(Stefano Rossi) – Il 25 Aprile, giorno della Liberazione dimostra come noi italiani siamo perennemente divisi dal passato che torna, e ritorna con le sue polemiche, scontri, manifestazioni e manganellate.

E ogni schieramento rinfaccia agli altri gli errori, i tradimenti avvenuti settant’anni fa.

Ma quest’anno, forse per la prima volta, c’è una novità che nessuno, o forse pochi, hanno capito.

Il Prof. Massimo Cacciari, finalmente, ha detto: “Basta chiedere abiure e pentimenti. Così rischiamo che l’antifascismo diventi una foglia di fico per coprire la mancanza di proposte politiche sull’oggi”.

Trovo irritante e stucchevole domandare ai politici di destra o centrodestra se si dichiarano antifascisti come fossero alla dogana davanti al militare che chiede se hanno qualcosa da dichiarare.

Invece di polemizzare, bisognerebbe raccogliere quel buono che emerge dalle dichiarazioni di alcuni esponenti di questo governo.

Giorgia Meloni, per la prima volta, il giorno 25 aprile, ha detto: “La fine del fascismo pose le basi per ritorno della democrazia. Ribadiamo l’avversione a tutti i regimi totalitari”.

Questa è una novità assoluta che deve essere raccolta per avere, in futuro, una vera pacificazione il giorno della Liberazione.

Oggi apprendiamo la riflessione di un suo fedelissimo, il ministro Guido Crosetto, il quale ha detto, a proposito della candidatura di Vannacci nella lista della Lega: “Vannacci con la Lega? E che novità c’è? Era chiaro  che sarebbe finita così, d’altronde Salvini e Vannacci hanno molte cose in comune: gli stessi valori e soprattutto lo stesso senso dello Stato”.

In via Tasso, al museo della Liberazione, dove furono arrestati, torturati e uccisi molti oppositori del fascismo, come Sandro Pertini, si sono presentati ieri, il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, e il ministro della Cultura, Sangiuliano per depositare una corona di fiori.

Gennaro Sangiuliano ha detto: “Questo è un luogo molto significativo che sottolinea quella che è stata una tragedia, perché qui furono detenuti e torturati i patrioti della libertà quando Roma era occupata dai nazifascisti. Ritengo doveroso quindi essere qui nel giorno della Liberazione”.

Siamo ad una svolta, forse.

Lasciando da parte le scelte politiche di questo governo, soprattutto sulla riforma costituzionale e sull’autonomia differenziata, bisogna dare atto che ieri si sono fatti passi da gigante per chiudere definitivamente con il passato.

Gridare ogni volta di dichiararsi antifascisti o rinfacciare di essere stati fascisti per accadimenti di oltre settant’anni fa, vuol dire stare dalla parte di chi non la vuole la pacificazione.

Allora, il Pd, la Cgil, tutta la sinistra lo dica chiaramente che non vogliono la pacificazione, la fine delle ostilità. Si dovranno, però, prendere la responsabilità che, il 25 Aprile, sia per sempre un giorno di lotta e guerra verso chi non la pensa come loro.

Rimarrà un fatto ineludibile, che ha ben rappresentato Massimo Cacciari: l’antifascismo non è un programma politico e “non può diventare una foglia di fico per coprire la vuotaggine delle proposte sull’oggi”.