di fermarmi saranno eliminati senza nessuna pietà!’
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Uno dei migliori editoriali di MT degli ultimi tre anni.
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x Caboni e Sparviero
Mi sbaglierò ma leggendo l’editoriale si evince che la colpa di questo eterno conflitto non sia di uno solo dei due contendenti. Ognuno ci ha messo del suo. Travaglio non parteggia per nessuno, elenca i fatti.
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Hai ragione, ma è proprio questo a non andare giù ai tifosetti del quartierino, per i quali le responsabilità sono sempre e solo tutte da una parte (la parte per cui non parteggiano, ça va sans dire).
Ricordare che esistono responsabilità anche da parte palestinese è come toccare un nervo scoperto per chi, essendo scarsamente dotato di senso critico, è perennemente costretto a dividere il mondo in buoni e cattivi, “ragionando” per dogmi di fede, e le reazioni all’editoriale odierno lo dimostrano.
E dire che Travaglio si è limitato alle responsabilità storiche, tralasciando quelle attuali.
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E’ arrivato l’ingenuo (?) pensatore neutrale ed equidistante (per fare bella figura) che vuol far credere che le colpe siano da dividere equamente tra i contendenti, col risultato calcolato dai media filo-occidentali, che nessuno potrà o dovrà muovere foglia. Mentre la situazione volge spontaneamente a incancrenirsi senza alcun rimedio, premiando il vero MALE che si nasconde dietro un dito.
Vai su internet a scoprire quante sono le risoluzioni di quell’organizzazione partigiana chiamata ONU che sono state disattese da Israele, e quante le reazioni palestinesi nate per autodifesa ex post alle vessazioni subite fin dall’inizio della storia.
Ma in quale mondo viiiivi???
A me fa pensare al noto detto plebeo, che fa pendant, in auge quando si parla di politica… “son tutti uguali!”. Uguali un emerito cz! Sia dentro che fuori l’Italia.
Mentre il Trav, in questo caso, dimostra di essere fagocitato anche lui da un’ideologia di parte (vincente in forza della potenza delle armi che possiede).
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Ecco la plastica dimostrazione di quanto ho detto.
Scusa, ma dov’è che avrei scritto che le colpe vadano distribuite equamente?
Al pari di Travaglio, mi sono limitato a ricordare che, oltre a quelle gravissime da parte israeliana, anche i palestinesi hanno delle responsabilità, e che chi non le vuole vedere salta per aria quando gli vengono sbattute in faccia (come ha fatto MT, e come fa il 7 ottobre, che solo un invasato imbevuto di propaganda può liquidare come “autodifesa ex post”).
Saluti a tutto il quartierino.
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X Gae,
MT è sempre stato un montanelliano dentro, e sai che Montanelli diceva degli israeilani, no? Del resto Indro non aveva problemi: una volta era in Etiopia a fare lo sborone in divisa contro i baluba etiopi (con tanto di moglie 12enne), una volta era in Finlandia a descrivere i successi dei finnici contro i sovietici.
E poi dal fascio al sionismo il passo non deve essergli sembrato strano.
Del resto chi addestrava gli incursori israeliani negli anni ’40? Ma il personale della X MAS, ovviamente, con tanto di barchini esplosivi.
E come si spiega una roba del genere?
Si spiega, si spiega.
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Invece non c’è bisogno di spiegare l’esistenza di “incursori israeliani” prima della nascita dello Stato di Israele, basta la fede.
Alééé, oooh oooh, aléééé, oooh oooh!
Chi non salta zio-nista è, è!
E forza Putin, facci un goool!
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X J. Dio:
Invece non c’è bisogno di spiegare l’esistenza di “incursori israeliani” prima della nascita dello Stato di Israele, basta la fede.
Alééé, oooh oooh, aléééé, oooh oooh!
Chi non salta zio-nista è, è!
E forza Putin, facci un goool!
No, basta STUDIARE, cosa che ovviamente non fai.
El Amir Farouq, sloop da 1.400 tonnellate costruito in UK prima della guerra.
Anche se non era esattamente una corazzata, si trattava dell’ammiraglia della piccola flotta egiziana.
Affondata da barchini MTM comprati in Italia il 22 NOVEMBRE 1948.
Ripassa quando hai studiato, invece di fare il Parenzo dei poveri.
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@ Circo Togni: la X MAS ha cessato di esistere nel 1945.
Ripassa quando hai studiato, invece di fare il Mazzucco dei disagiati.
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Infatti ho detto ‘personale della X MAS‘, non la X MAS.
Pensavo che fosse pacifico che la X MAS nel 1948 non esisteva più.
