(Giuseppe Di Maio) – All’inizio era una festa anticapitalista e proletaria, una convention annuale organizzata in via cav. di Vittorio Veneto da Rifondazione Comunista e dal Collettivo Spartacus vicentini. Poi, al tempo in cui Bertinotti divenne presidente della Camera, la festa si dissolse. Lo spazio vuoto, e non solo quello della strada, fu riempito qualche anno dopo e un po’ più in là, dentro al parco Fornaci, e le fornaci divennero rosse. Quest’anno i giovani organizzatori hanno chiamato Giuseppe Conte a chiudere la festa.

Sì, avete capito bene: la festa attuale non ha la caratterizzazione politica degli anni ’90, e segue l’illustrazione generica tanto cara alla sinistra di questo millennio. Ecologia, accoglienza, antirazzismo,  antidiscriminazione sessuale, musica, spettacoli, dibattiti e tanta birra; poi, eccole là: tra i banchetti spuntavano anche le 5 stelle, ormai fatalmente attratte nella galassia sinistrorsa. Perché? Perché il nuovo corso contiano ha tracciato nello Statuto linee ideali che si sovrappongono a quelle della sinistra storica, linee che riecheggiano l’art. 3 della Costituzione, e che s’incaricano esplicitamente di ridurre la disuguaglianza sociale. Un programma così, non poteva restare fuori della festa, e non può più essere considerato emanazione di un generico partito radicale di massa.

Il punto, però, non è se il M5S appartenga alla sinistra, ma se sia ormai l’unica sinistra. L’esigenza implicita sorta in Occidente durante la crisi dei subprime e dei debiti sovrani, cioè di sostituire le classi dirigenti di una sinistra asservita ormai al Capitale, in Italia si è fatta progetto con il Movimento 5 stelle. Sebbene l’organizzazione di Grillo abbia avuto per un certo tempo pretese di maggioranza assoluta, la sua missione è restata quella di rifondare lo spazio politico che si oppone alla pseudo-ideologia della destra. Difatti, la destra non ha bisogno di idee: ad essa basta sostenere il pensiero unico, rincarare la mitologia capitalista e gli automatismi della società del profitto. E’ invece alla sua opposizione che serve l’idealità: doveva essere compito della sinistra indicare l’obiettivo sociale in cui potesse crescere una reale cittadinanza, insieme alla dignità e all’orgoglio di far parte di un progetto politico comune.

Invece questo compito è toccato al M5S, questo compito è toccato a Conte. Che nel pratone delle Fornaci è stato applaudito come un liberatore, come una star della giustizia e della libertà, inseguita fino ai cancelli dai selfie opprimenti della gente comune, e quelli appiccicosi dei presenzialisti.