La mappa delle inchieste giudiziarie su affarismo di vario genere e intrecci col potere politico rivela il volto più oscuro e corrotto del Paese. Corrotto, però, inteso non come categoria penale, piuttosto quale tendenza ad arraffare per il proprio circolo di fedelissimi, al di là di eventuali delitti.

(Giovanni Tizian – editorialedomani.it) – Prendiamo la cartina dell’Italia. Osserviamola con attenzione, concentrandoci non sulle aree verdi o marroni, ma sulle zone grigio-nere. Non si tratta di una mappa in tradizionale, è piuttosto la fotografia di quella «commistione inestricabile di conflitto di interessi» che diventa spesso «mercimonio della funzione pubblica». I diritti d’autore dei virgolettati appartengono al giudice per le indagini preliminari firmatario dell’ordinanza d’arresto ai domiciliari per sei indagati dell’inchiesta milanese sull’Urbanistica, in cui è rimasto incastrato anche il sindaco Beppe Sala. Sono tuttavia parole applicabili lungo tutta la penisola.
Affarismo, conflitti di interessi, lobby parallele, favori in cambio di voti, soldi ai partiti, fondi europei agli amici, nomine clientelari, inopportune sovrapposizioni tra ruoli istituzionali e cariche in aziende che lavorano con il pubblico. Comportamenti che hanno in comune il protagonismo di sindaci, assessori, governatori di Regione, super manager nominati in base alla lealtà al padrino politico e non al merito professionale.
Ecco dunque che, seguendo questi criteri, sulla nostra cartina scovare il grigio che si fa nero è un gioco da ragazzi: la mappa delle inchieste giudiziarie su affarismo di vario genere e intrecci col potere politico rivela il volto più oscuro e corrotto del Paese. Corrotto, però, inteso non come categoria penale, piuttosto quale tendenza ad arraffare per il proprio circolo di fedelissimi, al di là di eventuali delitti.
A voler fare il giro d’Italia degli scandali e delle inchieste, c’è da restare a zonzo parecchi giorni: da Palermo a Milano, passando per Catanzaro, Potenza, Bari, Campobasso, L’Aquila, Perugia, Firenze, Pesaro, Venezia, Milano, Genova, Cagliari, è tutto un fiorire di accuse, sospetti, dubbi, questioni morali, di cui però ai partiti sembra interessare poco o nulla.
Si è portati ormai a ridurre il tutto a formule di rito da dare in pasto ai social e alle agenzie di stampa: «Massimo rispetto per il lavoro della magistratura, ma…». «Aspettiamo che la giustizia faccia il suo corso». «Non ha commesso alcun reato, perché dovrebbe dimettersi?». L’indolenza del nostro tempo è figlia di una politica debole e impoverita, subalterna perciò ai potentati economici e finanziari, sempre alla ricerca di risorse da quando il centrosinistra ha deciso di abolire il finanziamento pubblico ai partiti.
L’apatia è dominante rispetto a condotte che, seppure non violino la legge, pongono una questione di etica pubblica. E produce incapacità nell’esprimere una forte condanna sociale rispetto alla consuetudine patologica che prende il nome di conflitto di interessi. Cioè non si è più capaci di dare un giudizio sganciato dalla dimensione giudiziaria. E, visto che il conflitto di interessi non è reato, diventa usanza accettabile, tollerata. Forse i progressisti dovrebbero finalmente realizzare una loro promessa tradita: introdurre una legge che, dopo l’epoca berlusconiana, non sembra essere una priorità nonostante il fenomeno sia ancora più diffuso.
In tutte le recenti indagini giudiziarie emerge, prima ancora che il capo di accusa, un metodo di gestione del potere fondato sull’amichettismo. In Sicilia i meloniani di Fratelli d’Italia hanno veicolato fondi pubblici ad associazione e fondazioni legata al partito o ai familiari. Reato? Poco importa, di certo non è degno di un rappresentante delle istituzioni. A Milano, non sappiamo se la promiscuità di un pezzo del centrosinistra con costruttori e finanzieri, che hanno fatto grandi affari in città, sarà giudicata penalmente rilevante: è però un sistema che dietro la parolina magica “rigenerazione” ha portato in scena il più classico dei sacchi edilizi.
