
(di Antonio Pitoni – lanotiziagiornale.it) – Chi, cosa, quando, dove e perché. Il cosa e il dove sono noti: giornalisti e attivisti, tra i quali il direttore di Fanpage Francesco Cancellato e il fondatore dell’Ong Mediterranea Luca Casarini, sorvegliati attraverso un sofisticato spyware di produzione israeliana (il Paragon) fornito allo Stato italiano. Il quando lo ha svelato un’indagine indipendente del Citizen Lab di Toronto che ha accertato come il telefono di Casarini fosse sotto controllo già dal febbraio dell’anno scorso. Ma in base alla regola delle 5W del giornalismo anglosassone, ne mancano ancora due all’appello: il chi e il perché.
Ora, un governo di un Paese democratico, quale si presume sia quello italiano, che al momento della divulgazione della notizia si è affrettato ad escludere ogni coinvolgimento nella vicenda, dovrebbe avere tutto l’interesse ad accertare le responsabilità di uno scandalo che mette in discussione la tutela delle libertà costituzionali. Se non altro per fugare ogni sospetto sul proprio operato. Invece, ieri alla Camera, abbiamo assistito all’ennesimo cortocircuito. Dopo l’annuncio con cui il sottosegretario Mantovano ha fatto sapere che l’esecutivo non avrebbe risposto al Parlamento ritenendo “classificato” ogni aspetto della vicenda che non sia già stato trattato in audizione dinanzi al Copasir, il ministro Nordio ha ritenuto al contrario di chiarire che il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, “non ha mai stipulato nessun contratto con qualsivoglia società di qualsiasi tipo”.
E ancora: “Nessuna persona è stata mai intercettata da strutture finanziate dal ministero della Giustizia nel 2024 e nessuno è stato intercettato dalla Polizia penitenziaria”. Come del resto avevano già chiarito Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia di Stato e Servizi Segreti. Risultato: nell’Italia dei misteri, come al solito, non è stato nessuno. Se il governo, come ha ripetutamente sostenuto, non ha nulla da nascondere perché non ha risposto in Parlamento fugando ogni dubbio sul suo operato? Dopo la denuncia annunciata da Ordine e sindacato dei giornalisti, saranno i magistrati ad accendere un faro sulla vicenda. E già sembra di sentire le destre urlare all’ennesimo complotto delle toghe rosse. Per una vicenda degna di una Repubblica delle banane.
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file catalogati ? Se avremo speranze ci diranno qualcosa di irrilevante come per jfk fra 64 anni , oppure bruciavano all inferno insieme ai dossier Napolitano /Mancini,
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ec. Bruceranno all inferno , come tutti gli incidenti italiani , siamo in un botte “de fero” nessuno qua parlerà mai ,siamo la nazione dell omertà! Vorrai mica fare brutta figura a toglierci la nomea di mafiosi word wide !
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Paese di mafiosi…la mafia si è fatta stato da tempo… ma il governo la combatte da 70 anni …senza mai vincere. huuuaaahhhh..
Ieri “tuttapropaganda” ha anticipato matta. al Gemelli: normali rapporti fra “capi di stato” hihihihihhi… arrivato il segnale?
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Mantovano continua ancora a parlare di segreto di stato come se si trattasse di fiaschi che si abbottano alla bisogna. Il segreto di stato non si può apporre su reati gravi che ledano l’ordine costituzionale (la riservatezza delle comunicazioni delle persone è uno dei principi inviolabili). Se nessuna procura ha mai autorizzato intercettazioni, non si può scrivere quello che invece ha sottoscritto il sottosegretario ai servizi segreti. Poi lui chi è per dire che alcuni atti o informazioni sono riservati? Perché non cita il decreto della presidenza del consiglio (e le conseguenziali motivazioni) che ha apposto il segreto di stato sul caso Paragon? Questi loschi figuri stanno usando gli apparati della stato per tutelare gli interessi del proprio partito.
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e alla fine si finisce sempre lì…gli interessi personali e della congrega!
Interessi che si costruiscono appena eletti per rimanere avvinghiati alle poltrone… e il cittadino anche se non va a votare …cristallizza la situazione grazie alle leggi elettorali dette ” porcate”!
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