Il filosofo, che oggi sarà all’anteprima del festival “Parole in cammino”, ragiona sulla comunicazione politica al tempo dei social: “Ha vinto il linguaggio che prescinde dal ragionamento. Ma dobbiamo resistere”
(di Raffaella De Santis – repubblica.it) – Non ci sta Massimo Cacciari a parlare del degrado del linguaggio politico attuale. Nemico dei luoghi comuni, sbuffa, “ma quale degrado, questa è la classica accusa rivolta dall’intellighenzia”. L’intervista telefonica avviene a ridosso di una lezione che il filosofo tiene oggi alla Biblioteca delle Oblate a Firenze incentrata sulla comunicazione politica dei nostri giorni, un’anteprima del festival Parole in cammino.

Ammetterà che il livello a volte è scadente?
“Ma non per questo dobbiamo fare gli snob. Il linguaggio politico è demagogico nella sua essenza, il suo fine consiste nel guidare il popolo e nel convincerlo con ogni mezzo della bontà di determinate idee e prospettive. La pretesa che possa avvicinarsi al linguaggio “scientifico” è folle. Lo scienziato deve cercare di rapportarsi con l’essere, il linguaggio politico con il dover essere”.
Ci saranno però dei limiti alla demagogia?
“Quando il dover essere prescinde da ogni analisi concreta della situazione di fatto, il linguaggio diventa pura menzogna. Se cerco di convincere il demos con promesse prive di fondamento che non tengono conto di una realtà effettuale, il linguaggio politico si presenta in forme particolarmente degradate, diventa pura propaganda”.
E oggi le sembra che i politici abbiano cura della realtà fattuale?
“Il linguaggio generale è ormai vaniloquio, ma di che cosa ci stupiamo? Il degrado non è solo del politico, è esteso. Ha vinto il linguaggio dei social che prescinde da ogni analisi, da ogni critica, da ogni giudizio. È in atto un impoverimento tremendo dei nostri mezzi di comunicazione. I politici ricorrono a una comunicazione frettolosa usando i mezzi che hanno a disposizione, mica vivono su Marte!”.
Ci sono vie d’uscita?
“L’unica cosa che possiamo fare è cercare di resistere, avere consapevolezza del contesto. Come le dicevo sarebbe una posizione snobistica, per non dire ascetica, rifiutare i social o smettere di parlare attraverso i giornali o la televisione. Nessuno di noi può essere superiore al suo mondo”.
I social hanno alzato il tasso di emotività. Cresce il bisogno di un nemico?
“In politica il linguaggio del nemico non è una novità. La politica ha sempre finto il bellum ricorrendo a un linguaggio pseudo-militare, ma oggi è sparita la capacità di critica. Nessuno pensa più di voler conoscere il suo nemico, di comprenderne il linguaggio. Il giudizio ha bisogno di tempo, di distanza critica. Oggi si consuma tutto nell’immediato. La critica è un’attitudine scomparsa dai giornali e anche dalla scuola”.
Che cosa non le piace nella scuola?
“È travolta da un’ansia di prestazione, preoccupata di formare al lavoro, presa da una smania produttivistica. Quello che conta oggi è arrivare subito al successo, convincere rapidamente l’interlocutore, non importa se ricorrendo a fake news. Non conta pensare, ragionare, analizzare le cause, conta schierarsi più in fretta possibile. Siamo dominati dalla fretta. Anche i politici sono merce col timbro di scadenza”.
Resistere vuol dire rallentare?
“Prendersi il proprio tempo, tornare a ragionare, cercare di comprendere le ragioni dell’altro, il linguaggio di chi non la pensa come noi. Se fai questo, probabilmente sarai un solitario, forse non diventerai mai un leader politico, ma che problema è?”.
È questa la posizione dell’intellettuale?
“Penso che dovrebbe esserlo. È la posizione di colui che non sente come proprio dovere adeguarsi al proprio tempo, di colui che non si preoccupa unicamente di rispecchiare la realtà, di colui che non vuole essere a tutti i costi contemporaneo”.
Coltivando la speranza di diventare postumo?
“Se un intellettuale non nutre speranza di diventare postumo che cosa ci sta a fare!”.
Si resiste anche difendendo valori costituzionali come l’antifascismo?
“L’antifascismo implica un fascismo che non mi pare sia all’orizzonte. Le pare che un ministro che cita frasi di Mussolini possa far paura? Esiste semmai il pericolo dello sfascio di una democrazia rappresentativa alla quale subentrerà chissà cosa, ma non certo forme autoritarie di tipo novecentesco”.
E non le sembra uno scenario temibile
“Temo di più l’omologazione di massa priva di prospettive critiche, alla quale ci si adegua senza bisogno di censura”.
Il populismo si nutre di questo habitat?
“Populismo è un’altra parola abusatissima. Elementi populisti e demagogici sono immanenti in ogni espressione politica. È una tendenza di tutta la politica contemporanea quella a parlare per slogan. Usando un linguaggio in cui prevale l’elemento della promessa”.