Il giro di finanziamenti scoperti a Pesaro, dove è indagato l’ex sindaco Matteo Ricci (candidato del campo largo alla Regione Marche), magari non arriverà mai a processo: e dunque dobbiamo accettare che i soldi della collettività siano affidati a cooperative senza bandi sulla base di amicizie e conoscenze?
In Calabria i rapporti tra il governatore Roberto Occhiuto e il suo ex socio, i passaggi di quote societarie e di denaro, la poca distanza con i player locali della sanità privata potrebbero non essere reati, ma è lecito porre una questione di opportunità su quel groviglio di conflitti di interessi?
L’alternativa è il presente, cioè arrenderci all’ineluttabile destino di cui è ostaggio la politica: esprimersi solo sulla base di un verdetto in un’aula di tribunale.
TIMOSTENE
Un terzo circa degli italiani sono razzisti, evadono e rubano confidando nei condoni, studiano poco, non leggono nulla. Vivono di tv spazzatura e credono che essere fascisti sia una buona cosa.
GiorgiaMeloni: qualcosa di cui essere orgogliosi!?
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Lo “stivale” colpito e affondato!
Ciaoo
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Caro Tizian…. tutto è nato quando si son creati,con il consenso dei cittadini alle urne,i loro privilegi.
Dovrebbero essere giudicati dalla Magistratura Ordinaria,come semplici cittadini,anzi più che semplici cittadini perchè dovrebbero operarare con disciplina(?) e onore(?).
Infine se si pensa che la maggioranza di loro sono laureati in legge… un perchè ci sarà …o no?
Un pò gli azzecca-garbugli del Manzoni….
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Ecco come si fa DISINFORMAZIONE: “…figlia di una politica debole e impoverita, subalterna perciò ai potentati economici e finanziari, sempre alla ricerca di risorse da quando il centrosinistra ha deciso di abolire il finanziamento pubblico ai partiti…” Naturalmente, quando c’era il finanziamento pubblico, i partiti si guardavano bene dal chiedere tangenti e mazzette e dal favorire gli “amici”. Mi chiedo se tali frase gli vengano spontanee oppure le pensino bene bene prima di scriverle.
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“… Cagliari… ” ?
A che cosa si riferisce? Mi sfugge…spero che non stia alludendo alla Todde😠
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Ci ha buttato dentro pure il “caso” Todde. Tutto fa brodo 🤣
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Forse il caso dello stadio Is Arenas?
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Mah… 🤔
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Si, uguale uguale…
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ELLUSU!!! 🙄
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Ciò che possiamo dire oggi con una certa fermezza, è che se fosse stata messa in atto la mitica legge anti-corruzione del ministro Bonafede, non ci troveremmo in questa cloaca di raffinate ruberie, non so quanto realmente provate. Non a caso il Conte1 fu fatto cadere per mano del killer Salvini, anche se la mente è rimasta ignota. Spero con tutto il cuore che la procura milanese ne abbia racimolate abbastanza da avviare un processo con decine di anni di condanna da scontare in carcere. Ma lorsignori, anzi i loro avvocati di grido, sicuramente opporranno l’abolizione del reato di abuso d’ufficio (e altre misure ad hoc) che è come dire che la corruzione, nei fatti, non è più un reato perseguibile dal codice penale. Forse la faranno franca, ma resteranno agli atti la larga messe di messaggi e dichiarazioni incrociate tra i fautori del sacco di Milano. Cmq, con tre gradi di giudizio, il modo per diluire nel tempo i procedimenti e far scattare la prescrizione… dobbiamo tenerlo in conto. Insomma, il metodo B. è rimasto finora imbattuto, quanto a efficacia.
Cosa augurare ai piemme milanesi?? “Resistere, resistere, resistere…” del compianto procuratore Borrelli, che il cielo lo abbia in gloria!
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Il calabrese si è dimesso solo per stoppare un’eventuale mandato d’arresto, è un tipo occhiuto.
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