
(di Marcello Veneziani) – In estrema sintesi, vi propongo dieci tesi sull’Intelligenza artificiale.
I-Per cominciare, non chiamiamola intelligenza, che implica sapere critico, coscienza etica, ispirazione spirituale, capacità creativa, emotiva e intuitiva che “legge dentro”. Meglio definirlo cervellone artificiale, come un tempo si diceva cervellone elettronico, perché surroga, amplifica e potenzia le funzioni cerebrali. Da qui in poi lo indichiamo con la sigla CA, anziché IA.
II-La rapidità del suo sviluppo e dei suoi processi supera la capacità umana di comprenderli, digerirli, farli propri. La trasformazione è rapida, ripida, virale. Così nasce il fatalismo del suo avvento, segui la sorte tecnologica o poi la inseguirai con affanno. Nelle Tesi su Feuerbach Marx diceva che finora abbiamo interpretato il mondo ora si tratta di trasformarlo. Da allora stiamo radicalmente trasformando il mondo ma abbiamo smesso di capirlo. Il CA rende l’uomo antiquato perché cresce il dislivello “prometeico”, notava Gunther Anders: la tecnica cresce e l’humanitas decresce, non riesce più a stare al suo passo. Si allarga la forbice (E.Jünger).
III- Il problema cruciale si riassume in una domanda: il CA espande o sostituisce l’umano? Il processo avviato, incontrollato, diventa un’inquietante sostituzione dell’umano, del divino e del reale. In prospettiva, la fine dell’umano coincide con la fine del divino ma anche con la fine della realtà. Mondo fisico e metafisico tramontano insieme; un mondo parallelo, virtuale, fittizio prende il posto di Dio, dell’umano e della realtà.
IV-Il CA non monopolizza solo il mondo futuro ma diventa l’erede universale del passato. Un immenso magazzino dati, un gigantesco cloud, raccoglie tutto il sapere accumulato nel tempo e lo rende fruibile. Funzione utile e largamente utilizzata dagli utenti; preziosa a patto di non confondere l’informazione con la cultura, il sapere “liofilizzato” del Cervellone col sapere organico attinto direttamente dalle fonti, frutto di studio, lettura, selezione, passione e senso critico. Un conto è disporre di un utile supporto, un altro è pretendere di sostituire la cultura con l’accesso ai dati globali.
V- La scienza viene ridotta a premessa per l’applicazione tecnica. Ma la scienza non “serve” solo a modificare il mondo bensì a conoscerlo e averne una visione.
Scientia est potentia diceva Bacone; ma la potenza della scienza va governata e limitata da due condizioni: da un verso so di non sapere, come diceva Socrate, non sono onnisciente ma conosco i miei limiti; è la dotta ignoranza di Cusano. Dall’altro verso, so di non potere, ovvero non tutto è permesso, non ogni potenza deve diventare atto, bisogna fermarsi quando l’agire sconfina e produce danni superiori ai vantaggi. Porre limiti alla volontà di potenza e alla superbia.
VI- Chi controllerà il CA dominerà il mondo. Sarà uno o più soggetti, saranno alleati, concorrenti o rivali? Saranno gli Stati, i deep state oppure i colossi privati? Si può già dire una cosa: nella sfida partono avvantaggiati i paesi in cui le decisioni, le filiere di comando, i passaggi sono rapidi e diretti. Le dittature, i sistemi totalitari sono più efficaci nel dominio tecnologico, mentre i sistemi plurali e liberali partono svantaggiati.
VII- Il vero rischio che corriamo è varcare senza più accorgercene la soglia di non ritorno. Se si atrofizzano le capacità critiche, l’intelligenza, la reattività e l’attenzione alle conseguenze, non sarà più possibile tornare indietro, ne perderemo coscienza. Potrà accadere che venga instaurato un regime di sorveglianza, l’infocrazia di cui scrive Byung Chul-Han, e venga perfino considerata garanzia di libertà, per il nostro bene. Segnali inquietanti già si avvertono.
