(Roberta Labonia) – Caro Beppe Grillo oggi, alla Camera, hai parlato ai portavoce 5 Stelle e vorrei non lo avessi mai fatto.

Dal governo non si esce, hai affermato, “perché abbiamo preso un impegno con Mario Draghi e va mantenuto, non si esce per un cazzo di inceneritore a Roma”. Queste le tue parole testuali.

Caro Beppe qui non si tratta di abbandonare il governo solo per “un cazzo di inceneritore”, qui si tratta di uscire perché ci sentiamo traditi: in nome della lealtà al “grillino” Mario Draghi (parole tue), abbiamo ancora da digerire una schiforma della giustizia penale che, pur se mitigata nei suoi aspetti più deleteri dall’azione di Governo del MoVimento, grida vendetta al principio della certezza della pena e fa carta straccia del nostro concetto di giustizia;

qui non si tratta solo di abbassare la testa davanti ad “un cazzo di inceneritore”, caro il mio garante, ma di

continuare a fare finta, dopo 16 mesi al governo, di avere dalla nostra parte un super ministro della Transizione Ecologica (e suoi derivati in tutta la filiera di comando), che si è mostrato più attento ai desiderata delle lobby di sistema che alle istanze di quelli che, come noi, speravano in una vera svolta ambientale;

caro il mio Beppe, tu ci stai chiedendo di rimanere fedeli ad un neoliberista come Draghi che, pur di seppellire una misura 5 Stelle, questa si, ambientalista e foriera di sviluppo sostenibile come il Superbonus 110%, sta mettendo in ginocchio l’intero settore dell’edilizia grazie al quale l’Italia post-pandemia trainava il Pil europeo.

Carissimo padre nobile del MoVimento, il “cazzo di inceneritore”, come lo chiami tu, e contro il quale il Grillo che avevo imparato ad amare fino a 10 anni fa avrebbe già sferrato un poderoso vaffa, sarebbe solo l’ultima di una lunga serie di mortificazioni a cui il “migliore ” nonché diversamente grillino Mario Draghi ci ha sottoposto in questi lunghi ed estenuanti mesi di governo, non ultima la questione “armi” che ci vede praticamente isolati.

Carissimo il mio fondatore, il popolo 5 Stelle ovvero, quel che ne rimane, è stanco. Il MoVimento ovvero, quel che ne resta dopo l’ultimo e peggiore dei tradimenti di un figlio, ha bisogno di tornare a dire la sua dai banchi dell’opposizione, di rigenerarsi, di riallacciare il suo rapporto con i cittadini, di uscire da quel palazzo che lo ha condannato a morte ben prima che vi entrasse. Può, anzi deve farlo, prima che sia troppo tardi, anche se “solo” a causa di “un cazzo di inceneritore” .

A riveder (?) le stelle.