Il mercato. All’uninominale ai rossoverdi 20% e 80% ai dem. Luigi Di Maio varca la porta del Nazareno: è l’immagine del giorno. Che permette – a sera – di far annunciare a Enrico Letta che l’accordo c’è anche con “Giggino” e con Bruno Tabacci. In una conferenza stampa alla presenza di entrambi. […]

(DI WANDA MARRA – Il Fatto Quotidiano) – Luigi Di Maio varca la porta del Nazareno: è l’immagine del giorno. Che permette – a sera – di far annunciare a Enrico Letta che l’accordo c’è anche con “Giggino” e con Bruno Tabacci. In una conferenza stampa alla presenza di entrambi.

Cartoline impensabili in un passato neanche troppo remoto. Ma ora il ministro degli Esteri fa parte a pieno titolo della coalizione. Tanto che nel colloquio si è parlato anche del diritto di tribuna: ovvero della possibilità di ospitare lo stesso Di Maio o Tabacci nelle liste dem. Operazione complicata per tutti i soggetti coinvolti. Tanto è vero che resta aperta la forma della candidatura di Di Maio stesso. Anche se sono previsti dei collegi uninoniminali per la sua lista. Quanti? Per chi? È ancora da vedere, dato che peraltro Letta si è impegnato con Calenda a non presentare nei collegi ex M5S.

Per capire la natura dei patti bisogna fare dei complicatissimi conti matematici. Perché nell’accordo stretto con Impegno civico, il Pd cede un potenziale 8% dei collegi uninominali e si tiene il 92%: il calcolo va fatto sui voti in proporzione dei due partiti insieme. Così come il 70% per il Pd e il 30% per Azione, nel patto con Carlo Calenda. E l’80% per i dem e il 20% in quello con Sinistra italiana e Verdi. A sera, al Nazareno hanno chiara, seppur in maniera ufficiosa, la distribuzione dei collegi uninominali: sui 200 complessivi, 120 vanno al Pd (il 60%), 50 ad Azione (il 25%), 30 ai Verdi (15%). Se poi Di Maio chiederà negli uninominali per dei civici, si vedrà. Numeri che in sé sono molto poco significativi: perché i collegi vanno divisi in sicuri, buoni, persi. E dunque, ora parte un’altra partita. Dopo una settimana in cui Enrico Letta ha portato la croce, se ne annuncia un’altra di calvario più o meno simile.

Tra le immagini della giornata, c’è anche quella in cui a metà della conferenza stampa nella quale al Nazareno annuncia l’accordo raggiunto con Verdi e Sinistra italiana, Letta si allontana. Perché per l’ennesima volta in questi giorni di vera passione, le tessere del puzzle non combaciano. Fratoianni e Bonelli hanno appena detto sì, ma Calenda ha ricominciato a minacciare, a chiarire – a chiunque lo cerchi – che “così non va bene”. Dopo aver passato la mattinata a twittare il suo altolà a qualsiasi ripensamento possibile sull’alleanza con M5s.

Parlerà oggi Mezz’ora in più da Lucia Annunziata: al Nazareno si sono chiesti per tutto il giorno se di nuovo rimetterà in discussione i patti. Nel frattempo, la tensione con Matteo Renzi è alle stelle: ieri il segretario del Pd ci ha tenuto a far filtrare la sua irritazione contro di lui che in un’intervista lo aveva accusato di regalare Palazzo Chigi alla Meloni con i suoi veti. Una lettura che ha ispirato a Letta la definizione per il fu Rottamatore di “Guinness dei primati” negativo. Solo un assaggio di quel che accadrà in campagna elettorale.

“Oggi si chiudono queste discussioni complicate, ci abbiamo messo pazienza e determinazione”, ha detto Letta in serata. Più un auspicio che una certezza: già oggi Calenda potrebbe cercare di rimettere in discussione tutto. Un’arma spuntata, però, visto che i Radicali vogliono restare con il Pd e hanno il simbolo. “Non ne possiamo più”: al Nazareno l’insofferenza ormai è comunque al livello massimo. Chissà che Letta non accarezzi l’idea di scendere dalla croce e andare da solo. Minaccia fatta recapitare a tutti in questi giorni.