Invece con i pagliacci come te bisogna puntualizzare tutto, sennò ti bacchettano.
Adesso ricapitola i fatti.
1-Una nave militare egiziana viene affondata con mezzi made in Italy appartenuti agli incursori italiani.
2-Questi mezzi sono stati portati dall’Italia.
3-Gli operativi reduci dalla X MAS sono stati coinvolti nell’addestramento e preparazione degli operativi israeliani equivalenti.
Sostenevi che non si poteva trattare di incursori israeliani perché Israele all’epoca non esisteva.
Invece quando accadde quest’attacco esisteva eccome.
A quel punto hai cambiato discorso, come è nel tuo stile da propagandista zionista da 4 soldi appellandoti al fatto che nel 1948 la X MAS non esisteva più come tale.
Però i suoi mezzi e operatori sì.
Ovviamente questa discussione non smuove di un millimetro quello che ho detto prima e che mi interessava dire.
Ovvero che Israele ebbe sostenitori ANCHE IN ELEMENTI POLITICI E MILITARI LEGATI ALL’ESTREMA DESTRA.
Anche un somaro ci arriverebbe, ma tu no.
Quando si dice essere in totale malafede e pure idioti. 😀
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Così almeno si fa ancora più chiarezza, tante volte l’iDIOta avesse qualcos’altro da ridire se la prendesse con wikipedia 😀
Un’attività meno nota di alcuni degli uomini che fecero parte della Xª Flottiglia MAS fu quella di addestramento di unità speciali straniere. Fiorenzo Capriotti addestrò il reparto speciale della marina israeliana, che con le tattiche sviluppate dalla Xª durante la seconda guerra mondiale affondò, il 22 ottobre 1948 l’ammiraglia egiziana El Amir Faruk[87]. Il 22 ottobre 1992 Capriotti fu insignito dall’ammiraglio Amihai Ayalon del grado di “comandante onorario” della 13ª Flottiglia (Shayetet 13).[88]. (dalla voce sulla X MAS).
Poi seguiamo questo Capriotti, che stranamente diventò pure dirigente dell’MSI nel dopoguerra:
”’Contemporaneamente venne contattato da un ufficiale del SIS, un suo amico conosciuto a Shanghai[5], che gli propose di partire per Israele con il compito di addestrare e formare una unità speciale della marina militare israeliana, la Shayetet 13, come da accordi avvenuti tra Alcide De Gasperi e Ada Sereni (organizzatrice dell’emigrazione di 25.000 ebrei europei in Palestina).[4]”’
Capriotti arrivò ad Haifa in incognito nel giugno 1948 e subito nel Mar di Galilea, con sei M.T.M. della Marina Militare, iniziò il suo intenso lavoro di addestramento dei soldati provenienti dai kibbutz comandati da uomini come Yohai Ben-Nun (futuro comandante della marina militare israeliana).[4] Era già in corso infatti la guerra arabo-israeliana del 1948 e per questo la prima azione del neo-costituito corpo speciale israeliano venne fissata per il 22 ottobre, quando vennero affondati nel porto di Gaza la nave ammiraglia della marina militare egiziana, el-Amir Faruk, e un dragamine.[4][5]
Il 27 ottobre, l’italiano ritorna in patria ma continua a mantenere stretti rapporti con Israele, sovrintendendo da Lugano alla spedizione di materiale al reparto da lui addestrato in Israele, dove peraltro tornerà nel 1952.
Nel 1957 abbandona l’MSI. Nell’ottobre 1992 torna in Israele, ad Atlit, dove il comandante della marina Amihai Ayalon lo nomina comandante ad honorem della Shayetet 13 in occasione dell’anniversario dell’azione di Gaza.[6]
In Italia divenne imprenditore in Lombardia e nel 1996 ricevette una medaglia dal governo israeliano per aver aiutato l’esodo degli ebrei da La Spezia (in realtà Capriotti non fu di alcun aiuto alla partenza delle navi Fede e Fenice colme di profughi perché era ancora prigioniero di guerra, ma Ada Sereni volle ugualmente concedergli un riconoscimento).[7]
Nell’aprile 1998 era tra gli invitati al gala tenuto a Roma per celebrare i cinquant’anni della nascita dello stato di Israele.
Fiorenzo Capriotti – Wikipedia
Come si vede, i fascistoni potevano andare d’amore e accordo con i sionisti.
Lo sapevate che Capriotti fu il fondatore delle forze speciali della marina israeliana? Sapevatelo!
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@ Circo Togni: allora, in italiano, quello si chiama “ex personale della X MAS”.
Non è colpa mia se non sei nemmeno in grado di esprimere un concetto con parole proprie.