I politici di oggi esagerano in retorica?
“L’osservazione è semmai un’altra. Nella prima Repubblica l’elemento demagogico si combinava con un elemento fortemente ideologico. L’elemento ideologico crea comunità, un ethos comune, ha una base solida. Da quando le ideologie sono state completamente smantellate, a partire dagli anni ’80-’90, è rimasta solo la sovrastruttura demagogico-populistica”.
Morte le ideologie contano i programmi?
“Ma quali programmi? I programmi servono ad aggiustare i termosifoni, li fanno i tecnici. Non esiste una politica che possa definirsi in chiave semplicemente programmatica. Oggi domina la chiacchiera senza ideologia”.
Dunque senza valori?
“O i valori hanno una base ideologica forte, oppure sono chiacchiere”.
E i valori della famiglia tradizionale rivendicati dalla destra?
“Ma dai! La famiglia nel nostro sistema socio-economico è la vittima designata (ride, ndr)”.
Allora l’uguaglianza, che Bobbio considerava valore cardine della sinistra?
“È un principio generale in sé contraddittorio. I rivoluzionari francesi capendo che libertà e uguaglianza stanno insieme come capra e cavoli hanno avuto l’accortezza di coniugarle con la fratellanza”.
Ci saranno soluzioni?
“I politici dovrebbero dirci come oggi si può realizzare un programma politico credibile. Come si può realizzare una scuola uguale per tutti o una sanità uguale per tutti? I cosiddetti valori se non vengono normati rimangono pure chiacchiere. Ma oggi i margini per definire dei programmi attuativi sono probabilmente inesistenti. Questa impotenza è il dramma”.
Quindi?
“Siamo costretti a vivere nel territorio delle chiacchiere”.
L’appuntamento – L’intervento di Massimo Cacciari dal titolo “Lingua e comunicazione politica oggi” si tiene alle 16,30 del 25 aprile alla Biblioteca delle Oblate di Firenze, condotto dal linguista Massimo Arcangeli. La lezione è l’anteprima del festival Parole in cammino, in programma a Firenze dal 30 marzo al primo aprile. Tra i temi della rassegna anche il linguaggio inclusivo e quello giovanile. Info ai link: paroleincammino2@gmail.com e bibliotecadelleoblate@comune.fi.it
Categorie:Cronaca, Interno, Interviste, Politica
“L’unica cosa che possiamo fare è cercare di resistere, avere consapevolezza del contesto. Come le dicevo sarebbe una posizione snobistica, per non dire ascetica, rifiutare i social o smettere di parlare attraverso i giornali o la televisione. Nessuno di noi può essere superiore al suo mondo”. Massimo Cacciari
Resistere e consapevolezza è un ossimoro,caro prof.
Snob?Ascesi? Superiorità al suo mondo? Quale?
Dobbiamo sentirci in colpa se non leggiamo più la (S)stampa che le permette di arrotondare a fine mese o non la vediamo più dalla Gruber che le permette di soddisfare i bisogni del suo ego?
La soluzione potrebbe essere (la mia è sicuramente questa)
il lasciarsi perdere e prendere per mano da un eterno e “consapevole”Virgilio,
che circa i pusillanimi 2punto0(social,giornali,televisioni) qualche secolo fa ci ammoniva così,consigliandoci di non opporre resistenza,
“Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa”. (Inf. III, vv. 49 – 51)
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Perché resistere e consapevolezza è un ossimoro?
Se ho la consapevolezza di qualcosa di sbagliato e resisto ad esso/a, dove sta’ la contraddizione?
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Seve,
È la seconda volta che mi chiede delucidazioni,
A questo punto devo chiederle di non prendermi troppo sul serio
e devo chiedermi se lei è ironico nei miei confronti,
ma siccome,nel caso,anche a me piacciono gli scherzi 😂e per educazione a domanda si risponde,proverò a risponderle come mio solito,cioè semplificando piuttosto che complicando.
Un uomo,o meglio un padre sa che i figli cresceranno, e prima o poi lasceranno casa e diventeranno padri o madri pure loro.
Bene se un padre è consapevole del ciclo della vita,non opporrà resistenza a ciò sebbene,apparentemente o in un primo periodo, possa soffrire… vedendo che abbandonano il tetto che li ha visti nascere.
In caso contrario se opponesse resistenza “chiudendoli in cameretta per sempre” non sarebbe consapevole del normale ciclo della vita
Partendo da questo esempio,Se vuole estendere,con una sua riflessione privata,ad altri campi dell’esistenza…dovrebbe arrivare alla conclusione che ogni volta si oppone una resistenza in un determinato contesto,vuol dire che in quel determinato contesto non si è raggiunta vera consapevolezza,ma solo parziale…sebbene la nostra mente (che mente😄)ci potrebbe far credere di essere completamente consapevoli.
