Schlein, Vogue e l’armocromista: “Conferma il Pd partito d’élite”

LA MUTAZIONE, DALL’ESKIMO AL TRENCH – L’intervista patinata. Parla pure la personal shopper Chicchio: “Elly come le dive di Hollywood. Prendo fino a 300 euro l’ora”

(DI TOMMASO RODANO – ilfattoquotidiano.it) – La sintesi politica è di Massimo Cacciari. L’ex sindaco di Venezia, informato dello scabroso “affaire armocromista” di Elly Schlein, scoppia in una risata cristallina. Una reazione insolita, per lui, quando parla di politica. Poi la chiude lì: “Ridiamoci sopra, abbia pietà di me”. E saluta.

La tentazione di seppellire tutto sotto il velo pietoso dell’ironia è forte, ma il pasticciaccio brutto dello shopping di Elly si gonfia come un palloncino sui social e sui siti d’informazione: la questione è forse meno superficiale di quello che sembra.

Ecco i fatti. Il 25 aprile Schlein concede la sua prima, lunga intervista da quando è segretaria del Pd a Vogue Italia. Come è ovvio – visto che si tratta di una tra le più note riviste di moda del mondo – la conversazione tiene insieme argomenti politici e altri più frivoli. “Tu credi nel cosiddetto power dressing?”, le chiede il giornalista. Schlein prima si schernisce, poi risponde seriamente: “Le mie scelte di abbigliamento dipendono sicuramente dalla situazione in cui mi trovo. A volte sono anticonvenzionale, altre volte più formale. In generale dico sì ai colori e ai consigli di un’armocromista, Enrica Chicchio”.

Già si percepisce uno scarto rispetto all’immagine di sé giovanile e informale, a volte quasi trasandata, con cui Schlein si è presentata agli elettori almeno fino alle primarie vinte. Su Vogue, come sempre, il testo è accompagnato da una galleria di immagini patinate, scattate e lavorate da un team di professionisti: Schlein, ovviamente elegante, è ritratta anche con un trench grigio molto simile a quello che indossa alla manifestazione di Milano per la festa della Liberazione.

Il colpo di grazia lo dà la signora Chicchio, la “armocromista”, che si fa intervistare da Repubblica e regala una serie di informazioni gustose: “Elly non ha un look da centro sociale. Abbiamo sostituito l’eskimo con un trench di taglio sartoriale”. Conferma di farle da personal shopper: “Puntiamo su un look istituzionale, ma senza stravolgerla. Col nuovo incarico ha poco tempo e ha bisogno d’aiuto, per queste cose”. E soprattutto aggiunge un dettaglio letale, quello sulle sue tariffe: “L’armocromia è una pratica nata per le dive di Hollywood (…). In genere chiedo 140 euro all’ora, più Iva, per il lavoro sui colori. Sullo shopping, saliamo a 300 euro l’ora. Per il guardaroba dipende. Con Elly ho un forfait, ma ovviamente non posso parlare di cifre esatte”.

Schlein non è certo la prima politica a cedere più o meno consapevolmente alla vanità e ai servizi fotografici: prima di lei – i casi più recenti – abbiamo avuto copertine con Renzi-Fonzie, Salvini desnudo con cravatta verde e Meloni in costume tricolore. Ma per una giovane donna di sinistra che ha basato la sua agenda su radicalità e ingiustizie, il dettaglio di una consulente che si fa pagare più o meno profumatamente per farle shopping e consigliarle gli abbinamenti – “Per lei vanno bene i colori freddi, contrastanti, saturi. Così guarda al suo target di riferimento, cioè a sinistra, ai giovani. E alla sostenibilità” – non sembra una buona pubblicità.

“È un po’ un segno dei tempi”, sostiene lo storico Marco Revelli, “di questa politica che sempre di più si riduce a marketing individuale”. Una parte della responsabilità, dice, è dei media: “Mi sembrano interessati più ai dettagli frivoli che alla sostanza. Ma appunto, la politica è diventata questo. E il vero problema è che Schlein in questa situazione ha assecondato la deriva, invece di viaggiare in direzione ostinata e contraria”. Così non fa bene alla sua promessa di rinnovamento: “Al contrario conferma il profilo del Pd come partito delle sovrastrutture e non delle battaglie strutturali. Non dico che bisogna fare come negli anni 40, quando gli intellettuali si vestivano in tuta per sembrare operai, ma gli aspetti simbolici dicono sempre qualcosa. In questo modo diventa difficile schiodare il Pd dall’immagine di partito delle élite”.

Anche secondo Giovanna Cosenza, docente di Semiotica all’Università Alma Mater di Bologna, quello della segretaria del Pd è un inciampo: “Per una donna politica parlare del proprio abbigliamento è sempre scivoloso. Lo è in generale, visto che polemiche simili riguardarono il rifacimento del look di Bonaccini, ma sulla donna l’attenzione al corpo, ingiustamente, è più alta. Io fossi stata Schlein non l’avrei fatto”. Un’ingenuità o una scelta studiata, per parlare a un pubblico diverso rispetto a quello dei discorsi su ingiustizie e lavoro precario? “Secondo me è una risposta trasparente, non strategica. Il fatto che non abbia mentito ne testimonia la sincerità, in un certo senso. Ma quelle parole confermano soprattutto lo stereotipo della radical chic che qualcuno ha già provato ad appiccicarle. Perché ovviamente alla leader di un partito che dovrebbe rappresentare le classi in difficoltà non fa bene comunicare l’immagine di una persona che spende denaro per la personal shopper o l’armocromista”. E ora, come deve comportarsi Schlein per far dimenticare trench e colori invernali? “In politica – conclude Cosenza – c’è un metodo infallibile per rimediare alle parole sbagliate: le azioni giuste”.

Categorie:Cronaca, Interno, Politica

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4 replies

  1. La segretaria ha le stesse abitudini del partito da cui proviene, il partito democratico americano. Anche Kamala Harris fece il suo chiacchieratissimo servizio fotografico su Vogue dopo essere stata eletta … a lei il consulente consigliò le scarpe da ginnastica sotto il tailleur

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  2. Il suo stratega per la comunicazione ha imposto che un questo momento abbia ampio spazio la stratega per l’immagine affinché il vuoto assoluto sia riempito da frenetiche ricerche: chi firma gli abiti della segretaria?

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