Chi sono i veri “putiniani”

Se proprio la narrazione giornalistica di questa guerra presuppone unicamente il bianco e il nero, essendo caratterizzata persino più del solito da un’allergia totale per i distinguo e il pensiero problematico, tanto vale vergare ora […]

(DI ANDREA SCANZI – Il Fatto Quotidiano) – È tempo di essere putiniani sino in fondo. Se proprio la narrazione giornalistica di questa guerra presuppone unicamente il bianco e il nero, essendo caratterizzata persino più del solito da un’allergia totale per i distinguo e il pensiero problematico, tanto vale vergare ora su questo giornale – noto covo di eversivi criminosi schifosi – un prontuario a uso e consumo di chi a Putin darebbe l’ergastolo, ma che vuol giocare anche solo una volta al “putiniano”. E magari, che so, vuol giocarci per far dispetto ad Andrea Romano (chi?) o a quel tizio americano che sta in Italia da decenni, ma parla ancora l’italiano come un Ollio che purtroppo non fa mai ridere (se non involontariamente). Prendete dunque appunti, alimentate questo gradevolissimo clima da caccia alle streghe e mettete in pratica il qui presente decalogo. Vi scoprirete d’un tratto putiniani zozzi e reietti, anche se in realtà siete l’opposto. Non importa. Ricordate: la realtà, in Italia, è quasi sempre un orpello narrativo pleonastico. Quel che conta è solo e soltanto il percepito. Il sentito dire. Il titolo sparato sui siti e poi frainteso. Il virgolettato estrapolato a caso dal contesto e reso virale da social saturi di rincoglioniti. Insomma: quel che conta è solo e soltanto la cazzata. Vai col decalogo!

1. Per essere “putiniani” basta essere quel che ormai quasi nessuno è più. Ovvero essere problematici. Non fermarsi all’ovvio, ma andare ogni volta a scandagliare. Sei uno di quelli che si ferma alla (sacrosanta) superficie, ovvero che la Russia è l’aggressore e l’Ucraina l’aggredita? Allora non sarai mai putiniano, neanche per finta. Sei invece uno di quei cacadubbi che, di fronte a chi ricorda le enormi colpe di quel dittatore criminale e psicopatico di Putin, avverte parimenti la perversione intellettuale di ricordare che questo conflitto è purtroppo anche figlio di qualcosa cominciato otto anni fa e di infiniti errori di Nato e Occidente? Allora sei un perfetto “putiniano”. Poco importa che tu non lo sia per nulla. La realtà, come mi pare di avervi già detto poche righe fa, non conta niente. Men che meno sui social o in tivù.

2. Per essere “putiniani” aiuta molto non esserlo mai stati. Ma proprio mai. Neanche quando quasi tutti – Berlusconi in testa ma pure Salvini, Meloni, comunisti bolliti e quella parte di (non sempre “ex”) 5 Stelle scampata senza merito a Basaglia – erano putiniani. Funziona così: oggi passa per putiniano chi lo riteneva un criminale anche quando silenziava il giornalismo libero o spargeva morte in Siria, mentre gli ex berlusconiani son divenuti di colpo oppositori storici di Putin. Viviamo in un Paese fantastico!

3. Per essere “putiniani” basta essere pacifisti. Una colpa gravissima, di questi tempi. Per carità: nella galassia sin troppo variegata dei pacifisti ci sono non pochi tromboni scaduti, casi umani e scappati di casa, ma l’idea che un lettore di Gino Strada o un fan di De André siano oggi guardati tipo scarti umani al soldo di Putin, dà la misura di quanto siamo ormai alla canna del gas (russo).

4. Per essere “putiniani” basta stare sulle palle a Gianni Riotta. Che è una cosa facile, perché per essere antipatici a Riotta è sufficiente dire cose sensate ed essere persone libere. Ma che è anche difficile, perché nessuno nel mondo reale conosce Gianni Riotta.

5. Per essere “putiniani” occorre compulsare ByoBlu, essere ultrà no-vax e credere alla Donato, anche se in questo caso si è putiniani per davvero. Una delle categorie più intellettualmente deprecabili e irricevibili del globo terracqueo. Mamma mia.

6. Per essere “putiniani” aiuta avere il poster in camera di Fulvio Grimaldi, sagoma involontaria del complottismo vintage, ma credo che a simili livelli di perversioni non sia arrivato nessuno. Forse.

7. Per essere “putiniani” basta avere ascoltato anche solo una volta L’America di Gaber. Se poi quel monologo vi è pure piaciuto, allora siete proprio dei nostalgici ad honorem dei gulag.

8. Per essere “putiniani” basta non sognare che Orsini venga scuoiato vivo, possibilmente in diretta televisiva e previo assenso (compiaciuto) del Copasir.

