Una svolta piena di troppi però: passata la festa gabbato lo santo

In termini calcistici quello del Corriere può essere definito un assist: il giorno prima interviene Luciano Violante per certificare che “Giorgia Meloni non è fascista” e che ormai “destra e sinistra non sono più le grandi categorie […]

(DI GAD LERNER – ilfattoquotidiano.it) – In termini calcistici quello del Corriere può essere definito un assist: il giorno prima interviene Luciano Violante per certificare che “Giorgia Meloni non è fascista” e che ormai “destra e sinistra non sono più le grandi categorie novecentesche, sono arcipelaghi”. E l’indomani, 25 aprile, la premier ringrazia e sfrutta il passaggio: “La destra italiana da 30 anni è incompatibile con qualsiasi nostalgia del fascismo”. Uno schema di gioco ben studiato. E pazienza se Giorgia Meloni, pur di mantenere le sue riserve sulla Resistenza da cui nacque la Costituzione in cui oggi assicura di riconoscersi, dimentica che essa reca anche la firma di Umberto Terracini, fondatore del Partito comunista. Che da allora in Italia non è mai venuto meno al patto di democrazia antifascista. Mentre i reduci di Salò che fondarono il partito a cui lei si iscrisse giovanissima lo contestavano. Per questo non può bastare una lettera al Corriere. Fratelli d’Italia dovrà assumere formalmente, tracciando un bilancio storico onesto, la svolta che resta finora troppo piena di ma e di però. Altrimenti potremo pure archiviare la parola “fascismo” ma resterà il nazionalismo suprematista che fino all’anno scorso la portava a delirare di blocco navale, sostituzione etnica, politica di riarmo, disprezzo per il diverso.

L’operazione era stata preparata con cura, scovando la valorosa partigiana medaglia d’oro Paola Del Din (con tanto di fotografia affiancate), legittimamente anticomunista e ostile all’Anpi, pur di rinnovare la solita distinzione fra buoni e cattivi che resta l’esatto contrario di quella unità antifascista da cui scaturì la democrazia nel dopoguerra.

Attendiamo il congresso, o il convegno, che faccia davvero i conti con il passato oscuro impersonato dalla figura di Giorgio Almirante. Per non dover pensare che valga sempre il proverbio: passata la festa, gabbato lo santo.

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5 replies

  1. Questi sinistrati sono terrorizzati dall’idea di perdere i privilegi di cui hanno immeritatamente goduto semplicemente perché, ad ogni due per tre si servivano della parola antifascismo.

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  2. Chi ha la fiamma nel cuore e pensa che Benito sia stato un grande statista, come può festeggiare il giorno in cui viene celebrata la sconfitta della propria visione del mondo?
    Può un ammiratore di Mussolini festeggiare l’anniversario di Dongo?
    Mai costoro festeggeranno il 25 aprile!
    Altro che memoria condivisa.
    Intanto costruiamo il memoriale all’ignobile Graziani.

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