La principessina Elly, dall’“Occupy Pd” al patibolo più ambito

Condannata a cercare il nuovo Graal della sinistra, che lei, amante dei più moderni dialetti generazionali, chiama “intersezionalità”. Elly Schlein ha la risata sonante degli americani. Il puntiglio silenzioso degli svizzeri. La gestualità italiana […]

(DI PINO CORRIAS – Il Fatto Quotidiano) – Elly Schlein ha la risata sonante degli americani. Il puntiglio silenzioso degli svizzeri. La gestualità italiana. Parla veloce, parla nervosa. Ma quando esulta lo fa plateale, come le pallavoliste, innalzando le braccia al cielo e con le dita spalancate. Viene da lontanissimo, nonni ucraini e lituani in viaggio dentro al disordine novecentesco del mondo, anche se è stata assemblata molto vicino a noi, sulle rive sonnolente del Lago di Lugano. Dove si spera abbia assorbito il massimo della pace interiore, ora che le toccherà governare il più ingovernabile dei partiti, nove segretari andati in malora in sedici anni, tutti triturati delle correnti e dal potere, tutti usciti con i nervi a pezzi, come il penultimo, Nicola Zingaretti, che se ne andò strillando “Mi vergogno del mio partito!”. E solo l’ultimo senza troppi clamori, l’Enrico Letta, ma solo perché la politologia di fuffa parigina, gli ha suggerito un unico lentissimo sospiro di sollievo e un misterioso melograno d’addio.

Elly ha un fotovoltaico incorporato. Alla maniera di Giorgia, sebbene piazzato nell’emisfero filosofico opposto. Ha svegliato con una scossa il pd dal suo lungo sonno della ragione. Un milione e passa di eroici votanti l’hanno innalzata fino al patibolo più ambito, il Nazareno, condannandola a cercare il nuovo Graal della sinistra, che lei, amante dei più moderni dialetti generazionali, chiama intersezionalità.

Intersezionalità è un non maschile e un non femminile che aleggia instabile tra i generi e le identità sociali. È il punto nello spazio dove, di volta in volta, si incrociano le istanze dell’anima, anzi del cuore che siano ecologiste, progressiste e femministe. Ma è anche il punto dove differenti discriminazioni sociali e diseguaglianze si intrecciano e si aggravano. “Di più: le discriminazioni discendono da sistemi oppressivi che pure si combinano tra loro e si legittimano reciprocamente”.

Alla nuova politica della buona sinistra – che è multipla, anzi molteplice con attitudine al pulviscolare – il compito di identificarle, radiografarle, trovare i rimedi al modello di sviluppo che (invece) le alimenta. A lei il compito di diventare il ponte tra le diverse piazze. Il ponte come lo intendeva Alex Langer, il più impolitico tra i politici di professione, suo massimo ispiratore, che viaggiava leggero tra tutte le minoranze del pianeta comprese quelle dei profughi e dei migranti. Anche se lei lo asseconda e lo applica con un sovrappiù di realismo, visto che “le piazze da sole non bastano”, alle piazze bisogna aggiungere “i luoghi dove si decidono le cose”. Nel suo caso, prendendosi il partito sulle spalle. Verso il potere, quando sarà. Oppure verso il suo contrario, la dissoluzione definitiva, bye bye pd, come già prefigurano gli eterni brontoloni alla Cacciari, e certe componenti di antico conio democristiano, tipo l’esule Fioroni. Ma Fioroni chi?

Elena Ethel Schlein, detta Elly, nasce a Lugano nella bambagia delle élite, anno 1985. Il padre Melvin è americano, ebreo ashkenazita, insegna Scienze politiche alla John Hopkins University. La madre, Maria Paolo Viviani, è docente alla Facoltà di Legge a Milano. È figlia di Agostino Viviani, senatore socialista, padre di tante battaglie per i diritti civili, uno dei molti galantuomini che se ne andranno dal partito negli anni prepotenti di Craxi re.

Elly cresce insofferente all’acquario svizzero. Suona la chitarra elettrica. Frequenta i pochi eccentrici in circolazione. È fluida, veloce e anche spigolosa. Dopo il diploma, a 18 anni, soffocata dall’ordine, si infila nel disordine del Dams di Bologna, dove mastica la prima politica, le prime occupazioni: “Ho imparato a volantinare in piazza senza sentirmi una sfigata”. Lascia il Dams, vira a Giurisprudenza. Si laurea in Legge. A 22 anni, affascinata dal carisma di Barack Obama, parte con il suo passaporto americano in tasca, per Chicago, volontaria nella campagna presidenziale che “univa fasce sociali differenti tra loro”, i ceti medi e i diseredati, le casalinghe e gli studenti ribelli, i veterani neri e i pensionati bianchi. La molteplicità dei diversi è il suo imprinting. Al quale aggiunge il suo personale coming out, “amo uomini e donne”, sono intera nelle differenze. Di più: “Sono la somma di storie diverse e incompiute”.