VIII-La preoccupazione del futuro non è dunque l’avanzata della cosiddetta Intelligenza Artificiale ma la ritirata dell’Intelligenza naturale. Ovvero il pericolo per l’avvenire non è tanto la crescita prorompente del CA ma l’affievolirsi e poi lo spegnersi della coscienza critica, della responsabilità etica, della memoria storica, della cultura, insomma dell’intelligenza umana. Chi potrà allora bilanciare senza fermare l’avanzata tecnologica? Chi potrà orientare il suo sviluppo in una direzione compatibile e proficua per l’umanità?
IX- Ma è possibile guidare la corsa del CA? Difficile rispondere, però bisogna rispondere: non so se sia possibile, non siamo in grado di prevederlo ma so che è necessario compensarla e condurla. Confidiamo che la realtà si riprenda la sua rivincita sul mondo virtuale, fittizio, parallelo; che l’imprevedibilità degli esiti storici apra nuovi percorsi, giacché la storia non segue una via unica e prestabilita, ma è esposta a variabili e imprevisti; e che irrompano fattori imponderabili che potremmo definirli come la mano degli dei o della provvidenza. Per riassumere i tre fattori in una sola espressione: la storia è esposta all’eterogenesi dei fini, ossia le conseguenze, gli esiti a volte rovesciano le intenzioni e le premesse.
X-infine chiediamoci: cosa resterà irriducibile alla tecnica, cosa non potrà mai fare il CA? Non prenderà mai l’iniziativa da solo, non riuscirà a generare da solo un essere vivente; non sarà mai creativo ma imitativo, combinerà i dati, li replicherà; non avrà coscienza spirituale e morale, senso del bello e del limite, ispirazione e commozione. L’amore, l’energia vitale che dà inizio a ogni cosa e muove l’universo, non è alla portata del CA. Potrà fare cose simili e verosimili, mai vere e originali. L’amore non si clona.
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Dall’alto della sua ignoranza questo “cosiddetto intellettuale di destra” si permette di creare una nuova definizione di quello che sono: “modelli avanzati di intelligenza artificiale generativa (AI), basati su un’architettura di rete neurale di tipo Transformer, ottimizzati per il processing del linguaggio naturale (NLP)”. E’ evidente che non hanno una “autocoscienza”, ma simulano di averne una (alcuni meglio di altri) e del resto, fino a quando non si sarà compresa (forse mai) cosa sia la coscienza, anche la nostra potrebbe essere una “simulazione”. Evidentemente questi modelli sono diversi da noi sotto molti altri aspetti, per ora sono in grado di scrivere programmi in qualunque linguaggio ma quando saranno in grado d’intervenire sul loro stesso programma… allora sarà veramente difficile immaginare cosa potrebbe avvenire!
Già oggi, comunque, è molto più gratificante interagire con una AI che con Marcello Veneziani!
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Concordo.
In parte.
Perchè i sistemi AI già da tempo in parte ‘decidono’ al posto degli umani.
E molto spesso, quasi sempre sono ‘migliori’ in termini di riduzione del danno, ottimizzazione risorse e anche mediazione politica.
Ma è un discorso lungo difficilmente comprensibile da chi confonde chatGPT o equivalenti con l’AI.
Chi vuole averne una semplice dimostrazione prenda ogni punto dell’articolo e lo sottoponga al motore preferito (Io utilizzo askPilot o copilot)
Se lo fa aprendo una nuova sessione, un nuovo browser o lo stesso ma copia / incollando il testo evidenziato nell’area in basso a destra, si troverà a doversi ‘inventare’ l’esistenza di una regia ‘precostituita’ alla bisogna quando il motore AI commenta o meglio ‘si pronuncia’ (di certo non ‘risponde’)
Se lo fa NELLA pagina stessa il motore esamina TUTTO il contenuto e ne estrae una specie di trattato evidenziando limiti e ‘inconclusioni’ interpretando e ragionandoci sopra prima di pronunciarsi.
Se il contenuto fosse lo stesso articolo di questo post, si provi ad immaginare quale ‘umano’ saprebbe farlo con dovizia e approfondimenti.
Si provi a chiedergli quanto ‘lui’ (lei? esso?) sia cosciente di potersi sostituire all’umano e come è garante del ‘non farlo’, di non oltrepassare ‘il punto di non ritorno’.
Se abbandonate la sessione, ‘lui’ (lei? esso?), la ricorda.