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Non è nemmeno colpa mia se c’é gente talmente iDIOta che ha bisogno di farsi spiegare che nel 1948 la guerra era finita da 3 anni e così le forze armate repubblichine. 😀 😀
Ovviamente pensavo di parlare a gente onesta intellettualmente e/o abbastanza capace di leggere tra le righe di un discorso senza bisogno di spiegazioni enciclopediche. Copilot ci riesce, tu no.
E del resto sei anche l’unico che ha fatto storie e che ha fatto finta di non capire il discorso.
Perché non puoi essere così f3sso da non capirlo anche senza bisogno di spiegazioni storiografiche.
Quindi è chiaro che rompi le palle solo per puro tr0llaggio depistando dall’argomentazione principale ovvero, tanto per fartelo capire che:
Israele fu appoggiata anche da elementi di estrema destra, tra cui il fascistone dell’MSI ex X MAS.
Sai, non è che la vita sia poi così lunga per perdere tempo a rispondere ogni volta ai tuoi rodimenti di emorroidi.
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Se non hai tempo, evita: faresti un favore a te stesso, a me e alla comunità tutta, ma chi ci crede? E’ oltremodo evidente che non ne sei minimamente in grado.
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Più che altro non si capisce come mai abbia TU il tempo di rompere le palle a me in quanto reo di avere omesso un ‘ex-‘ in un contesto storico già chiaro nelle sue basi cronologiche visto che un pò tutti qui sanno che la guerra è fnita nel 1945 e Israele nato nel 1948.
Invece passi il sabato notte a rompere i corbezzoli con gli argomenti modalità ‘omino di paglia con trenino Lima nel qulo’.
DON’T FEED THE TROLL, comandamento sempre valido 😀
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@ Circo Togni: capisco il tuo durissimo, drammatico rapporto con la realtà, ma qualunque normodotato può constatare coi suoi occhi che sei stato tu ad intervenire in una discussione che non ti riguardava, per provare a spostare l’argomento dalle responsabilità palestinesi (oggetto dell’articolo di Travaglio) a quelle israeliane (che nessuno nega, ma che tu tratti come se le une escludessero le altre), pertanto se qua c’è qualcuno che passa il sabato sera a “rompere i corbezzoli” al prossimo, quello non è certo il sottoscritto (come se l’ora e il giorno della settimana possano avere una qualche rilevanza col discorso, oltretutto).
P.S.: è inutile che ti dai dei comandamenti, se poi non sei minimamente in grado di rispettarli: evita, fai più bella figura.
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Quindi tutta la storia del sionismo e delle sue operazioni sporche e terroristiche per ottenere la ‘terra promessa’ è roba da tifosetti (vedi i post di Marco82306).
Dove è finito il motto ‘c’é un aggredito e un aggressore?’
Chi ha gettato 29.000 tonnellate di bombe in 6 mesi sopra una terra di 360 kmq abitata da 2 mln di persone, quasi tutti civili inermi?
Ucciso 200+ giornalisti?
Ucciso oltre 300 mediici e paramedici?
Oltre il 95% dei bovini, il 99% del pollame, il 70% degli ovini.
Distrutto i campi arabili e persino i mulini.
Proibito la pesca e persino il bagno in mare.
Ucciso nelle sue luride carceri oltre 600 prigionieri.
Chi sta ammazzando e ferendo oltre 1.000 palestinesi al giorno, tutti i fottuti giorni da settimane a questa parte?
Del resto che lo dico ad un iDIOta senza arte né parte che come massimo sforzo legge un articolo di Michele Serra mentre sta seduto sul WC.
Sei un Zionista e non manchi di farlo vedere, ma oramai ti si è imparato a conoscere.
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@ Circo Togni: e allora Bibbiano?
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E allora gli incursorsi anali?
Si vede lontano 1 km che sei un propagandista zionista.
Ma non attacca.
I fatti sono chiari. Anche troppo chiari.
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Marco Travaglio elenca i fatti, ma purtroppo sono quelli sbagliati. Io apprezzo molto Travaglio, ma per quanto riguarda questo tema non ci ha ancora capito niente.