Quando torna nella Bologna “che culla i suoi figli adottivi”, diventa militante a tempo pieno nel nuovo partito democratico, post Ulivo, parola d’ordine “I care”, mi prendo cura. Ma risulterà vero il contrario, visto quanto i famosi 101 anonimi si prenderanno cura di Romano Prodi, candidato al Quirinale, per affondarlo. Furiosamente Elly si indigna. Cavalca con gli insorti di “Occupy Pd”. Critica il governo Letta che nasce dentro l’ombra del nemico di sempre, Silvio B. Si incanta persino davanti alle smargiassate fiorentine dell’astro nascente Matteo Renzi. Crede anche a lui, il tempo di candidarsi alle Europee, anno 2014, venire eletta con 54 mila preferenze (“Un miracolo!”) per poi accorgersi che anche Renzi si prende cura, ma solo di stesso: guadagna all’estero e agli italiani che lavorano regala l’abolizione dell’articolo 18, nuovi accordi con Silvio B., e un po’ di precariato in più.

Elly si sveglia di soprassalto e si dimette dal pd. A Bruxelles lavora sui dossier migranti. Incalza Matteo Salvini che chiama “il fuggitivo”, dalla velocità con cui scappa dai suoi doveri di europarlamentare prima, e di ministro dell’Interno poi. Nel 2020 si candida alle regionali, parla di salario minimo, diritti civili, transizione ecologica, sintonia programmatica con i Cinque stelle. Naviga le piazze con le nascenti Sardine, fino alla foce, vicepresidente della Regione Emilia Romagna, un passo alla sinistra di Stefano Bonaccini, compagno di strada e rivale. Nemico e alleato. Specialmente ora che dopo averlo battuto alle primarie per il partito, lo ha scelto suo scenografico presidente, nonostante i Ray-Ban a goccia. Durerà? Dureranno?

La Destra senza testa, perde la testa e rosica: è troppo ricca; è troppo radical chic; ha tre passaporti; è sessualmente immorale; addirittura parla tre lingue, la principessina! Per Elly è un buon inizio. Per noi, vale l’intersezione tra una speranza e un vedremo.

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15 replies

  1. La Schlein raccontata dal fatto quotidiano come fosse madre teresa di Calcutta,che declino questo giornale

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  2. Nel frattempo, aria… nuova…
    Sardine ( noti proletari antifascisti…) ; Don Dossetti (si sa, il Vaticano meglio sempre omaggiarlo…); ricordo di una visita a Marzabotto ( ci sta sempre bene); Patrik Zaki ( in un colpo solo “diritti” e popolo LGBT+. Peccato – o per fortuna per lui – che Zaki sia già libero da più di un anno, ma lo si sfrutta sempre: Assange, invece…).

    Insomma, il solito caravanserraglio :

    https://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/politica/componenti-direzione-pd-g0w9j1n5

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  3. “è stata assemblata”.
    ______________________
    Non c’è altro aggiungere.

    Ps: la scrittura di Corrias è fantasticamente onirica.

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  4. Le chiacchiere di Corrias stanno a zero . I fatti dicono tutt’altro :diritti civili si (fin troppo); questione sociale, non pervenuto;guerra, viva Zelenski e gli americani.

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  5. Elly si indigna, cavalca con gli insorti di Occupy PD…..critica Letta per l’ accordo con Silvio, ma si incanta davanti alle smargiassate fiorentine dell’ astro nascente Renzi e crede anche a lui, tanto da candidarsi con il PD renziano alle europee. ….quel PD dei 101 anonimi, del patto del Nazareno e delle peggiori politiche ,compreso l’ assalto alla Costituzione…….Con tanto curriculum, famiglia prestigiosa, passaporto americano e conoscenza linguistica, non ha capito chi fosse Renzi….eppure sarebbe bastato leggere il suo curriculum ed ascoltarlo per 5 minuti! !! Oppure è la solita storia di ” coerenza” ideale che permette di salire e scendere dal carro del vincitore a comodo, per la propria carriera politica. …..perché per incantarsi davanti al fenomeno di Rignano bisogna essere o grulli o ipocriti…….aver iniziato la propria carriera politica con il PD renziano, aver continuato con Bonaccini e Letta, non mi pare né buon inizio né buona continuazione……è la strada battuta delle giravolte, del sali e scendi da carro o dalla nave che affonda, dell’ essere sempre ex del precedente segretario , tipico dei dem, donne, uomini, omo, etero ed ora pure delle bisessuali, più che novità, prassi…….si incantano sempre dell’ uomo sbagliato, ma che era tanto, tanto bravo per la propria candidatura al parlamento italiano od europeo!