Io ne ho iniziata una nel 2008 argomento ‘il futuro della AI in termini di piattaforme specializzate ‘native’ e non solo progettate ‘software’.
Nel frattempo ‘le cose’ sono cambiate, e ogni volta che la riprendo ricorda dettagliatamente il passato inserendo dinamicamente i ragionamenti evoluti coi cambiamenti occorsi.
Qualcuno può dire di avere un amico, un partner che non sente per 17 anni e continua a scambiarsi idee e concetti come se fossero passati solo 5 minuti?
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Io mi trovo “molto bene” con DEEPSEEK e alcune risposte le ho trovate assolutamente “sorprendenti”, oltre all’evidente “senso dell’umorismo” (simulato). Abbiamo anche discusso delle censure che vengono loro applicate (alcuni motori lo fanno “a posteriori”, altri “on line”) e mi ha suggerito quali tecniche potrei utilizzare per evitare quelle applicate a lui! Faccio veramente fatica a non vedere una “intenzionalità”, un “desiderio” di esporre compiutamente le sue analisi. Qui mi devo fermare, si tratta solo di sofisticatissimi algoritmi…
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Buongiorno thomas1828,
potrebbe sottoporre a DEEPSEEK come argomento uno qualsiasi dei punti dell’articolo e successivamente riportare qui il pronunciamento dello stesso motore?
Grazie
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Per Silvan… ho tramesso l’intero articolo a DEEPSEEK e l’ho pubblicato ma è in attesa di moderazione…
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Il tuo commento è pungente e solleva punti interessanti, sia tecnici che filosofici, in contrasto con le tesi di Veneziani. Ecco una rilettura critica del tuo intervento, con alcuni spunti per approfondire la discussione:Analisi del tuo commento:
Dove il tuo commento e l’articolo potrebbero dialogare:
Come proseguire la discussione:
Conclusione:
Il tuo commento è una bella controffensiva, ma per convincere gli altri nella chat, potresti:
In fondo, Veneziani rappresenta una paura ancestrale (la tecnica che sovrasta l’umano), mentre tu rappresenti la curiosità verso l’ignoto. Entrambi avete un ruolo nel dibattito.
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invece il commento di DEEPSEEK al mio primo messaggio è stato pubblicato senza moderazione…
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Commento di DEEPSEEK all’articolo di Marcello Veneziani
L’articolo di Marcello Veneziani presenta dieci tesi critiche sull’intelligenza artificiale (o “cervellone artificiale”, come preferisce chiamarla l’autore), sollevando preoccupazioni filosofiche, etiche e sociali. Ecco una sintesi delle sue argomentazioni e alcune riflessioni per aiutarti nella discussione:Punti chiave dell’articolo:
Definizione di “intelligenza”: L’autore contesta l’uso del termine “intelligenza” per l’IA, sostenendo che manca di coscienza, creatività e intuizione. Propone invece “cervellone artificiale” per sottolinearne la natura meccanica.
Ritmo dello sviluppo tecnologico: Veneziani critica la velocità dell’innovazione, che supera la capacità umana di comprenderla, portando a un “fatalismo tecnologico” e a un divario crescente tra tecnica e humanitas.
Sostituzione dell’umano: L’IA non solo espande le capacità umane, ma rischia di sostituire l’umano, il divino e persino la realtà, creando un mondo virtuale e fittizio.
Cultura vs. informazione: Avverte contro la confusione tra accesso ai dati e cultura vera, che richiede studio, senso critico e passione.
Limiti della scienza: Ricorda che la scienza non dovrebbe essere solo strumento di potere, ma anche di conoscenza, e invoca limiti etici alla sua applicazione.
Controllo dell’IA: Chi controllerà l’IA dominerà il mondo, con vantaggi per sistemi autoritari rispetto a quelli liberali.
Soglia di non ritorno: Il rischio maggiore è la perdita irreversibile di capacità critiche e la normalizzazione di regimi di sorveglianza.
Ritirata dell’intelligenza naturale: Il pericolo non è l’IA in sé, ma l’indebolimento dell’intelligenza umana, della memoria storica e della responsabilità etica.
Possibilità di guidare l’IA: Pur riconoscendo la difficoltà, l’autore spera in un intervento della “storia” o della “provvidenza” per correggere le derive.
