MOSCA HA RESISTITO GRAZIE ALL’EXPORT – La vendita di materie prime all’estero ha salvato l’economia russa e le ha consentito di trovare nuovi mercati di sbocco e nuovi fornitori

(DI FRANCESCO LENZI – ilfattoquotidiano.it) – Si potrebbe dar la colpa ai telefonini che arrivano dall’Armenia, ai diamanti russi che ancora sono scambianti liberamente sul mercato di Anversa, alla Turchia che crea una compagnia aerea ex novo solo per portare in vacanza i russi sulle rive del Bosforo, all’India che trasborda il petrolio russo e lo rinomina indiano per poterlo vendere su tutti i mercati internazionali. In quest’anno di guerra non si contano ormai gli episodi che hanno permesso a parti del sistema economico russo di continuare a fare affari quasi come se le sanzioni non esistessero.
Le previsioni che vedevano conseguenze catastrofiche per l’economia russa si sono dimostrate completamente sbagliate. Le sanzioni decise a livello del G7, applicate anche da Australia, Svizzera e Corea del Sud, venivano annunciate come in grado di causare a Mosca un grado di devastazione pari a quello che l’esercito di Putin stava infliggendo all’Ucraina. L’impatto però è stato di gran lunga inferiore, simile a quello delle blande sanzioni del 2014, niente di paragonabile alla crisi prodotta dal Covid o dal default del 1998.
Questo non vuol dire che non ci siano state conseguenze: il Pil russo nel 2022 calerà tra il 2 e il 2,5% contro una previsione di crescita fatta all’inizio dell’anno scorso di +3%. Gli obiettivi che si volevano raggiungere, l’impossibilità a continuare l’aggressione e probabilmente anche il cambio di regime in Russia, sono stati però totalmente mancati. La disoccupazione rimane vicina al minimo storico e in alcuni settori dell’economia non si trovano più lavoratori. I salari reali sono moderatamente cresciuti anche nel 2022, nonostante l’inflazione sia rimasta in doppia cifra per tutto lo scorso anno. Alcuni settori produttivi hanno registrato un pesante calo di attività, ma nel complesso la produzione industriale del 2022 è riuscita a contenere il calo a -0,7% rispetto al 2021.
Sono diminuite le vendite al dettaglio e all’ingrosso, ma il settore agricolo, quello ricettivo e delle costruzioni hanno continuato la fase di espansione post pandemia. Insomma, se anche il 2022 sarà ricordato come un anno di recessione per l’economia della Russia, il disastro che si voleva causare con le sanzioni non si è manifestato. Una volta che queste conclusioni sono state certificate anche dall’ultimo rapporto del Fondo Monetario Internazionale, che non può certo essere accusato di camuffare o nascondere i dati come gli istituti di statistica russi hanno probabilmente fatto, la grande stampa occidentale si è accorta che forse qualcosa non ha funzionato, interrogandosi su quali possano essere state le cause.
Le cause, come detto, non possono essere attribuite al singolo episodio, ma riguardano almeno due aspetti generali: le contromisure messe in atto dalla Russia dinanzi alle prime sanzioni economico-finanziarie e la globalizzazione che ha reso lo spazio economico molto più vasto, le singole economie interdipendenti e assetate di materie prime. Nei primi mesi di sanzioni il rischio di un collasso finanziario era in effetti una possibilità concreta. Nonostante fosse stata allestita la cosiddetta “fortezza russa”, un complesso di riserve auree e monetarie e attività con l’estero, che per scadenza e composizione valutaria avrebbe dovuto proteggere la stabilità finanziaria ed economica, l’inflazione del mese di marzo viaggiava a un ritmo compatibile con una spirale iperinflattiva, il rublo stava perdendo continuamente valore, non passava giorno senza che un’altra azienda occidentale non annunciasse l’uscita dal mercato russo e i capitali, non solo quelli occidentali ma anche quelli degli stessi russi, stavano abbandonando il Paese dopo che la Banca Centrale aveva visto bloccarsi più della metà delle proprie riserve valutarie.