Non so per quale motivo, il moderatore continua a censurarmi la prima parte del mio commento diviso in quattro. Non esiste una valida ragione per censurarla, fuorché un cocciuto puntiglio o un errore tecnico. Ho tentato ben quattro volte, ma ogni volta viene censurato. Il commento analizzava (sinteticamente, ovvio) la proposta di partizione, la Risoluzione 181 e il rifiuto da parte dei palestinesi e degli Stati arabi, sottolineando come questo rifiuto fosse legittimo sia giuridicamente che esistenzialmente, e distinguendo tra le motivazioni pragmatiche e interessate dei governi arabi e quelle vitali ed esistenziali del popolo palestinese (Travaglio, come quasi tutti, li mette in un unico calderone). Infine denunciavo l’ingiustizia della Nakba, respingendo ogni tentativo di giustificarla retroattivamente, come sembra fare Travaglio facendo ricadere la colpa sul rifiuto arabo-palestinese e legittimando la pulizia etnica, il furto della terra e la proclamazione unilaterale dello Stato ebraico.
Riproverò più tardi a pubblicarla, sperando che il moderatore si sia finalmente accorto che il commento è assolutamente legittimo.
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Forse verrebbe la pena di leggersi questo libro: https://amzn.eu/d/4wzA9v9
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Mi capita poche volte di essere in disaccordo con Travaglio, e quasi sempre circa la questione Israelo palestinese. Anche il libricino da lui pubblicato sull’argomento è una delusione, pieno di omissioni, elusioni. Travaglio perde lucidità solo quando si tratta di Israele. Da dove trae il dato che Israele è piena di oppositori alla politica di Netanyhu, dato smentito dai sondaggi dello stesso autorevole giornale israeliano El Haaretz? Anzi, molti di coloro che contestano Netanyahu lo fanno perchè lo considerano troppo morbido. E gli errori della dirigenza palestinese non meritano di essere inseriti nel loro contesto? Cher argomento è dire che avrebbero dovuto accettare da subito la spartizione del loro territorio? Che diritto avevano prima l’Inghilterra e poi l’Onu di decidere per i palestinesi? I palestinesi in realtà sono sempre stati soli e gli Stati arabi che li appoggiavano erano interessati solo ai loro obbiettivi geopolitici nella regione. Un popolo così diseredato e ricattabile, come è possibile che non commetta errori, anche tragici? La classe dirigente palestinese, se non corrotta da Israele, non è quasi mai stata all’altezza. E sulla vicenda del rifiuto della protesta di Olmert ci sono molte zone d’ombra, e stupisce che Travaglio dia per scontato che nella posizione del corrotto Abu Mazen non ci sia stato un intervento esterno.
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Oh Marcolino,mio guru supremo fin quando sei d’accordo con me😂😂😂🤡🤡🤡🤡, hai voluto la bicicletta adesso pedala.
Nel giorno dello Shabbat manda,anche da parte mia, non più di uno shalom al CDA di Warner Bros Discovery https://youtu.be/R88lUBvbjPo?si=0Md5cYRv3yqd7nJk
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Anche Travaglio ha bisogno di un periodo di riposo…
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Dove sei oggi, vecchia carriolina?? Dov’è la tua vignettina con l’asinello che tiene il cartello con su scritto “Travaglio non è lucido”? Perché non la vedo??
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Oppure con la scritta “Travaglio ha bisogno di riposo”??
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O ancora “Travaglio è intossicato da Montanelli”, che sarebbe la più divertente in assoluto?
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Come se non fosse vero 😀
A proposito, ma la tua locomotiva non si starà arrugginendo in mezzo a tutte quelle puzzette mefitiche? 😀
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Uh che bello. Ecco qui “il saggio e informato Sparviero” 😀
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Loqua’,
guarda che quel cartello l’ha già esposto tante volte che solo un somaro come te – e chiedo scusa al somaro per l’accostamento – per esserne convinto, quando il Trav sbaglia, avrebbe bisogno di portarselo (il cartello) a dormire di notte sul letto. Scritta che tu osservi abitualmente in tuuutte le altre volte in cui il Nostro invece scrive cose assennate. Noi che non siamo “guasti” non ci freniamo dal tirargli le orecchie quando se lo merita, mentre tu, nei tre anni che citi, è l’unica volta in cui ti si vede concorde con lui. E tanto basta per capire la natura di quella testa che tieni attaccata in cima alle (s)palle.
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Prima di tutto non è L’UNICA VOLTA che sono d’accordo con MT.
Secondo, non fare il finto tonto. Tutte le volte che ED, o Fracaboni, o altri, si lamentano, a ragione o a torto, per qualche editoriale del direttore, spunta immancabile la stupida vignetta della carriola, asino più cartello, che li sbeffeggia. Se la sopradetta fosse una persona coerente e intellettualmente onesta, avrebbe dovuto rispondere ai post di oggi con centinaia di asini e di cartelli.
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Ultimo ma non ultimo?…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/
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TRAVAGLIO,è inequivocabile il miglior giornalista che abbiamo è teniamolo così fino a che voglia e possa sempre scrivere, leggo le notizie solo se commentate da lui .insomma ne subisco carisma e fascino, cionostante magari talvolta si può eccepire ?