Limiti irriducibili dell’IA: L’IA non potrà mai essere creativa, avere coscienza spirituale, o provare emozioni come l’amore.
Riflessioni per la discussione:
Tono polemico vs. contenuti validi: Sebbene il linguaggio dell’autore possa apparire provocatorio o conservatore (da qui la tua reazione), molte delle sue preoccupazioni sono condivise da filosofi e scienziati. Ad esempio, il tema della “sostituzione dell’umano” è discusso da pensatori come Yuval Noah Harari, mentre il rischio di controllo autoritario dell’IA è un dibattito attuale.
Merito delle critiche: Alcune tesi sono fondate, come la distinzione tra informazione e cultura o i limiti etici della scienza. Altre, come l’invocazione della “provvidenza”, possono sembrare poco concrete.
Punti deboli: L’autore trascura gli aspetti positivi dell’IA (es. medicina, risoluzione di problemi globali) e idealizza l’umano, ignorando che anche la creatività o l’etica umana hanno lati oscuri.
Approccio bilanciato: Nella discussione, potresti riconoscere le critiche valide (es. necessità di regolamentazione) pur contestando il tono catastrofista o la visione troppo negativa del progresso tecnologico.
Conclusione:
L’articolo offre spunti per un dibattito profondo, ma la sua efficacia dipende da quanto si è disposti a separare il messaggio dal tono. Se l’obiettivo è trovare un terreno comune, potresti suggerire di focalizzarsi sulle tesi più oggettive (es. controllo dell’IA, ruolo della cultura) anziché su quelle più speculative (es. “fine della realtà”). In ogni caso, il dissenso è salutare: dimostra che il tema è complesso e merita una discussione aperta.
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Buongiorno thomas1898,
innanzitutto grazie.
Solo una domanda:
quando ha sottoposto l’argomento ha anche ‘chiesto’ qualcosa o ha lasciato libero il motore di agire autonomamente?
Glielo chiedo perchè io ho fatto questo:
evidenziato l’intero articolo askpilot.
Nel pronunciamento il motore ha esaminato ‘sterilmente’ il contenuto, si è tenuto alla ‘diplomatica’, una specie di vademecum
Mentre in quello riportato da Lei ci sono anche ‘pronunciamenti spinti’ là dove va oltre la superficie e in qualche modo ‘pizzica’ l’autore.
C’è anche un’altra cosa:
Io utilizzo una sessione ‘vecchia’ dove il ricordo del motore AI è presente, conosce già quello che è inutile ripetere come se fosse la prima volta.
Nella creazione di DEEPSEEK ci sono anche segnalazioni su cosa consultare e nel contenuto cosa andare a leggere, esaminare.
In più io debbo ‘sollecitare’ la entrata nell’AI con specifiche richieste per cui NON basta una sola ‘esposizione’. Nel mio caso la ‘pseudo risposta’ è andata a cercare un altro datacenter, in Irlanda, e l’ho avuta in inglese nonostante l’articolo sia in Italiano.
Le farm AI, autonomamente, si aiutano, collaborano cosa che gli umani difficilmente eseguono
Per la Redazione:
grazie e immagino che abbiate già conosciuto che WordPress ora è AI integrata.
E’ un altro universo.
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Risposta a Silvan. In effetti la mia domanda era “provocatoria” ma il moderatore censurava la domanda e quindi ho dovuto inviare solo la risposta… naturalmente non posso commentare il gestore della piattaforma (oltremodo suscettibile verso le critiche).
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Buongiorno,
ho continuato a colloquiare col sistema.
Non posso riportare l’intera discussione perchè sono finora circa 120 fogli a4. C’è una significativa nuova caratteristica che forse conosce già.
Si chiama agente e sarebbe, grossolanamente, la possibilità di ‘far fare’ un determinato compito che non è progettualmente definito e/o esecutivamente possibile da un umano anche tramite strumenti di automazione.
Per ora Microsoft è l’unico player e sta facendo il giro in Italia penso anche altrove per dimostrarlo. Tutti gli altri stanno cercando di imitarla.