Per resistere a questo enorme stress finanziario la Banca centrale ha attuato una serie di contromisure che sono tipiche delle economie emergenti quando vengono sottoposte a una fuga di capitali: prima il rialzo dei tassi, portati al 20%, poi l’obbligo per gli esportatori a convertire in rubli i proventi in valuta estera delle esportazioni e quindi il blocco della libera convertibilità dei rubli in dollari e euro. Questi provvedimenti hanno funzionato, arrestando subito l’emorragia di capitali e stabilizzando già nel primo mese il sistema finanziario russo, che da aprile ha iniziato a veder riaffluire nuovi depositi. Un simile grado di repressione finanziaria non poteva però essere mantenuto molto a lungo, se non a costo di serie conseguenze sull’economia, che infatti nel secondo trimestre è scesa del 4,1% (le vendite al dettaglio quasi del 20%). Quello che ha permesso di allentare buona parte di questi provvedimenti è stato il continuo afflusso di capitali attraverso le esportazioni, che sono cresciute del 14% nel 2022, tornando vicine ai valori record registrati pre-Covid. Cuoi perché gran parte dei Paesi occidentali non potevano sostituire in breve tempo le forniture russe di prodotti petroliferi e dunque non li hanno sanzionati da subito , vuoi perché i Paesi che non hanno imposto sanzioni hanno trovato le materie prime dalla Russia a un prezzo più conveniente rispetto al mercato, ogni mese sono continuati a affluire decine di miliardi di dollari all’economia russa attraverso le esportazioni.
Con questi capitali Mosca ha potuto finanziare le importazioni ancora consentite, trovare nuovi fornitori internazionali e nuove via di approvvigionamento dall’estero e rimborsare, quando autorizzati, i prestiti esteri. Grazie a questo continuo flusso di esportazioni e alla riduzione dell’import avvenuta nei mesi centrali del 2022, quando l’attività economica stava subendo le maggiori conseguenze, il saldo attivo negli scambi con l’estero è quasi raddoppiato, superando i 220 miliardi di dollari.
Anche della fuga delle aziende occidentali, che all’inizio sembrava inarrestabile, passati i primi mesi non si è avuta più notizia: in uno studio del mese scorso è stato rilevato che nel 2022 solo l’8,5% delle imprese occidentali che avevano una presenza in Russia ha dismesso almeno una delle proprie partecipazioni. Alla fine gli scaffali dei supermercati russi non sono mai rimasti vuoti. Sarà da valutare quanto il complesso di sanzioni messe in atto nell’ultimo anno incideranno sulle potenzialità della Russia. L’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Josep Borrell, ha sostenuto che le sanzioni, come l’arsenico, hanno effetto lento, ma irreversibile. Adesso che abbiamo avuto la certezza che gli effetti non sono stati immediati, ci consoliamo così, una consolazione che continua a basarsi sul fatto che il mondo sia solo e soltanto quello delle economie del G7.
E lasciamoglielo credere. In verità è lo stesso concetto di “sanzioni”che va rivisto in un’ottica in cui non può essere una minoranza mondiale a sancirle in quanto le ritorsioni penalizzerebberi di più i sanzionatori che i sanzionati..
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Tutto giusto ma mi sorge spontanea una domanda; perché questi scribacchini non ci fanno un elenco dei danni causati da queste sanzioni all’Italia?
Io credo, e i fatti mi danno ragione, che queste sanzioni ci portino, noi Italia, ad un passo dalla bancarotta e non l’autarchica Russia.
Chi vivrà vedrà.
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Quando un ometto con le sanzioni trova un uomo con le materie prime l’ ometto con le sanzioni e’ MUERTO, PUNTO
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“Adesso che abbiamo avuto la certezza che gli effetti non sono stati immediati, ci consoliamo così, una consolazione che continua a basarsi sul fatto che il mondo sia solo e soltanto quello delle economie del G7.”
Ma ti consolerai TU!
Zero soddisfazione nello sperare che prima o poi funzionino CONTRO la Russia… intanto funzionano contro di noi. 🤬
Chini mali fairi, mali arregolliri.
(chi male fa, male raccoglie)
E la sola idea che il mondo “sia solo e soltanto quello delle economie del G7” mi atterrisce…
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Esatto! Il vernacolo ,per curiosità, di quale luogo?
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Cagliari❤️
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Curiosando qua e là
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Ha la “controfigura” come Hitler?
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Quindi, a rigor di logica, quello vero è quello dietro e quello falso è di fianco al rimbambito. Il rimbambito è il falso o il vero? Ci vorrebbe un’inquadratura anche a sinistra del bidet per vedere se c’è anche un doppio servizio.
Marò che film di 💩
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