Cresciuto in Mediaset, prese il posto del direttore Tg4. Dieci anni fa la vertiginosa scalata in Forza Italia. Poi l’allontanamento dal cerchio magico. Prima dell’arresto stava ipotizzando un terzo mandato in Liguria

Toti con Berlusconi, nel 2014

(di Emanuele Lauria – repubblica.it) – Lui, il quid ce l’aveva. E all’improvviso, grazie a una delle frequenti folgorazioni di Silvio BerlusconiGiovanni Toti salì con un solo balzo quasi l’intera scala gerarchica di Forza Italia, rimpiazzando Angelino Alfano. Dritto dritto sulla poltrona al fianco del Cavaliere: consigliere politico del partito in vista delle elezioni. Era il gennaio del 2014, una vigilia delle Europee. Esattamente come adesso. I due punti estremi della carriera del giornalista di Viareggio.

Che ascesa, quella di Toti, uomo cresciuto in Mediaset – la moglie è la vicedirettrice di Videonews Siria Magri – con le stimmate del predestinato: basti pensare che alla guida del Tg4, nel 2012, aveva preso il posto di Emilio Fede, volto storico graffiato dalle inchieste su Ruby e Lele Mora. Lo sbarco in politica coincide con una serie di roboanti successi elettorali: nel giro di due anni – fra il 2014 e il 2015 – diventa europarlamentare e presidente della Regione Liguria. Sembra essere l’homo novus di Forza Italia, su cui puntare mentre il Cavaliere è nel pieno dei suoi guai giudiziari. È uno dei componenti dell’allora cerchio magico di Arcore, insieme a Mariarosaria RossiFrancesca Pascale e Debora Bergamini. Toti diventa pure coordinatore nazionale del partito, nel 2019, poi, comincia un graduale allontanamento che non lo porterà però mai fuori dal perimetro del centrodestra.

Nel 2019 nasce l’avventura di Cambiamo!, il movimento dai colori arancioni che cerca di assorbire l’azzurro stinto di FI. “Berlusconi vuole comandare da solo”, dice. Ma lo strappo non riesce.

Nel 2020 viene rieletto alla guida della Regione Liguria, nel 2021 il tentativo di costruire un Terzo polo con il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, prima che ci provino Renzi Calenda: il gruppo di fuoriusciti da FI si chiama “Coraggio Italia”. Ma anche quest’esperienza politica finisce male, con le dimissioni di Mario Draghi e le nuove elezioni in cui Toti corre in un cartello elettorale assieme all’Udc e a Noi con l’Italia. L’ultimo balzo, nel novembre scorso, lo porta vicino a Maurizio Lupi, nel ruolo di presidente del consiglio nazionale di Noi Moderati, nell’orbita della maggioranza di Giorgia Meloni, mentre si avvicina alla scadenza il secondo mandato da governatore. Sembrava finito in un cono d’ombra, Toti: è una brutta storia di mazzette, adesso, ad accelerare la caduta dell’ex delfino di Berlusconi. E a chiudere per sempre la sua rivoluzione “arancione”.