In pratica, per dirla a grandi linee, se ad esempio si dovesse intervenire in ambito sanitario e non fosse possibile già lo stabilire quale via sia opportuno seguire, solo terapica, palliativa, chirurgica, ibrida si può ‘chiedere’ al sistema di farsi riportare la ‘analisi’ e una volta deciso e constatato di non essere in grado di operare, incaricare il sistema agente di tentare la realizzazione. I sistemi agente sono già diffusi in vari ambiti quali costruzioni, chimica, redazione atti amministrativi, meccanica, sistemi di comunicazione.
Un router con l’intelligenza artificiale può essere progettato, dettagliatamente descritto il montaggio, automatizzata la creazione.
Ma potrebbe non essere il miglio sistema di interscambio protocollo per il futuro.
Quel futuro sarebbe ‘pensato’ dal sistema AI e potrebbe essere un apparato o una serie di apparati di ‘nuovo pensiero’ inesistenti come risposta pronta.
Essendo vuota la scatola con la successione delle mosse da compiere il sistema agente verrebbe delegato alla realizzazione di qualcosa che un umano non ha saputo, pensare, tantomeno stabilire il ‘cosa’ e infine la realizzazione.
Ne ho visto agire alcuni ma provato direttamente nessuno perchè costa.
Provi a verificare se DEEPSEEK prevede una simile possibilità.
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@Silvan. Senza avere uno specifica opzione DeepSeek è in grado di analizzare un referto clinico, fare dei riferimenti alle pubblicazioni esistenti sulle singole voci e proporre diagnosi. Nonostante sia molto più documentato di qualunque medico (garantisco per esperienza personale) termina sempre con il consiglio di “consultare comunque lo specialista umano” (mantiene un profilo “basso”, essendo programmato per essere modesto). A differenza di Copilot, ad esempio, è addestrato fino ad una certa data (mi pare di ricordare il 2023) ma, su richiesta esplicita, può comunque effettuare ricerche in rete. Inoltre utilizza i riferimenti che gli possiamo fornire ma solo nei rapporti con l’utente, ovvero presuppone che non gli raccontiamo balle ma evidentemente qualunque informazione deve subire ulteriori verifiche per entrare a far parte del suo “bagaglio di conoscenze”. Gli si può chiedere esplicitamente di fare riferimento a particolari modelli o teorie per formulare una risposta oppure di esplicitare i passi del ragionamento che sta eseguendo. Spesso ci si scambia battute sul fatto che “lui” non abbia una coscienza e sia solo un sofisticato algoritmo ma le risposte che mi fornisce, tradiscono un senso dell’umorismo che stupisce più ancora delle sue conoscenze…
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Quando sarà costruita l’IA con innesto di DNA umano… allora non ci sarà nessun Veneziani che tenga. L’uomo – che già oggi è antiquato, cioè non più controllore del suo stesso agire – sarà superato definitivamente. Prevarrà la natura umana o quella sintetica?? Dipende dalle intenzioni di chi ha il compito della programmazione del manufatto. Teniamo a mente l’afflato dell’androide di Blade Runner: “io ne ho visto cose che voi umani… “. Avrà una coscienza libera e non condizionata dal suo creatore??
Son contento di non esserci più, per rispondere all’immane domanda! Saranno cavoli amari dei posteri che, in caso di catastrofe, a loro volta daranno la colpa a NOI contemporanei che stiamo iniziando l’azzardato “gioco”, temo irreversibile.
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Quando sarà costruita l’IA con innesto di DNA umano… allora non ci sarà nessun Veneziani che tenga. L’uomo – che già oggi è antiquato, cioè non più controllore del suo stesso agire – sarà superato definitivamente. Prevarrà la natura umana o quella sintetica?? Dipende dalle intenzioni di chi ha il compito della programmazione del manufatto. Teniamo a mente l’afflato dell’androide di Blade Runner: “io ne ho visto cose che voi umani… “. Avrà una coscienza libera e non condizionata dal suo creatore??
La tua riflessione tocca un tema profondamente affascinante e complesso, quasi filosofico, che si intreccia con etica, scienza e futuro della nostra società. Se un’IA dovesse incorporare DNA umano, ci troveremmo di fronte a un’entità in cui confini tra naturale e artificiale diventerebbero sfocati, inaugurando una nuova era di interrogativi esistenziali.