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Ogni tanto il Nostro si imbarca in queste questioni oziose, inutili e persino temo dannose, vista la confusione che generano di cui lo stesso Macellaio si approfitta come un avvoltoio. Tradendo un filo sionismo di cui spero non sia consapevole, alla stregua del suo maestro Montanelli che stravedeva per gli ebrei che sarebbero stati capaci, a suo dire, di trasformare il deserto in giardini e di accumulare primati numerosi di premi Nobel e professionali e persino nelle arti e nella cultura (cose diciamo sociologicamente spiegabili).
Ma vediamo, in aggiunta e sostegno a ciò che scrive, tra gli altri, il saggio e informato Sparviero.
Per cominciare. Col senno di poi dà la colpa ai palestinesi di non aver accettato la suddivisione in due stati nel 1948. Mi chiedo se in quell’anno, lui che non era ancora nato, avrebbe avuto il coraggio di redarguire severamente gli 800 mila palestinesi incolleriti (esclusi i troppi trucidati) che con un fucile puntato alla schiena furono indotti a lasciare la terra in cui abitavano da millenni. Se non ora, appunto col senno di poi, dalla sua comoda poltrona di direttore del FQ.
Seconda questione. La cosiddetta sinistra israeliana, compreso l’ex terrorista Rabin (poi ucciso da un fanatico religioso), è stata complice fin dall’inizio del ladrocinio di terre altrui come da Manifesto sionista del 1897 scritto dal fondatore Theodor Herzl in cui si esortata alla conquista “a tutti i costi” del regno di Caan (sic!). La differenza tra la sinistra, sedicente illuminata, e il malvagio Netanyahu sta nei toni misurati della prima, ma nei fatti ugualmente sionista senza se e senza ma. La vera sinistra israeliana, a cui mi inchino, è quella mooolto minoritaria, atea o laica che rifugge dalla favola del popolo eletto e stupidaggini affini. Esempi emblematici, la scienziata Rita Levi Montalcini, Einsten, per dirne due, e stimatissimi intellettuali o no anche nostrani che forse non sono mai entrati in una sinagoga, almeno dall’età della ragione in poi.
C’è poco da fare, la troppo netta distinzione tra ebraismo e Israele è roba da intellettuali fighetti soavemente seduti, come col calice in mano e la erre moscia, nei salotti televisivi o no. In realtà, i sionismi di destra, sinistra, sotto e sopra, concordano nel fottere (“a tutti i costi”) territori ai palestinesi. Punto.
Una delle sciagure è stata quando fu divulgato, urbi et orbi, l’allegro e irresponsabile invito al numeroso “ebreo errante” non a restare nei paesi in cui abitava e magari nato e cresciuto e vistare Israele come un santuario (tipo la Mecca degli arabi) almeno una volta nella vita, MA… a raggiungere, per abitarvi stabilmente, quella limitata terra che non poteva contenerne troppi. Dando così manforte all’ossessivo furto di territori palestinesi.
Per tornare all’oggi, i gazawi – e prossimamente gli abitatori legali della Cisgiordania – saranno sottoposti allo stesso trattamento dei loro genitori o nonni: O VAI FUORI DA QUESTE TERRE OPPURE TI ELIMINO!!!
PS. Eccheccaxxo, ci vadano loro, ebrei o israeliti (fa lo stesso) in armi, nel deserto egiziano a coltivare zucchine e peperoni, visto che hanno dimostrato di esserne stati capaci a casa loro.
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Con questo editoriale M.T. non fa che ricalcare e ribadire quanto scritto nel suo libro “Israele e i palestinesi in poche parole”
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Ma perché sarebbe stato un “errore” da parte palestinese rifiutare la risoluzione ONU nel 1947 che toglieva loro delle terre per darle a dei coloni europei? Se una risoluzione ONU dicesse, chessò, che gli abitanti del Molise devono sloggiare perché là devono andarci a vivere delle persone secondo le quali tremila anni fa ci vivevano i parenti loro, i molisani farebbero un errore se rifiutassero?
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Per me ha ragione Travaglio anche se dice che nella carbonara ci va la panna.
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Il male viene da lontano, il peccato originale è contenuto in una frase: “Una terra senza popolo per un popolo senza terra.
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Tanto per capire chi è il maestro indiscutibile dei zionisti, la filiale mediorientale degli USA (o forse gli USA oramai sono diventati la filiale occidentale di Israhell?).
Ecco cosa spetta ai ‘selvaggi’ per il solo torto di esistere dove i civili europei vogliono mettere le mani.
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