
(Massimo Gramellini – corriere.it) – C’è un solo uomo che può tenere un concerto di musica leggera nell’aula del Senato, omaggiare con un inchino Mattarella, abbracciare il fratello d’Italia La Russa come se fosse suo fratello, sorridere a Liliana Segre e intanto avvicinarsi a Gasparri per dargli un pugnetto complice mentre gli canta di quel coso «che se lo rivedo gli spaccherò il muso», senza che nessuno di questi gesti appaia in contraddizione con gli altri. C’è un solo uomo che riesce a far socchiudere gli occhi a Giorgia Meloni, che di solito li tiene apertissimi, a trasformare Casini in un influencer col telefono sguainato e a far vibrare l’ugola di Renzi in «Uno su mille ce la fa», per qualcuno la colonna sonora del Jobs Act. Ma soprattutto c’è un solo uomo capace di far intonare al ministro della Difesa Crosetto «C’era un ragazzo», la canzone-simbolo dei pacifisti: per di più a mani giunte, come una preghiera da rivolgere eventualmente a sé stesso.
Una riforma della Costituzione ispirata ai valori del giannimorandismo appare l’unica in grado di mettere d’accordo i cognati di governo e gli armocromisti dell’opposizione. Dopo quel che ha combinato ieri in Senato, Gianni Morandi può fare tutto: spendere i soldi del Pnrr, abbattere lo spread e conciliare Putin e Zelensky con il supporto decisivo di Al Bano. Tutto, tranne che ridurre (e far pagare a tutti) le tasse. Ma, si sa, per riuscire in una simile impresa non basta nemmeno Morandi. Come minimo ci vuole la Madonna di Trevignano.
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