(Massimo Gramellini – corriere.it) – Eminenti sociologi televisionari ci hanno spiegato che Putin è uno statista e la Nato una cattiva compagnia.

Eppure, da quando lo statista ha invaso l’Ucraina per non essere accerchiato dalla Nato, si ritrova circondato da sempre più nazioni che desiderano entrarvi.

Come mai Finlandia e Svezia, dopo una lunga tradizione di neutralità, vogliono mettersi sotto l’ombrello dell’Occidente proprio adesso? Per paura di Putin. Ed è la stessa ragione per cui a molti italiani non spiacerebbe, al contrario, uscire dalla Nato. Preferiscono non irritare quel russo prepotente che si trova dalla parte sbagliata della Storia, ma dal lato giusto del gasdotto. E qui la faccenda si complica.

La Nato è una strana casa, dove i genitori sono più giovani dei figli: gli americani vestono i panni dei genitori, protettivi e ingombranti, e gli europei quella dei figli, ribelli per vocazione e succubi per necessità (e comodità). Mentre chi si aggira spaventato sul pianerottolo vorrebbe entrare, chi sta dentro si lamenta, ma non schioda. Un po’ perché ai genitori fa comodo tenere i figli sotto controllo, e un po’ perché ai figli costerebbe fatica e denaro andare a vivere per conto loro.

Dove c’è la paura, lì c’è la soluzione, diceva Jung. Chissà che la paura di Putin non spinga l’Europa a mettere su casa propria. Solo così comincerà ad apprezzare di più anche quella di famiglia. Che, pur essendo piena di spifferi, a differenza delle case russe e cinesi non ha sbarre alle finestre.