Il procuratore generale, Pietro Gaeta, l’8 febbraio aveva chiesto l’annullamento sostenendo che il provvedimento “è superato dagli eventi”

(ilfattoquotidiano.it) – Dopo diversi anticipi (la prima udienza era stata fissata il 20 aprile) la Cassazione si è riunita, questa mattina, per decidere sul caso di Alfredo Cospito, l’anarchico in sciopero della fame da quattro mesi per protesta contro il regime del 41 bis. I supremi giudici hanno deciso che il 55enne deve restare al 41 bis. Un presidio è stato presente tutto il giorno. “Se Alfredo muore, ve la faremo pagare. La nostra voglia di libertà è più forte della vostra autorità” e ” facciamo sentire la nostra voce a questa gentaglia” alcuni dei passaggi del discorso di chi si è alternato al microfono del presidio a piazza Cavour. Sono stati srotolati e appesi tutti gli striscioni contro il 41 bis, l’ergastolo e la “tortura di Stato“. Un cordone di agenti di polizia è stato schierato davanti alla scalinata. Alla notizia della decisione gli anarchici in presidio, circa una trentina di persone, hanno gridato: “Assassini, assassini”. La reazione alla decisione viene commentata così: “Lo hanno condannato a morte”
Ai supremi giudici era stato presentato un ricorso dal difensore, l’avvocato Flavio Rossi Albertini, dopo il “no” del tribunale di Sorveglianza al reclamo con cui il penalista chiedeva l’annullamento del carcere duro disposto per quattro anni. Cospito, 55 anni, già condannato in via definitiva per aver gambizzato un dirigente dell’Ansaldo Nucleare, è in attesa della definizione del giudizio – si sta svolgendo l’appello-bis per rideterminare la pena – per l’attentato alla Scuola allievi dei carabinieri di Fossano per la quale è accusato del reato di strage politica, uno dei più gravi previsti dal codice penale. Nel maggio del 2022 il ministero della Giustizia aveva deciso l’applicazione del carcere duro, perché si rischiava che il detenuto inviasse messaggi ai “compagni anarchici” attraverso riviste di settore. Cospito ha iniziato lo sciopero della fame a ottobre per contestare l’applicazione del carcere duro.
I supremi giudici erano chiamati a decidere quindi se respingere l’istanza, ribadendo il carcere duro per il 55enne, annullare il provvedimento della Sorveglianza o rinviare gli atti a piazzale Clodio per una nuova valutazione. Quest’ultima ipotesi è stata sollecitata dal procuratore generale, Pietro Gaeta, che l’8 febbraio ha depositato la sua requisitoria sostenendo che il provvedimento “è superato dagli eventi”. A detta del pg dal provvedimento della Sorveglianza emergeva una “carenza di fattualità in ordine ai momenti di collegamento” con gli anarchici. “La verifica su tale punto essenziale – il convincimento del pg- non traspare nelle motivazioni del provvedimento” ma è “necessaria” e non può essere “desumibile interamente ed unicamente né dal ruolo apicale” né dall’essere egli divenuto ‘punto di riferimento’ dell’anarchismo in ragione dei suoi scritti e delle condanne riportate”.
Dal canto suo l’avvocato aveva auspicato “un annullamento senza rinvio“. “La dilatazione dei tempi della decisione renderebbe incompatibile la stessa con le condizioni di salute del detenuto” secondo Rossi Albertini che nel ricorso agli ermellini aveva sostenuto “corrisponde a violazione di legge il fatto che il Tribunale di Sorveglianza” abbia “equiparato l’attività comunicativa di Cospito (che viene dallo stesso inviata quale contributo personale alle assemblee o ai giornali anarchici, e che viene poi a sua volta altrettanto pubblicamente divulgata da questi ultimi attraverso il web, nei notori siti d’area ovvero di controinformazione) ai cosiddetti ‘pizzini’, ovvero ai messaggi criptici che vengono veicolati dal detenuto all’esterno, spesso attraverso i parenti, sfruttando a tal fine le occasioni di contatto infra-murario ed esterno tipicamente connesse ad un ordinario regime di detenzione”. Cospito è attualmente ricoverato nell’ospedale San Paolo di Milano. Le sue condizioni restano critiche anche dopo essere tornato ad assumere integratori a base di sale e potassio ma, a detta del difensore, era pronto a tornare al digiuno totale se l’esito del giudizio di oggi fosse stato negativo.
Intanto il Comitato Nazionale di Bioetica, riunito in seduta plenaria, ha deciso di proseguire l’analisi” in merito alle problematiche connesse all’autodeterminazione nel ricevere o meno i trattamenti sanitari offerti” come fa sapere lo stesso Comitato in una nota, al termine del dibattito relativo ai quesiti posti dal ministero della Giustizia. Cospito, tramite l’avvocato, aveva inviato una diffida a essere sottoposto a trattamenti forzati in caso di incoscienza. “Dopo un corale, approfondito dibattito, la Plenaria ha ritenuto di proseguire l’analisi al fine di ottenere la massimo convergenza possibile con riguardo alle delicate e complesse problematiche sottese, nel rispetto di tutte le posizioni sino ad ora emerse”.