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  6. La prima cosa errata è stata porre Bonaccini come presidente, una debolezza tutta al femminile , che presto rivelerà i suoi tarli. Bonaccini non rinuncerà ad avere un peso alimentando le asimmetrie che il segretario vorrebbe annullare compattando le correnti di ambito regionale in un progetto , addirittura, confluente con il programma dei 5*; non è una forma strisciante di maschilismo ma una Ferrera sovrastruttura che tende a legittimare la forza e la direzionalità del pensiero maschile, forse Bonaccini cercherà una sponda da Letta in quelle rocambolesche giravolte che hanno creato innesti innaturali sul vecchio impianto ideologico con lo spostamento a destra per avere politiche industriali credibili e fattive in linea con una tradizione emiliana di operosità su ampia scala. Renzi e amici saranno forse subissati in un angolo da nuove e opposte energie che forse per un po’ faranno navigare la barca su mari positivi secondo le decantate direttive, ma presto o tardi, le vecchie fratture torneranno a dolere come nei corpi anziani che hanno scelto la strada del giovanilismo per tentare (bruttissima parola del gergo politichese) la rimonta , sulle nuove onde new age che non gli appartrrranno mai! La (elly) avrebbe dovuto fare tabula rasa, a costo ,soprattutto , di digerire i malumori dei capibastone che sarebbero lentamente scomparsi maledicendola, invece scelte nuove su vecchie e inossidabili impronte ormai alla deriva, costeranno caro al nuovo segretario; lei come la Meloni che potevano dare un nuovo vigore a questa bagnarola di paese con il coraggio di gettare le vecchie zavorre pur tenendole come consiglieri o mentori; inoltre tra il dire e il fare c’è sempre di mezzo il mare e in politica è vero più che mai!

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  7. Se non c’e’ una massa critica in forma di dissenso civico* i partiti in generali sono gusci riempibili di post su pixel varii. Strano che con una scusa cosi’ bella come “pagare tutti per pagare di meno” le persone in ITalia non si attacchino alla borsa come motivazione transnazionale, transculturale, transversale, transezionale, trans-qualcosa…

    * fate vobis

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  8. Continuo qui il mio pensiero: il maggiore partito dicasi di sinistra è da molto che ha prediletto le onde lunghe, cumulative di capitale e potere solubile, da reinvestire in ambiti selezionati, privilegiati e sempre più distaccati dalle strutture antropologiche e culturali che permeano e permeavano, come vene sottili, i territori; mostrando al mondo le nostre perle in versioni sempre più plastificate e svuotate del loro contenuto magico e taumaturgico, in rituali turistici, mordi e fuggi, buoni per tutte le stagioni; da parte loro le correnti sono attriti interni contro questa deriva che pure asseconda in una perversità illogica tra contenuti e impostazioni che lacera, altresì, qualche buon proposito che sicuramente con nostalgia riaffiora. Il denaro, vera primula dorata, in grado di alimentare una costante e virtuale rivoluzione , alletta oltre misura questi gonfaloni che sentono quasi il dovere di smarcarsi dalla massa che hanno la pretesa poi di dirigere, in una ambiguità contrassegnata dalla creazione delle molteplici roccaforti munite di spioncini, passaggi sotterranei , false porte e sempre più guardie ai baluardi , che hanno stritolato, sotto dense macine politiche, il piccolo imprenditore e l’artigianato, tutto però presentato in versione iper moderna ma proiettata all’indietro, dentro la storia che avvolge, pur contro il PD, tutto e tutti. Potremmo chiamarlo un falso paradigma che obnubila un possibile cambiamento, attraverso l’inserimento di vecchi e nuovi micro segmenti che non allertino però il pesce rosso , ormai abituato alla bassa media ponderale che comunque lo fa sopravvivere dentro ai supermercati di nuova generazione dandogli anche l’impressione, di valere e avere un peso, attraverso la tecnologia, che impone il mondo virtuale resettando quello vero, attraverso la creazione di scatole e contenitori modificabili da un qualsiasi operatore del settore. Contenti e felici di essere sempre più atomi in un mondo che divide , impoverisce , rubando anche le anime.

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