Ovviamente non sono mie parole ne idee,ma di qualche filosofo di fine 800 di cui non farò il nome(per mia pace e tranquillità 😅):io mi limito a fare fallaci traduzioni e incompleti surrogati di pensieri ben più illuminati dei miei.
P.S.: ovviamente non tarderanno ad arrivare migliori spiegazioni della mia,in tal caso scarti la mia e scelga le loro😉.
Buonaserata
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Hai chiacchierato ma non hai risposto a Seve.
La domanda mi pare chiara
Se ho la consapevolezza di qualcosa di sbagliato e resisto ad esso/a, dove sta’ la contraddizione?
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Arieccolo,
Tu invece mi sa che hai letto ma non hai capito una cippa lippa,caro il mio bel fenomeno,mentre il sig. Seve ha capito quello che volevo intendere,ci scommetto.
La consapevolezza,in termini filosofici(visto che ho “giocato”con un filosofo-Cacciari- e non con tuttologi alla Severgnini o Gramellini)non ha “ombre o sfumature”,giusto per semplificare,o c’è o non c’è;se è parziale allora non c’è.In ambito “umano” vi è consapevolezza di un litro di acqua o di un metro di corda.Perché è così in tutto il mondo e sempre sarà così,per convenzione umana. O puoi avere consapevolezza che nasci,cresci,invecchi e vai al cimitero,come ce l’hanno tutti,dal polo Nord al Polo sud
Non si può parlare di consapevolezza,quando si parla di giusto o sbagliato,di etica o di morale,perché sono categorie “relative.”
Io mangio un panino con il salame,l’arabo no,il cinese si mangia i gatti,mentre io no.
Io voto 5s,l’arabo per il pd,il cinese per la lega.
Dove è il giusto,dove è lo sbagliato?
Io penso di avere certamente ragione,l’arabo pure e il cinese pure.
Si può dire di avere la profonda CONVINZIONE di essere nel giusto e di resistere a qualcosa di sbagliato,
Ma non si può dire di avere la CONSAPEVOLEZZA di essere nel giusto e di resistere a qualcosa di sbagliato
Sempre parlando in termini filosofici, visto che ho giocato scrivendo
“….ossimoro,CARO PROF”.
Avvoltoio spelacchiato,la prossima volta vai a giocare con gli sparvieri.
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Beh, nel corso della sua varia e variegata carriera, anche Cacciari in quanto a …”chiacchiere”…
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@ Carlgen
La ringrazio per la lezione di filosofia, non era ironia la mia domanda ma solo ignoranza🤷♂️.
Non ricordo della delucidazione precedente forse non ho fatto in tempo a leggere la sua risposta 🤗.
Gentile Carlgen non la prendo TROPPO sul serio ho letto il suo commento e non capivo.
Quindi se ho inteso il concetto nella piena consapevolezza (nirvana) non c’è il giusto e lo sbagliato?
Mi viene in mente una storia sufi del vecchio padrone di uno splendido stallone bianco.😆
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Seve,
Se non era ironia ritiro tutto;se fosse stata ironia non c’era nessun problema,comunque.
Ma per favore non mi parli di lezioni: non sono in grado di darle a me stesso,figurarsi a qualsiasi altra persona.
Io ne parlavo in termini filosofici e mi ririferivoal nichilismo “positivo”come metodo di indagine,ma non solo.Se lei parla invece di spiritualità è correttissimo quello che dice👍. E ,in questo campo, se lei si ritiene ignorante è avvantaggiato rispetto ai professoroni.
https://amp.duepuntotre.it/?p=https://www.duepuntotre.it/2015/09/il-maestro-zen-e-la-tazza-piena-di-te.html
Buona domenica
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Si,le sue !
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🥂🍾 senza solfiti aggiunti🤗
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Mi chiedo come si possa ancora prestare fede al Cazzari… tutto quel che oggi critica lo ha esaltato negli anni scorsi coprendo di insulti chi diceva il contrario. Il suo refrain è che noi non capiamo nulla del mondo e di quel che che ci capita addosso. Solo ieri ci diceva che gli italiani debbono saper riconoscere la verità: che siamo in guerra e che è finito il tempo delle proteste. Molti anni fa, da assessore di una giunta regionale veneta di centro sinistra, scrisse un ddl che esordiva postulando il Veneto Stato… oggi lamenta la generale precarietà del lavoro, ma ha sempre sostenuto Renzi, era contro il referendum renziano e affermò senza coerenza che avrebbe votato Si… Non voglio difendere il livello abominevole della politica e dei linguaggi social. Ma essi sono il riflesso della cultura dei gruppi dirigenti del paese di cui il Cazzaro veneziano è un esponente lautamente pagato… Le tre paghe per il lesso lo tengono legato alla cuccia del padrone. Un can da pajaro.
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Un can da pajaro 👏👏👏😂😂😂😂😂
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