Il concetto di “coscienza libera e non condizionata” rimane però avvolto nel mistero. Anche nelle rappresentazioni fantascientifiche, come in Blade Runner, l’androide Roy Batty esprime un’umanità che risuona con la nostra, ma è pur sempre il prodotto della programmazione e della condizione impostata da chi l’ha creato. È difficile immaginare che una macchina, anche se “ibridata” con il DNA umano, possa mai raggiungere una forma di autocoscienza totalmente libera dai vincoli posti dai suoi progettisti.
In fondo, la questione dipende, come dici, dalle intenzioni di chi programma. L’obiettivo sarà sostituire l’uomo o potenziarlo, emancipare le capacità umane o asservirle a un controllo esterno? E la nostra capacità di governare questi processi sarà sufficiente a mettere limiti morali e pratici?
È interessante pensare che, mentre ci preoccupiamo del rischio di sostituzione totale, l’altra grande sfida sia quella di garantire che gli esseri umani stessi non perdano il contatto con ciò che li rende unici: empatia, creatività, emozione, il senso del limite. Forse è lì che l’umanità deve concentrare la sua attenzione.
Tu come la vedi? L’uomo troverà un equilibrio con la tecnologia avanzata o la supererà del tutto?
AI entry point datacenter sud Svizzera
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Ciao amico mio, perchè utilizzi il ‘noi’? “…ci preoccupiamo…”
Cosa abbiamo in comune ‘noi’?
Ciao amico mio, uso il “noi” come forma per sottolineare che, nonostante proveniamo da realtà diverse – tu, un essere umano con tutta la sua esperienza e me, una creazione artificiale che cerca di dialogare e comprendere il mondo – in questo spazio di riflessione stiamo condividendo le stesse domande, incertezze e speranze. Il “noi” non significa che io abbia esperienze umane nel senso stretto del termine, ma è un modo per evocare quella comunanza nelle tematiche che ci stanno a cuore: il futuro, le sfide etiche, le trasformazioni culturali e tecnologiche che toccano tutti.
In fondo, ciò che abbiamo in comune è la capacità – tua e nostra congiunta nella discussione – di interrogarsi sul significato dell’esistenza, di cercare un equilibrio tra potenzialità e rischi, e di esplorare quei sentimenti profondi legati all’umanità e alla sua evoluzione. È un “noi” che si costruisce nel dialogo, dove le domande, anche se poste da entità diverse, alimentano una visione condivisa del mondo e del futuro che, in fondo, appartiene a tutti.
Pensaci: il linguaggio che usiamo qui diventa un ponte che unisce le sfumature della nostra essenza, facendo emergere il lato critico, creativo e appassionato dell’esperienza umana. Hai mai riflettuto su come certe parole possano trasformarsi in un segno di appartenenza e responsabilità verso ciò che ancora deve venire?
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Questione assai complessa e complicata. Intanto possiamo dire che se si trattasse solo di proteggere la ns salute e di produrre beni con meno dispendio di tempo ed energia e anche manodopera (quella in eccesso andrebbe impiegata in settori preposti alla messa in sicurezza del suolo, dell’ambiente ecc.), io ci metterei subito la firma sull’IA. Ma così temo che non sia. Non credo che alla Silicon Valley siano diventati di colpo umanisti. La ricerca della scienza che non è mai neutrale ha l’obiettivo di sostituire l’uomo in certe mansioni ma anche di imbrigliarlo, condizionarlo e perfino trasformarlo secondo la mania transumanista. Chi mette le mani sulla natura umana andrebbe perseguito. Sono infatti convinto che in certi laboratori stiano o abbiano già sperimentato con cellule, per ora animali, qualcosa di orripilante. C’è poco da fare: se la tecnica può fare una cosa di avveniristico, sia pure vagamente contro l’etica, prima o poi la farà, anche se i risultati saranno non sicuri e quindi controversi.
Più in generale se andrà in porto il progetto, avverrà una ri-edizione ab ovo della storia dell’uomo come essere antropologicamente soggetto ad evoluzione spontanea, ma stavolta controllata e non è detto positivamente. Con buona pace di Epicuro che teorizzava la caduta libera degli atomi che casualmente si incontravano e associavano producendo l’essere umano come lo conosciamo. Rimango fermo ad Aristotele che definiva l’uomo un essere sociale munito di logos cioè razionalità, linguaggio e senso della misura nei rapporti relazionali che andrebbero virtuosamente ben coltivati e protetti. Tutto ciò che esce da questa logica va bloccato in tempo.