9. Per essere “putiniani” basta non pensarla come Marcucci (sempre ammesso che quello di Marcucci possa essere definito “pensiero”) e chiedersi cosa abbiamo fatto di male per meritarci uno come Alan Friedman.

10. Per essere “putiniani” basta non esserlo per niente.

Ora, mi raccomando, diventate “putiniani” anche voi. Diffondete il verbo. Fate proseliti. Anelate il rogo. Inseguite l’autodafé. E che la caccia alle streghe sia con voi.

Categorie:Cronaca, Interno, Politica

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6 replies

  1. Sul pensiero unico o mainstream

    E’ una tendenza prodotta dai mass media che influenza la società odierna indirizzandola verso comportamenti uniformati e di utilità per chi la propone.
    Il consenso viene acquisito con manipolazioni subdole, in parvenza democratiche, che in assenza di obblighi o coercizione, è accettata ed a nostra insaputa la società diviene totalizzante in antitesi col concetto di democrazia.
    Prevale soprattutto fra gli analfabeti funzionali, in cui è ridotta la capacità critica, la coscienza civile, l’agire razionale … con l’affermazione di una società omologata, conformista e consumista, predisposta ad assorbire qualsiasi cosa gli viene propinata …

    https://www.stralci.eu/wp/%e2%97%8b-pensiero-unico/

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    • Caro Andrea, le tue posizioni iniziali sul Ucraina, sia pure arzigogolando su aria fritta, sono letteralmente cambiate… Ne hai pienamente diritto, non è che sotto sotto sia tutto dovuto all’aria che tira al fatto quotidiano? Ripeto: è bellissimo cambiare idea e pensarla come il fatto quotidiano e non come Andrea Scanzi ma assumiti il coraggio dei tuoi cambiamenti.

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  2. Molto esimio Scanzi, non si scansi come un traraglio qualsiasi. Anche lei dimentica di citare il fondatore e garante del M5s, Grillo. Avrebbe fatto meglio a inserirlo nell’elenco degli ammiratori dello zar, ma essere putiniano significa anche omettere… (e nei suoi “comandamenti ci sono tante omissioni). Gliene segnalo una a volo: “2. Per essere “putiniani” aiuta molto non esserlo mai stati. Ma proprio mai. Neanche quando quasi tutti – Berlusconi in testa ma pure Salvini, Meloni, comunisti bolliti e quella parte di (non sempre “ex”) 5 Stelle scampata senza merito a Basaglia – erano putiniani”. Grillo (che ancora non cita mai Putin riguardo alla guerra!) le è rimasto nella tastiera? Una sua “leccatina” posso ricordargliela a volo: “«La politica internazionale ha bisogno di uomini di Stato forti come Putin e come Trump». La segnali al suo esimio direttore” non putinista” che, come lei, sbertuccia tutti tranne Putin, Grillo, Conte e pochi altri “elevati”.

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    • Ah ah ah!
      Questa guerra sta facendo venire a galla lo spessore REALE di alcuni giornalisti. Finché si muovono tra beghe di cortile, piccole diatribe di provincia, e quindi nel mare placido della politica italiana, sembrano brillanti oratori dalla battuta pronta. Un Marcucci qua, un Friedman là, e il gioco è fatto. Come segnare un gol a porta vuota. Quando però il discorso si fa serio, perché la guerra costringe a fare ragionamenti seri, ecco che si perde completamente la bussola. Nel mare in tempesta, o si viene sballottati a destra e a sinistra, come succede a uno come Scanzi, oppure, per non cadere in acqua, ci si aggrappa a qualcuno che ne sa più di loro, come Caracciolo, Orsini o chi vi pare.

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  3. Mi dispiace per lui (forse), ma ormai Screnzie, il Renzie dei poveri scrittori a tempo perso, è diventato il Gramellini del Fatto Quotidiano. ParaKulo per eccellenza, parla di pacifisti facendo finta di non ricordarsi quando due o tre settimane fa (mica due mesi e mezzo, eh!) ad Accordi & Disaccordi – e anche altrove, tipo dalla Gruber – diceva pervicacemente che le armi andassero assolutamente spedite agli ucraini per una “questione etica”. MavvaffanQ-lo, vai, pezzente.
    In tutto questo insulso pasticcio che par scritto da uno della prima media, c’è unica nota piacevole: l’aver citato “L’America” di Gaber, che in effetti è tanta roba, ancorché sia un monologo di pochi minuti.

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    • Concordo! Scanzie è assolutamente illeggibile e oramai odsoleto , non scrive o dice mai qualcosa di suo , ammesso che lo abbia mai avuto ! Un becero toscano : bocciato !!🍆

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