(Giuseppe Di Maio) – Crediamo ancora che i Pirenei, la Manica, il Reno, i Carpazi, e le Alpi, siano barriere naturali poste per separare la superiorità naturale e civile di milioni di individui dai loro inferiori vicini? Il bus che passa davanti al Parlamento europeo per la vecchia piazza del Lussemburgo mi sussurra che siamo un unico popolo che conserva i suoi orgogli locali con la speranza di regalare un ultimo vantaggio alle proprie classi dirigenti. Quella che è scoppiata in Ucraina con l’intensità di un conflitto regionale, si sta delineando una guerra contro l’Europa. Russia, America e Cina ci stanno dicendo che siamo solo un estremo brandello del continente asiatico, ancora convinti di giocare un indispensabile ruolo globale. Al termine della 2° guerra mondiale l’America ci ha comprato per sottrarci all’influenza sovietica. La successiva alleanza NATO in cui l’effettivo onere della (difesa?) era degli USA, ci ha fatto vivere per 80 anni presuntuosi e addormentati nel nostro passato glorioso.

Putin ha giocato gli anni del suo mandato per renderci ancora più dipendenti dalle risorse siberiane, e quando il legame è stato sufficientemente stretto, ci ha scatenato contro la realtà delle nostre dipendenze energetiche e alimentari. Mezzo miliardo di persone che si scannano attorno alle oscillazioni del proprio PIL messe d’un tratto all’addiaccio dalla minaccia di dover tenere chiuse le manopole dei fornelli. Il mondo che avrebbe dovuto essere integrato, interconnesso, e collaborante, è tenuto ancora separato dall’interesse privato, di classe, e geografico. Chissà da chi ha preso l’esempio! Un paese che si permette ancora di avere il Lussemburgo, Monaco, San Marino, Andorra, il Liechtenstein, Malta, il Vaticano, e una miriade di altri stati che non superano i confini effettivi di una provincia, ha fatto dell’esclusione e dell’egoismo il suo vangelo. E, caro Letta, e cari guerrieri da divano piddini, non saranno certo quattro droni armati a difenderlo dalla vendetta dei popoli che ha oppresso.