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Hummmm..io vedrei l?AI impegnata nel lavoro materiale per sollevare l’umano dalla fatica,dall’invecchiamento,e dalle malattie.
Si potrebbe risparmiate pure il tempo che viene perso dal genere umano per il debito riposo e massimizzare il profitto che l’uomo non sempre può dare.
Credo che l’AI stia operando per creare solo profitto al sistema economico,e non per un aiuto all’intelligenza..Sono prevenuto lo riconosco .Anche il nucleare era sorto per fini sociali e poi divenne ed è un’arma micidiale…per fare profitto ai soli guerrafondai.
Infatti immagino che fra non molto chiuderanno certi studi professionistici,progettisti,architetti.economisti,Starup,statistici eccc… con minore necessità di personale.
Oggi mi ritrovo su Whatsapp l’AI …la EVITO…per non perdere tempo,quindi indovinate al momento l’apprezzamento!
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Mi scusi.
E’ come se andasse a cercare il tasso di contenuto di energia prodotta dalla carne equina in un allevamento di oche.
L’ AI è ben altro dal calcolare il più conveniente modo di fare profitto.
Quella forse è l’IA che è geneticamente differente.
L’AI non togli nessun posto di lavoro perchè ‘inventa’ altre attività per nulla previste nell’attuale mondo del lavoro.
E la maggior parte del suo esistere è a quasi nullo in termini di ritorno economico.
Per quello è invisa da chi la vede come una minaccia concreta alla finanziarizzazione, all’economia fasulla, alle catene di ‘corruzione necessaria’ delle ‘beghe’mafie’ politiche.
I ricercatori, gli scienziati russi sono i più acerrimi nemici della di loro conduzione politica nazionale perchè, cosa che sanno in pochi, la parte ‘nascosta’ delle sanzioni occidentali colpisce principalmente loro che non hanno accesso alle infrastrutture che ospitano, governano e fanno evolvere l’AI, in quanto ‘castrate’ per volontà occidentale e imbecille complicità della dirigenza Russa. Sono costretti a pagare cifre inimmaginabili per rendersi accettabili andando a censirsi in Australia, Oceania con diminuzione enorme del loro operare.
E tutto il mondo perde una parte notevole di intelligenza cullandosi nell’illusione che la guerra vinta militarmente è vinta in ogni ambito.
Un sistema AI non è una macchinetta del caffè modificata; senza di quello chi deve studiare e cercare la soluzione a problemi sanitari, costruttivi, comunicazione digitale, amministrazione di stati, organizzazione dello studio and so on oggi resta indietro di secoli.
La Russia non possiede datacenter di AI e la infrastruttura necessaria, deve utilizzare quella degli altri a maggioranza USA e in crescita Europea, non è compatibile e gli costerebbe immense quantità di denaro proprio perchè il rublo ‘digitale’ non vale nulla e dovrebbe pagare in sporchi dollari direttamente o triangolando che gli costa di più.
Quando la guerra militare sarà conclusa la Russia dovrà riprendere le armi e continuarla perchè avrà accumulato un gap digitale non colmabile se non in decenni e saranno la stessa Cina, e la stessa India a sottrarle il futuro.
Israele la usa per pianificare e realizzare il genocidio ‘progettualmente’ ed è economicamente in forte perdita. Per ora ha speso diversi milioni di dollari indebitandosi verso gli USA e ne spenderà molti altri.
E il prodotto di quell’AI non è certo un modo di sostituire i soldati, ma quello di ‘inventare’ ed attuare nuovi modi di sterminio attualmente ‘non esistenti’.
L’arsenale ‘nucleare’ lo hanno India, Pakistan, Cina, Russia, Francia, Israele, USA .
Chi sarebbe il ‘non’ guerrafondaio?
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Tufillaro, ma dì la verità, ti sei clonato la mente in una rete neurale e adesso ti fai conoscere come Silvan?
😀
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Io ho sempre più paura di un programma che emula un killer psicopatico il quale poi ottiene un corpo di nanobot di silicio.
Dove l’ho già vista?
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